Vi è mai capitato che un libro "vi
chiami"? A me è capitato tante volte e non sono certo uscita di
senno o in preda a delle allucinazioni sonore. La molla, che mi spinge,
è il desiderio di pensare…di mettere letteralmente in moto il mio
cervello per trarne uno stimolo che accresca il mio grado di
consapevolezza della vita. Ci sono libri, che hanno un potere più forte
di altri; aprono le porte a spunti di riflessioni profondi ed è come se
dentro la propria testa si accendesse una lampadina in più e ci fosse
un po’ più di luce e di chiarezza dove prima c’era buio e
confusione. In questa precisa ottica io colloco la lettura del " De
brevitate vitae " di Seneca…è questo un classico, che merita di
essere letto attentamente, non solo perché è l’opera di un grande
artista senza tempo, che tra il dono della descrizione, di formare nella
parola un gesto, un’espressione, un atteggiamento; ma anche e
soprattutto per la profondità e al tempo stesso la modernità dei suoi
contenuti…Il concetto fondamentale, attorno al quale gira tutta l’opera,
è il fatto che non sia la vita ad essere realmente breve, ma l’uomo a
sprecarla, essendo incapace di mettere a frutto il tempo della propria
esistenza, perdendo così il dominio della vita e sacrificando la
propria libertà. Dice infatti "piccola è la parte di vita che
viviamo: tutto lo spazio rimanente non è vita ma tempo…" Secondo
il punto di vista di Seneca, solo il saggio può trionfare sul tempo
perché ne trasforma il valore da quantitativo a qualitativo , si
concentra nel presente e non lo spreca, realizzando ogni giorno, ogni
ora la perfezione della vita morale. E questo testo classico un’esortazione
alla saggezza, intesa come atarassia, allontanamento dalla frenesia e
confusione della vita della Roma imperiale. Il momento della sua stesura
ci spiega perché Seneca fosse arrivato a tali conclusioni. Le due date
accreditate per l’ideazione del "De brevitate vitae" sono o
il 49d.c. o il 62d.c. In entrambi i casi Seneca attraversa un periodo,
in cui si sente deluso per l’andamento della vita pubblica e si dedica
interiormente agli studi filosofici.
E comunque ciò che coinvolge è la qualità, il tipo
della morale di Seneca. Non i peccati sono il soggetto della sua opera,
ma i peccatori nella varietà e concretezza delle loro situazioni
psichiche. Seneca è un moralista doppiato da uno psicologo. Le morali
passano ma l’uomo resta. L’uomo, che ricerca il possesso di se
stesso, della propria vita è un tema più che mai moderno ed è ciò
che rende questo testo un grande "ever green". Buona lettura