"Nessuna autorità umana può dichiarare
legittimo ciò che la legge divina condanna: la vita di ogni uomo, anche
dell’uomo già concepito e non ancora nato, merita un rispetto
assoluto e incondizionato". Con queste parole Giovanni Paolo II
risponde ad una domanda sulla questione dell’aborto postagli in un’intervista
dal professor Donato Petti nei primi anni ottanta.
Giovanni Paolo prosegue: "Se non si rispetta
questo diritto primario, com’è possibile, poi, parlare di diritti
dell’uomo e di dignità della persona?"
E’ questo stesso diritto alla vita che molte
giovani donne nell’odierna società, così come in passato, violano
troppo spesso quando sono poste dinnanzi al dilemma se dare la vita
oppure negarla.
Per quanto da alcune indagini risulta che il numero
degli aborti in Italia sia diminuito, ancora tante le donne, giovani e
meno giovani, che si apprestano a compierlo, ancor più nei paesi in cui
i controlli sugli aborti clandestini diminuiscono. Altrettanto complesso
porsi dinnanzi alla questione, quando sono in gioco fattori differenti e
le motivazioni più o meno comprensibili di una simile operazione
risultano in ogni caso inconcepibili.
Oriana Fallaci in " Lettera ad un bambino mai
nato" affronta la questione con una sana dose di realismo;
protagonista una donna che vede nella maternità una scelta personale e
si pone il problema se al suo bambino piacerà nascere. Vero
protagonista è quel bambino cui non è data la possibilità di vedere
la luce, a cui troppo presto è stato chiesto di scegliere fra la vita e
la morte, senza che conoscesse la vita, se non attraverso i racconti di
una donna, la mamma.
Il teso della Fallaci è un ottimo punto di
riferimento poiché offre un quadro reale e allo stesso tempo frequente.
Troppi dubbi tormentano la mente di giovani ragazze che seppur per breve
assaporano la straordinaria sensazione di sentirsi mamme, l’ineguagliabile
gioia di poter parlare con qualcuno che è dentro di se, proprio come fa
la protagonista del monologo della Fallaci. Sono proprio questi dubbi,
cui si aggiungono situazioni familiari troppe volte disagiate, che
inducono a compiere un IVG (interruzione volontaria di gravidanza).
Tante, ancora troppe,le donne che negano il più
importante diritto dell’uomo, diritto che l’individuo in questione
non può rivendicare; ma tante psicologie differenti che sarebbe
complesso analizzare in toto. Sempre più spesso è quel
"dio-denaro" che tanto alletta l’uomo e il timore di dover
"mantenere" un bimbo, ad indurre anche giovani che si reputano
nell’animo cristiane a compiere l’orribile gesto.
Proprio nella sopraccitata intervista di Petti a
Giovanni Paolo, il papa ricorda che "alla famiglia cristiana si
apre, al riguardo, uno spazio di carità immenso: lo spazio dell’aiuto
alle maternità difficili, dell’accoglienza, dell’impegno
civile".
Come non accogliere dunque quell’invito alla vita
che il pontefice ci rivolge in nome di quel dono del grembo, dono di
Dio.
L’amore solo ci fornisce la chiave di soluzione per
ogni dramma, l’amore, in tal caso, che trascende qualunque realtà.
Maria Avolio
Bibliografia di riferimento:
-Donato Petti, Ecco l’uomo, intervista a
Papa Wojtyla.
-Oriana Fallaci, Lettera ad un bambino mai nato.