Angolo satirico - WEBSITE X5 UNREGISTERED VERSION - Vernacolo Calabrese

Vai ai contenuti

Menu principale:

Angolo satirico

Angolo satirico

                                                                                     PERCHÉ IO??!!



Perché proprio io! - rifletteva Gesù, sottovoce, quasi in segno di riverenza - Io sono Io e sono il Padre, Io sono lo Spirito Santo che è anche il Padre, che a sua volta è anche Me e Spirito Santo! Che triangolazione infinita! Che Trinità! (Non quello del film, quello è tutto un’altra cosa: continuavano a chiamarlo Trinità) Basta! Rifiuto di capirci qualcosa! Ma perché ha mandato proprio me sulla terra per redimere i peccati di questi quattro lazzaroni di uomini (e donne)? Già, altrimenti chi ci poteva mandare? Fossi stato di sesso femminile! Forse mi avrebbero risparmiato, almeno di questi tempi, perché se fossi nato nel XX secolo, con la parità dei diritti sarei rimasto fregato ugualmente. Certo, non poteva mio Padre, mandare lo Spirito Santo! Non hanno creduto in me, pur vedendomi, toccandomi ed infine anche ammazzandomi, figuratevi in Lui che non potevano nemmeno vedere!! Ad ogni buon conto, sia fatta la Sua volontà, (perché la mia non conta niente, visto che siamo la stessa Cosa? Ah, dimenticavo, ho rinunciato a capire!). In definitiva non era più semplice decidere di creare l’Uomo senza peccato, anche senza chiedere il mio parere, piuttosto che ingarbugliare tutto in questo modo? Non vuole essere una recriminazione, la mia, ma l’idea di essere sacrificato,( non voglio essere pessimista), quasi certamente senza apprezzabili risultati, non mi va certo giù. Comunque, bando alle ciance, così mi pare che si dice, diamoci da fare per trovare gli uomini adatti ad essere i miei seguaci.

Ciò detto, Gesù si incamminò alla ricerca degli eletti. Dopo molto peregrinare, non conosceva molto bene la zona, giunse in riva al mare dove c’era un certo Simone con i fratelli e altri amici che andavano a pesca.

Avvicinatosi, Gesù disse: lasciate le reti e venite con me; vi farò pescatori di uomini.

Simone che era un tipo tutto particolare pensò: non sia mai che debba diventare cannibale! I pesci li mangio volentieri ma la carne umana non la digerisco molto facilmente.

Gesù che gli aveva letto nel cuore, d'altronde era l’unico alfabeta del tempo, lo rassicurò: non dovete pescare uomini per mangiarli, ma dovete portare loro la Verità.

Ma di quale verità va cianciando, pensava sempre il solito Simone.

E Gesù che continuava a scrutargli nel cuore ripeté: Io sono il Maestro e chi ascolterà me avrà la vita eterna.

Simone sempre più incredulo, continuava a pensare: pure il maestro ci mancava! La scuola non l’ hanno ancora inventata e questo gia vuole il posto statale! E poi come farà a darci la vita eterna? E già un calvario per questi pochi anni che campiamo, figurarsi se dovessimo vivere per sempre. Ci ammazzeremmo come (cani). Ah, no, non sarebbe nemmeno possibile, visto che saremmo immortali.

A questo punto, Gesù che sempre gli leggeva dentro, per porre fine al tormento, decise di spiegargli le cose per bene: vedi Simone, Io sono disceso sulla terra mandato dal padre mio che sta nei Cieli, per portare la Verità e salvare gli uomini dal peccato e far conquistare loro il Paradiso. Quando parlo di vita eterna, non mi riferisco a quella terrena ma a quella dopo la morte. Ti spiego adesso in poche parole il (mio) programma: Io assieme a dodici di voi, almeno spero di riuscire a trovarli, andremo in giro per annunciare la parola di Dio, fra circa tre anni, quando avremo convertito molti cuori, io salirò in cielo dopo che i miei bravi connazionali mi avranno fatto la festa mentre voi continuerete la mia opera.

E Simone: bene Maestro, mi piacciono tanto le feste di compleanno. Ma ci sarà anche la torta con le candeline?

