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N. B. La Lectio, la Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili
(di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)
*La Lectio di fr. Egidio Palumbo è temporaneamente sospesa per motivi di famiglia
Il 2 febbraio 2010
é nato il Blog di Tempo Perso
PIETRE VIVE
che viene aggiornato quotidianamente
e mette così a disposizione in modo facile e veloce
una o più notizie
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Siamo anche in FaceBook con
la pagina sociale
"QUELLI DELLA VIA"
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Basta!
Saremmo tentati di fermarci qui nel commentare l’ennesimo, terribile,
disastro idrogeologico. Non abbiamo ancora finito di piangere i morti
della Cinque Terre e della Lunigiana che già dobbiamo piangere quelli
di Genova, attraversata da impetuosi fiumi di acqua e fango. E neanche
due settimane fa era toccato a Roma. E prima ancora in Campania. Un
elenco amaro e luttuoso che temiamo non si fermerà qui. Proprio per
questo ci permettiamo di gridare: «Basta!».
45 anni dopo
Non
possiamo accettare come una fatalità che nel 2011, in una delle più
illustri città italiane, si possa ancora morire per un acquazzone
troppo forte. Il sindaco Vincenzi è sconvolta dal dolore, ma ci lascia
esterrefatti quando afferma che la tragedia era imprevedibile.
Imprevedibile dopo quanto era appena successo alle Cinque Terre? Tutti
sapevano che su Genova stava per abbattersi una tempesta. Magari non
delle dimensioni tropicali che ha poi assunto nella realtà. Ma se ne
parlava e scriveva da giorni.
La tragedia non era imprevedibile
Adriano Sansa, per lavoro, fa il presidente del Tribunale dei minori:
il primo pensiero, in auto in mezzo all'acqua, l'ha avuto per i
bambini, per i suoi nipoti all'uscita da scuola, in una delle strade a
rischio, ma anche tutti per gli altri, quelli di cui si occupa ogni
giorno, più di tutti i due che sono morti, ammesso che il conto si
fermi a loro. Come ogni cittadino, in quel contesto di naturale ansia,
si chiede di chi la colpa. Ma per quella domanda, che per molti è
generica, ha da ex primo cittadino e da magistrato qualche risposta
pronta, non soltanto emotiva.
Sansa: siamo tutti responsabili
Il prete di strada: “La pioggia è stata eccezionale, ma le colline sono state deturpate per 50 anni”
Alluvione a Genova, Don Gallo: “Fa male l’indifferenza. La città deve unirsi”
A
vedere le immagini dell’ennesima tragedia in Liguria, tra il Vara e il
Magra, dove una valanga di fango ha sventrato case, strade e ha
spezzato la vita a dieci persone (ma ci sono ancora tre dispersi), sono
assalito da una sconsolante tristezza e da un immenso sconforto.
Tristezza
per la desolazione e il dolore di una Lunigiana che per natura è
vulnerabile, ma che è stata completamente resa
indifesa dall'uso irresponsabile del territorio che,
soprattutto in quest’ultimo secolo, ne ha alterato completamente gli
equilibri idrogeologici ed ecologici.
Sconforto
per la mancanza di democrazia che ormai impera in questo Paese. Si,
mancanza o degenerazione della democrazia perché se non è garantita
l’adeguata informazione viene a mancare anche la possibilità di
esprimersi liberamente, di partecipare e si è in balia di interessi e
lobbies che nulla hanno a che fare con il bene pubblico. Da decenni,
infatti, l’informazione su queste tematiche di vitale importanza è
totalmente fuorviante e falsa; le tragedie come il Vajont (1963),
l’alluvione dell’Arno (1966), le alluvioni devastanti del Po (1951,
1994, 2000), del Tevere (2008), dell’Adda e della Valtellina (1987,
2002), le frane e le alluvioni in provincia di Messina (2009) e gli
altri innumerevoli episodi analoghi non hanno insegnato nulla: la colpa
è sempre attribuita alla natura, alla straordinarietà degli eventi da
non poter essere prevenuti o dai cambiamenti climatici globali.
I disastri annunciati di Liguria e Toscana: disinformazione continua
“Siamo
addolorati e sconcertati per la terribile perdita di vite umane di oggi
a Genova e il nostro primo pensiero va ai parenti delle vittime e a
tutti gli abitanti della città. Ma rimaniamo anche sconfortati per
l’inadeguatezza mostrata nella gestione di questa alluvione
annunciata”.
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Grazie agli angeli del fango
Angeli
del fango. Le prime pagine dei giornali da un paio di giorni riportano
grandi foto di ragazzi intenti a spalare il fango per le strade
martoriate di Genova. E immediatamente il titolo che usano un
po' tutti per descrivere quanto sta accadendo è quello, lo stesso:
"Angeli del fango". Il riferimento è a quei giovani che prima a
Firenze, nel 1966, poi a Genova, nel 1971, dopo due disastrose
alluvioni, si mossero silenziosamente e spontaneamente per cercare di
portare il loro aiuto e furono appunto chiamati angeli del fango. Un
fatto che sta riaccadendo oggi a Genova.
Parlano gli angeli del fango.
...
Faccia sporca e vestiti che puzzano. A fine giornata non capisci più
quali sono gli ultras e quali i ragazzi della Gmg. Uniti dalla melma.
Quella spalata via chissà come in ventiquattr’ore, e quella che li ha
trasformati in un reggimento monocolore. Se li chiamano "angeli del
fango" c’è un perché...
Dopo l'alluvione, ragazzi in prima linea
...
