CRITICA  LOCALE

LA  LETTERA  DI  RALPH  NADER

( nostra esclusiva la versione italiana )

 [28 settembre 2009]

Distribuitela, grazie.

E' ora che i cittadini si riuniscano

Di Ralph Nader

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Proprio quando le condizioni parevano mature per un movimento politico progressista, la probabilità svanisce veloce. Il potere aziendale concentrato sulla nostra economia politica e il suo controllo sulle vite della gente ha pochi limiti.

Come espose Robert Monks, il capo difensore degli investitori repubblicani: "Gli USA sono uno stato aziendalista. Questo significa che gli individui sono largamente esclusi sia dalle sfere politiche che aziendali".

I dominatori aziendali non hanno mostrato rimorsi dallo scorso anno quando ci fu il collasso miliardario auto inflitto da Wall Street. Sono divenuti più aggressivi: bloccano le riforme regolamentari; versano donazioni elettorali nei forzieri dei Democratici governativi; e, senza pudore richiedono più salvataggi, sussidi e riduzioni fiscali.

Continuano anche a bloccare gli accessi per la giustizia imparziale alla gente offesa, sia che siano dei consumatori o investitori frodati o lesi ingiustamente, o lavoratori abbandonati e pensionati non pagati.

Il problema: le grandi multinazionali hanno troppo potere strutturale sulla cittadinanza.

Queste "persone artificiali" hanno avuto i diritti costituzionali dati in origine, nel 1787, solo alle "persone naturali".

Di fatto, le multinazionali hanno privilegi e immunità molto più grandi rispetto alla gente stessa a causa del loro controllo globale sui politici, il capitale, il lavoro e la tecnologia.

Le sanzioni normali non trattengono in modo adeguato le imprese multinazionali che possono oscurare la loro colpevolezza, fuggire alle autorità o crearsi le sue società materne (imprese di controllo) e progenie senza fine (succursali) per evadere o evitare la responsabilità.

Persino i progressisti più ardenti del Congresso e i gruppi riformatori più organizzati, non possono iniziare ad occuparsi di simili disparità gigantesche.

Decenni fa, ci fu un maggiore dibattito sulla necessità di differenti "regole di condotta" tra le imprese e i bisogni umani, per usare la frase del conservatore Frederick A. Hayek.

Il membro della Corte Suprema L. Brandeis ammonì sulle imprese mutate in "Frankensteins".

I presidenti Teddy Roosevelt e William Howard Taft volevano sostituire le leggi statutarie statali permissive con altre federali dure per regolare le grandi multinazionali.

Per due generazioni lo stato superiore e sempre in espansione delle multinazionali è stato indiscutibile nel regno politico.

Durante quel periodo, le multinazionali e i loro avvocati calpestarono con facilità il preambolo della Costituzione il "noi la gente".

Il nostro statuto di governo non menziona mai la parola "società per azioni".

Implacabile, la diffusione del crimine multinazionale continua.

I re del benessere globale ingrassano di più, la disparità di potere cresce tra le grandi imprese mentre indebolisce le unioni, e le pressioni distruttive, nate dal moto internazionale di lavoro e industrie per dominare i paesi stranieri, logorano di più le opportunità di lavoro in USA.

Gran parte del governo, pure le funzioni militari, è stato privatizzato nonostante le relazioni ricorrenti sulla crescita di sprechi, frodi e abusi.

Il bilancio del governo federale per uditori, investigatori, ispettori e pubblici ministeri è risibile, vista la scala dei saccheggi: la frode di medicare; gli abusi sui contratti del Pentagono; la raccolta dei minerali sui terreni pubblici; e la rivelazione della ricerca e dello sviluppo governativo per favorire le imprese.

I profitti delle super imprese salgono, salvo nei periodi del salvataggio, mentre gli standard di vita degli americani declinano. La nostra nazione, così piena di soluzioni non applicate, è paralizzata - bloccata nel traffico.

I livelli record di povertà, di disoccupazione, di confische di case, di debito del consumatore e le bancarotte, e la mancanza della tutela sanitaria persistono: ancora il potere politico aziendalista non è declinato. Un cattivo segno.

In realtà, esso è incrementato, malgrado che la grande maggioranza degli Americani denuncino il troppo controllo multinazionale sulle loro vite.

Il lascialo all'ideologia di mercato del Grande Affare, con il suo patriottismo, hanno perso credibilità in questa era globalizzata. Per ora, il mito vive sul fatto che il socialismo periodicamente salva il grande capitalismo dalla sua avarizia.

Cosa possono fare i progressisti attivi?

Al Congresso, nel mezzo ai Repubblicani e ai Democratici aziendalisti, il piccolo comitato progressista di 83 membri genera un piccolo impatto politico.

Con ironia, molti di quei progressisti sono pronti a sintonizzarsi per la stessa campagna di finanziamenti commerciali.

Fuori del Congresso, i gruppi progressisti sono stati sulla difensiva per così tanti anni che hanno poche strategie politiche offensive.

I due partiti sono nei canali più retrogradi della propria perpetuazione.

