Diario minimo di principi moderni, totem e tabù
secondo i casi e le convenienze.
Di Germano Gigni
In certe aree politico-culturali esiste uno strano
modo di intendere, applicare e difendere strenuamente una serie di
principi. Ma non si può non rimanere quantomeno perplessi di fronte ad
alcuni ragionamenti che, riferiti a talune tematiche giungono ad una
conclusione, mentre accostati ad altre questioni portano a conclusioni
contrarie ed opposte. Una specie di sofismo di fine-inizio secolo. Per
chiarezza del lettore, proviamo a stilare un piccolo elenco, un diario
minimo, di alcuni problemi di strettissima attualità, e sul modo in cui
questi problemi sono affrontati, senza entrarne direttamente nel merito.
Affrontiamo la forma più che la sostanza. Perché a volte la forma è
essa stessa sostanza.
Le conclusioni, alla fine, forse saranno anche
superflue. E in ogni caso ognuno le trarrà per proprio conto.
BIOTECNOLOGIE SULLA SOIA E SULL'UOMO
Agli onori della cronaca sono balzati, alcune
settimane or sono in maniera particolare, i cosiddetti OGM: organismi
geneticamente modificati. Di cosa si tratta? Di prodotti per lo più
agricoli (famosa la soia transgenica), ma presto anche animali,,
ottenuti a seguito di studi e manipolazioni genetiche. In due parole: si
prende un prodotto naturale, s'inserisce nel suo DNA un pezzettino
(gene) di DNA di un altro prodotto naturale ma non della stessa specie,
e spesso di un altro genere, e si ottiene un OGM. Pronto ad andare in
tavola per essere consumato. Spesso all'insaputa di noi commensali, dato
che la legge non obbliga a segnalare la presenza di OGM negli
ingredienti degli alimenti che consumiamo.
I difensori della nostra salute, i paladini del natural
contro il biotech, hanno espresso, in maniera forte, spesso
violenta, la loro contrarietà nei confronti di questi continui
interventi (invadenze) genetici sui cibi, vegetali o animali, che
qualcuno (le multinazionali?) vorrebbe a tutti i costi portare sulle
nostre tavole. Ci potrebbero essere dei rischi per la nostra salute:
questa è la motivazione principale. Non entriamo nel merito delle
ragioni e dei torti, non è questo il nostro scopo. Piuttosto, in questa
sede si può far notare una cosa: le stesse categorie di pensiero
utilizzate in difesa della soia ed alle patate non vengono impiegate,
dagli stessi alfieri di cui sopra, per l'essere umano. Nel senso che
tutte le manipolazioni genetiche che si stanno studiando sull'uomo,
sovente spingendosi fino al transgenismo, non sono oggetto di proteste
altrettanto forti e vibranti. In questo caso si parla di scopi
terapeutici, e ciò giustifica tutto. E mentre non si cerca un dialogo
serio e costruttivo sui limiti, se ve ne siano oppure no oppure ni,
della scienza, se sia giusto fermarsi di fronte a certe scelte o se è
doveroso andare avanti, nei laboratori di tutto il mondo, in mancanza di
leggi e di controlli, si fa quel che si vuole sul DNA umano. Ma la soia
no, quella non si deve toccare!
LA VITA E LA NON VITA
A quanto ci dicono gli esperti, siamo in troppi. E
saremo sempre di più. Il nostro povero pianeta soffre di
sovraffollamento. Fra qualche anno non ci saranno risorse energetiche ed
alimentari per permettere a tutti una vita decorosa. Forse anche la vita
stessa. Scoppieranno guerre per accaparrarsi una pozza d'acqua o un
pezzo di terreno ancora non desertificato. Lo scenario è apocalittico.
Ma la soluzione, da applicare con urgenza, c'è già: va sotto il nome
di Politiche Demografiche. In sintesi, bisogna limitare le
nascite, e controllare le espansioni demografiche delle popolazioni che
sono più prolifiche (vale a dire in Africa, Asia e America latina). I
mezzi tecnici e persuasivi ci sono e sono prontamente utilizzabili. Bi
sogna solo intervenire con urgenza.
Gli stessi che sostengono la limitazione delle
nascite (nei paesi del terzo mondo), appoggiano anche, in maniera quasi
incondizionata, la ricerca scientifica tesa a combattere le cause della
sterilità umana (nei paesi occidentali). Si sostiene che se una donna o
un uomo o una coppia non riescono ad avere figli, è giusto che la
scienza s'impegni su questo fronte, trattando la sterilità alla stregua
di una patologia. Perché non offrire una possibilità di maternità e
di paternità a donne e uomini che lo desiderino, ma che non possono
avere figli? E così nei paesi avanzati si spendono miliardi per
definire tecniche di procreazione assistita. A volte con risultati che
lasciano perplessi: parti plurigemellari, e donne che a sessanta e più
anni diventano finalmente mamme e nonne tutto in una volta.
Chi glielo spiega alle donne africane o asiatiche che
non devono procreare, per il bene del pianeta, mentre dalle nostre parti
si fa di tutto per far avere figli a chi non ne è naturalmente capace?
LA VITA E LA MORTE
La barbarie della pena di morte. Sono molti quelli
che si battono per abolire la pena di morte. Nessuno, si dice, ha il
diritto di privare della vita un'altra persona. Nemmeno un ente al di
sopra delle parti quali lo Stato. Neppure se il reo si è macchiato dei
più nefandi crimini. Si riconosce una qualche forma di sacralità della
vita umana. La si riconosce, chissà perché solo in questo caso. E si
organizzano manifestazioni di varia natura, cortei di protesta, appelli
a governatori e politici stranieri affinché, con un gesto di clemenza,
salvino il condannato di turno. Viva la vita, abbasso la morte di stato.
In altre situazioni invece la vita perde di qualsiasi
connotato di sacralità, ed è messa sotto l'egida della libera
scelta e della autodeterminazione. Si parla evidentemente di
aborto. Secondo chi sta dalla parte del progresso, della modernità e
della difesa della libertà (?), la scelta abortiva, per quanto
traumatica e sofferta, deve essere garantita e tutelata. Si tratta di
una conquista di civiltà, e va assolutamente difesa dai tentativi
retrogradi e medievali (?) di chi vuole cancellare questo diritto (?) e
far tornare le donne nella clandestinità. In questo caso si afferma un
diritto violentemente osteggiato nel caso della pena capitale: qualcuno
può decidere della vita di altri essere umani. Un unico principio che
diventa totem o tabù a seconda di…chissà cosa.