Gesù: torte non ce ne saranno, ma in compenso ci sarà un grande cero pasquale! Ciò detto s’incamminarono alla ricerca di altri seguaci (poi scoprirono di chiamarsi apostoli).

Durante il cammino, Simone (il solito incorreggibile) chiedeva spiegazioni al Maestro.

Quando pensò che fosse giunta l’ora, Gesù disse a Simone: da oggi non ti chiamerai più Simone ma ti chiamerai Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.

E Simone che non ne voleva ancora sapere di tutte queste novità pensò: non solo mi tocca fare da pescatore, ma anche da geometra. E, con il progetto e la legge Bucalossi come la mettiamo? Le tasse chi le paga? Siamo peraltro poveri in canna (non quella da zucchero né tanto meno quella di cui oggi si fa tanto uso e consumo!!). Non dovremmo essere proprio noi i primi abusivi! E poi, perché mi dovranno chiamare proprio Pietro? (Lo avrebbe capito in seguito!).

Di dubbio in dubbio si andava sempre in giro e di tanto in tanto Gesù, incontrato qualcuno che faceva al caso suo, lo invitata a seguirlo.

Di paese in paese si radunava sempre più gente che voleva ascoltare il Messia, convinti che era colui che avrebbe risolto tutti i problemi del popolo d’Israele.

Ogni tanto, anche per movimentare la situazione, Gesù si prodigava in qualche miracolo, lasciando esterrefatti tutti i presenti.

Ad un raduno rock, si presentò la necessità di sfamare tutta la folla presente. Senza perdersi d’animo, il Maestro ordinò che venissero distribuiti i pochissimi pani e pesci che avevano a disposizione. Ma, nonostante il fatto avesse dell’incredibile, la folla fu completamente sfamata, tanto che ci furono pure degli avanzi.

Quasi atterrito da quanto accadde, un discepolo si avvicinò a Gesù chiedendo come aveva fatto.

Questi rispose:possibile che non vi siete accorti di quel camion di surgelati che ho fatto portare?

Passavano intanto i giorni ed i nostri continuavano a girovagare. Giunti in una città (la fama di guaritore oramai precedeva Gesù dovunque andasse; e non avevano ancora inventato né cellulari né GPS!), si presentarono davanti al Maestro delle persone chiedendogli di giudicare una donna peccatrice (prostituta tanto per essere chiari). Gesù, guardandola bene negli occhi, (erano veramente tanto belli!), le disse: donna, io ti perdono. Tu veramente hai peccato ma è anche vero che hai fatto felici tanti uomini, hai fatto rinvigorire chi era oramai atrofizzato, ti sei data senza remore e per compensi molto limitati. E chi fra di voi, (rivolgendosi agli astanti), non vorrebbe soggiacere almeno una volta con lei faccia, un passo indietro!

A questa domanda, scapparono tutti a gambe levate, tanto da sollevare una nuvola di polvere (le strade non erano ancora asfaltate! Non esistevano catrame e cemento, come recita una famosa canzone).

E intanto si continuava a camminare (era questo il loro destino), quando in una via del paese si avvicinò un cieco, chiedendo al Maestro di ridargli la vista. Questi gli pose le mani sugli occhi ed il cieco riebbe la vista. A questo punto tutti gridarono al miracolo e ad un suo seguace (non era lo stesso di prima) che gli chiedeva come aveva fatto, Gesù rispose candidamente: è molto semplice. Ho messo nei suoi occhi un paio di lenti a contatto!

Il discepolo soddisfatto della risposta (non sapeva comunque di cosa si trattasse) corse per mettere al corrente gli altri apostoli.

Così sempre più incuriositi, seguivano il Maestro che continuava a parlare di verità, di regno dei cieli, di povertà, di obbedienza ecc..

Fra un impegno ed un altro i nostri amici furono invitati a nozze; oltre ai problemi dello spirito ogni tanto c’erano anche quelli del corpo. Durante il banchetto però venne a mancare il vino e siccome non avevano ne birra, né coca cola, per non fare brutte figure con i commensali, la madre di Gesù, Maria che era parente della sposa, pregò il figlio di fare il miracolo nel trasformare l’acqua in vino. Da qui la fregatura, venne fuori la prima raccomandazione della storia. Al solito discepolo che chiese la soluzione, il Maestro rispose: anche questo è semplice. Basta un po’ di zucchero ed una mistura appropriata ed il gioco è fatto.

