PECUNIA POWER

(diario della crisi: 2009 - Quattordicesimo mese di SESSANTA)

P.S. qualcuno vocifera di un ventennio critico

La recessione: dilagherà nel 2009

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01/04/2009 I GRANDI ITALIANI SCOPRONO LA CRISI NEL MOMENTO DI TREGUA. SONO GLI ULTIMI ARRIVATI?

di F. Allegri

Viviamo veramente nel paese più strano del mondo. Quest'anno aprile è iniziato due giorni primi o meglio è partita in anticipo la famosa e temuta crisi di aprile 2009. Come ho già detto in questo periodo il nostro paese non dovrebbe essere al centro dell'occhio del ciclone. Infatti si parla di salvare una nota casa automobilistica americana cedendo alla Fiat il 30% delle sue azioni.

Questo significa che le grandi imprese italiane stanno bene mentre è messa male la Peugeot francese!

Data questa buona notizia registriamo che improvvisamente il governo e i mezzi di informazione ci dicono che quest'anno il PIL italiano perderà il 4% e quello OCSE il 4,5%. Noi lo sapevamo.

Se questo non bastasse i grandi italiani si sono dimenticati di quando dicevano che nel 2010 avremmo avuto la ripresa ed adesso vediamo un triste Berlusconi che ci dice che dovremo attendere la ripresa per due anni, forse per due anni e mezzo. Una strana previsione OCSE prevede per il 2010 un meno 0,1%. Aggiungerei un magari se questo significasse che avremmo un 2010 uguale all'anno precedente, ma non ci credo.

Poi sia chiaro a tutti che i nostri governi si muovono? Vedi il piano di ristrutturazione delle case fatto con le regioni mentre le opposizioni chiedono aiuti concreti come il salario di disoccupazione. Quando criticavo e mi preoccupavo per la qualità della nostra classe politica facevo bene!

Bene davvero. Devo ribadire le mie idee a partire dal fatto che aprile passerà senza gravi sfracelli, ma il giugno inglese è dietro l'angolo e anche al 3 luglio non manca molto.

La mia prima proposta la trovate nella lettera di Nader e a quella aggiungo l'invito alle istituzioni a risparmiare e a contenere tariffe e addizionali varie che gravano sulla povera gente. Sul fronte degli impieghi dovremmo parlare di contrasto urbano alla crisi, ma purtroppo l'attuale personale politico non è all'altezza di dare risalto a tecniche simili. Troppi intrighi e idee politiche degne di epoche che precedettero quella contemporanea.

Ma ora voglio pormi la domanda fondamentale: ma veramente qualcuno non si rendeva conto che da tre anni imperversa nel mondo, in Europa e in Italia una crisi senza precedenti?

Proseguo a scrivere per coloro che rispondono di sì. Ricordo a tutti le sommosse che ci sono state in Grecia e quelle che in Islanda hanno rovesciato il governo. Non dimentico le tensioni razziali in USA e i fallimenti in Cina. Come ho scritto la scorsa settimana in quello stato continente hanno perso 20 milioni di posti di lavoro alla faccia dei vecchi piani quinquennali e dell'economia socialista di mercato.

Le fonti di disinformazione hanno calato l'oblio sulle rivolte islandesi. Nessuno ha saputo che il primo ministro Geir Haarde ha dovuto fuggire dalla sua residenza prima che fosse devastata dalla folla inferocita che ha anche criticato il governatore della Banca Centrale e a fine novembre fu assaltata anche la centrale della polizia. Solo le dimissioni del governo riportarono la calma.

La svizzera ha organizzato con facilità un referendum contro i banchieri e i loro stipendi inauditi e immotivati, non sarà facile votarlo e vincerlo, ma se non ora quando? Si voterà in occasione delle elezioni politiche. Tutto dipende dalle difficoltà e dalle paure che gravitano sulla banca UBS che sembra avere sette vite come i gatti e soprattutto paga profumatamente i suoi dirigenti anche quando il valore delle azioni è dimezzato. Per chi non lo sapesse i piccoli azionisti, e non solo loro, si sono arrabbiati e sono andati a protestare ai consigli di amministrazione e c'è stata una parziale corsa agli sportelli che poteva portare tale banca al fallimento.

Sulla crisi cinese aggiungo solo che la sua gravità è pari alla disinformazione che la circonda. Quando si dice che ci sono stati 20.000.000 di licenziamenti non si deve dimenticare che questi sono un popolo di nuovi poveri e alcuni di loro non hanno riscosso nemmeno gli ultimi stipendi e che hanno scioperato anche davanti alle repressioni della polizia.

Si deve aggiungere che le fabbriche cinesi producevano beni di bassa qualità, ma nei settori dove eccelle l'Italia. E il loro fallimento non è dovuto a scelte consapevoli dei consumatori, ma all'impoverimento generalizzato. Quelle chiusure anticipano i nostri ridimensionamenti e dico questo a coloro che vedessero in quel disastro possibilità di ripresa per le produzioni europee.

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