CRITICA  LOCALE

LA  LETTERA  DI  RALPH  NADER

( nostra esclusiva la versione italiana )

 [03 Dicembre 2009]

Distribuitela, grazie.

Gli USA e la guerra in Afganistan*

Di Ralph Nader

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Il Presidente Obama fece il discorso sulla guerra in Afganistan pieno di forza, ma con toni sommessi e spaventati usando i cadetti professionali di West Point come sostegno politico. Scelse di intensificare questa guerra non dichiarata con altri 30.000 soldati più un numero più grande di contrattisti multinazionali.

Egli scelse il patto che voleva il complesso militare - industriale.

I cospiratori “militari” vogliono prevalere, nonostante i loro dubbi recenti sul pantano (per una volta). Come i baroni “industriali” che aumentano le loro vendite e profitti con i bilanci militari più grandi!

La maggioranza in America si oppone o è scettica verso l’impegno più profondo in una guerra costosa e sanguinosa sulle montagne dell’Asia Centrale mentre abbiamo recessione, disoccupazione, sfratti, debito e deficit a casa. Il Congressista D. Kucinich (D-OH) dopo aver sentito il discorso di Obama disse: “Perché questa guerra è una priorità, ma i bisogni di base della gente di questa nazione non lo sono?

Fatemi citare bisogni come lo svegliarsi per fare una cosa per i 60.000 morti annuali in USA dovuti a malattie e traumi sul luogo di lavoro. O i 250 morti al giorno per le infezioni prodotte in ospedale, o i 100.000 morti all’anno per le pratiche ospedaliere cattive, o i 45.000 morti annuali per la mancanza dell’assicurazione sanitaria da pagare per curarsi, o, o, o, ancora prima il finire nella povertà e nella privazione.

Qualche discorso nazionale di Obama su queste disgrazie?

Torniamo al discorso teletrasmesso di West Point.

Se questo è il prodotto di un robusto dibattito interno al governo, il risultato è stato lo stesso dell’idea di mandare più soldati nel pasticcio del Vietnam in una situazione mal analizzata.

In Settembre, il capo del Joint Chiefs of Staff l’Ammiraglio M. Mullen disse all’American Legion Convention: “Ho visto i sondaggi dell’opinione pubblica dire che una maggioranza di Americani non supporta del tutto gli sforzi. Io dico, bene. Facciamo il dibattito, facciamo quella discussione.” Dove? Non al Congresso.

Ci sono state solo timbrature e lamenti; certamente nulla di simile alle audizioni al Senato di Fulbright sulla guerra in Vietnam.

Dove allora?

Non sui media commerciali influenti.

Dimenticando la TV sciovinistica e la radio abbiamo la satira di Jon Stewart più un Bill Moyers show, per l’occasione, non commerciale o i rari commenti alla radio pubblica. Non sulle pagine citate del The New York Times e del Washington Post.

Uno studio IMPARZIALE pubblicato nella newsletter mensile dell’organizzazione EXTRA riferisce di tutti gli editoriali del The New York Times e del Washington Post nei primi 10 mesi del 2009: 36 dei 43 scritti sulla guerra in Afganistan sul Times sostengono la guerra mentre 61 dei 67 editoriali del Post sostengono il proseguo della guerra. Così quale sarebbe il dibattito interno al governo pubblico e rigoroso che evidenziano?

Primo, più forze di occupazione ci sono, più esse alimentano l’insorgenza contro l’occupazione specialmente da quando così tanti civili e non combattenti perdono le loro vite. Testimoni ai matrimoni, contadini e spettatori innocenti sono stati colpiti dalla capacità di fuoco superiore dell’esercito USA.

Secondo, c’è stata un’assenza rimarcabile nel discorso di Obama sui conflitti tribali e sulla diversità di motivazioni di quelli che lui ammucchiò sotto il nome di “Talebani”.

Molti stanno proteggendo le loro valli, altri il commercio di droga, altri vogliono cacciare gli occupanti, altri stanno lottando per la supremazia fra i Pashtun da un lato e i Tagiki e gli Uzbeki dall’altro (rudemente il sud contro il nord).

L’ultimo è stato il motivo di una continua guerra civile per molti anni.

Terzo, come può il piano di Obama iniziare a lavorare, richiedendo un governo afgano stabile e funzionante – oggi è in gran parte una raccolta di affari illeciti che mungono la malversazione che cresce di più in proporzione a quanto i contribuenti americani devono spendere laggiù – e con l’esercito afgano inesperto e disorganizzato – principalmente composto di Tagiki e Uzbeki detestati dai Pashtun.

