CRITICA LOCALE
LA LETTERA DI RALPH NADER ( nostra esclusiva la versione italiana ) |
[05 febbraio 2010] Distribuitela, grazie L’esempio di Howard Zinn contro la guerra Di Ralph Nader --- Ci sono diversi servizi ed eventi commemorativi in programma per Howard Zinn che il The New York Times definì uno “storico, un lavoratore dei cantieri navali, un attivista per i diritti civili e un puntatore nella II guerra mondiale, quando morì a 87 anni il mese scorso”. La sua legione di amici, studenti, ammiratori e colleghi interverrà numerosa per ricordare alla nazione il suo valore di leader civile, insegnante motivazionale, autore di più di un libro popolare come A People’s History of the United States e sempre elegante, compassionevole e persona di alto livello culturale. Giudicati da assemblee simili per ricordare attivisti e scrittori progressivi, gli encomi per il Professor Zinn, che insegnò allo Spelman College alla fine degli anni ‘50 e all’inizio degli anni ‘60 (2 dei suoi studenti furono M. Wright Edelman e A. Walker) e alla Boston University fino al 1988, saranno profondi, generalizzati e ispirati da aneddoti. Le accoglienze seguiranno e quelle in servizio ritorneranno alle loro case, sperando che quello che Howard Zinn disse, scrisse e attuò servirà come un esempio per quelli che seguono la sua filosofia pubblica dell’essere e del fare. L’eredità di Mr. Zinn, tuttavia, deve superare le dolci memorie che restano nel cuore della gente. Il suo ricordo deve andare oltre la versione del libro per giovani e adulti (ora in una mini serie TV su History Channel) per ispirare ancora ciò che il Times descrisse come “la generazione di maturandi e universitari che ripensano la storia USA”. Che ne dite di avvicinarvi a quella grande realtà nazionale che ha creato e informato onestamente e di aiutare a migliorarla per sostenere la costituzione dell’Istituto Howard Zinn for Advancing Peace and Justice? Pensiero ed azione fluiscono perfettamente verso la definizione di “libertà” fino alle parole di Cicerone che la ritenne “partecipazione al potere”. Quando il Sen. P. Wellstone e sua moglie, Sheila, morì in un incidente aereo nel 2002, i suoi figli lanciarono la “Wellstone Action!” con contributi da tutto il paese per orientare i cittadini attivi nella spinta alle comunità poco rappresentate al potere ad impegnarsi nella vita civile. Di conseguenza, il lavoro progressista del Senatore Wellstone continua anno dopo anno per far crescere la nostra democrazia. La vita di Howard Zinn non seguirà il solito sentiero. La sua esperienza di lavoratore manuale e organizzatore a New York City dette profondità ai suoi colleghi e laureati di ogni annata. Entrò alla Università di New York all’età di 27 anni e completò il suo Ph.D. alla Columbia University oltre i 30 anni. Considerate le origini delle sue opinioni sulla guerra come riassunte in queste sue parole: La guerra è per definizione l’uccisione indiscriminata di alti numeri di persone per fini che non sono certi. Pensate ai mezzi e ai fini, ed applicateli alla guerra. I mezzi sono orribili, certamente. I fini: incerti. Quelli soli potrebbero farvi esitare … Noi soffriamo in così tante maniere. Certamente noi dovremmo essere capaci di capire che tra la guerra e la passività ci sono un migliaio di possibilità. Nella II Guerra Mondiale, Mr. Zinn fu un puntatore sugli aerei che sganciarono napalm anche durante una scorreria su una città in Francia chiamata Royan. Dopo la guerra, la sua sensibilità si scandalizzò, Zinn tornò a Royan per le strade e intervistò i sopravvissuti: tra essi erano inclusi civili francesi. Per sessanta anni, questo veterano dell’Army parlò contro tutte le guerre, dal Vietnam all’Iraq e altre, dall’invasione Sovietica dell’Afganistan agli attacchi Indonesiani, Africani e Cinesi. Howard Zinn non scelse le sue ingiustizie. Non importava da dove venissero, egli era all’opposizione. In un tributo pungente di “ringraziamento” al suo editorialista onesto, Matthew Rothschild, editore del Progressive Magazine, scrisse “Grazie Howard Zinn, per essere un Ebreo che ebbe il coraggio di criticare l’oppressione israeliana dei Palestinesi, per primo”. Il Professore del MIT Noam Chomsky, vecchio amico di Zinn, commentò il suo “contributo sorprendente alla cultura morale e intellettuale americana”, notando il suo “ruolo potete nell’aiutare… il movimento per i diritti civili e il movimento