CRITICA  LOCALE

LA  LETTERA  DI  RALPH  NADER

( nostra esclusiva la versione italiana )

 [15 gennaio 2008]

george BUSH E LA “III GUERRA MONDIALE”

di Ralph Nader

 

Impantanato nella disastrosa palude irachena, contrastato da una maggioranza di americani, George W. Bush ha raggiunto nuovi livelli di "delirio" sconsiderato, belligerante.

Ad una recente conferenza stampa, di sua volontà egli ha detto ai nostri alleati che se "sono interessati a evitare la III guerra mondiale," all'Iran va impedito sia lo sviluppo di un'arma nucleare che il possesso "della conoscenza necessaria per farla."

A che livello di "malattia" politica questo Caesar di Washington discende? Soltanto due paesi possono iniziare la III guerra mondiale (la Russia e gli Stati Uniti).

Sta Bush dicendo che se la Russia (contraria ad un'azione militare contro l'Iran) persiste con la sua posizione, egli rischierebbe la III guerra mondiale?

Se non, perché questo guerrafondaio trasgressore di leggi sta cercando un'altra guerra per i gli americani mentre le sue figlie in età da militare si crogiolano alla luce giallo -lime della celebrità?

Perché sta usando un linguaggio così catastrofico?

Certamente non pensa che l'Iran potrebbe iniziare la III guerra mondiale.

I suoi servizi segreti dicono che, anche supponendo che gli ispettori internazionali abbiano sbagliato e che l'Iran si stia muovendo verso lo sviluppo della "conoscenza" di tali armi, egli non potrà costruire la sua prima arma prima di 3 - 5 anni al massimo.

Perché un regime che domina una nazione impoverita dovrebbe rischiare un suicidio, circondato come è da paesi con armi nucleari, quali Israele e gli Stati Uniti?

Questa nazione di quasi 80 milione di persone ricorda ancora che gli U.S. rovesciarono il loro capo popolare nel 1953, instaurando per i successivi 27 anni il brutale regime dello Shah.

Ricordano che il presidente Reagan ed il suo vice presidente, George Herbert Walker Bush stimolarono, finanziarono ed equipaggiarono Saddam Hussein nella sua invasione dell'Iran (una nazione che non ha invaso alcun paese in 250 anni) che portò via 700.000 vite iraniane.

Inoltre, l'annotazione storica innegabile indica che, sotto Reagan, le aziende degli U.S. ricevettero le autorizzazioni dal ministero del commercio a  spedire a Saddam le materie prime necessarie per fare le armi chimiche e biologiche. Saddam usò tali armi chimiche mortali, con la tolleranza di Reagan e Rumsfeld, contro gli Iraniani con effetti devastanti in termini di vite perse.

Inoltre George W. Bush etichetta l'Iran come un membro "dell'asse del male" con l'Iraq, ignorando una seria proposta di mediazione dell'Iran del 2003 e ha mostrato che cosa significa la sua parola invadendo l'Iraq. L'autoritario governo iraniano è spaventato abbastanza per opporre a Washington una retorica spavalda e allargare la sua difesa perimetrale. Seymour Hersh, il bravo reporter investigativo del New Yorker ha scritto vari articoli su come la cricca iraniana, inclusa l'infiltrazione interna, sia un ossessione del militarista messianico alla Casa Bianca.

Il Pentagono è più prudente, preoccupato per il nostro esercito già logorato, per l'assenza di una strategia e di una tattica militare e per le molte conseguenze che deriverebbero dalla mentalità delle "bombe via" di Bush.

Quindi c'è l'argomento per i Democratici al Congresso.

Dopo la loro costosa incapacità sull'Iraq, il Partito di opposizione deve perseguire la legalità costituzionale, come suggerito dall'ex governatore di New York, Mario Cuomo in una recente "op-ed", e contrastare attacchi contro qualsiasi paese senza una dichiarazione di guerra del Congresso, come richiesto esplicitamente dalla nostra costituzione.

Ma i Democratici sono troppo occupati a rinunciare alle altre richieste di Bush anche incostituzionali, sopra la legge o proprio chiaramente marinate nell'avidità corporativa.

Una di queste riverenze è stata la reazione Democratica alla nomina di Bush di Michael B. Mukasey alla carica di Attorney General. Dopo i 2 giorni delle udienze, nessun Democratico ha annunciato un voto contro Mukasey, nemmeno quando lui ha eluso le domande sulla tortura ed ha parlato a favore del potere innato del presidente di andare contro alle leggi se crede di avere l'autorità costituzionale innata per farlo. Questa posizione allinea Mukasey con le idee imperiali di Bush, di Cheney, di Ashcroft e di Gonzales "sull'esecutivo unitario." In breve, richiamo del diritto divino dei Re, il prossimo Attorney General crede che Bush possa dire che "egli è la legge" senza riguardi per il Congresso e per l'ordinamento giudiziario.

Dopo due recenti editoriali - guida che dimostrano l'esasperazione specifica tra i Democratici che si inchinano alla Casa Bianca, il New York Times ha pubblicato il terzo il 20 ottobre, 2007 intitolato "Con Democratici come questi..."

L'editoriale ha raccontato lo stato dei Democratici, soprattutto al Senato, e ha scavato sulla salvaguardia statutaria, costituzionale e critica per quanto riguarda le politiche di Bush - Cheney e sulla pratica di spiare gli Americani senza l'approvazione e la responsabilità giudiziaria.