Appagato dalla risposta, il discepolo pensò:

quasi quasi faccio la proposta per la candidatura al premio Nobel per la chimica, tanto ne sa il Maestro!

Ma il più incredulo dei discepoli era un certo Tommaso. Era costui un tipo tanto incredulo che per convincerlo il Maestro gli doveva fare le dimostrazioni dei miracoli più e più volte, tanto che alla fine Gesù lo apostrofò: ma sei proprio tonto o ci fai perché ti diverti? In un caso o nell’altro d’ora in poi se vorrai credere lo dovrai fare solo per fede!

E Tommaso che peraltro non era tanto stupido pensò fra sé e sé: il Maestro afferma che Tutto è in Lui. Ebbene, se così è (a questo punto non voglio dubitarne), perché non mi ha fornito direttamente del dono della fede? Si vuole forse servire di me per dirlo agli altri? E, se è vero anche questo, che senso ha, visto che L’uomo sarà sempre più al livello di una bestia? Veramente Lui spera (e come, se è già al corrente di tutto!) che il mondo potrà essere migliore?

Tra un dubbio ed un altro, tra un miracolo ed un altro, tra una spiegazione ed un’altra, il tempo passava e ci si avvicinava così alla fine del programma.

Giunti a Gerusalemme, Gesù fu accolto trionfalmente dalla folla festante che sventolava bandiere mentre la banda comunale suonava “Dio è morto” (successivamente interpretata dai Nomadi, che non è un popolo di errabondi ma un complesso vocale e strumentale). Dopo qualche giorno, Gesù radunò i suoi dicendo loro che era giunta l’ora per Lui di completare l’opera.

Una sera di giovedì li invitò a recarsi in pizzeria per mangiare tutti assieme una pizza. Durante la cena, guardando con cipiglio il discepolo Giuda, affermò che qualcuno dei suoi lo avrebbe tradito. Ognuno si stupiva alquanto e, specialmente Simone-Pietro, sostenne che non sarebbe stato mai possibile. Meraviglia più, meraviglia meno, successe che il Maestro fu consegnato in mano ai suoi carnefici che lo misero in croce; era di moda a quel tempo, forse perché non avevano ancora inventato la sedia elettrica; sarà orrenda ma si soffre molto meno.

Quando gli fu chiesto se era amico di Gesù, Pietro negò perentoriamente, non tanto per paura di essere ammazzato, quanto per essere controcorrente, non una, né due ma per ben tre volte; da qui capì il perché del nome: uno con la testa proprio dura!

In altro luogo intanto, (oramai si stava diffondendo la moda dei pentiti), Giuda roso dal rimorso per aver venduto il Messia per trenta denari, quando poteva chiederne magari anche trecento, si impiccò ad un ramoscello di prezzemolo. Ma prima di morire riuscì a fare un’osservazione a cui però non poté dare risposta: È vero, ho fatto una cosa non bella, ma come potrei salvarmi, anche pentendomi? In nessun caso potrei! Se il

Maestro, che è figlio di Dio e quindi anch’egli Dio, aveva predetto ciò che sarebbe successo, potevo io, povero mortale cambiare il Disegno Divino?

Con l’animo stracolmo di dubbi, cessò quindi di appartenere al genere umano.

Nel frattempo Gesù messo in croce, vedeva la gente ebraica ed i soldati romani ai suoi piedi, non per adorarlo, come sarebbe stato giusto, ma per torturano; Lui sapeva tutto ciò, però doveva sopportare, altrimenti non avrebbe potuto rimettere i peccati al tanto ingrato Uomo. Ma una delle più forti umiliazioni fu quando dall’atto della croce, Gesù chiese di essere dissetato ed il soldato romano anziché dargli una bibita fresca, che ne so, una gassosa, una birra, un crodino gli diede in un bicchiere di plastica acqua, fiele e olio di ricino.