Quarto, distruggendo o catturando gli aggressori di al Qaeda in Afganistan Obama ignora i rapporti del servizio segreto.

Molti osservatori credono che al Qaeda sia andata in Pakistan o altrove. Il New York Times riferisce che “in silenzio, Mr. Obama ha autorizzato un’espansione della guerra in Pakistan – solo se convincerà un governo pachistano debole, diviso e sospettoso ad accordarsi sui termini.” Salve! Il Congresso non autorizzò una guerra in Pakistan quindi può Obama, come Bush, decretare quello che la Costituzione richiede che sia autorizzato dal ramo legislativo?

Dobbiamo aspettarci un altro discorso all’Air Force Academy sulla guerra in Pakistan?

Quinto, come è noto, al Qaeda è un movimento transnazionale.

Altamente mobile, quando è pressato.

Come disse Rolf Mowatt-Larssen, l’ex agente della CIA operante in Pakistan: “Non c’è un impatto diretto nel fermare i terroristi nel mondo in conseguenza del nostro stare o meno in Afganistan”.

Egli sostiene che i rifugi sicuri possono essere spostati in nazioni diverse, come è davvero accaduto dal 11/09.

Sesto, l’audacia della speranza nel discorso di Obama è stata dimostrata dalla sua data poco convincente di metà 2011 prevista per l’inizio del ritiro dei soldati USA dall’Afganistan.

La strategia di fuga offerta, legata a condizioni non specificate, è stata un osso che ha lanciato alla sua base liberale debole.

La Casa Bianca ha detto di recente che il mantenere ogni singolo soldato in Afganistan costa un milione di dollari all’anno.

Prendete un quinto di quella somma e dialogate con i capi tribali per costruire servizi pubblici nei trasporti, agricoltura, scuole, cliniche, sanità pubblica e acqua sicura da bere.

Così rinforzati, questi capi tribù sanno come stabilire l’ordine.

Questo è in parte quello che Ashraf Ghani, l’ex ministro rispettato delle finanze afgane ed ex professore Americano di antropologia, chiamò “la giustizia” concreta come via per indebolire la rivolta.

Ritiriamo l’occupazione che ora è come gettare benzina sul fuoco.

Riportiamo indietro i restanti quattro quinti di quei milioni di dollari per soldato in America e usiamo questi e altri soldati istruiti per la loro educazione e formazione.

L’autorità principale in Afganistan è tribale.

Forniamo l’assistenza, basata su adempimenti (tappa per tappa), e i capi tribali otterranno un premio di stabilità.

Colpiti da molti invasori stranieri – Inglesi, Sovietici, Americani – e divisi all’interno, la gente afgana guarda alla sicurezza tribale come la migliore speranza per una nazione che non ha conosciuto unità per decenni. Sollevare la nebbia della guerra permette ad altre politiche più sagge, spinte da esperti, di essere considerate per la pace e la sicurezza.

Invece di espandere una guerra auto distruttiva, questa alternativa ha qualche piccola probabilità di successo a differenza della certa, crescente perdita di vite e risorse americane e afgane.

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*Il titolo è una nostra scelta l'originale ne era privo.

Tradotto da F. Allegri il 07/02/2010

[December 03 2009]

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(Senza titolo)

By Ralph Nader

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Misusing professional cadets at West Point as a political prop, President Barack Obama delivered his speech on the Afghanistan war forcefully but with fearful undertones. He chose to escalate this undeclared war with at least 30,000 more soldiers plus an even larger number of corporate contractors.

He chose the path the military - industrial complex wanted.

The “military” planners, whatever their earlier doubts about the quagmire, once in, want to prevail. The “industrial” barons because their sales and profits rise with larger military budgets.

A majority of Americans are opposed or skeptical about getting deeper into a bloody, costly fight in the mountains of central Asia while facing recession, unemployment, foreclosures, debt and deficits at home. Congressman Dennis Kucinich (D-OH), after hearing Mr. Obama’s speech said, “Why is it that war is a priority but the basic needs of people in this country are not?

Let’s say needs like waking up to do something about 60,000 fatalities a year in our country related to workplace diseases and trauma. Or 250 fatalities a day due to hospital induced infections, or 100,000 fatalities a year due to hospital malpractice, or 45,000 fatalities a year due to the absence of health insurance to pay for treatment, or, or, or, even before we get into the economic poverty and deprivation.

Any Obama national speeches on these casualties?

Back to the West Point teleprompter speech.