Sono arrivati a spalare, in migliaia, usando Twitter o Facebook per
organizzarsi meglio in squadre. Con i loro stivali colorati, con il
sorriso, con la fatica fisica che in molti hanno provato per la prima
volta, vanno avanti a lavorare "finché non fa buio", spiegano.
Sembrano, anzi sono, razionali e ragionevoli. Soprattutto responsabili.
Hanno sofferto con Domenico, 15 anni, che nel fango ha perso la mamma,
erano anche lì ieri, nel quartiere straziato dal Ferreggiano, vicino
alla chiesa, a assistere a un dolore che li avrà fatti sentire, come
tutti noi, impotenti. Li avrà costretti a crescere. In fretta. Come in
fretta cercano di lavorare, di spalare, di pulire. La città li coccola
e li porta nel cuore, anche adesso come quarant'anni fa, potranno
salire sui bus gratuitamente. Purché dimostrino il loro status di
angeli. Del fango.
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Centinaia di volontari al lavoro nel luogo della tragedia
Genova, in giorno lutto angeli del fango non si fermano (video)
In via Granello "gli angeli"
vengono dal Senegal. Aiutano gli altri volontari a spalare fango e
rimettere ordine nei negozi allagati. Sono studenti universitari,
ambulanti, operai. "La solidarietà non ha limiti di razza", ha
detto un anziano che guardava con gratitudine il lavoro dei giovani
Senegalesi angeli del fango (video)
Parla don Guido Gallese,
responsabile della pastorale giovanile della diocesi: la solidarietà ha
prevalso. Peccato che finita l'emergenza spesso viene dimenticata...
Giulia Grondona: Genova, la meglio gioventù
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Il ricordo delle inondazioni
passate, in particolare quella del 2000 in cui si sfiorò l’incidente
atomico, si fa ancora sentire. In provincia di Vercelli sono stipate il
50 per cento delle scorie italiane
Andrea Giambartolomei: Alluvione, ore di paura ai depositi nucleari piemontesi, ma il pericolo è scampato
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I sopravvissuti all'ondata di
fango che nel 2009 si abbatté sul paese in provincia di Messina non
hanno visto un euro e l'abitato è ancora distrutto e deserto. Nel 2010
il premier diceva: "i cittadini possono rientrare nelle case messe in
sicurezza"
IL FATTO QUOTIDIANO: Dopo due anni gli alluvionati di Giampilieri aspettano ancora i soldi da Berlusconi
In alcuni quartieri sono stati
raggiunti nelle strade anche i 20-30 cm d'acqua e la protezione civile
ha fatto sapere che a Santa Teresa, nella zona ionica del messinese,
l'esondazione del torrente Savoca ha abbattuto un muro d'argine di 50
metri.
IL SOLE 24ORE: Messina finisce sott'acqua. Strade interrotte e torrenti esondati. Il sindaco chiude le scuole
In quella zona i cittadini
stanno ancora aspettando i fondi promessi da B. e mai arrivati per
l'alluvione del 2009. Letojanni e Calatabiano sono completamente
bloccati da fango e acqua dei torrenti esondati.
Poche ore di pioggia e la provincia di Messina finisce sott'acqua (video)
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Catastrofi e protezione civile:
il caso di Genova. Non tutto è sempre prevedibile, ma le norme della
scienza deputata a proteggere non vengono di fatto applicate
dall'amministrazione pubblica, centrale e locale
Bruno Giorgini: Genova: la protezione civile è una scienza
La Commissaria Ue: bisogna agire subito
Marco Zatterin: Hedegaard :"Disastri annunciati L’Italia non ha ancora un piano di interventi"
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Facciamo bene a pensare a Genova, alla Lunigiana, alle Cinqueterre, a Pompei, a Messina...
Ma negli stessi giorni in cui il maltempo flagellava alcune aree del
nostro Paese, in Thailandia si verificava una vera e propria
catastrofe. Più di tre milioni di famiglie sfollate, 62 province
colpite, oltre 60 milioni di tonnellate di riso perduto. Distruzione,
morte, tanta sofferenza e anche tanta solidarietà...
Tonio Dell'Olio: Piove sulla Thailandia?
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Diciotto
mesi, tempi triplicati. Dal 3 agosto la nuova legge che regola il
trattenimento nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) può
costringere una persona che non ha commesso reati a rimanere dietro le
sbarre per un anno e mezzo. La detenzione amministrativa
prevista nel 1998 dalla legge Turco-Napolitano era al massimo di un
mese, diventati due con la Bossi-Fini (2002), saliti a sei nel 2009 con
il cosiddetto pacchetto sicurezza e ora di nuovo triplicati, senza un
adeguamento delle strutture, ma solo un crescente impiego di forze
dell’ordine.
Nei
centri vengono rinchiusi gli stranieri destinati a essere espulsi
dall’Italia, ma per i quali il provvedimento non può essere eseguito
subito. Se non si conosce l’identità o la nazionalità dello straniero,
se mancano i documenti di viaggio (come il «lasciapassare» da parte del
Paese di origine che riapre le porte al suo cittadino) o se non c’è un
aereo disponibile, si deve aspettare. Allora nei Cie convivono persone
con alle spalle le situazioni più diverse: accanto a un ragazzo appena
arrivato, nascosto in un Tir sbarcato ad Ancona, puoi trovare qualcuno
che ha scontato una lunga pena in carcere e che dal momento della
scarcerazione aspetta di essere espulso. Stanno nella stessa piccola
stanza il richiedente asilo che attende l’esame della commissione e il
lavoratore in regola che ha perso il posto e non l’ha ritrovato in sei
mesi (per cui diventa irregolare). Incensurati ed ex carcerati, chi sta
nel Belpaese da anni e chi è appena arrivato e non sa una parola di
italiano.
