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IL FRATELLO UCCIDE IL FRATELLO
Abbiamo cominciato ad affrontare il discorso sul
diritto alla vita, partendo da una visione, per così dire,
"comunitaria" del tema, e nell’affacciarsi al terzo
millennio, non poteva, a mio avviso, essere diversamente. Ciò non
toglie che, non bisogna mai perdere la memoria storica, la quale, ci
consente di avere forse, un atteggiamento più maturo, nell’analisi
degli eventi. Non possiamo infatti, trascurare, il fenomeno del
"genocidio" che, nel corso dei secoli ha interessato, popoli,
che si sono visti perseguitati, e sterminati in nome di falsi ideali
politici, sociali e purtroppo cosa ancor più grave, religiosi! Inutile
dire che nel corso della storia fenomeni simili sono stati, piuttosto
frequenti, ma quello che ha forse suscitato le più aspre polemiche, e
che ancora oggi continua ad essere una vera e propria ombra oscura, è:
la Shoah! Mi piacerebbe riportare a tal proposito, un’espressione
di Giovanni Paolo II:<< Al male morale di qualsiasi genocidio si
aggiunge, con la Shoah, il male di un odio che mette in discussione il
piano salvifico di Dio nella storia>>. Risale infatti solo al
97/98, il documento "NOSTRA AETATE" , con cui la chiesa
cattolica non solo si scusa per, non aver saputo intervenire, nella
faccenda, ma per aver, addirittura, sotto alcuni aspetti, aver
contribuito e legittimato certi atteggiamenti intolleranti nei confronti
del popolo semita. Questa infatti, una celebre citazione di Giovanni
Crisostomo:<< Come gli animali senza ragione…così il popolo
giudaico per ebbrezza e obesità è caduto nella peggior malizia, si
ribellò, non volle ricevere il giogo di Cristo né trascinare l’aratro
della disciplina… Ma tali animali, brutti, inatti al lavoro, divengono
atti al macello. Il che vale anche per loro: resi inutili al lavoro,
sono diventati adatti al macello. Per cui Cristo ha detto: "I miei
nemici, che non vollero che regnassi su di loro, conduceteli qui e
uccideteli">>. Questo solo uno degli esempi più clamoroso,
di stermini compiuti e che continuano a compiersi in nome di non si sa
quali alti ideali……anche religiosi!
Nella sensibilità del nostro tempo si leggono i
diritti umani come valori generali, si cede invece, alla pretesa della
tutela dei diritti umani. Per la palese importanza che in materia ha
avuto L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ritengo opportuno
riportare una parte del testo della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo:
Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo. Dopo questa solenne deliberazione, l’Assemblea
diede istruzioni al Segretario Generale di provvedere a diffondere
ampiamente questa Dichiarazione il cui testo ufficiale è disponibile
nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, cioè cinese, francese,
inglese, russa, spagnola. Il preambolo contiene una serie di
considerazioni:
· Il riconoscimento della dignità inerente
a tutti i membri della famiglia umana, e dei loro diritti, uguali ed
inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della
giustizia e della pace nel mondo;
· Il disconoscimento e il disprezzo dei
diritti dell’uomo hanno portato ad atti di barbarie;
· L’avvento di un mondo in cui gli esseri
umani della libertà di parola e di credo è stato proclamato come la
più alta aspirazione dell’uomo;
· E’ indispensabile che i diritti siano
protetti da norme giuridiche;
· E’ indispensabile promuovere lo sviluppo
dei rapporti amichevoli tra le Nazioni;
· Gli Stati membri si sono impegnati a
perseguire il rispetto e l’osservanza universale dei diritti dell’uomo
e delle libertà fondamentali;
· Una concezione comune di questi diritti e di questa
libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di
questi impegni.
A questo punto, l’Assemblea Generale proclama la
dichiarazione dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da
tutti i popoli e da tutte le Nazioni al fine che ogni individuo e ogni
organo della società avendo costantemente presente questa
Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione,
il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne,
mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale,
l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli
degli stessi Stati membri, quanto tra quelli dei territori sottoposti
alla loro giurisdizione.
Per prima cosa, va sottolineato che a ogni individuo,
senza distinzione di razza, colore, lingua, sesso, religione, opinione
politica, ricchezza, spettano tutti i diritti e le libertà.Ogni
individuo ha diritto alla vita; alla libertà; alla sicurezza della
propria persona; al riconoscimento della sua personalità giuridica;
alla tutela contro ogni discriminazione; alla libertà di movimento e di
residenza; all’asilo politico; ad una cittadinanza; di sposarsi; alla
libertà di pensiero, di religione, di manifestare, di opinione, di
espressione, di riunione, di associazione; di partecipare al governo del
proprio paese; alla sicurezza sociale; al lavoro; a una remunerazione
equa e soddisfacente; al riposo e allo svago; all’istruzione. Nessun
individuo può esser tenuto in stato di schiavitù; sottoposto a
tortura; arrestato arbitrariamente; privato della cittadinanza e della
sua proprietà. Alla luce di quanto qui su riportato, quando ci fermiamo
a considerare, gli scempi che l’uomo, in nome dei propri interessi
egoistici, ha posto in essere, non possiamo non sentirci colpevoli, come
Caino che si nasconde di fronte al sangue innocente
di Abele che grida giustizia dalla terra. Per quanto, infatti, le ferite
saranno rimarginate, resteranno pur sempre come cicatrici.
Incancellabili, come i tatuaggi sul braccio dei bambini di Auschwitz.
La stessa Evangelium Vitae, pone l’accento sulla
creazione dell’uomo per la vita. L’uomo infatti, fu creato per un
destino di vita piena e perfetta, che però viene contraddetto dall’esperienza
lacerante della morte che entra nel mondo e getta l’ombra del non
senso sull’intera esistenza dell’uomo. E vi entra in modo violento,
attraverso l’uccisione "del proprio fratello". E’ con
questo episodio che l’uomo appare (forse lo è) come il nemico del suo
simile; il fratello che uccide il fratello, non solo viene violato il
principio carnale ma, soprattutto la parentela "spirituale",
che accomuna gli uomini in un’unica grande famiglia, essendo tutti
partecipi dello stesso bene fondamentale: l’uguale dignità personale.
Viene a tal proposito spontaneo pensare alle odierne
tendenze di deresponsabilizzazione dell’uomo verso il suo simile, di
cui sono sintomi, tra l’altro, il venir meno della solidarietà verso
i membri più deboli della società, e l’indifferenza che spesso si
registra nei rapporti tra i popoli anche quando sono in gioco valori
fondamentali come la sussistenza, la libertà, e la pace.
Queste solo alcune delle ideologie che
improvvisamente scoprono la perdita della propria innocenza, ma che non
decampano dalla convinzione che la storia, alla fine, darà loro
ragione: quella per cui non ci sono sistemi di idee che crollano, ma
"compagni che sbagliano".
Veronica Fernades
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