PECUNIA POWER
(diario della crisi: 2008 - secondo mese in Europa)
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02/05/2008 ... E l'inflazione crescerà ancora! Continuano le riforme ad orologeria
di Futuroieri
C'era forse un giorno migliore del 30 aprile per annunciare un nuovo taglio dei tassi USA?
No l'occasione era stata preparata e colta ad arte. Da un lato nei giorni scorsi le cosiddette scaramuccia fra americani e iraniani avevano indebolito l'Euro di un 2%, dall'altro il calendario delle feste avrebbe permesso poche speculazioni ribassiste sul dollaro almeno fino al giorno 5 maggio.
Se nel breve tutto va bene, i problemi si fanno maggiori nel medio lungo. La preoccupazione si chiama inflazione: un taglio di 1/4 di punto vuol dire un'ulteriore crescita dell'inflazione fra l'uno e il due per cento in USA e almeno un calo di mezzo punto della competitività in Europa.
L'inflazione avanza da mesi in tutto il mondo, anche la Cina l'esporta e non può fare sconti. I suoi prezzi sono aumentati di un punto ad inizio anno e cresceranno ancora (si parla dei prezzi all'ingrosso). La causa più significativa è data dalle rivendicazioni salariali dei lavoratori cinesi che in molti distretti industriali hanno raggiunto la piena occupazione e in altri addirittura non trovano la manodopera necessaria. La Manciuria è oggi la fabbrica della Terra, e 500 milioni di cinesi hanno ottenuto il diritto a mangiare carne e dolci che devono importare dagli Stati Uniti proprio nel momento in cui i banchieri internazionali stanno spacciando cartacce e speculando sui futures.
Il carovita impoverisce i consumatori di tutto l'occidente e anche quelli cinesi che hanno sviluppato uno stile di vita occidentale: mangiare carne tutti i giorni! Nessuno tenta di domare la belva inflazionistica e gli americani se ne sono già accorti almeno che non vivano isolati dal mondo. Come ho sostenuto in altre pagine del diario della crisi l'inflazione reale in Europa è al 10% mentre in USA oscilla fra sopra e sotto il trenta. La Cina stessa ha aumentato i suoi prezzi al consumo di almeno un 7 per cento che va aggiunto al fatto che la moneta cinese si è rivalutata sul dollaro almeno del 15% mentre è rimasta ferma in confronto all'euro. Ecco spiegata l'inflazione americana, almeno per i suoi due terzi! Il resto dipende soprattutto dal costo delle materie prime e dalle speculazioni sui prodotti agricoli che colpiscono e causano l'inflazione anche in Europa. Gli Stati Uniti saranno un poco più poveri da lunedì prossimo e l'Europa perderà un altro pezzettino di competitività, almeno sul mercato americano.
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