Le loro prigioni: inchiesta sui Cie, le "discariche" dell'immigrazione
Il blog di Gabriele Del Grande Fortress Europe
Guarda il nostro precedente post:
La rivolta dei diritti -
PRESIDIO di fronte al SENATO MARTEDÌ 2 AGOSTO dalle ore 17.30 mentre
sarà in discussione il Decreto Maroni sui rimpatri.
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È
il più colpito dalla crisi, ogni mese porta a casa 300 euro in meno di
un italiano, ha una qualifica professionale medio-bassa e una famiglia
in forti difficoltà economiche. È questo l'identikit del lavoratore
immigrato in Italia. A tracciarlo è il primo Rapporto annuale
sull'economia dell'immigrazione curato dalla Fondazione Leone
Moressa 1 e pubblicato dal Mulino. Lo studio classifica le
regioni più favorevoli all'occupazione straniera. Il risultato? In
testa c'è la Lombardia, in fondo la Calabria.
Vladimiro Polchi: Immigrati, chi la crisi la tocca molto da vicino. L'identikit del lavoratore straniero in Italia
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
A Roma in piazza Montecitorio la prima manifestazione unitaria delle associazioni sinte e rom italiane.
Rom e Sinti, TUTTI UNITI il 9 novembre a Roma
«Cohl
Chetane», «tutte unite», le comunità rom faranno sentire la loro voce
domani a Roma, davanti a Montecitorio in una manifestazione nazionale
unitaria a partire dalle 9, «per ottenere riconoscimento dello status
di Minoranze. La predisposizione della Strategia nazionale. Per
ottenere i Diritti negati da sempre». Perché il termine «zingaro» è
divenuto un marchio d’infamia, così come la condanna al nomadismo,
all’origine dettato da mestieri itineranti.
I rom riuniti a Roma:ora basta pregiudizi
Il
deputato del Carroccio, ex responsabile della campagna elettorale di
Cota: "La pioggia è riuscita a fare quel che non era riuscito a
Fassino, sgomberare i campi rom". L'opposizione insorge: "Superato ogni
livello di decenza"
La pioggia obbliga a sgomberare i rom. E il leghista Cavallotto gioisce
Un
volume di 64 pagine curato da associazioni di cronisti e Comunità di
Sant’Egidio per spiegare quali termini usare nelle notizie. Sui rom la
stampa italiala continua a ignorare "la verità sostanziale dei fatti"
Rom e razzismo: arriva il vademecum per i giornalisti
Vedi anche i nostri post precedenti:
Sabato scorso Benedetto XVI ha invitato 2.000 zingari in Vaticano - Evento storico, gioioso, commovente e sereno -
Giornata Internazionale della nazione Rom “Romano Dives” - “NewsRom, informare senza pregiudizi”
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FNSI: Ho visto anche degli zingari felici. Vademecum ASR (video)
Da alcuni anni abbiamo in casa
un partito fortemente ostile al nostro paese, e il cui scopo è la
secessione dall’Italia: la Lega Nord per l’indipendenza della Padania.
Sta in una contea inesistente dai confini inesistenti, immaginaria come
la Cacania di L’uomo senza qualità di Robert Musil, che è il regno
della fantasia... IL CAMPO ROM lungo la Stura è in pericolo, gli
abitanti se ne devono andare per forza. L’onorevole Cavallotto esulta:
finalmente, dice, la pioggia è riuscita laddove non è riuscito il
sindaco Fassino. Evviva le alluvioni, dunque, se servono a cacciare i
rom. Forse l’immunità parlamentare ha dato talmente alla testa ai
nostri deputati che si credono immuni perfino dai disastri naturali.
Antonio Tabucchi: Viva l’alluvione, se caccia i rom (pdf)
“Chiediamo di essere
riconosciuti come popolazione, chiediamo il dono della memoria, perché
anche noi siamo caduti in tempo di guerra e l’Italia – dicono – è
rimasta l’unica nazione a non riconoscerci”.
Rom e Sinti: "Lega razzista, anche noi siamo italiani" (video)
Pezzi di cartone e di lamiera
fanno da muro portante delle abitazioni, in questo villaggio che
"grazie alla pioggia", secondo l'onorevole leghista Cavallotto, ha
riscoperto per ventiquattr'ore la legalità. Ma ora tutti sono
rientrati: "Se torniamo in Romania, non ci resta più nulla"
Paolo Griseri: Nel campo Rom sullo Stura "Abbiamo solo queste case
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il
4 novembre 1918 per l'Italia finì la Prima guerra mondiale,
quell’immensa carneficina che nella storiografia e nella memoria di
ogni persona cosciente resta fissata nella lapidaria definizione che ne
diede Benedetto XV: una «inutile strage».
Ma
per i poteri dominanti in Italia il 4 novembre divenne la festa della
vittoria guerriera, della patria in armi, delle forze armate, e come
tale è stata lungamente utilizzata a fini di consenso e di propaganda,
facendo ancora uso delle innocenti vittime per provocare nuove vittime
innocenti. Ripugnante uso.
Come
sempre hanno saputo coloro che in guerra vengono mandati a morire per
gli altrui vergognosi interessi, la guerra è un crimine contro
l'umanità, e il 4 novembre è quindi non un giorno di festa ma di lutto,
lutto per tutti gli assassinati dalla Grande guerra, per tutti gli
assassinati da tutte le guerre.
