CRITICA  LOCALE

LA  LETTERA  DI  RALPH  NADER

( nostra esclusiva la versione italiana )

 [18 luglio 2009]

Distribuitela, grazie.

Ritorno in USA

Di Ralph Nader

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Il 30 luglio, un imprenditore americano in Cina e Corea annuncerà ufficialmente lo spostamento dei suoi stabilimenti per fare utensili a Houston, Texas.

Farouk Systems aprirà una fabbrica per creare 1277 lavori nel nuovo stabilimento da 189.000 sq. ft. nella più grande metropoli del sud.

Farouk Shami, fondatore e presidente esecutivo, dice che il nuovo impianto costruirà "tre dei suoi ferri a prezzo fisso più venduti e due degli asciugacapelli più venduti che l'impresa vende in oltre tre milioni di pezzi all'anno".

Come può accadere questo?

Migliaia di imprese americane - elettroniche, meccaniche, di componenti d'auto e di molti altri settori - si precipitarono nella dittatura comunista della Cina nei due decenni passati per trarre vantaggio dal lavoro represso, dalla libertà relativa di inquinare e di realizzare attività proibite in USA.

Milioni di lavori americani e centinaia di comunità hanno sofferto a causa di tale esodo.

Perché Mr. Shami e i suoi colleghi stanno ritornando in USA?

I dirigenti dell'impresa dettero varie ragioni economiche.

Primo, la nuova super automazione in USA incrementa la produttività dei lavoratori molto di più che in Cina.

Secondo, l'impresa ha sperimentato livelli di difetti produttivi in Cina che erano costosi.

Terzo, dati i costi crescenti del trasporto - le strozzature dei porti cinesi e l'onere di attraversare il Pacifico aiutò ad alzare il costo praticato sul posto.

I salari più bassi di farouk Systems saranno di $10 all'ora o di $2,75 più alti del nuovo salario minimo federale effettivo di questo mese.

L'impresa progetta di avere 1.277 dipendenti entro la fine dell'anno e intende espandersi anche nella produzione di piccoli casalinghi come i miscelatori, i tostapane, le macchine da caffé, gli aspirapolvere e i ferri da vestiti.

Mr. Shami (un emigrante palestinese con un esuberanza imprenditoriale considerevole) dice che lo spostamento dalla Cina "ci permetterà di produrre i prodotti migliori, qualitativi, sicuri e meno tassati e ci aiuterà anche a rovesciare la tendenza globalizzante riportando le manifatture in USA per stimolare l'economia USA".

E' questo il messaggero di un trend contro la fuga industriale dalla nostra nazione?

Questo resta da capire.

E' sicuro che le relazioni commerciali tra la Cina e la sfida USA mutano in bugia l'ideologia del libero commercio "win-win".

Il deficit commerciale USA con la Cina è sprofondato nell'ultimo quarto di secolo.

Nel 1985 il deficit era di $6 miliardi.

Nel 1995 la Cina ci vendette oltre $33 miliardi in più rispetto a quello che vendemmo alla Cina.

Nel 2005, il deficit commerciale gonfiò oltre i $202 miliardi di dollari.

Lo scorso anno salì a $268 miliardi.

Immaginate di mandare tanto lavoro in una nazione che ci ha venduto pesce contaminato, gomme difettose, sostanze rischiose per le medicine e l'edilizia e merci contaminate da piombo - per citare dei prodotti rischiosi passati per i portali porosi dell'USDA, della Food and Drug Administration, e del Customs Service.

Inoltre, come hanno sempre dettagliato i rapporti della USA-China Economic and Security Review Commission ("http://www.uscc.gov") ci sono le sottovalutazioni manipolate della moneta cinese, le barriere all'importazione, le violazioni delle leggi del WTO e le altre misure di deformazione del commercio che inclinano il bilancio pesantemente a favore della Cina.

Quale è il ricavo USA del continuo aumento dello sbilancio del commercio e del trasferimento di tecnologia che lo accompagna verso una nazione che ammette di non aver saputo frenare l'esportazione di tante merci contraffatte?

L'enorme indebitamento. La Cina deve prestarci del denaro, per finanziare il nostro enorme deficit.

Gli economisti del "libero commercio" come il professore in pensione della MIT P. Samuelson ripensano i principi classici del libero commercio e del vantaggio comparato.

Quando i vantaggi del capitale, del lavoro e della tecnologia sono pesantemente per un partner commerciale, "vantaggio assoluto" sostituisce "vantaggio comparato".

In tali condizioni, la metafora del 19° secolo del commerciare vino portoghese per tessuti inglesi non è operativa.