Passi per l’acqua e il fiele, anche se fa proprio schifo è sempre del liquido, ma l’olio di ricino? Quale intestino si doveva pulire se da tre giorni era a digiuno? Il discepolo Giovanni, che era veramente addolorato, ha posto la domanda al diretto responsabile e questi candidamente ha ammesso: ma io, vedendolo tanto sofferente e credendo avesse mangiato troppo, ho pensato di farlo per il suo bene, in modo che non si sentisse troppo appesantito e magari potesse anche fargli male!

Benedetta ingenuità!!!

Oramai sentendo che le forze lo stavano abbandonando e che, più volte invocato il Padre, nessuno andava a salvarlo disse: io vi perdono lo stesso razza di sciagurati, ma se quando verrete in Cielo non sarete pentiti vi farò tornare sulla terra fino a quando non avrete imparato la lezione!

Quindi chinò il capo, rendendo al Padre suo ciò che gli aveva donato.



Erano passati circa quaranta giorni (almeno col calendario del tempo), quando i nostri amici (stiamo parlando di tutti i discepoli di Gesù) si trovavano a sollazzarsi in una grande abitazione, avendo dato oblio a tutto ciò che avevano passato ed alle promesse fatte, (ma si sa, la carne è forte e la mente è debole!), ed ecco all’improvviso, apparso come per magia, anzi, non come, ma proprio divinamente, Gesù. Tutti esterrefatti, indietreggiarono fino a sbattere con le spalle al muro tanto da provocare un boato colossale. Nonostante erano stati vigili testimoni di ogni prodigio (almeno così credevano), gli ignari non ricordavano più ciò che il Maestro aveva loro promesso: sarebbe salito al Cielo e dopo quaranta giorni sarebbe disceso in mezzo a loro, per poi ritornare definitivamente alla destra del Padre.

Piano piano, qualcuno si avvicinava credendo si trattasse del fantasma di Gesù, ma Costui li rassicurò ripetendo la profezia fatta tempo prima. Costatando quindi che si trattava veramente di Gesù in carne ed ossa, tutti corsero ad abbracciarlo, a baciargli le vesti, tranne il solito Tommaso, che com’è ormai risaputo, è molto incredulo e ammette solo ciò che può toccare con mano.

E Gesù, scocciato per la testa dura di Tommaso, lo incitò ad avvicinarsi e a mettere le mani nelle ferite provocate dalle lance dei soldati, in modo da non poter avere più dubbi sulla veridicità di quanto affermava. Tommaso, seppure con qualche reticenza si accostò al Maestro e mise le mani nelle piaghe, affondò le dita, girò e rigirò le mani più volte, fino a quando soddisfatto della cosa, si complimentò per il buon lavoro fatto dal chirurgo plastico anche se la rimarginazione delle ferite non era ancora ad un livello soddisfacente, peraltro la tecnica e i mezzi a disposizione non permettevano più di tanto. Un dubbio però gli lacerava la mente, ma per timore di essere preso per imbecille, non ebbe il coraggio di far domande: come ha fatto il chirurgo per l’anestesia, ha usato del volgarissimo oppio o chissà quale altra porcheria, giacché non avevano ancora scoperto né il protossido d’azoto, né altri anestetici di sicura efficacia? Ha sopportato anche questo come ha fatto sulla Croce, o piuttosto è ricorso al suo Potere Divino, in considerazione che nessuno lo poteva più vedere?

Sebbene il dubbio lo assillasse perennemente, decise di smettere con quel modo di pensare e di testimoniare a spada tratta (ma è solo un modo di dire, perché Tommaso non sapeva usare nemmeno un temperino, figuriamoci la spada), la fede in Cristo. Tant’è che poi lo hanno fatto Santo occupando un posto di privilegio fra la schiera dei santi.

Ed accanto a Lui ne furono messi tanti altri che di dubbi, di incertezze e nefandezze ne hanno fatte tante, anche in tempi futuri; ma di tutto ciò sarà la storia a darne conto.