4 novembre Ricordare le vittime, non la “vittoria”
Affinché
il 4 novembre, anniversario della fine dell’«inutile strage» della
prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri
assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui,
nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre, gli esseri
umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinché non ci
siano mai più guerre, mai più uccisioni, mai più persecuzioni.
Ogni vittima ha il volto di Abele
In
occasione delle celebrazioni del 4 novembre – “Giorno dell'Unità
Nazionale e la Giornata delle Forze Armate” – si evitino inutili
sprechi di denaro, sponsorizzazioni inopportune e, soprattutto,
l’esibizione e l’accesso ai minori alle armi da guerra”. Lo chiede la
Rete Italiana per il Disarmo ricordando che oggi – anniversario della
fine di quella guerra che in quei giorni papa Benedetto XV definì
chiaramente come “orrenda carneficina” e “inutile strage” – in una
situazione di forte precarietà per moltissime famiglie italiane e di
effettiva povertà per oltr e 8 milioni di cittadini ogni sfarzo e
spreco dello Stato è uno schiaffo alla dignità delle persone
soprattutto dei più giovani.
Per la festa del 4 Novembre si evitino sprechi di denaro ed esibizione di armi da guerra, veri strumenti di morte
Flavio
Lotti: Domani è la Festa delle Forze Armate. Ma, coi tempi che corrono,
non c’è nulla da festeggiare. E’ venuto il tempo di ripensare
un’istituzione pubblica alla deriva che ci costa ventisette miliardi di
euro all’anno, che spende male e spreca moltissimo. Un dovere
improrogabile!
Forze Armate: Non c’è nulla da festeggiare! Giornata
delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale”. Continua ad essere chiamato
così il 4 novembre, cent’anni dopo la fine del primo terribile
conflitto mondiale del secolo breve. Celebrata dai cappellani militari
nelle piazze di tutta Italia, caserme e unità navali aperte alla visita
di civili, giovani e studenti, donne e uomini armati nel nome della
difesa del suolo patrio, dell’onore, di libertà sempre più effimere e
intangibili. Eppure mai come quest’anno ci sarebbe tanto bisogno di
riflettere sui soffocanti e deleteri processi di militarizzazione della
società, dell’economia, della vita di milioni di italiani. Siamo in
guerra, una guerra fatta di morti invisibili, in Afghanistan, Iraq,
Pakistan, Libia, Somalia, Africa centrale, Filippine, Kurdistan, Yemen
e chissà ancora in quanti posti ancora...
4
novembre, la “patria” festeggia la guerra dei professionisti: nel 2011
hanno speso 22 miliardi rubati alla società civile che cerca la pace
Una
sola delle 19 Maserati Quattroporte comprate dal ministero della Difesa
costa nella versione base 22.361 euro più dell'intero stanziamento 2011
dato all'Accademia della Crusca, che dal 1583 difende la nostra lingua.
Una volta blindate, quattro auto così valgono quanto la dotazione
annuale della «Dante Alighieri» che tenta di arginare il declino della
nostra immagine nel mondo tenendo in vita 423 comitati sparsi per il
pianeta e frequentati da 220mila studenti che seguono ogni giorno 3.300
corsi di italiano.
Le Maserati dei generali
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“Terre senza promesse. Storie di rifugiati in Italia”
Si
è svolto il 19 ottobre, in Campidoglio, l’evento di presentazione del
libro “Terre senza promesse. Storie di rifugiati in
Italia”, redatto
a cura del Centro Astalli ed edito da Avagliano. Il volume raccoglie le
testimonianze di dieci rifugiati provenienti dal Corno d’Africa,
ciascuna introdotta dal contributo di un esponente del mondo della
cultura e del giornalismo italiano (Gad Lerner,Andrea Camilleri, Enzo
Bianchi, Erri De Luca, Antonia Arslan, Giovanni Maria Bellu, Giulio
Albanese, Amara Lakhous, Melania Mazzucco, Ascanio Celestini).
Tra
i relatori, il Sindaco di Roma Gianni Alemanno e il vice-sindaco Sveva
Belviso, S.E. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio
per i Migranti, il direttore di Radio Vaticana padre Federico Lombardi
e la scrittrice Melania Mazzucco.
“Terre senza promesse. Storie di rifugiati in Italia”
video
Il video
di presentazione del volume "Terre senza promesse", a cura del Centro
Astalli, edito da Avagliano. L'incontro di Andrea Camilleri con uno dei
protagonisti delle storie raccolte nel libro.
video
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Oltre duecento ragazze e ragazzi provenienti da 22 paesi diversi, hanno lavorato per unire il Mediterraneo
Vogliono
cambiare il mondo. E lo vogliono fare reticolando il Mediterraneo,
tessendo tra le sponde del mare di mezzo una fittissima e colorata tela
disegnata coi pastelli del dialogo, dell’intercultura, della tolleranza
e del reciproco rispetto. Tutti uniti, tutti diversi, tutti giovani,
desiderano agire per favorire il protagonismo delle nuove generazioni
nella definizione dello sviluppo e dell’inclusione sociale. Tutti
insieme mirano alla costruzione di progetti comuni fra le
organizzazioni giovanili di Paesi diversi e diversificati.
