CRITICA LOCALE
LA LETTERA DI RALPH NADER ( nostra esclusiva la versione italiana ) |
[26 novembre 2008]* Distribuitela, grazie. Nel pubblico interesse Aprite i registri, salvate l'economia di Ralph Nader ---------------------- La verità che molte corporazioni dipendono da noi, la gente, per la loro esistenza reale non è mai stata più chiara. Le corporazioni ottengono il diritto ad esistere attraverso un documento pubblico. Per le corporazioni pubbliche, gli azionisti hanno una responsabilità limitata, ed esse si giovano di un sistema pubblico di garanzie per diffondere la fiducia per investire. Nei tempi migliori, le corporazioni beneficiano sia dei beni pubblici (strade e infrastrutture pubbliche, l'investimento statale nelle R&D) che di benefici mirati (sussidi fiscali, avalli al prestito e tanto altro). Nei tempi peggiori, come gli attuali, le più grandi corporazioni si attendono il massimo supporto pubblico. Bloomberg riferisce che gli USA hanno già stanziato incredibilmente $ 7.76 miliardi -- più della metà del GDP USA -- in fondi per salvataggi, avalli, acquisti di azioni, programmi di assicurazione, scambi e altro. Non abbiamo noi, la gente il diritto di attenderci qualcosa in cambio? Perché non iniziare con la cessione dei profitti dei guadagni fiscali delle corporazioni sopra una certa taglia (diciamo $10 milioni di attività)? In ottobre, un ex capo dell'amministrazione Bush al Internal Revenue Service, Mark Everson, propose proprio questo sul Washington Post. Everson scrisse, "I guadagni dalle tasse federali includono informazioni importanti sulle corporazione oltre quelle dei bilanci finanziari. Rendendo i guadagni corporativi disponibili per l'ispezione pubblica si fornirebbe uno strumento potente agli analisti che seguono compagnie e industrie, ed aiuteremmo gli altri a valutare le controparti e il rischio. Aiuteremmo altri regolatori statali e federali, che attualmente non possono esaminare tali guadagni. (il IRS stesso non può esaminare i guadagni azionari per volere della Securities and Exchange Commission e del Justice Department salvo rare circostanze.) Le grandi corporazioni registrano i guadagni fiscali elettronicamente, perciò i dati sono facilmente divisibili. Le informazioni sui guadagni, non registrati come profitti, sono già disponibili on line". La divulgazione dei profitti legati ai guadagni fiscali compenserebbe l'oscurità intenzionale e la complessità che circondano i registri corporativi che hanno contribuito alla crisi finanziaria attuale. Essa guiderebbe molto meglio la politica fiscale. Il Presidente Obama ha asserito che lui e la sua amministrazione esamineranno con cura le spese a bilancio, per salvare i dollari del contribuente ed eliminare o ridurre i programmi che hanno esaurito la loro utilità o non l'hanno mai avuta. Questo è una promessa benvenuta. A parte i tagli alla vasta spesa del Pentagono, tuttavia, i grandi modi reali per migliorare il bilancio del governo stanno nell'eliminare le scappatoie fiscali ingiuste, corporative, inefficienti e le evasioni fiscali in paradisi fiscali stranieri. La complessità del codice fiscale -- un prodotto di manovre antiche, persistenti e intense -- invita al gioco d'azzardo esoterico le grandi corporazioni, aiutate e spalleggiare da giuristi e contabili. Alcune clausole fiscali incluse nel Codice sono comprensibili solo per i lobbisti che le scrissero e loro conoscono le implicazioni possibili. E altre clausole fiscali sono stravolte dagli interessi potenti che impongono costi pubblici non sempre chiari al momento della promulgazione, e offrono benefici pubblici minimi. Se questi guadagni fiscali fossero pubblici, i difensori della gente e i controllori sfiderebbero gli abusi fiscali, e s'impegnerebbero per abrogarli. Il governo -- che è, il contribuente -- si preparerebbe a risarcire decine di miliardi di dollari, o più, con investimenti migliori. Le corporazioni, naturalmente, si opporrebbero alla divulgazione obbligatoria dei loro guadagni fiscali. Reclamerebbero un diritto alla privacy. Ma le corporazioni sono invenzioni legali, non persone con giusti diritti alla privacy. Non dovrebbe esistere un loro diritto alla privacy. Le corporazione argomenterebbero anche che tale rivelazione li costringerebbe a rivelare informazioni riservate. Ma quel reclamo sbiadisce davanti all'interesse generale pubblico a acquistare l'accesso ai guadagni corporativi, specialmente in questo periodo di mega salvataggi dilaganti. E, se le corporazioni identificano alcuni diritti legittimi e limitati alla protezione della riservatezza, lasciate che lo facciano. Quei diritti specifici possono essere esclusi dalla divulgazione. La divulgazione dei guadagni