L’ho letto troppo rapidamente per esprimere un
giudizio, ma continuerò la sua lettura con interesse.
Dal prossimo numero partiremo con un servizio sulla
riforma universitaria; è difficile raggruppare tutte le notizie, a meno
che non ci si rivolga ad Internet, ma orientarsi risulta complicato data
la quantità delle notizie. Può spiegarci brevemente in cosa consiste
questa riforma in concreto e in particolare per l’università di
Napoli?
Fa riferimento al " 3 + 2 + X "?
Può spiegare questa formula?
Si tratta della laurea triennale e specialistica che
chiamiamo "segmento X", ovvero la formazione
post-universitaria, il dottorato di ricerca….teoricamente cambia
tutto: tutte le lauree ( tranne la laurea in medicina )hanno un primo
livello considerato fine a se stesso che chiamiamo laurea di base, di
durata triennale, che può dare accesso alla laurea specialistica la
quale può essere considerata un di più, il cui scopo è quello di
garantire la selezione generalizzata.
Ulteriore elemento è il segmento X che deve avere un
duplice obiettivo: creare e mantenere uno stretto contatto tra l’università
e il mondo del lavoro, e tra l’università e la ricerca. Poi all’interno
di questo quadro sono presenti numerose novità, una di queste consiste
nella sostituzione dei "corsi di laurea" con "classi di
laurea" suddivise in vari indirizzi e con una propria autonomia. In
questo momento le università hanno la possibilità di creare delle
classi di concorso in base alle esigenze culturali. Il merito degli
studenti è concretizzato in crediti, una sorta di conto corrente per
gli studenti, che possono essere utilizzati all'interno dell'università
o anche fuori.
A proposito di crediti, esiste un numero minimo da
raggiungere?
Esiste un tot numero di crediti per il conseguimento
di uno studio. Sostanzialmente cambia tutto, il vero punto è che la
modifica del quadro istituzionale deve necessariamente provocare la
modifica dei contenuti; altrimenti, di conseguenza, avremmo delle lauree
"rattrappite". Aldilà dell’aspetto organizzativo e
amministrativo, l’università proietterà gli studenti al mondo del
lavoro.
Quali sono le aspettative a Napoli?
Non sono in grado di dirlo, è un paese che non ha
mai programmato le proprie esigenze. Uno degli obiettivi della riforma
è ridurre gli anni dell’università. Questo ha un profilo interno che
corrisponde alla responsabilità dell’università e possiede inoltre
due tipi di responsabilità esterna dovuti al ruolo delle scuole
secondarie e dalla recettività del mercato del lavoro, il quale, se
manca di questa qualità, può provocare un ritorno alla situazione
attuale. Ad esempio: i giovani sono consapevoli che le opportunità di
lavoro sono scarse e permangono nelle università.
Ci tenevo a rapportare il discorso riforma alla
realtà partenopea
Per l’università è sbagliato localizzare, per
definizione il discorso riforma deve essere antilocalistico. La
formazione deve avere l’opportunità di essere spesa quantomeno nell’ambito
Europeo. Sulla realtà napoletana basta confrontare le cose che ho detto
con la situazione sociale di Napoli. Ci sono elementi che possono far
risalire all’università, ma sono comunque dell’opinione, non
perché ne sono il rettore, che è una delle migliori università del
paese. L’università, dovrà compiere tutto quello che è in grado di
compiere. Il problema vero è il rapporto con le altre parti della
realtà napoletana; mi sono proposto l’obiettivo di contribuire alla
formazione del sistema integrando gli enti locali, le politiche……
In passato la facoltà di psicologia aveva sede in
Roma, successivamente ha avuto come seconda sede: Caserta. Il problema
della dislocazione sarà quindi risolto?
Non in tutte le università. Ogni università, in
base alle proprie potenzialità, disponibilità, scelte, assumerà una
caratterizzazione e questo fa parte del sistema dell’autonomia. Non ci
sarà concorrenzialità di mercato, ma dei vari tipi di ricerca che le
università sono in grado di fornire.
Cosa si aspetta da questo sistema nuovo?
Ho fatto vent’anni il preside, ma non ho mai smesso
di essere un ricercatore. Anche essendo rettore, non sono un
amministratore, ma un docente, un ricercatore, un rettore, ed è una
cosa praticata. Chi ha compiuto questa scelta, aggiungendo all’attività
didattica l’attività di ricerca, è una persona in grado di seguire
le trasformazioni della società Italiana. Mi aspetto che la riforma
vada dai dati formali a dati sostanziali, soprattutto per Napoli, in
modo che si possano avere processi di evoluzione e trasformazione. Se il
tentativo dovesse fallire, abbiamo perso un’opportunità.