CRITICA  LOCALE

LA  LETTERA  DI  RALPH  NADER

( nostra esclusiva la versione italiana )

 [02 dicembre 2008]*

Distribuitela, grazie.

UN'OPINIONE sul Wall Street Journal

Ci serve una carbon tax globale

L'approccio "limite e commercio" non fermerà il riscaldamento globale.

di Ralph Nader e Toby Heaps

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Se il Presidente Obama vuole fermare il pericoloso cambiamento climatico globale, ed evitare l'anarchia commerciale che sarà favorita dagli approcci correnti a tale problema, egli potrebbe far sua la proposta di Al Gore per una tassa sul carbonio e renderla globale. Una tassa sulle emissioni di CO2 - non il sistema "limite e commercio" - offre la speranza migliore di legare in modo significativo Cina e USA, ed evitare il protezionismo ambientale sconvolgente.

Con energia la Cina contrappone una forte livello di emissioni sulla sua economia.

Tuttavia la Cina deve far parte di ogni accordo climatico oppure entro 25 anni, nota Fatih Birol, capo economista dell'International Energy Agency, le sue emissioni di CO2 ammonterebbero al doppio di quelle delle nazioni ricche del mondo, inclusi gli USA, il Giappone e i membri dell'UE.

Secondo l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l'accordo costerà $1,375 miliardi l'anno sia per sconfiggere il cambiamento climatico che mantenere gli incrementi della temperatura globale sotto i due gradi Celsius (3,6 gradi Fahrenheit).

Il vecchio sistema presume, senza motivi, che una nazione può fissare un prezzo sulle emissioni di carbone mentre un'altra non può senza ricorrere a decisioni commerciali o di investimento.

Questa è un'ipotesi cattiva, che ha un falso sostegno dal trattato "Protocollo di Montreal", che prese questo approccio per fermare l'ozono e i gas impoveriti.

I cloroflorocarburi non sono pervasivi come i gas serra (GHGs); e l'economia del 1987 non era iper globalizzata come quella di oggi.

Le buone intenzioni per limitare i grandi inquinatori in certe nazioni e non in altre muterà ogni limite in un formaggio svizzero. Ciò può essere evitato ricollocando la produzione nuova ed esistente dei vari tipi di industrie che emettono CO2 sotto le giurisdizioni senza limiti, almeno virtualmente. Questa è la dispersione carbonica, e porta all'anarchia commerciale.

Come?

Ad oggi l'esempio piò avanzato di legislazione sul clima, la Lieberman-Warner Climate Security Act, contiene clausole per un'azione di ritorsione da fare verso le importazioni da nazioni che sfruttano liberamente il carbonio.

Va unita, visto il malessere economico attuale, alla tentazione di scivolare in un protezionismo ambientale giusto ma elusivo -- che i lobbisti di K Street a Washington sarebbero felici di ungere -- che porterebbe quasi certamente al collasso del sistema di commercio multilaterale.

Questo scenario fu presentato ai ministri del commercio del mondo lo scorso dicembre ai colloqui ONU sul clima svoltosi a Bali da David Runnalls del International Institute for Sustainable Development.

Vero, l'anarchia commerciale ridurrebbe le emissioni grazie a una grande depressione globale.

Ma ci sarebbero molti danni collaterali.

A causa della gradazione assoluta della sfida e dell'economia iper globalizzata, noi abbiamo bisogno dello stesso prezzo del carbonio ovunque, o essa non lavorerà in nessun posto.

Il Presidente Obama può definire la sua eredità nei primi 100 giorni preparando il terreno a una tassa globale sulle emissioni di CO2 che sia effettiva, efficiente, equa e applicabile.

Una tassa vera e armonica sulle emissioni di CO2 deve stabilizzare la crescita delle concentrazioni atmosferiche di GHGs entro il 2020.

La tassa deve anche essere aggiustata annualmente, da un ente globale, per arrivare a questo obiettivo.

