PECUNIA POWER

(diario della crisi: 2008 - QUARTO mese in Europa)

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18/07/2008 UNO SCENARIO PER LA DEPRESSIONE: TRA CRISI E GUERRA

di Futuroieri

La crisi economica sarà una malattia a lunga gestazione che avrà un decorso incerto. Molti pensano che i salari perderanno il loro potere d'acquisto: è possibile e non ancora misurabile! Le colpe della crisi cadono soprattutto sugli Stati Uniti, i quali hanno una posizione centrale all'interno del sistema capitalistico mondiale.

IN REALTA' LA CRISI FINANZIARIA HA DIMENSIONI MONDIALI, coinvolge tutto il mondo capitalistico, anche quello inglese o quello tedesco o in parte quello svizzero. Dietro le speculazioni internazionale si cela la stagnazione provocata dalla caduta dei salari reali. La crisi economica invece avrà una ricaduta minore, per fortuna.

Da un lato c'è l'impoverimento delle popolazioni americane, soprattutto, ma anche europee e dall'altro troviamo lo smantellamento dei sistemi industriali trasferiti nelle dittature in via di sviluppo.

Molte società si sono arricchite offrendo credito ai consumatori: viviamo nella società del debito, il dividendo ha dominato il salario per 20 anni! Questa situazione non poteva durare e non ci meravigliamo se è arrivata alla fine.

Il dilagare delle speculazioni va ricollocato all'interno della crisi di sistema dove il reddito reale è fermo e non sono più possibili le finzioni: servono grandi spese pubbliche, salari decenti e pensioni adeguate.

In Europa e in America avremo una stagnazione prolungata, dovremo valutare e considerare lo sviluppo di Cina ed India. Due giganti caratterizzati da mille contraddizioni che saranno coinvolti nella crisi come tutti gli altri paesi.

Le guerre complicano lo scenario e queste durano da troppi anni. Soprattutto in Afganistan (dove gli italiani combattono come tutti gli altri da tempo) le cose non vanno bene, in alcuni territori è in corso una rivolta generalizzata. Mesi fa il comandante americano dichiarò di aver bisogno di 400.000 soldati per sconfiggere gli insorti (ne aveva a disposizione 40.000 ai quali si potevano aggiungere 26.000 europei non tutti pronti al combattimento). Qualcuno parla anche dell'impossibilità del ritiro, ma è certo che gli Stati Uniti in preda alla crisi non potranno continuare a spendere un terzo del loro bilancio per la difesa/offesa.

N. Roubini il 30 marzo scrisse su Repubblica che il 2008 era l'anno nero dell'America, quello della recessione. Non si sbagliò! Temeva di essere catastrofico quando previde 18 mesi di crisi, altri meno prudenti parlano di sessanta, qualcuno lo fa dal 2006.

Roubini analizzò anche la diffusione della crisi nel mondo e basò la sua analisi sulla variabile della durata: una recessione breve era "improbabile" (mia aggiunta) quanto tollerabile; una crisi lunga rallenterebbe anche l'economia europea e ci sarebbe una nuova recessione nel Regno Unito, in Irlanda e in Spagna.

Per Italia e Portogallo ipotizzò una crescita vicina allo zero: in questi paesi la bolla immobiliare ha un effetto limitato. In Italia avremo problemi per le esportazioni e il super euro renderà il tutto più difficile.

Roubini fece una riflessione interessante sulla Cina, sottolineò che essa rischiava il dimezzamento del tasso di crescita e soprattutto che i suoi consumi erano nove volte inferiori rispetto a quelli americani. Una locomotiva cinese non sarebbe mai in grado di sostituire quella americana e quella europea non ha ambizioni.

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