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Dopo
l'ultima edizione mondiale dell'Internet governance forum (Igf),
tenutosi dal 27 al 30 settembre 2011 all'United nations office di
Nairobi, in Kenya, aprirà giovedì a Trento la quarta edizione nazionale
dell'Igf, dopo aver toccato negli anni scorsi le città di Cagliari,
Pisa e Roma. Questa volta il programma dell'evento (dal 10 al 12
novembre,http://www.igfitalia2011.it/) affronterà varie sfaccettature
del prisma rappresentato dal web italiano, con le sue problematiche e
le sue prospettive; le quattro macroaree tematiche saranno dedicate a
"Tecnologia e ricerca", "Società e cultura", "Diritti e doveri" ed
"Economia e condivisione", con molteplici occasioni di approfondimento
previste per ogni area trattata.
A Trento riparte l’Internet governance forum: problemi e potenzialità del web in Italia
Programma
video
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Giornata mondiale della scienza per la pace e lo sviluppo
Il 10 novembre 2011 si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale UNESCO della scienza per la pace e lo sviluppo.
Giornata mondiale della scienza per la pace e lo sviluppo
“Per un
futuro sostenibile dobbiamo costruire una ‘società verde’ inclusiva ed
equa”. Lo afferma Irina Bokova, Direttrice generale dell’Unesco nel suo
messaggio di presentazione dell’odierna ‘Giornata mondiale della
scienza per la pace e lo sviluppo’. “Le catastrofi naturali ci
ricordano la vulnerabilità delle nostre comunità. Il cambiamento
climatico sta avendo un impatto sulle nostre società” – ricorda Irina
Bokova. “La ‘green society’ deve essere perciò una società della
conoscenza, che indirizza la scienza a identificare le sfide emergenti
e a rispondervi in modo innovativo. Per questo, la scienza deve essere
mobilitata e deve essere inclusiva” – sottolinea la Direttrice generale
dell’Unesco. “Dobbiamo attingere a tutte le voci e a tutte le fonti di
esperienza, incluse le conoscenze locali e indigene”.
Scienza per la pace e lo sviluppo: la via maestra del disarmo
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La nuova azione contro i mercati della speculazione, i diktat dell'Ue e le ricette finanziarie della Bce
Claudia Landolfi: "Make democracy", l'appello mondiale delle proteste dell'11-11-11
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NIGERIA
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Distruzione e morti
ammonticchiati negli obitori: è la scena che si presenta nelle città
del nordest della Nigeria, teatro venerdì di una serie di sanguinosi
attentati rivendicati da un gruppo islamico che, secondo l'ultimo
bilancio, hanno causato almeno 65 morti. Alcune fonti parlano invece di
oltre 80 morti.
Gli attacchi coordinati hanno preso di mira le sedi della polizia
e le chiese nelle città di Damataru e Potiskum, dove si registrano la
gran parte delle vittime. Secondo i residenti, sei chiese sono state
attaccate (una è rimasta completamente distrutta dalle fiamme), così
come una moschea.
Attentati islamici in Nigeria, decine di vittime nel nordest
La setta islamista Boko Haram ha ucciso più di cento persone, tra cui
molti cristiani. E all'orizzonte, l'alleanza strategica con Al Qaeda.
Sono almeno 100 le vittime (con centinaia di feriti) della serie di
attentati che, nella Nigeria nord-orientale, sono stati lanciati contro
le chiese cristiane e numerosi posti di polizia. Particolarmente
toccata la città di Damaturu. Gli attacchi sono stati rivendicati da
Boko Haram (alla lettera: l’educazione occidentale è peccato), un
gruppo fondamentalista islamico che sta a metà strada tra la setta e la
milizia armata e che ha la sua base nella vicina città di Maiduguri.
Nigeria: strage nel segno di Al Qaeda
E'
un atto di guerra, non ci sono altre parole, capace di sconvolgere
anche un Paese che da anni è abituato a violenze settarie e religiose e
alla lotta armata di formazioni ben organizzate. Ma la serie di
attentati consumatisi tra venerdì e sabato, e che finora ha fatto 136
morti (il bilancio è provvisorio, ndr), non ha precedenti per l'entità
delle azioni ma soprattutto per la qualità organizzativa di cui hanno
dato prova i carnefici, la cui identità non è un mistero: Boko Haram. E
l'incubo non è finito, perché il gruppo ha annunciato nuovi attentati
mentre dall'intelligence Usa arrivano allarmi su possibili
azioni terroristiche contro strutture alberghiere della capitale
federale Abuja.
Nigeria, atto di guerra
Gli
attentati perpetrati in questi giorni dal movimento “Boko Haram” sono
sintomatici del malessere che attanaglia la Nigeria. Il fenomeno è a
dir poco inquietante se si considera che stiamo parlando di un Paese
che galleggia sul petrolio, con 155 milioni di abitanti che
appartengono a 250 gruppi etnici, ma in cui il governo centrale è
sempre più alle prese con scottanti questioni sociali.
Attentati in Nigeria, un fenomeno aberrante di Giulio Albanese
video
Appello del Papa per la Nigeria all'Angelus
L'odio
e la divisioni seminati non risolvono il problema, ha detto Benedetto
XVI domenica, auspicando che si ponga "fine ad ogni violenza". Il Papa
ha fatto riferimento a quanto avvenuto nei giorni passati in Nigeria,
dove una setta islamica ha provocato decine di morti in attacchi contro
chiese cristiane e posti di polizia. "Seguo con apprensione i tragici
episodi che si sono verificati nei giorni scorsi in Nigeria e, mentre
prego per le vittime, invito a porre fine ad ogni violenza, che non
risolve i problemi, ma li accresce, seminando odio e divisione anche
fra i credenti"
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È
di nuovo la presidente della Liberia. Ma il secondo turno è stato
boicottato dal suo rivale, che ha denunciato brogli, e la
partecipazione al voto è crollata. La neoeletta punta ad un governo di
unità nazionale.