Il IPCC ha sciolto la riserva e detto che questa è una tassa di quasi $50 posta su ogni tonnellata metrica di GHGs, o CO2 equivalente (a seconda della terminologia).

In parole povere, i consumatori sentirebbero la spesa. Ma la tassa aprirebbe la strada all'energia pulita e meno costosa e le strade per diffondersi.

La strada migliore per applicare la carbon tax è metterla sul piccolo numero di grandi produzioni, che coprono la gran parte dei GHGs.

I punti chiave dove il carbonio si concentra sono: le tubature del serbatoio del gas, le raffinerie di petrolio, i centri ferroviari del carbone, i terminali del gas naturale liquido (LNG), gli impianti per cemento, acciaio, alluminio e GHG - intensivi.

La riscossione e la spesa delle entrate derivanti dalla carbon tax è un diritto sovrano delle nazioni che partecipano.

Per esempio, le nazioni possono decidere di rendere tali entrate fiscali neutrali riducendo le tasse sul reddito o aiutando a finanziare la conversione industriale per un'economia verde.

Tuttavia, noi occidentali dobbiamo riconoscere la nostra colpevolezza per aver creato i 3/4 del riscaldamento globale e la nostra capacità di finanziare la conversione industriale.

Così, avremmo la carota per le nazioni del mondo in via di sviluppo che rinviano l'introduzione della carbon tax:

L'accesso a parte delle imposte della carbon tax dei paesi ricchi aiuterebbe a salvare le foreste e a prepararsi al cambio del clima con dighe, migliori irrigazioni, raccolti resistenti alla siccità, aiuti alla dissalazione e simili.

Questo non è un piccolo cambiamento: il 10% delle entrate della carbon tax delle nazioni ricche sono $100 miliardi l'anno.

Il bastone per le nazioni inquinanti avrebbe la forma dell'incremento delle penalità severe, che conducono a tasse che controbilanciano le importazioni concentrate di carbonio.

Una carbon tax globale imposta a poche grandi fonti può essere sorvegliata da un satellite e controllata riguardo alla sorveglianza annuale delle polizie economiche e fiscali già eseguite dallo staff IMF.

Perciò, la contabilità implicata è più precisa e meno soggetta ai capricci della corruzione e del conflitto dai quali le industrie e le società ricevono le loro attestazioni gratuite di crediti di carbonio -- carbon pork -- del sistema limite - e - commercio.

Ci sono 3 ragioni perché nazioni, come Cina e India, che hanno sempre resistito ad ogni idea di responsabilità comune nel far pagare gli inquinatori attuali, farebbero bene ad unirsi a questo sforzo.

Primo, mentre non c'è limite all'inconveniente di stabilire un duro limite, con una carbon tax tu paghi solo quello che usi.

Se una nazione che cresce velocemente come la Cina accettò un limite alle emissioni e poi lo oltrepassò, essa dovrebbe acquistare crediti di carbonio sul mercato internazionale.

Se fallissero il loro obiettivo, i crediti di carbonio sarebbero scarsi, e l'acquisto prosciugherebbe le loro riserve del commercio estero in un soffio.

Questo è il perché una carbon tax è più facile da applicare e, in ogni modo, attraverso la forza del prezzo fissato, produrrebbe lo stesso risultato desiderato da un limite duro.

Secondo, amministrando miliardi di dollari di crediti sul carbonio nel sistema del limite e commercio in un ambiente regolatorio già caotico si inviterebbe ad una guerra civile fra i gruppi di interesse che chiedono miliardi al credito di carbone e il regolatore che possiede la posta.

Al contrario, una tassa uniforme sulle emissioni di CO2 imposta a pochi grandi siti sarebbe relativamente precisa.

Durante i colloqui del Protocollo di Montreal del 1980, l'India si oppose dolorosamente alla proposta di eliminare CFCs in alcuni prodotti e non in altri a causa del caos che sarebbe risultato dall'ambiguità.