Essi discriminano i loro avversari nei distretti di un partito e insieme producono una matrice di ostacoli per tenere a bada la competizione con i partiti terzi.

Entrambi i partiti danno l'accesso preferenziale alle orde di lobbisti del farmaco, del carbone, delle banche e di altre industrie, i quali possono di fatto scegliere molti dei nominati che guidano i ministeri del governo, come quello della Difesa e del Tesoro.

Molti abusi sono stati documentati.

Molto potere è stato concentrato per stracciare i nostri processi democratici e le istituzioni.

E' l'ora di spostare con decisione il potere dai pochi ai molti.

Il potere democratico è l'essenza della filosofia politica progressista, e la pre - condizione per far emergere una società giusta nutrita dalle speranze pubbliche più alte.

Come cominciare?

I progressisti - eletti, civici, lavoratori e volontari - devono trovarsi in un'assemblea nazionale per unire le forze esistenti per il cambiamento.

Tale assemblea potrebbe creare un visione chiara del bene comune per frantumare il cinismo pubblico debilitante e la passività.

Sarebbe d'aiuto una vasta gamma di organizzatori di comunità decisi, pensatori, i progressisti super ricchi generosi e seri e i modelli eroici che superano le loro sofferenze per agire per la "libertà e la giustizia per tutti".

C'è un ampio precedente storico sull'effetto galvanizzante del fondare un'assemblea per la giustizia sociale.

Questa convocazione proposta necessita di un'azione politica e civica a livelli senza precedenti, alimentata con forza da risorse responsabili e strategie per costruire istituzioni democratiche durevoli.

Una conoscenza non usata, molti modelli di lavoro delle economie di comunità, avanzamenti ambientali e una qualità educativa esistono per incoraggiare la dinamica progressista più grande. Una volta Lincoln osservò l'importanza cruciale del "sentimento pubblico" per migliorare la società. Quel "sentimento pubblico" è qui, profondo, diffuso e pronto per "gli obiettivi" spiegati in modo chiaro.

Se un mantra è necessario per la sala della convenzione usate le parole eterne del Romano, Marco Cicerone e fatele vedere a tutti: "La libertà è partecipazione al potere".

Per questa aspirazione piazzate la responsabilità dove essa deve risiedere sempre: sulle spalle, nelle menti, e nei cuori di un popolo americano che si riprende il suo potere.

Ralph Nader è l'autore di Only the Super Rich Can Save Us! Per maggiori informazione guardate OnlytheSuperRich.Org

Tradotto da F. Allegri il 02/11/2009

[September 28 2009]

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Time for citizen to convene

By Ralph Nader

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Just when many conditions seemed ripe for a progressive political movement, the likelihood is fading fast. Concentrated corporate power over our political economy and its control over peoples lives knows few boundaries.

As Republican investor advocate leader Robert Monks puts it: "The United States is a corporatist state. This means that individuals are largely excluded both in the political and corporate spheres".

Since Wall Street's self-inflicted multi-trillion dollar collapse last year, the corporate supremacists have shown no remorse. They have become more aggressive: they are blocking regulatory reforms; pouring campaign donations into the governing Democrats' coffers; and, shamelessly demanding more bailouts, subsidies and tax reductions.

They also continue to block avenues for judicial justice by aggrieved people, whether they be the wrongfully injured, defrauded consumers and investors, or jettisoned workers and bilked pensioners.

The problem: large corporations have too many structural powers over the citizenry.

These "artificial persons" have acquired the constitutional rights originally given in 1787 only to "natural persons".

In fact, corporations have enormously greater privileges and immunities than the people themselves because of their global control over politicians, capital, labor and technology.

Normal sanctions do not adequately deter multinational companies that can obscure their culpability, escape jurisdictions or create their own parents (holding companies) and endless progeny (subsidiaries) to evade or avoid accountability.

Even the most ardent progressives in Congress, and the most organized progressive groups, cannot begin to deal with such gigantic mismatches.

Decades ago, there was more debate about the need for different "rules of conduct", to use conservative Frederick A. Hayek's phrase, between corporations and human beings.

Supreme Court Justice Louis Brandeis warned about corporations becoming "Frankensteins".

Presidents Teddy Roosevelt and William Howard Taft wanted to replace the permissive state chartering laws with tough federal chartering laws for large corporations.

For two generations the ever-expanding superior status of corporations has gone undiscussed in political realms.

During that time, corporations and their attorneys rode roughshod over the "we the people" preamble of the Constitution.

Our charter of government never mentions the word "corporation".

Unabated, the corporate crime wave continues

The corporate welfare kings get fatter, the power disparity expands between corporations and shrinking unions, and the pull-down pressures, created by the corporate shipment of jobs and industries to repressive regimes abroad, further corrode s American work opportunities.

More of government, including military functions, is being corporatized despite recurring reports of rising waste, fraud and abuse.

The federal government's budget for auditors, investigators, inspectors and prosecutors is laughable, given the scale of looting: the defrauding of medicare; abuses of Pentagon contracts; the taking of minerals on the public lands; and the giveaways of government research and development to favored companies.