Il Times concluse accusando i Democratici di "le politiche della paura,": <<era abbastanza negativo l'avere un governo monocratico quando i Repubblicani controllavano la Casa Bianca e il Congresso. Ma i Democratici hanno preso il controllo ed ancora tale sistema continua>>.

C'è altro grano da macinare in arrivo per il mulino degli editoriali del Times.

La scorsa settimana, il 1° presidente Afro - Americano del potente Comitato parlamentare su Diritti e Risorse, Charles Rangel (D-NY), ha dichiarato che il Ministro del Tesoro, Henry Paulson, Jr., arrivato da Wall Street, lo avrebbe persuaso, visto il decennale aumento dei profitti, ad abbassare il velleitario tasso di imposta sul reddito associativo dal 35% al 25%. "Possiamo vivere con questo," ha dichiarato il Presidente Rangel.

Le famiglie dei lavoratori del suo distretto elettorale, che stanno pagando un elevato tasso di imposta sul loro modesto reddito, acconsentiranno?

 

 [january 15 2008]

george BUSH AND “WORLD WAR III”

By Ralph Nader

 

Mired in the disastrous Iraq quagmire, opposed by a majority of Americans, George W. Bush has reached new depths of reckless, belligerent bellowing.

At a recent news conference, he volunteered that he told our allies that if they’re “interested in avoiding World War III,” Iran must be prevented from both developing a nuclear weapon or having “the knowledge necessary to make a nuclear weapon.”

To what level of political insanity has this Washington Caesar descended? Only two countries can start World War III (Russia and the United States).

Is Bush saying that if Russia, presently opposed to military action against Iran, persists with its position, Bush may risk World War III?

If not, why is this law - breaking warmonger looking for another war for American GIs to fight, while his military-age daughters bask in the celebrity lime light?

 

Why is he using such catastrophic language?

Surely he does not think Iran could start World War III.

 

His own intelligence agencies say that, even assuming that the international inspectors are wrong and Iran is moving toward developing the “knowledge” of such weapons, it can’t build its first such weapon before 3 to 5 years at the earliest.

Why would a regime ruling an impoverished country risk suicide, surrounded as it is by countries armed to the nuclear teeth, such as Israel and the United States?

This nation of nearly 80 million people hardly needs to be reminded that the U.S. overthrew its popular premier in 1953, installing for the next 27 years the brutal regime of the Shah.

They recall that President Reagan and his Vice President, George Herbert Walker Bush urged, funded and equipped Saddam Hussein in his invasion of Iran (a nation that has not invaded any country in over 250 years) which took around 700,000 Iranian lives.

Moreover, the undeniable historical record shows that U.S. companies received licenses from the Department of Commerce, under Reagan, to ship Saddam the raw materials necessary to make chemical and biological weapons. Saddam used such lethal chemical weapons, with the tolerance of Reagan and Rumsfeld, on Iranians to devastating effect in terms of lives lost.

Then George W. Bush labels Iran a member of the “axis of evil” along with Iraq, ignoring a serious proposal by Iran in 2003 for negotiations, and shows what his language means by invading Iraq. The authoritarian Iranian government is frightened enough to hurl some defiant rhetoric back at Washington and widen its perimeter defense. Seymour Hersh, the topflight investigative reporter for the New Yorker magazine has written numerous articles on how the crowding of Iran, including infiltrating its interior, has become an obsession of the messianic militarist in the White House.

The Pentagon is more cautious, worrying about our already drained Army and the absence of any military strategy and readiness for many consequences that would follow Bush’s “bombs away” mentality.

Then there is the matter of the Democrats in Congress.

After their costly fumble on Iraq, the opposition Party should make it very constitutionally clear, as recommended by former New York Governor, Mario Cuomo in a recent op-ed, that there can be no funded attacks on any country without a Congressional declaration of war, as explicitly required by the framers of our Constitution.

But the Democrats are too busy surrendering to other Bush demands, whether unconstitutional, above the law or just plain marinated in corporate greed.

Some of this obeisance was all too clear in the Democrats questioning of Bush’s nominee for Attorney General, Michael B. Mukasey. After the two days of hearings, no Democrat has yet announced a vote against Mukasey, even after he evaded questions on torture and argued for the inherent power of the President to act contrary to the laws of the land if he unilaterally believes he has the inherent constitutional authority to do so. This position aligns Mukasey with the imperial views of Bush, Cheney, Ashcroft and Gonzales on the “unitary Executive.” In short, reminiscent of the divine right of Kings, the forthcoming Attorney General believes Bush can say that "he is the law" regardless of Congress and the judiciary.

After two recent lead editorials demonstrating its specific exasperation over the Democrats’ kowtowing to the White House, the New York Times added a third on October 20, 2007 titled “With Democrats Like These…”

The editorial recounted the ways Democrats, especially in the Senate, have caved on critical constitutional and statutory safeguards regarding the Bush - Cheney policies and practices of spying on Americans without judicial approval and accountability.

Accusing the Democrats of “the politics of fear,” the Times concluded:<<It was bad enough having a one-party government when the Republicans controlled the White House and both houses of Congress. But the Democrats took over, and still the one-party system continues>>.

There is more grist coming for the Times’ editorial mill.

Last week, the first African - American chair of the powerful House Ways and Means Committee, Charles Rangel (D-NY), declared that Treasury Secretary, Henry Paulson, Jr., fresh from Wall Street, had persuaded him, during a decade of increasing record profits, to lower the porous corporate income tax rate from 35% to 25%. “We can live with that,” Chairman Rangel declared.

 

Would the working families in his District, who would be paying a higher tax rate on their modest income, agree?

 

 

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