Terzo, i potenti in Cina leggono i nostri giornali.

Vedono le nuvole sinistre del protezionismo sotto la foggia dell'ambientalismo in leggi come la Lieberman-Warner e non vogliono essere danneggiati; nemmeno se gli girassimo i miliardi di dollari dei titoli del tesoro che essi detengono.

Mostrare la conformità con una carbon tax armonica su un piccolo numero di grandi punti basilari sarebbe un gioco da bambini a confronto con il caso del limite-e-commercio.

Se il Presidente Obama bruciasse le tappe correndo veloce in direzione della carbon tax globale, potrebbe condurci a una nuova alba che finalmente pacificherebbe l'uomo e il clima.

# # #

Mr Nader è un difensore dei consumatori e si è candidato tre volte alla presidenza.

Toby Heaps è il coordinatore di Option 13, una campagna per mediare e riformare il Protocollo di Kyoto e coinvolgere tutte le grandi nazioni.

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Tradotto da F. Allegri il 06/02/2009

[December 02 2008]*

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OPINION on Wall Street Journal

We Need a Global Carbon Tax

The cap-and-trade approach won't stop global warming.

by RALPH NADER and TOBY HEAPS

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If President Barack Obama wants to stop the descent toward dangerous global climate change, and avoid the trade anarchy that current approaches to this problem will invite, he should take Al Gore's proposal for a carbon tax and make it global. A tax on CO2 emissions -- not a cap-and-trade system -- offers the best prospect of meaningfully engaging China and the U.S., while avoiding the prospect of unhinged environmental protectionism.

China emphatically opposes a hard emissions cap on its economy.

Yet China must be part of any climate deal or within 25 years, notes Fatih Birol, chief economist at the International Energy Agency, its emissions of CO2 could amount to twice the combined emissions of the world's richest nations, including the United States, Japan and members of the European Union.

According to the world authority on the subject, the Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), it will cost $1.375 trillion per year to beat back climate change and keep global temperature increases to less than two degrees Celsius (3.6 degrees Fahrenheit).

Cap-and-traders assume, without much justification, that one country can put a price on carbon emissions while another doesn't without affecting trade or investment decisions.

This is a bad assumption, given false comfort by the Montreal Protocol treaty, which took this approach to successfully rein in ozone-depleting gases.

Chlorofluorocarbons are not pervasive like greenhouse gases (GHGs); nor was the economy of 1987 hyperglobalized like ours today.

Good intentions to limit big polluters in some countries but not others will turn any meaningful cap into Swiss cheese. It can be avoided by relocating existing and new production of various kinds of CO2-emitting industries to jurisdictions with no or virtually no limits. This is known as carbon leakage, and it leads to trade anarchy.

How?

The most advanced piece of climate legislation at the moment, the Lieberman-Warner Climate Security Act, contains provisions for retaliatory action to be taken against imports from carbon free-riding nations.

Married with the current economic malaise, the temptation to slide into a righteous but runaway environmental protectionism -- which Washington's K Street lobbyists would be only too happy to grease -- would almost certainly lead to a collapse of the multilateral trading system.

This scenario was presented to the world's trade ministers last December at the United Nations climate talks in Bali by David Runnalls of the International Institute for Sustainable Development.

True, trade anarchy might reduce emissions via a massive global depression.

But there would be a lot of collateral damage.

Because of the sheer scale of the challenge and the state of the hyper-globalized economy, we will need the same price on carbon everywhere, or it won't work anywhere.

President Obama can define his legacy in the first 100 days by laying the groundwork for a global tax on carbon dioxide emissions that is effective, efficient, equitable and enforceable.

An effective, harmonized tax on C02 emissions must stabilize the growth of atmospheric concentrations of GHGs by no later than 2020.

The tax must also be adjusted annually, by a global body, according to this objective.