contro la guerra”. I suoi 2 amici di Hollywood, Matt Damon e Ben Affleck, portarono la storia di Zinn dell’oppresso, dei lavoratori, dei contadini, delle donne, degli schiavi e altre minoranze, nella cultura popolare,culminando in una versione televisiva del libro: The People Speak. Forse l’editorialista del Boston Globe James Carroll arrivò in modo personale alla persona magnetica di Zinn per molte persone “Egli aveva un genio”, scrive Carroll, “per i significati pratici dell’amore. Questo è ciò che muoveva legioni di giovani verso di lui e ciò che rendeva l’intero circolo dei suoi amici sempre così meravigliati e grati”. Zinn spiegò se stesso nella sua autobiografia You Can’t Be Neutral on a Moving Train. I suoi 2 più grandi disappunti negli ultimi 2 anni furono la perdita di sua moglie Roslyn e lo spettacolo di Barack Obama. Nel suo ultimo articolo sulla Casa Bianca di Obama, scrisse: “ho dovuto cercare molto per un trovare un punto illuminante”. Roslyn e Howard Zinn lasciano due figli, Myla e Jeff,e cinque nipoti. Insieme al suo editore di 7 Stories Press, Dan Simon, il suo direttore, Matthew Rothschild, il suo intervistatore, Amy Goodman, il suo collega Anthony Arnove, e i suoi innumerevoli scrittori e combattenti per la giustizia, per il principio che la verità è rivoluzionaria, perché non organizzare nelle vicinanze un istituto ben fondato e fornito di personale, come lui esortava così spesso, con orizzonti per tutte le stagioni, come si confaceva la sua visione? Sebbene il desiderio di ricordare sia ora intenso, è la determinazione che realizza il pensiero. Jean Monnet, il grande capo civile francese del dopo guerra, mise il corso dell’eredità sul binario quando sostenne che “ senza la gente, nulla è possibile, ma senza le istituzioni, nulla resiste”. Per più informazioni, visitate zinnedproject.org, peopleshistory.us, il peoplespeak.com o howardzinn.org. ------ Tradotto da F. Allegri il 13/05/2010 |
Please share with others. (senza titolo) By Ralph Nader --- There are several memorial services and events being planned for Howard Zinn whom The New York Times called a “historian, shipyard worker, civil rights activist and World War II bombardier, when he passed away at age 87 late last month”. His legion of friends, students, admirers and colleagues will be out in force reminding the country about his impact as a civic leader, motivational teacher, author of the ever more popular book A People’s History of the United States, and all around fine, compassionate, and level-headed human being. Judging by similar gatherings for remembering other progressive activists and writers, the encomiums for Professor Zinn, who taught at Spelman College in the late fifties and early sixties (two of his students were Marian Wright Edelman and Alice Walker) and at Boston University until 1988, will be heartfelt, wide-ranging and inspiringly anecdotal. Receptions will follow and those in attendance will return to their homes, hoping that what Howard Zinn spoke and wrote and how he acted will serve as an example for those who follow his public philosophy of being and doing. Mr. Zinn’s legacy, however, needs more than sweet memories that carry forward the spirit of people. His impact needs more than the adult and youth book version (now in a television miniseries via the History Channel) to continue inspiring what the Times described as “a generation of high school and college students to rethink American history”. How about drawing on the large, national constituency whose lives he has informed honestly and helped improve to support the establishment of the Howard Zinn Institute for Advancing Peace and Justice? Thought and action in a seamless flow toward returning the definition of “freedom” back to the words of Marcus Cicero as “participation in power”. When Senator Paul Wellstone and his wife, Sheila, died in a plane crash in 2002, his children started “Wellstone Action!” with contributions from all over the country, to train citizen organizers to help empower underrepresented communities to engage in civic life. As a result, Senator Wellstone's progressive work to deepen our democracy continues in action year after year. The life of Howard Zinn did not follow the usual pathways. His experience as a manual laborer and organizer in New York City gave depth to his college and graduate years. He entered New York University at the age of