NIGRIZIA: Johnson-Sirleaf, sola alla meta
Lo
chiede un nuovo rapporto di Amnesty International sull’inquinamento nel
delta del Niger (Nigeria). La compagnia petrolifera Sell deve
impegnarsi a pagare un miliardo di dollari per bonificare la regione.
Il 22 novembre iniziativa a Roma.
NIGRIZIA: Tragedia Ogoniland: paghi la Shell
ALGERIA
Lo stabilisce una legge
approvata ieri da una camera e che deve essere votata dal senato. La
rappresentanza femminile nelle liste elettorali è rapportata dalla
grandezza della prefettura dove si vota.
NIGRIZIA: Algeria, meno donne in parlamento
ZIMBABWE
Il Kimberley Process revoca il
ban sull'export delle pietre preziose estratte nelle miniere di
Marange, un bacino che vale tre miliardi di dollari che già fa gola ai
generali di Mugabe
Alberto Tundo: Zimbabwe, via libera ai diamanti insanguinati
LIBIA
La vittoria dei "ribelli
libici" è stata soprattutto la vittoria della Nato. E l'assassinio di
Gheddafi è l'ennesimo atto di una politica cominciata nell'ex
Jugoslavia. L'opinione del giurista e filosofo Danilo Zolo
Francesca Borri: Vedi alla voce: guerra
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Chi non ricorda l’energico anatema con cui Giovanni Paolo II si rivolse
ai mafiosi nella Valle dei Templi di Agrigento? «Convertitevi! Una
volta verrà il giudizio di Dio». Quelle immagini, quella frase, fecero
il giro del mondo. Furono in molti a chiedersi il motivo di quello
scatto. Non era la prima volta che il Papa parlava in Sicilia, ma mai
era arrivato a tanto. Una testimonianza-rivelazione viene oggi da don
Luigi Ciotti, che dell’episodio parla nel suo ultimo libro, La speranza
non è in vendita, che uscirà a breve per i tipi della Giunti. I
contenuti sono stati anticipati pochi giorni fa a Urbino, in occasione
del convegno annuale del settimanale "Nuovo Amico", dove il fondatore
del "Gruppo Abele" è intervenuto per ritirare il "Premio giornalistico
Valerio Volpini".
Quell’accorato
monito -rivela don Ciotti - scaturì dalla visita che il Papa, poche ore
prima, fece ai genitori di Rosario Livatino, il magistrato ucciso dalla
mafia nel 1990 a soli 37 anni e per il quale, il 21 settembre scorso,
si è aperto il processo di beatificazione a Canicattì, suo paese natale.
Un incontro intimo che, a distanza di 18 anni, don Luigi Ciotti ripercorre con grande commozione...
Mafia, il no di Wojtyla «ispirato» da Livatino
Assegnato
a don Luigi Ciotti “per la sua capacità di comunicare ai giovani il
tema della legalità”. La consegna a Urbino durante il convegno de “Il
nuovo amico”.
PREMIO VALERIO VOLPINI
Guarda
il video con l'anatema alla mafia (5,48-7)pronunciato da Giovanni
Paolo II nella valle dei Templi ad Agrigento il 9 maggio 1993.
Poche
ore prima aveva incontrato i genitori di Rosario Livatino il magistrato
ucciso dalla mafia nel 1990 a soli 37 anni e per il quale, il 21
settembre scorso, si è aperto il processo di beatificazione a
Canicattì, suo paese natale.
video
Guarda
il video dell'incontro con i giovani di Benedetto XVI a Palermo il 3
ottobre 2010 in cui ha voluto rinnovare il grido di Giovanni Paolo II
della Valle dei Templi definendo la mafia «strada di morte,
incompatibile con il Vangelo».
video
Guarda anche i nostri precedenti post:
Nel 21° anniversario della morte la Beatificazione di Rosario Livatino 'Giudice santo' temuto dalla mafia
Il nostro grazie a Giovanni Paolo II per... la condanna alla mafia
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“NON ABBIATE PAURA” - HOREB N. 59 – 2/2011
TRACCE DI
SPIRITUALITA' A CURA DEI CARMELITANI
Credevamo che lo sviluppo
scientifico, sociale, economico, un certo benessere diffuso ci avesse
emancipati dalla paura, e invece si constata quotidianamente che essa,
anche se facciamo fatica a dircelo, condiziona la vita. Rimane al
fondo, come realtà strisciante, dissimulata, ma, quanto meno ce
l’aspettiamo, essa affiora e condiziona l’orientamento della vita e le
scelte concrete. Essa è connessa all’intimo dell’uomo, ognuno porta in
se stesso la paura radicale della contingenza e della morte. Sì, si ha
paura di morire e quindi della malattia, della stessa vecchiaia e delle
rughe. Si ha paura del futuro per la precarietà del lavoro e per il
rischio di rimanere disoccupati. Si ha paura nel mondo degli affetti
per la fragilità umana che accompagna le scelte. Si ha paura dell’altro
perché potrebbe intaccare i nostri orizzonti, i nostri interessi, i
nostri privilegi...
Questo l'incipit dell'Editoriale di Horeb,
Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano coltivare una
spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.
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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto - I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2011 - EDUCARE TESTIMONIANDO LA FEDE
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2011
Dal 19 Ottobre al 30 Novembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00
EDUCARE TESTIMONIANDO LA FEDE
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La Bibbia in un frammento
" Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, l'abisso mi ha avvolto, l'alga si è avvinta al mio capo... Ma tu fai risalire dalla fossa la mia vita, Signore, mio Dio!"