fiscali corporativi sarebbe semplice amministrativamente. Come Everson nota, la IRS già chiede alle corporazioni l'archiviazione elettronica dei profitti. E ci sono dei precedenti persino nell'era pre digitale. Il Wisconsin, ad esempio, chiedeva che i guadagni fiscali corporativi fossero rivelati, poi rifece le sue leggi, decenni fa. Ad inizio dicembre, i CEOs dell'industria dell'auto saranno ancora davanti le commissioni Banking e House Financial Services del Senato per illustrare il loro caso e ricevere i miliardi del salvataggio ovvero i denari dei contribuenti. Se tutto va bene, essi troveranno una strada per Washington diversa dal noleggio dei loro aerei a reazione corporativi. I presidenti Chris Dodd e Barney Frank dovrebbero istruire i CEOs perché essi vengano con i loro guadagni fiscali corporativi in mano, pronti a suddividerli con la gente americana. Questo aprirebbe le porte al nuovo standard di franchezza da applicare a tutte le corporazioni. ------------------------------------------------------------- Dite agli amici di visitare Nader.Org e iscriversi a E-Alerts. Tradotto da F. Allegri il 02/02/2009 |
Please share with others. In the Public Interest Open The Books Save The Economy by Ralph Nader ---------------------- It has never been more clear how much corporations depend on We, the People for their very existence. Corporations are given the right to exist through a public charter. For public corporations, shareholders are bestowed with limited liability, and they benefit from a public system of securities regulation that gives investors confidence to invest. In the best of times, corporations benefit both from public goods (public roads and infrastructure, public investment in R&D) and targeted benefits (tax subsidies, loan guarantees, and much more). In the worst of times, as we now see, the largest corporations can expect massive public support. Bloomberg reports that the United States has already committed an amazing $7.76 trillion -- more than half of U.S. GDP -- in funds for bailouts, guarantees, share purchases, insurance programs, swaps and more. Don't We, the People have the right to expect something in return? How about starting with public release of the income tax returns of all corporations above a certain size (say, $10 million in assets)? In October, a former Bush administration head of the Internal Revenue Service, Mark Everson, proposed exactly that in the Washington Post. Wrote Everson, "Federal tax returns include important information about corporations beyond that available in financial statements. Making corporate returns available for public inspection would provide a power ful tool to analysts who follow companies and industries, and it would help others better evaluate counterparties and risk. It would assist other federal and state regulators, who currently are prohibited from reviewing the details of federal returns. (The IRS itself is precluded from sharing returns with the Securities and Exchange Commission and the Justice Department except in narrow circumstances.) Large corporations file their federal tax returns electronically, so the data can easily be shared. Information returns filed by not-for-profits are already available online". Disclosure of corporate income tax returns would help offset the intentional obscurity and complexity surrounding corporate records that has so directly contributed to the current financial crisis. It would also lead to much better tax policy. President - elect Obama has stated that he and his administration will carefully review every budget expenditure, in order to save taxpayer dollars and eliminate or curtail programs that have outlived their usefulness or never should have been started. This is a welcome commitment. Aside from cutting wasteful Pentagon spending, however, the really big ways to improve the government's balance sheet are in eliminating unfair, inefficient corporate tax loopholes, and escapes to tax havens abroad. The complexity of the tax code -- itself the product of long-term, persistent and intensive lobbying -- invites esoteric gaming by large corporations, aided and abetted by lawyers and accountants. Some tax provisions are included in the Code with almost no one other than the lobbyists who wrote them understanding what their implications will be. And some tax provisions are muscled through by powerful interests, but impose public costs not fully understood at the time of enactment, while offering minimal public benefits. If corporate tax returns were made public, citizen advocates and other monitors would be able to root out tax abuses, and rally to have them repealed. The government -- that is, the