A proposito di storia, si racconta che in un certo tempo, un certo Saul (in seguito chiamato Paolo di Tarso), si divertiva in particolar modo a dar la caccia ai cristiani. Un giorno mentre viaggiava da Gerusalemme a Damasco, una luce fortissima lo accecò facendolo cadere da cavallo. Era Dio che faceva le prime prove per la distribuzione dell’energia elettrica e, in un momento di distrazione, provocò un corto circuito fra cielo e terra. Paolo che non aveva con sé nemmeno gli occhiali da sole perché glieli aveva fregati un nipotino, rimase totalmente abbagliato. In tutto questo ha visto (o ha creduto di vedere Gesù) e ciò lo portò ad abbandonare la sua religione per abbracciare la fede cristiana. Ma, come si dice: chi lascia la strada vecchia per la nuova …………!!?? Un altro grande merito di Paolo, a seguito di quello che gli era successo, è che, pur non rendendosi conto, inventò il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni, anzi no, solo delle Poste perché per le Telecomunicazioni ci sarà da aspettare ancora un po’, per aver scritto e spedito più Lettere Lui che tutti quelli che non sapevano scrivere e per tale motivo gli fu assegnato il premio “palo”, tant’è che pare secondo alcune malelingue sia stato giustiziato da Nerone. Costui, imperatore romano, si chiamava così non perché era nero di pelle, nemmeno perché si sia abbrustolito nell’incendiare Roma, ma perché era nero dalla rabbia per aver dovuto pagare la “tassa a carico” di tutte le lettere che gli aveva spedito Paolo. Oltre al danno anche la beffa, pensava Nerone. Passi per il danno ossia i soldi da pagare, ma la beffa era ancora più beffa perché non riusciva a capire un tubo di ciò che Paolo scriveva (e pensare che doveva essere il più colto essendo l’imperatore!). Ma si sa, non brillava per intelligenza, così come non eccelleva nel canto.

Ma ciò che più gli rodeva il fegato era il non poter capire quello che principalmente Paolo affermava nelle sue Lettere e che in sintesi si può riassumere nel seguente pensiero: Dio ha dato all’Uomo la facoltà di essere libero, ma nello stesso tempo Paolo vede ogni cosa dipendere non dalla volontà o dall'impegno dell'individuo, ma dalla misericordia di Dio.

Beh! Lasciamo Nerone cuocere nel brodo del suo dubbio, così come lo stesso dilemma assillerà tanta altra gente anche in futuro.

In una giornata grigia e minacciosa di pioggia, si teneva in una Sinagoga di Ebron un summit (un’importante riunione) del consiglio della S.I.A.E., che non significa Società Italiana Autori Editori, ma è solo l’acronimo di Servizio Internazionale Affissioni Epistole, per un ricorso fatto da un ebreo di nome Ebro che si è visto togliere dal governo sia la pensione sia l’assegno di invalidità del fratello semi quasi paralitico. Ciò è accaduto perché questi è stato guarito miracolosamente da un seguace di Gesù di cui non si conosce il nome, non per la tanto citata privacy ma per le voci discordanti che non riescono ad attribuire l’evento effettivamente al vero autore.

L’arringa del povero ebreo si basava sulla affermazione che con quei soldi poteva mandare avanti dignitosamente la famiglia, tanto il congiunto poteva anche sopportare qualche disagio. Invece con la guarigione (ma chi gliela aveva chiesta?) e con il conseguente ritiro della pensione, il poveretto è costretto a lavorare come un matto per accudire ai bisogni dei parenti ed anche del miracolato, perché anche se guarito, ha perso l’abitudine di lavorare ed il malcapitato Ebro a questo punto non se la sente di lasciarlo morire né di fame né di altro, tanto non avrebbe senso, considerato che ci vorrebbe così poco a guarirlo di nuovo. Ma i giudici ascoltate le arringhe sia dell’accusa che della difesa, decidono per il ritiro della pensione condannando il povero disgraziato a pagare anche le spese giudiziarie!

(A volte non conviene proprio far del bene!!).



Passavano intanto gli anni e come Gesù aveva predetto a Pietro e agli altri apostoli, la Sua Chiesa si stava diffondendo sempre di più, ma con qualche leggera differenza. La dottrina di Cristo era quella della povertà assoluta (infatti, aveva sempre detto ai suoi seguaci di vendere tutti i loro beni e seguirlo) e della carità verso il prossimo.