(Giona 2,6-7)
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(SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
...la richiesta delle vergini
stolte "Dateci del vostro olio...". Rispondono le sagge: "No... andate
piuttosto dai venditori e compratevene". Sembra una reazione carica di
egoismo, intrisa di individualismo, e ci trasmette invece un robusto
messaggio: nessuno può cedere ad altri le proprie motivazioni.
Tutti dobbiamo produrci nello sforzo necessario per acquisire una nostra consapevole spinta all'azione:
ognuno deve comperarsi personalmente delle buone motivazioni. La
battuta del Vangelo denuncia, così, l'atteggiamento di molti credenti
che si appoggiano alle motivazioni altrui senza aver cercato
autonomamente, senza aver verificato la propria fede senza aver
scoperto e riscoperto perché credere.
Ma quando ci mancano motivazioni profonde basta qualsiasi ritardo, e il
più piccolo ostacolo, per indurci ad abbandonare l'impegno.
Il Vangelo rimarca negativamente anche il comportamento di molte guide
spirituali che, invece di ravvivare le coscienze e incitarle a recarsi
dai venditori per acquistare motivazioni, si accontentano di
raccomandare loro obbedienza, spingendole qualche volta ad una fede
cieca. Ma Gesù non si è mai sostituito alla coscienza dell'uomo: anzi,
ha lottato, e non poco, per liberarla. Chi sono i venditori? Persone
sagge con cui confrontarsi e scaldarsi il cuore, libri cui attingere
conoscenza e apertura d'idee, incontri su temi di fede o problemi
sociali che rinnovano le motivazioni del nostro credere e operare. ...
(commento al Vangelo a cura della Diocesi di Carpi - Pastorale
familiare)
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
LA DIMENSIONE POLITICA DELLA CARITA'
L'esempio di Giorgio La Pira di ALBERTO NEGLIA
Frammenti di Spiritualità - n. 13
Estratto
della relazione “La spiritualità cristiana: la via della carità” di
Alberto Neglia tenuta il 26 ottobre 2011 nell'ambito dei MERCOLEDì
DELLA SPIRITUALITÀ 2011 - “ EDUCARE TESTIMONIANDO LA FEDE” promossi
dalla Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
Anticipazione in attesa del video integrale.
Video
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C’è
un virus tipico di ogni discepolo e ogni religione, che non è mai
estinto. Si tratta del virus degli scribi e dei farisei. Oggi potremmo
dire che «gli scribi e i farisei» c’erano una volta, o che il loro
comportamento riguarda solo i preti di oggi; può essere visto, insomma,
in chiave anticlericale. Ma c’è qualcosa di più profondo: lo scriba e
il fariseo che si annida in ognuno.
Tutto
il capitolo 23 del vangelo secondo Matteo è un
capitolo sull'ipocrisia, il “virus” tipico della persona
religiosa, ma non solo. La legge dell’apparire è in contraddizione con
ciò che uno sente. Vale dappertutto: nella sinagoga, in
chiesa, nell'ufficio, nella politica.
Ciò
che Gesù denuncia degli scribi e dei farisei, noi possiamo facilmente
applicarlo agli altri, anche ai preti eventualmente. Non dimentichiamo
però che Giove ci ha dato due bisacce: i difetti che vediamo nella
bisaccia sulle spalle di chi ci sta davanti, sono esattamente quelli
che stanno sulle mie spalle e che non vedo. La descrizione degli scribi
e dei farisei ci fa da specchio per vedere quel male radicale che si
annida dentro di noi e che poi emerge ovviamente anche nei capi, o in
quelli riconosciuti tali, perché tutti si rispecchiano in quelli.
La fame di guru crea un popolo di grulli
Ascolta l'audio originale
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Al
via il quarto ciclo dei “Dialoghi in Città”, evento culturale
proposto dall'Archidiocesi di Spoleto-Norcia con l’obiettivo
di offrire un contributo per l’edificazione della città dell’uomo.
Lunedì 10 ottobre, presso l’auditorium della Scuola di Polizia di
Spoleto, Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose (Piemonte), è
intervenuto sul tema “L’uomo e la fede”. Dopo il saluto
dell’Arcivescovo Renato Boccardo, promotore di questi momenti di
riflessione, Bianchi ha “confidato” il suo legame con la città di
Spoleto. Un legame segnato dall'amicizia con l’Arcivescovo
Boccardo: entrambi sono piemontesi e si conoscono da quando il Presule
era giovane seminarista. Un legame, però, che passa attraverso una
delle più importanti opere d’arte della città: la croce di Alberto
Sotio conservata nella Cattedrale.
il testo integrale dell'intervento di Enzo Bianchi: "L’uomo e la fede" (pdf)
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In
una recente intervista, il card. Carlo Maria Martini, interrogato sulla
situazione della chiesa oggi e sulle sue tentazioni più manifeste, ha
espresso poche ma significative parole: “Una chiesa che vuole vincere”.
Per un cristiano della mia generazione, questa tentazione non è nuova:
si può anche dire che siamo cresciuti con quell'anelito nel
cuore che ci faceva desiderare una chiesa vincitrice e per questo
forte, grande, imponente...
Poi
venne un’ora, inaugurata da papa Giovanni ma da tempo in maturazione in
molti spazi della vita ecclesiale: il fuoco del vangelo resta infatti
sempre vivo nella comunità dei credenti, anche se coperto di cenere.
Alcuni profeti e molti cristiani anonimi e santi seppero scoprire la
brace, gettare qualche pezzo di legno e... il fuoco riprese ad ardere.