Il governo USA è così anemico che esso non può nemmeno imporre un memorandum vecchio di 15 anni di cooperazione che cerca di scoprire ogni campo di lavoro cinese che esporta in USA, questo sarebbe illegale per il WTO.

La Cina ha ripetutamente violato l'accordo bilaterale che permette alle autorità USA di visitare i siti dei campi di lavoro sospetti.

Ogni domanda o richiesta che il Congresso e la Casa Bianca ripensino questo commercio con le dittature che è sempre ingiusto, si scontra con i cori di "libero commercio, libero commercio" e la replica del "protezionismo".

I fautori dogmatici del commercio gestito dalle multinazionale mascherato da libero commercio rifiutano "le opzione per la revisione", non importa quale sia l'evidenza.

FINE

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Tradotto da F. Allegri il 25/08/2009

[July 18 2009]

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Back in the USA

By Ralph Nader

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On July 30th, an American manufacturer in China and Korea will officially announce the move of its tool manufacturing facilities to Houston, Texas.

Farouk Systems will open a factory with the goal of creating 1277 jobs at a new 189,000 sq. ft. facility in the South's largest metropolis.

Farouk Shami, founder and executive chairman, says the new plant will manufacture "three of its top selling flat irons and two top-selling hair dryers, of which the company sells over three million a year".

How can this be?

Thousands of American companies - electronic, machinery, auto supply, and many other sectors - have rushed to the communist dictatorship of China in the past two decades to take advantage of repressed labor and the relative freedom to pollute and get away with activities banned in the U.S.A.

Millions of American jobs and hundreds of communities have suffered due to this exodus.

Why are Mr. Shami and his colleagues returning to the U.S.A?

Company officials gave several economic reasons.

First, new super-automation in the U.S. increases worker productivity far beyond productivity in China.

Second, the company was experiencing levels of product defects in China that were costly.

Third, given the increased costs of transportation - bottlenecks to Chinese ports and the burden of crossing the Pacific helped to level the cost playing-field.

Farouk Systems' lowest wages will be $10.00 per hour or $2.75 higher than the new federal minimum wage effective this month.

The firm expects to have 1,277 employees by the end of this year and intends to expand further into the production of small home appliance such as blenders, toasters, coffee makers, vacuum cleaners and clothing irons.

Mr. Shami - a Palestinian immigrant of considerable entrepreneurial exuberance - says that this move from China "will enable us to assure the best quality, safest, and lead free products and also will help reverse the outsourcing trend by bringing manufacturing back to the U.S.A. in order to stimulate the American economy".

Is this a harbinger of a trend against industrial flight from our country?

That remains to be seen.

What is more certain is that trade relations between China and the US challenge put the lie to the ideology of "win-win" free trade.

The US trade deficit with China has deepened over the last quarter-century.

In 1985 the trade deficit was $6 billion.

In 1995 China sold us over $33 billion more than we sold to China.

In 2005, the trade deficit ballooned to over $202 billion dollars.

Last year it zoomed to $268 billion.

Imagine exporting so many jobs to a country which has sold us contaminated fish, defective tires, hazardous materials for medicines and housing, and lead-tainted products - to name a few of the hazardous p roducts shipped past the porous portals of the USDA, the Food and Drug Administration, and the Customs Service.

In addition, as detailed regularly in the reports of the U.S.-China Economic and Security Review Commission ("http://www.uscc.gov") there are the manipulated undervaluing of China's currency, import barriers, violations of the World Trade Organization's rules and other trade-distorting measures that tilt the balance heavily in China's favor.

What is the US getting out of this continually deteriorating imbalance of trade and its accompanying technology transfer to a nation that admits it has not had much success in curbing the large volume of counterfeit goods that are exported?

Huge indebtedness. China does loan us money, to finance our huge deficits.

Established "free trade" economists like retired MIT professor Paul Samuelson are rethinking the classical principles of free trade and comparative advantage.

When the advantages of capital, labor and technology are heavily with one trading partner, "absolute advantage" replaces "comparative advantage".

With such conditions, the 19th century metaphor of trading Portuguese wine for British textiles is not operative.

So anemic is the U.S. government that it cannot even enforce a 15 year old memorandum of cooperation that relates to detecting any Chinese prison labor exports to the United States, which would be WTO-illegal.

China has repeatedly violated the bilateral agreement to grant permission for U.S. authorities to visit suspect prison labor sites.

Any demand or request that Congress and the White House re-evaluate this kind of systemically unfair trade with dictatorial regimes is met with the chorus of "free trade, free trade" and the riposte of "protectionism".

Dogmatic proponents of corporate-managed trade masquerading as free trade reject "options for revision", no matter what the evidence.

END

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