The IPCC has crunched the numbers and says this means a tax of about $50 levied on every metric ton of GHGs, or carbon dioxide equivalent (CO2eto use their terminology).

In the short-term, consumers would feel the pinch. But the tax would pave the way for cheaper, cleaner energy and ways of getting around.

The most efficient way to apply a carbon tax is at a relatively small number of major carbon bottlenecks, which cover the lion's share of GHGs.

The key points where flows of carbon are the most concentrated include: trunk pipelines for gas, refineries for oil, railroad heads for coal, liquid natural gas (LNG) terminals, cement, steel, aluminum and GHG-intensive chemical plants.

Collecting and spending the bulk of revenues from a carbon tax must remain the sovereign right of participating nations.

For instance, nations could decide to make the tax revenue-neutral by reducing taxes on income or helping finance industrial retooling for a green economy.

However, we in the rich world must recognize our culpability for creating three-quarters of this global warming mess, as well as our greater capacity to finance industrial retooling.

Thus, there could be a carrot for developing-world nations which commit to applying the phased-in carbon tax:

Access to a portion of the carbon tax levies from rich countries to help preserve forests and to prepare for climate change through flood walls, improved irrigation, drought resistant crops, desalination facilities, and the like.

This is no small change: 10% of $50/metric ton CO2e carbon tax levied in all rich countries would be $100 billion per year

The stick for carbon free-riding countries would come in the form of incrementally severe penalties, leading up to countervailing duties on carbon-intensive imports.

A global carbon tax levied on a relatively small number of large sources can be monitored by satellite and checked against the annual surveillance of fiscal and economic polices already carried out by IMF staff.

Thus, the accounting involved is much more precise and much less subject to the vagaries of corruption and conflict over which industries and companies get their free handouts of carbon credits -- carbon pork-- than in a cap-and-trade system.

There are three reasons why countries, such as China and India, that have traditionally resisted any notion of a common responsibility to make current polluters pay would do well to enlist in this effort.

First, while there is no limit on the downside for missing a hard cap, with a carbon tax you just pay as you go.

If a fast-growing country like China accepted an emissions cap and then overshot it, they would have to purchase carbon credits on the international market.

If they missed their target by a lot, carbon credits would be scarce, and purchasing them would suck dry their foreign exchange reserves in one slurp.

That's why a carbon tax is much easier to swallow and, anyway, through the power of the price signal, it would produce the same desired result as a hard cap.

Second, administering billions of dollars of carbon credits in a cap-and-trade system in an already chaotic regulatory environment would invite a civil war between interest groups seeking billions in carbon credit handouts and the regulator holding the kitty.

By contrast, a uniform tax on CO2 emissions levied at a small number of large sites would be relatively clear-cut.

During the Montreal Protocol talks in the1980s, India smartly balked at a suggestion to phase out CFCs in certain products and not in others because of the chaos that would result from the ambiguity.

Third, key people in China read our newspapers.

They see the ominous clouds of protectionism under the guise of environmentalism in bills like Lieberman-Warner and they don't want to be harmed; neither should we, given the trillions of dollars of Treasury bills they hold.

Showing compliance with a harmonized carbon tax at a small number of large bottleneck points would be child's play compared to the chaos of cap-and-trade.

If President Obama hits the ground running fast in the direction of a global carbon tax, he can usher in a new dawn that might finally make peace between man and climate.

# # #

Mr. Nader is a consumer advocate and three-time presidential candidate.

Toby Heaps is the coordinator of Option 13, a campaign to help broker a successor to the Kyoto Protocol that includes all major nations.

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*Le lettere di Nader sono tradotto con un cospicuo ritardo per rimarcare come l'informazione italiana sia attualmente la 65° al mondo in una classifica che misura la libertà di stampa.

6 dicembre 2008 Ralph Nader Presidente

Grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla nostra indagine recente. Noi volevamo sapere quali temi di impegno politico vi interessavano di più. Avete risposto in più di 10000.

QUESTI SONO I RISULTATI.

