PECUNIA POWER

(diario della crisi: 2009 - UNDICESIMO mese di SESSANTA)

La recessione: dilagherà nel 2009

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16/01/2009 LA CRISI IERI E OGGI

di F. Allegri

Il modo migliore per evitare una crisi e fermarla all'inizio quando non si riesce a prevenirla o non si prevede la sua origine.

Si poteva fermarla sul nascere, bastava rinegoziare i mutui capestro e trasformarli in mutui normali. Ci fu chi lo disse, ad altra voce, non fu ascoltato. Ora le banche hanno case vuote e svalutate. Perdite nette.

E la crisi non è più bloccabile e anche oggi la vediamo nei nuovi crolli di borsa e nel nuovo taglio dei tassi europei.

Molti esperti corretti avevano previsto la crisi finanziaria e bancaria dello scorso settembre. Anche io lo feci!

A settembre salvarono Fannie Mae, Freddie Mac e Merrill Lynch (grazie a Bank of America che la pagò 44 miliardi di dollari virtuali) mentre Lehman Brothers non fu acquistata e quindi venne lasciata al suo meritato destino.

Merrill Lynch aveva preparato il proprio salvataggio affidandosi ad un banchiere esperto che aveva fatto le operazioni necessarie per facilitarne l'acquisto. Egli si liberò dei pesi e di un modo di fare finanza morto da tempo (vedi Investment Banck), ma questo creò anche vari problemi agli altri speculatori.

La situazione evolve da un lato è entrata in crisi l'economia reale dall'altro la crisi si è diffusa geograficamente in molti paesi del mondo.

Il 2008 è stato il primo anno di recessione, il 2009 sarà il secondo e poi ne seguiranno altri.

Questa è la crisi più grande e più vasta della storia, l'hanno capito tutti, ma aspettano a dirlo, si centellinano le notizie.

Di certo quest'anno ci saranno due periodi critici: il primo è quello di questi giorni e durerà fino alla fine del mese; l'altro è previsto tra aprile e maggio. Per i mesi successivi bisogna aspettare.

Alcune banche europee sono sull'orlo del baratro, poi c'è la crisi delle tre fabbriche automobilistiche USA e poi c'è la guerra a Gaza che non permette di diffondere ottimismo fra le popolazioni. La guerra è la prova provata dell'incertezza e della pochezza politica che ci circonda. Certo il problema è di politica estera, ma la stessa pochezza la si trova in economia, cultura e società.

La crisi dei mutui era l'anteprima della crisi, quella che è in corso invece è la vera crisi.

Essa ha avuto il suo inizio a settembre con il fallimento Lehman, con le crisi delle banche finanziarie e di AIG. Nei mesi passati sono fallite tante imprese in tutto il mondo, grandi, piccole. Ovunque.

C'è una verità dietro questi fallimenti: è entrato in crisi il consumismo.

La prima causa è un aspetto della globalizzazione ovvero la fuga delle imprese verso l'Asia. Fino ad oggi essa ha prodotto a costo zero e non ha comprato. Anche lei avrà la sua crisi. Uguale a quella americana del 1929.

Occorre capire che non può esistere un mondo dove uno produce a costo zero e tutti gli altri comprano.

Se c'è una sola formica le cicale non sopravviveranno e la formica stessa perderà la sua funzione, se ne aveva una!

A settembre qualcuno cercò di fare il punto della situazione e prese in considerazione i cali di borsa, l'allora alto prezzo del petrolio, le banche in crisi, le carte di credito in difficoltà, la crisi dei trasporti sia merci che aerei, la crisi di GM, Fannie, Freddie, la perdita di valore delle case e potremmo continuare parlando di disoccupazione e chiusura di imprese.

Certo a settembre abbiamo rischiato il collasso del sistema bancario americano, solo i soldi dei contribuenti l'hanno scongiurato, ma non in modo definitivo, anzi è stato solo un "tampone" e sono state necessarie delle nazionalizzazioni "temporanee" di Fannie e Freddie che avevano in scadenza oltre 500 miliardi di debiti. Il settore immobiliare resta sull'orlo della paralisi, ma in questo momento le priorità sono altre.

Restano vicine al fallimento decine di banche, si parla di un gruppo svizzero. A settembre stava male il gruppo "Swiss Re", numero uno mondiale della riassicurazione, ma credo che abbiano avuto parte dei loro soldi dagli USA. Certamente anche la Svizzera avrà la sua crisi e dovrà uscirne da sola.

Sono tempi incerti forse perché siamo guidati da politici che credono ancora a principi non più applicabili.

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