twenty-seven and completed his Ph.D. at Columbia University in his thirties. Consider the origins of his views on war summarized in his own words: War is by definition the indiscriminate killing of huge numbers of people for ends that are uncertain. Think about means and ends, and apply it to war. The means are horrible, certainly. The ends, uncertain. That alone should make you hesitate … We are smart in so many ways. Surely we should be able to understand that between war and passivity, there are a thousand possibilities. Back in World War II, Mr. Zinn was a bombardier in planes that dropped napalm including during a raid over a town in France called Royan. After the war, his sensitivities horrified, Zinn returned to Royan on the ground and interviewed survivors, which included French civilians. For sixty years, this Army veteran spoke out against all wars, from Vietnam to Iraq, and others, from the Soviet invasion of Afghanistan to Indonesian, African and Chinese assaults. Howard Zinn did not choose his injustices. No matter where they came from, he was in opposition. In a poignant tribute of “thank yous” to his regular columnist, Matthew Rothschild, editor of the Progressive Magazine, wrote “Thank you, Howard Zinn, for being a Jew who dared to criticize Israel's oppression of the Palestinians, early on”. MIT Professor Noam Chomsky, a long-time friend of Zinn, commented on his “amazing contribution to American intellectual and moral culture”, noting his “powerful role in helping ... the civil rights movement and the antiwar movement”. His two friends from Hollywood, Matt Damon and Ben Affleck, took Zinn's history of the downtrodden, the workers, farmers, women, slaves and other minorities, into popular culture, culminating in a television version of the book, The People Speak. Perhaps, Boston Globe columnist James Carroll touched most personally on Zinn’s magnetic persona to so many people. “He had a genius”, Carroll wrote, “for the practical meaning of love. That is what drew legions of the young to him and what made the wide circle of his friends so constantly amazed and grateful”. Zinn explained himself in his autobiography You Can't Be Neutral on a Moving Train. His two greatest disappointments in the past two years were the loss of his wife Roslyn and the performance of Barack Obama. In his last article on the Obama White House, he wrote, “I've been searching hard for a highlight”. Roslyn and Howard Zinn left two children, Myla and Jeff, and five grandchildren. Together with his publisher, Dan Simon of 7 Stories Press, his editor, Matthew Rothschild, his interviewer, Amy Goodman, his associate, Anthony Arnove, and his innumerable writers and fighters for justice, for the principle that the truth is revolutionary, why not a well-funded and staffed Institute, organizing from the neighbourhoods on up, as he urged so often, with horizons for all seasons, as befits his vision? Although the desire to remember is now intense, it is the willpower that implements the thought. Jean Monnet, the great postwar French civic leader, put the legacy course on track when he asserted that “without people, nothing is possible, but without institutions, nothing is enduring”. For more information, visit zinnedproject.org, peopleshistory.us, the peoplespeak.com, or howardzinn.org. |
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128 - Rabbia popolare (su Wall Street e la sua riforma)
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123 - Gli USA e la guerra in Afganistan
122 - B. Obama in Cina
121 - Lettera aperta al Presidente Obama sull'Afganistan
120 - Critica alla sanità di Obama
119 - Contro la guerra in Afganistan
118 - Critiche a Barack Obama
117 - Barney Frank e il Pianeta delle Banche
116 - Rapporto CBO sull'errore sanitario illecito
115 - Tutto sulle carte di credito in USA
114 - E' ora che i cittadini si riuniscano
113 - Un'idea nuova (sul nuovo libro di Nader)
112 - Tirare ancora i dadi (tassare le transazioni di borsa)
111 - Il significato delle parole (fra stampa e libri)
110 - Lotte per il single payer e alle frodi
109 - Tra la retorica e la realtà (su Obama, i democratici e la riforma sanitaria)
108 - Affarismi sanitari in USA
107 - I premi di analisti e operatori di borsa
106 - Le privatizzazioni in USA (dalle autostrade alle sedi dei parlamenti statali)
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