Il quadro completo con grafici e tabelle è visibile a votenader.org/survey/results

I 5 temi più votati sono:

1. L'adozione dell'assistenza sanitaria per ogni contribuente -- 18,68%

2. Ritiro militare e corporativo totale dall'Iraq e dall'Afganistan -- 16,37%

3. Convertire l'economia alle energie rinnovabili -- 12,53%

4. Altro -- 8,72%

5. La fine dei salvataggi, dei sussidi e del benessere corporativo --8,54%

Grazie ancora per le vostre scelte. E grazie a voi per essere stati con noi in questo anno importante. Avanti, la quadra di Nader.}

Questi sono i siti ufficiali. Si può aggiungere Nader/Gonzalez ai nostri amici visitandoli:

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Ogni Giovedì alle 21,00 su Rai2 Michele Santoro (e Marco Travaglio) in "ANNOZERO", eccezionale!

Da quest'anno Futuroieri contribuisce al programma proponendo le questioni più interessanti da approfondire e votando di volta in volta i temi selezionati per essere trattati in trasmissione. Dalla trasmissione del 15/01/2008 possiamo dirci parte della loro redaziale allargata "idealmente".

Ogni Domenica alle 21,30 su Rai 3 Milena Gabanelli presenta "REPORT", da non perdere!

Per leggere le edizioni precedenti: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 -26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 61 - 62 - 63 - 64 - 65 - 66

Sommario delle ultime lettere

66 - Aprite i registri, salvate l'economia (sulla socializzazione dei guadagni fiscali)

65 - Più le politiche sembrano cambiare, più esse restano le stesse (la Clintonite)

64 - Ripristinare la Costituzione (i crimini di Bush)

PER UN'ANALISI DELLA CAMPAGNA PRESIDENZIALE DI NADER LEGGI PICCINO 35

63 - Lettera aperta a Barack Obama sulla Palestina e sulla povertà

62 - Equivalenza polica (democrazia della pace e dello stato sociale)

61 - Dibattiti (presidenziali) discutibili

60 - Chiudendo la porta del tribunale

59 - I mercati dei derivati liberalizzati

58 - Dietro la cortina anti regolamentazione (le cause della crisi finanziaria)

57 - Servono le "spine dorsali" del Congresso (sul rapporto fra crisi e istituzioni)

56 - Apriamo i dibattiti (scritto dal Team di Nader)

55 - Le grandi banche falliscono: riformiamo Wall Street (Di Dean Baker)

54 - Relazione sul salvataggio dell'industria dell'auto

53 - Il salvataggio di Fannie e Freddie

52 - Lottare per i diritti dei lavoratori (La legge da riformare assolutamente)

51 - Politica da evitare (tra stampa e politica e sotto il corporativismo)

50 - L'attività bancaria al congresso

49 -politiche sanitarie pubbliche

48 - Volare in economia (elogio della Southwest)

47 - Rosa Parks un'acclamazione per te (elogio di movimenti e leaders)

46 - La TV per i cani

45 - Socialismo per speculatori (banche Fannie Mae e Freddie Mac)

44 - La legge sulle comunicazioni

43 - Il giorno dell'indipendenza

42 - Amministratori strapagati

41 - La campagna di Obama (tre domande)

40 - Promoviamo le ferrovie (AMTRAK)

39 - Soddisfazione corporativa (sulla diffusione della crisi)

38 - Bische a Wall Street (la crisi Lehman nel mese di giugno 2008)

37 - Gli uomini politici del mentolo (scritto dal team di Nader)

36 - "Il trucco" dei politici corporativi (scritto dal team di Nader)

35 - Nader propone il voto a 16 anni

34 - No Nukes (scritto dai sostenitori di Nader)

33 - Fermiamo gli speculatori sul petrolio ... che è abbondante

32 - "Sapere e non fare è non sapere". Su Google e la libertà politica

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07-02-09 12.07