Corporate profits keep going up, except for bailout periods, while most Americans' standards of living decline. Our country, so full of unapplied solutions, is gridlocked - stuck in traffic.

Record levels of poverty, unemployment, home foreclosures, consumer debt and bankruptcies, and people lacking health insurance persist, yet corporate political power has not waned. A bad sign.

Indeed, it has increased, notwithstanding large majorities of Americans decrying too much corporate control over their lives.

The leave-it-to-the market ideology of Big Business, and its claims of patriotism, have lost credibility in this globalized era. Yet, the myth lives on even as socialism routinely saves big capitalism from its own greed.

What can active progressives do?

In Congress, amongst the Republicans and corporate Democrats, the small progressive caucus of 83 members generates little political impact.

Ironically, many of those progressive legislators are busy dialing for the same commercial campaign dollars.

Outside Congress, progressive groups have been on the defensive for so many years that they have few offensive political strategies.

The two parties are in the narrowest channels of self-perpetuation.

They gerrymander their opponents into one-party districts and together produce a matrix of obstacles to keep competition from third parties at bay.

Both parties give preferential access to the hordes of drug, coal, banking and other industry lobbyists, who are allowed de facto to choose many of the nominees that lead the government's departments, such as the Defense and Treasury Departments.

Enough abuses have been documented.

Enough power has been concentrated to shred our democratic processes and institutions.

It is time to decisively shift power from the few to the many.

Democratic power is the essence of progressive political philosophy, and the precondition for the emergence of a just society nourished by higher public expectations.

How to begin?

Progressives - elected, civic, labor and founders - need to come together in a national convention to aggregate the existing forces for change.

Such a gathering could create a clear-eyed vision of the common good to shatter debilitating public cynicism and passivity.

In attendance must be a broad range of energetic community organizers, thinkers, the seriously generous progressive mega-rich and the heroic dynamos who have risen from their suffering to act on behalf of "liberty and justice for all".

There is ample historic precedent for the galvanizing effect of founding social justice conventions.

This proposed convocation needs to take civic and political action to unprecedented levels, powerfully fueled by committed resources and strategies to build enduring democratic institutions.

Unused knowledge, and many working models of community economics, environmental advances and educational quality exist to further the larger progressive dynamic. Lincoln once observed the crucial importance of "public sentiment" for moving a society forward. That "public sentiment" is here, deep, widespread and ready for clearly explained "redirections".

If a mantra is needed in the convention hall, let the eternal words of the Roman, Marcus Cicero, be emblazoned for all to see: "Freedom is participation in power".

For this aspiration places responsibility where it must always reside: on the shoulders, in the minds, and in the hearts of an empowered American people.

Ralph Nader is the author of Only the Super Rich Can Save Us! For more information, see OnlytheSuperRich.Org

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Sommario delle ultime lettere

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112 - Tirare ancora i dadi (tassare le transazioni di borsa)

111 - Il significato delle parole (fra stampa e libri)

110 - Lotte per il single payer e alle frodi

109 - Tra la retorica e la realtà (su Obama, i democratici e la riforma sanitaria)

108 - Affarismi sanitari in USA

107 - I premi di analisti e operatori di borsa

106 - Le privatizzazioni in USA (dalle autostrade alle sedi dei parlamenti statali)

105 - La riforma sanitaria in USA

104 - Ritorno in USA (contro la globalizzazione e la Cina)

103 - Praticamente è in discussione (le battaglie politiche estive di Nader)

102 - Le profezie di Ross Perot

101 - La sindrome del tradimento di Obama

100 - Riforma finanziaria, parole e fatti

99 - Una grande illusione (la riforma sanitaria democratica)

98 - Contro la TV digitale e non solo

97 - lavorare con le proprie mani

96 - Andare alla cieca verso la bancarotta (su GM e Chrysler)

95 - Storia del dominio multinazionale

94 - Il tempo dell'energia rinnovabile (e del risparmio)

93 - Per la riforma sanitaria in USA

92 - Lo scompiglio del congresso (sull'iter della riforma sanitaria)

91 - Il virus dell'apatia (origini del rischio di pandemia)

90 - Obama e i 100 giorni di luci e ombre

89 - Test sul barometro dell'ingiustizia

88 - Gli incapaci delle valutazioni (le agenzie di rating e i contabili)

87 - Quelli che l'avevano capito bene (la crisi)

86 - Pagare il deficit

85 - Cosa può insegnarci Bush?

84 - Sette linee guida contro la crisi (Se fallisse AIG)

83 - Bottomless bailout (il salvataggio senza fondo)

82 - Un Oscar per "l'attivismo"

81 - L'attività bancaria delle "Credit Unions"

80 - Dare la scossa al Congresso (sul primo mese della presidenza Obama)

79 - Tassate gli speculatori

78 - Inaridire Wall Street

77 - Lettera aperta a Obama sulla protezione del consumatore

76 - Punendo i palestinesi

75 - Grazie Presidenziali (sete di giustizia in america)

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