PECUNIA POWER
(diario della crisi: 2008 - OTTAVO mese di SESSANTA)
La recessione è evidente
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20/11/2008 La crisi in Inghilterra
di Franco Allegri
Fossi un inglese sarei preoccupato perché quel paese ha davanti a se la recessione peggiore. Essa riguarderà tutti i suoi settori produttivi e i bassi salari condurranno a nuovi rallentamenti dei consumi.
Le previsioni sono nere anzi molto nere. Si parla di chiusure di imprese, varie migliaia in presenza di un tasso di crescita minimo che forse è ottimista ovvero lo 0,4%.
I nuovi posti di lavoro persi dovrebbero essere 150.000 e l'inflazione sarà vicina al 4%!
L'edilizia sarà il settore più colpito dalla crisi, crollano i prezzi e calano le nuove costruzioni, di botto: già questo anno hanno perso il 27%. Solo l'industria bellica è florida, infatti l'Inghilterra è il maggiore esportatore di armi al mondo.
La recessione sarà ancora più dura per la City di Londra che negli ultimi dieci anni era cresciuta tantissimo, si parla di un +200%. Londra è una delle capitali della globalizzazione capitalista.
La città è stata per anni un immenso paradiso fiscale, ma ora i giochi sono finiti. Il deficit statale non permette al governo le vecchie politiche disinvolte, anzi sarà costretto a chiedere sacrifici ai cittadini.
COME E' ARRIVATA LA CRISI A LONDRA?
La recessione arriva dall'America. LA liquidità creata dalla Fed e dal governo a mericano ha provocato la svalutazione del dollaro rispetto ad euro e yen. Questa svalutazione ha portato al rincaro speculativo del petrolio e di tutte le merci che caratterizzano i mercati internazionali. Sono stati mesi difficili per Londra, questa inflazione ha limitato i consumi dei cittadini inglesi e non solo. Anche la sterlina è stata svalutata nei confronti dell'euro, questa ha portato maggiore inflazione e nuovi aumenti. Le banche inglesi sono crollate per prime, ricordate la Northern Rock, essa è sopravvissuta solo grazie alla nazionalizzazione. Altre banche hanno avuto problemi e sapremo la verità solo alla fine dell'anno. La crisi del credito ha paralizzato la city, è chiaro: essa era la capitale della speculazione internazionale.
A capodanno ci chiariremo le idee, ora però c'è da pensare alle auto americane: avremo nazionalizzazioni o fusioni? Basta aspettare.
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