taxpayers -- would stand to recoup tens of billions of dollars, or more, to be more appropriately allocated. Corporations, naturally, would object to mandatory disclosure of their tax returns. They would claim a right to privacy. But corporations are legal fictions, not people with legitimate privacy concerns. There should be no corporate right to privacy. Corporations would also argue that disclosing tax returns would force them to reveal proprietary information. But that claim pales beside the broad public interest in gaining access to corporate returns, especially in this period of cascading mega bailouts. And, if corporations can identify some narrow and legitimate right to proprietary protection, let them do so. Then those specific areas can be excluded from disclosure. Disclosure of corporate tax returns would be administratively simple. As Everson notes, the IRS already requires that corporations file their returns electronically. And there are precedents even from the pre-digital age. Wisconsin, for example, required corporate tax returns to be disclosed, before modifying its rules several decades ago. In the first week of December, the auto industry CEOs will again appear before the Senate Banking and House Financial Services committees, to make the case for receiving billions in tax payer bailout monies. Hopefully, they will find a way to get to Washington other than by chartering their corporate jets. Chairman Chris Dodd and Chairman Barney Frank should instruct the CEOs that they should come with their corporate tax returns in hand, ready to share them with the American people. That will open the gates for a new standard of openness that should apply to all corporations. ------------------------------------------------------------- Tell your friends to visit Nader.Org and sign up for E-Alerts. |
*Le lettere di Nader sono tradotto con un cospicuo ritardo per rimarcare come l'informazione italiana sia attualmente la 65° al mondo in una classifica che misura la libertà di stampa.
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Da quest'anno Futuroieri contribuisce al programma proponendo le questioni più interessanti da approfondire e votando di volta in volta i temi selezionati per essere trattati in trasmissione. Dalla trasmissione del 15/01/2008 possiamo dirci parte della loro redaziale allargata "idealmente".
Ogni Domenica alle 21,30 su Rai 3 Milena Gabanelli presenta "REPORT", da non perdere!
Per leggere le edizioni precedenti: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 -26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 61 - 62 - 63 - 64 - 65
Sommario delle ultime lettere
65 - Più le politiche sembrano cambiare, più esse restano le stesse (la Clintonite)
64 - Ripristinare la Costituzione (i crimini di Bush)
PER UN'ANALISI DELLA CAMPAGNA PRESIDENZIALE DI NADER LEGGI PICCINO 35
63 - Lettera aperta a Barack Obama sulla Palestina e sulla povertà
62 - Equivalenza polica (democrazia della pace e dello stato sociale)
61 - Dibattiti (presidenziali) discutibili
60 - Chiudendo la porta del tribunale
59 - I mercati dei derivati liberalizzati
58 - Dietro la cortina anti regolamentazione (le cause della crisi finanziaria)
57 - Servono le "spine dorsali" del Congresso (sul rapporto fra crisi e istituzioni)
56 - Apriamo i dibattiti (scritto dal Team di Nader)
55 - Le grandi banche falliscono: riformiamo Wall Street (Di Dean Baker)
54 - Relazione sul salvataggio dell'industria dell'auto
53 - Il salvataggio di Fannie e Freddie
52 - Lottare per i diritti dei lavoratori (La legge da riformare assolutamente)
51 - Politica da evitare (tra stampa e politica e sotto il corporativismo)
50 - L'attività bancaria al congresso
49 -politiche sanitarie pubbliche
48 - Volare in economia (elogio della Southwest)
47 - Rosa Parks un'acclamazione per te (elogio di movimenti e leaders)
46 - La TV per i cani
45 - Socialismo per speculatori (banche Fannie Mae e Freddie Mac)
44 - La legge sulle comunicazioni
43 - Il giorno dell'indipendenza
42 - Amministratori strapagati
41 - La campagna di Obama (tre domande)
40 - Promoviamo le ferrovie (AMTRAK)
39 - Soddisfazione corporativa (sulla diffusione della crisi)
38 - Bische a Wall Street (la crisi Lehman nel mese di giugno 2008)
37 - Gli uomini politici del mentolo (scritto dal team di Nader)
36 - "Il trucco" dei politici corporativi (scritto dal team di Nader)
35 - Nader propone il voto a 16 anni
34 - No Nukes (scritto dai sostenitori di Nader)
33 - Fermiamo gli speculatori sul petrolio ... che è abbondante
32 - "Sapere e non fare è non sapere". Su Google e la libertà politica
31 - NHTSA Muri di pietra e gente che muore
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