PECUNIA POWER
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25/02/2008 LA BORSA DI TOKIO: TRA ECONOMIA E POLITICA
di F. A.
La Borsa di Tokio è instabile e ha perso molto. Si parla della sua crisi da almeno un anno. In pochi mesi ha perso oltre il 15%! Il crollo è guidato dalle grandi banche ed il motivo non è segreto: gli ana listi economici e i ben informati ritengono che le banche giapponesi custodiscano una quantità enorme di obbligazioni "garantite" da debitori sub - prime, ossia insolventi. Qualcuno ipotizza che ne abbiano una quantità superiore rispetto alle banche americane. I giapponesi sono grandi risparmiatori e, da sempre, comprano titoli ad alto rendimento con il relativo alto rischio! Il Giappone detiene anche molti dollari, si ritiene 3000 miliardi: questo è il frutto dell'esportazione. I GIAPPONESI HANNO RISPARMIATO PER INVESTIRE NEI SUB - PRIME. Per questo motivo la grande crisi del 2008 dovrebbe partire dal Giappone. Le perdite dei mesi scorsi sono come le scosse di terremoto che spesso preannunciano un'eruzione vulcanica! Dunque qualcosa accadrà in Giappone: io credo che il calo si aggirerà su un 10% e poi altri cali successivi. Ci sono i margini per evitare il panico. Si dovrebbe parlare di ulteriore ridimensionamento! La crisi non può essere contrastata, ma solo contenuta. Le banche occidentali hanno perso 130 miliardi di dollari, quelle giapponesi 4. Troppo pochi! La perdita globale è stimata tra i 400 e i 500. Il marcio è ancora tanto, ed una bella fetta è nascosta in Giappone. Marzo arriverà presto. In occasione delle scadenze fiscali giapponesi qualche banca confesserà le perdite e il Fuji erutterà.
Che cosa farà la banca del Giappone?
Essa ha aumentato il tasso primario, ma tornerà al tasso zero (negativo in termini reali) e stamperà moneta. L'euro si rivaluterà anche sullo yen. Gli investitori internazionali torneranno ad indebitarsi con il Giappone per investire da altre parte dove garantiscono alti guadagni. Continueranno le speculazioni, ma il paese del sol levante sarà più debole a livello economico.
Possibile rapporto tra crisi giapponese ed Europa
Da mesi Sarkozy preme sulla Merkel perché vorrebbe una politica monetaria diversa, ma il cancelliere tedesco e il suo ministro delle finanze Steinbruck vogliono un euro forte. Questo paese ha fatto le riforme ed ha recuperato la competitività internazionale e conquistato quote del mercato che in precedenza erano francesi, italiane o spagnole. I Paesi europei del Mediterraneo boccheggiano schiacciati dalla competizione del dollaro che ha perso il 60% sull'euro dal 2001. La BCE tutela gli interessi tedeschi e non da ieri, lo faceva anche gli anni passati. La Germania esporta, ha la fiscalità in ordine e non vuole l'inflazione dei prezzi interni che farebbe arrabbiare i suoi operai alla stessa maniera dei nostri. Traduco: i tassi resteranno fermi anche a marzo poi ad aprile vedremo. Per la Germania il blocco dei tassi porta con se la stabilità dei prezzi e rallenta solo in parte la sua crescita; la svalutazione danneggerebbe la situazione politica. Soffre solo il Sud Europa.
Come va l'economia nell'Europa del sud: Spagna e Italia ovvero voto e catastrofe
L'economia spagnola è debolissima, e ha un deficit dei conti correnti che sale. La crisi deriva dal boom artificiale che fu favorito dalla locomotiva tedesca negli anni '90. Stanno peggio dell'Italia, ma loro non hanno la casta. La loro classe dirigente è migliore della nostra. Il nord Italia si difende bene, ma davanti alle quotazioni attuali dell'euro gli ordinativi cominciano a mancare. L'attuale tasso di cambio euro/dollaro è avulso dall'economia reale. I nostri politicanti hanno molti difetti supplementari, non collaboreranno con Sarkozy, sono fanatici dell'euro, Silvio e Fini cercano i favori della Merkel (la famosa DC europea). Nulla da fare. La Spagna è grave e in Italia non c'è un dottore.
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