La costituente Chiesa invece si andava rafforzando non solo spiritualmente ma ancor di più materialmente. Abbiamo avuto i migliori papi (sarebbero Cristo in terra) come i più grandi statisti e condottieri, tanto da dare dei punti ai vari Cesari e Napoleone, hanno conquistato territori molto vasti, hanno “convertito” alla loro religione tanta gente. La Chiesa così costituita ha dominato (e domina) su buona parte del mondo. Era talmente convinta del proprio credo religioso che non ha impiegato molto ad instaurare una guerra, chiamata “Guerra Santa” (in Israele e Palestina) per liberare, si diceva, il Santo Sepolcro dagli Empi (i musulmani). Ma stranamente, quella che doveva essere la terra promessa, la terra della libertà, la terra benedetta da Dio, continua ad essere un teatro di continue battaglie e massacri (e tutto in nome della religione; ma di quale? Ognuno pensa che la sua sia la più giusta e quindi da imporre anche con le armi!!).

Qualcuno dal cervello piccolo ma con “la vista lunga” avrebbe più volte asserito che nel mondo basterebbero i Papi e la Chiesa a governare e tutto risulterebbe perfetto!

Ma in base a quali conoscenze si può affermare tutto ciò, chiede un giorno, un misero tapino a quello dal cervello fino?

E questi comincia ad elencare una serie di motivi tra i quali quello che i Papi sanno amministrare efficacemente sia i beni spirituali che quelli materiali: per “il materiale” razziavano tutto quello che era possibile, per “spirituale” soggiogavano in modo diretto ed indiretto tutti i fedeli, anzi per poter avere più potere (ma lo facevano solo per il bene del popolino) mantenevano il più alto indice di ignoranza.

Hanno anche molta esperienza in fatto di demografia, sanno essere dei buoni padri di famiglia (come può essere diversamente con un nutrito numero di figli naturali ed acquisiti!!) e quindi degni della più alta considerazione (Gesù ha sempre detto infatti: amate il prossimo vostro come voi stessi).

I Papi hanno avuto anche un altro grande merito sociale: quello di aver inventato per primi il “Corpo dei Vigili del Fuoco”.

Infatti, volendo fare esperienza nell’arte culinaria (sono tutti abbastanza opulenti), indecisi tra il cuocere la carne arrosto o al forno, prendevano quelli che non erano dello stesso parere della Chiesa e li mettevano ad arrostire su di un rogo e lì vigilavano fino a che il fortunato, oggetto delle loro attenzioni, non era ben abbrustolito. E qui si evidenzia la grande coerenza della chiesa, giacché finivano arrosto non solo i laici ma anche i loro stessi colleghi: preti, suore e prelati di ogni genere.

Tra questi meritano una menzione particolare il frate Gerolamo Savonarola e il prete Giordano Bruno, quest’ultimo particolarmente soddisfatto perché fu messo ad arrostire non in una semplice piazza ma addirittura a “Campo dei Fiori” a Roma, dove almeno, l’acre odore di bruciato era fortemente mitigato dall’intenso profumo dei fiori!!!

È tanta quindi l’esperienza acquisita in fatto di carne ai ferri, che anche quando i Tedeschi, esperti anch’essi di cucina ma particolarmente di carne messa in forno, solo che in questo caso i “fortunati” erano gli ebrei, si, proprio quelli prediletti da Dio, la Chiesa pur non fornendo una nuova ricetta, si limitava ad accettare il menù offerto dalla casa.

Intanto l’omino dal cervello fino continua il suo interminabile elenco di motivi che indurrebbe a pensare di affidare le sorti del genere umano al Clero, ma il misero tapino, visibilmente scosso, anzi proprio sconvolto lo prega di interrompere la sua elucubrazione, altrimenti si vede costretto a contattare il padreterno, magari via internet o tramite messaggio satellitare o con qualsiasi altro strumento per chiedere una qualche spiegazione.

Ma subito si rende conto che la sua pretesa è quanto meno assurda: come può un misero tapino capire l’impenetrabile Disegno Divino????!!!!


 
Torna ai contenuti | Torna al menu