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2006 Roma
Domenica 4 giugno 2006
Lasciata la “Via Cassia” mi dirigo verso Orvieto, in provincia di Terni, regione Umbria, dove desidero visitare la cittadina ed in particolare il duomo, proprio nel giorno della solennità della festa di Pentecoste.
La città di Orvieto si presenta come un ridente borgo arroccato sopra una rupe di tufo, con ripide fiancate e stradine in salita quasi impossibili da percorrere in bicicletta.
Oggi c’era molto fermento in piazza perché la tradizione cittadina vedeva la “Discesa della palombella” che, proprio nel giorno di Pentecoste prevede la venuta della colomba fin sul sagrato del duomo in un percorso segnato da un filo che termina la sua corsa davanti al portale della bellissima cattedrale. Il contenitore con l’uccello vivo una volta arrivato a destinazione aziona una serie infinita e spettacolare di fuochi di artificio; la simbologia di questa manifestazione ricorda alla cittadinanza e ai numerosi turisti la discesa dello Spirito Santo come fiammelle dal cielo sul capo degli Apostoli.
La piazza era gremita di fedeli, curiosi e tanti turisti; c’erano anche le bande dei paesi vicini e figuranti in costume d’epoca; non hanno raggiunto lo scopo di boicottare la funzione uno sparito numero di giovani “animalisti” che, hanno ricevuto dalla totalità dei partecipanti allo spettacolo sonore bordate di fischi (questi manifestavano in favore della colomba che, a parer loro veniva spaventata dai fuochi d’artificio, ma non si sono resi conto che il povero uccello si è spaventato maggiormente per le trombe e i fischietti degli oppositori alla popolare tradizione.
Il contenitore con la colomba viene poi, portato al Vescovo della cittadina che dal balcone della sede vescovile controlla e verifica che la colomba sia viva e deciderà in seguito di affidare il volatile ad una meritevole coppia di sposi novelli che unirà a nozze.
I fortunati giovani affidatari dovranno prendersi cura del pennuto fino al giorno della sua morte naturale.
Lo svolgimento di questo programma mi lascia il tempo utile per l’osservazione della bellissima facciata del duomo, ricco di mosaici, sculture e raffigurazioni di scene descritte nel vangelo.
L’interno è monumentale, si presente un po’ spoglio, ma bellissimo. Gli affreschi del presbiterio sono molto importanti.
E’ davvero curioso notare come, in un paesino di meno di 30.000 anime si sia decisa la costruzione e la realizzazione di un capolavoro come quello della “fabbrica del Duomo”.
Orvieto: il Duomo
Lasciata la cittadina umbra mi dirigo verso Montefiascone. Oggi, visto che è domenica, decido di fermarmi per il pranzo in un ristorante tipico della zona. “Umbrichelli all’arrabiata” è la proposta del giorno dello chef e decido, con facilità, di lasciarmi tentare.
L’asfalto caldo della provinciale mi guida verso la chiesa di San Flaviano, a Montefiascone, dove è famosa la toma di un nobile tedesco in viaggio per Roma, grande degustatore di vino. Racconta la leggenda che, si faceva precedere, lungo il tragitto, da un servitore che aveva l’incarico di segnare con un “EST” i luoghi dove avesse trovato del buon vino. Arrivato a montefiascone, per la qualità del vino degustato, il servitore scrisse: “EST, EST, EST” . Giunto poi il padrone tanto ne bevve di quel vino bianco che morì. Sulla tomba della chiesa l’epigrafe recita: “Est, Est, Est; per troppo Est qui giace morto il mio signore Giovanni Deuc”.
In discesa poi mi precipito e supero la città di Viterbo, raggiungendo il paese di Vetralla, dove mi trovo per trascorrere la notte. Un bel borgo medioevale dove, nei locali adiacenti la Parrocchia di San Francesco, il parroco mi ospita per la notte e per la cena.
…Basta bussare e…qualcuno apre!!!
Un signore, incaricato dall’accogliente e ospitale sacerdote, mi chiede cosa desidero per cena. Spaghetti alla matriciana, prosciutto e formaggio, acqua e vino a volontà. Una ricca e gustosa cena.
Hanno esaudito poi un mio desiderio di visitare la chiesa attigua anche se a quell’ ora era già chiusa. Hanno aperto, acceso le luci e un giovane diacono mi ha illustrato le bellezze della basilica con un ciclo di affreschi sulla vita di San Francesco. Molto importante, inoltre, il pavimento musivo, conservato negli anni ancora intatto.
Il santo venerato qui a Vetralla è: S. Antonio da Padova che viene portato in processione il giorno della sua ricorrenza.
Per oggi è tutto e, domani, a Dio piacendo, sarò a Roma!!
Vetralla: parrocchia di San Francesco
veduta esterna dell'abside
Nei locali attigui ho trascorso la notte
(seconda finestra a destra)