If this is the product of a robust internal Administration debate, the result was the same cookie-cutter, Vietnam approach of throwing more soldiers at a poorly analyzed situation.

In September, the chair of the Joint Chiefs of Staff, Admiral Mike Mullen told an American Legion Convention, “I’ve seen the public opinion polls saying that a majority of Americans don’t support the effort at all. I say, good. Let’s have the debate, let’s have that discussion.” Where? Not in Congress.

There were only rubberstamps and grumbles; certainly nothing like the Fulbright Senate hearings on the Vietnam War.

Where else?

Not in the influential commercial media.

Forget jingoistic television and radio other than the satire of Jon Stewart plus an occasional non-commercial Bill Moyers show or rare public radio commentary. Not in the op-ed pages of The New York Times and the Washington Post.

A FAIR study published in the organization’s monthly newsletter EXTRA reports that of all opinion columns in The New York Times and the Washington Post over the first 10 months of 2009, thirty-six out of forty-three columns on the Afghanistan War in the Times supported the war while sixty-one of the sixty-seven Post columns supported a continued war. So what would a rigorous public and internal administration debate have highlighted?

First, the more occupation forces there are, the more they fuel the insurgency against the occupation, especially since so many more civilians than fighters lose their lives. Witness the wedding parties, villagers, and innocent bystanders blown up by the U.S. military’s superior weaponry.

Second, there was a remarkable absence in Obama’s speech about the tribal conflicts and the diversity of motivations of those he lumped under the name of “Taliban.”

Some are protecting their valleys, others are in the drug trade, others want to drive out the occupiers, others are struggling for supremacy between the Pashtuns on one side and the Tajiks and Uzbeks on the other (roughly the south against the north).

The latter has been the substance of a continuing civil war for many years.

Third, how can Obama’s plan begin to work, requiring a stable, functioning Afghan government - which now is largely a collection of illicit businesses milking the graft, which grows larger in proportion to what the American taxpayers have to spend there - and the disorganized, untrained Afghan army - mainly composed of Tajiks and Uzbeks loathed by the Pashtuns.

Fourth, destroying or capturing al Qaeda attackers in Afghanistan ignores Obama’s own intelligence estimates.

Many observers believe al Qaeda has gone to Pakistan or elsewhere. The New York Times reports that “quietly, Mr. Obama has authorized an expansion of the war in Pakistan as well - if only he can get a weak, divided, suspicious Pakistani government to agree to the terms.” Hello! Congress did not authorize a war in Pakistan, so does Obama, like Bush, just decree what the Constitution requires to be authorized by the legislative branch?

Can we expect another speech at the Air Force Academy on the Pakistan war?

Fifth, as is known, al Qaeda is a transnational movement.

Highly mobile, when it is squeezed.

As Rolf Mowatt-Larssen, the former CIA officer operating in Pakistan, said: “There is no direct impact on stopping terrorists around the world because we are or are not in Afghanistan.

He argues that safe havens can be moved to different countries, as has indeed happened since 9/11.

Sixth, the audacity of hope in Obama’s speech was illustrated by his unconvincing date of mid-2011 for beginning the withdrawal of U.S. soldiers from Afghanistan.

The tendered exit strategy, tied to unspecified conditions, was a bone he tossed to his shaky liberal base.

The White House recently said it costs $1 million a year to keep each single soldier in Afghanistan.

Take one fifth of that sum and connect with the tribal chiefs to build public facilities in transportation, agriculture, schools, clinics, public health, and safe drinking water.

Thus strengthened, these tribal leaders know how to establish order.

This is partly what Ashraf Ghani, the former respected Afghan finance minister and former American anthropology professor, called concrete “justice” as the way to undermine insurgency.

Withdraw the occupation, which now is pouring gasoline on the fire.

Bring back the saved four-fifths of that million dollars per soldier to America and provide these and other soldiers with tuition for their education and training.

The principal authority in Afghanistan is tribal.

Provide the assistance, based on stage-by-stage performance, and the tribal leaders obtain a stake in stability.

Blown apart by so many foreign invaders - British, Soviet, American - and internally riven, the people in the countryside look to tribal security as the best hope for a nation that has not known unity for decades. Lifting the fog of war allows other wiser policies urged by experienced people to be considered for peace and security.

Rather than expanding a boomeranging war, this alternative has some probability of modest success unlike the sure, mounting loss of American and Afghani lives and resources.

            Chi volesse leggere il comunicato stampa di Dennis Kucinich sull'Afganistan può trovarlo in Mondo Piccino al 96

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