La chiesa si rendeva conto della sua povertà e delle sue mancanze,
voleva rinnovarsi con un “aggiornamento” che fosse obbediente alla
grande tradizione e ai segni dei tempi, scrutati ascoltando l’umanità,
la storia con le sue opacità e i suoi faticosi cammini di
umanizzazione...
Caro Diogneto - 35
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Dove ci porta la nostra esistenza? E quali sono i momenti veramente importanti?
Il teologo Vito Mancuso discute con Corrado Augias del nostro rapporto con Dio e della religione come significato della vita.
il video Rai TV - "Le Storie" del 2/11/2011
Guarda anche il nostro post precedente:
"Io e Dio. Una guida dei perplessi" di Vito Mancuso
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Domenica
25 settembre mi sono trovato a partecipare, in una grande città
italiana, ad un convegno di studio sul tema della laicità. Nel gruppo
di studio su “laicità e Chiesa” era emerso lo sconcerto di molti
cattolici per il silenzio dell’episcopato italiano sul degrado della
politica e sul comportamento deplorevole di politici che amano
professarsi cristiani. Tanto che, rientrando in sede la mattina
seguente, mi era venuto di buttar giù, in treno, una lettera aperta al
presidente del Consiglio Berlusconi, sollecitato in particolare dal
fatto di essere un vescovo emerito, più libero quindi dai
condizionamenti dei confratelli ancora in servizio, esposti ad essere
contestati dalla parte dei loro fedeli particolarmente legati al
premier; ed in più quasi autorizzato dal fatto che nella mia storia di
vescovo ha inciso l’uso delle lettere aperte, soprattutto lo scambio di
lettere con Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista
Italiano (v. Adista nn. del 10/7/1976 e 17/10/1977, ndr), per cui venne
affibbiata anche a me l’etichetta di “cattocomunista”, dimenticando sia
che avevo scritto in antecedenza al democristiano Zaccagnini e
continuato con il socialista Craxi, sia che la mia riflessione andava
commisurata come reazione al mondo – se si può dire – “cattofascista”
in cui ero cresciuto...
L’ipocrisia di proclamarsi politici cattolici di mons. Luigi Bettazzi
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Fino
a qualche settimana fa non mi ero mai occupato del Progetto Culturale,
né il Progetto Culturale si era mai occupato di me. Avremmo
vissuto tranquillamente, credo, ignorandoci reciprocamente. Poi
l’invito dei promotori di questo convegno mi ha progressivamente
convinto che sarebbe stato opportuno interessarsi ed approfondire
questo argomento.
Io
sono uno storico e quindi di solito mi interesso di persone morte. In
questo caso, invece, si tratta di studiare persone vive, almeno
anagraficamente. Ci proverò, dividendo la mia relazione in quattro
parti...
... A cosa dovrebbe rispondere il Progetto Culturale così come gli stessi vescovi lo hanno disegnato nei loro documenti? Si
tratterebbe di aiutare lo sviluppo nella cultura italiana di vaccini
tali da rendere, su alcuni temi centrali per la vita degli esseri
umani, inaccettabili tutte le forme di persecuzione, di indifferenza,
di cinismo sistemico oggi imperanti; si tratterebbe di contrastare il
dilagante egoismo e il culto dell’effimero non solo nelle loro ultime
conseguenze ma nella elaborazione originaria che deriva da una politica
nazionale che promuove, non da oggi, il principio della competizione,
del successo, dell’acquisto del consenso, dell’imbonimento televisivo e
pubblicitario. Un Progetto Culturale dovrebbe fornire gli strumenti per
smascherare l’inganno, la frode, la volontà di non far crescere il
senso critico dei cittadini e la loro autonomia di coscienza. Questo
può dare un Progetto Culturale. Servirebbe a rendere impossibile,
impensabile, ingiustificabile: l’evasione fiscale e l’esportazione dei
capitali all’estero; il contagio del male attraverso l’agire di chi è
investito di responsabilità pubblica; Il lavoro nero o il lavoro
sottopagato; il rifiuto e persecuzione dei migranti; la mercificazione
delle donne; le mafie e le camorre; la violazione dei diritti umani e
lo stato di degrado delle carceri; la guerra e il commercio armi...
IL PROGETTO CULTURALE DI RUINI NELLA SITUAZIONE ITALIANA OGGI di Sergio Tanzarella
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Cattolici e berlusconismo
Di fronte alla situazione politica italiana non c'è più spazio per la
rabbia: non a caso le manifestazioni di protesta prendono di mira altri
obiettivi. Restano solo sofferenza e delusione, anche fra i sostenitori
di Berlusconi o in ambienti che non possono essere considerati
pregiudizialmente ostili al premier, come Confindustria o il quotidiano
Avvenire («Tutto a posto e niente in ordine», dichiara il direttore
Marco Tarquinio nell'editoriale che commenta il voto di fiducia del 14
ottobre scorso). Così, pur con Berlusconi ancora a Palazzo Chigi -
almeno nel momento in cui scriviamo - siamo ormai entrati nel
postberlusconismo, come certifica autorevolmente la recente scelta
dello stesso PDL di cancellare dal proprio simbolo il nome del leader.
Attardarsi
a parlare ancora di Silvio Berlusconi è, a questo punto, poco utile.
Tante pagine, forse troppe, sono state dedicate a lui e agli effetti
nefasti del berlusconismo di destra, da cui la sinistra non è immune.
Nemmeno può bastare rimanere fatalisticamente in attesa degli eventi,
aspettando la fine dell'agonia del Governo. Anche se siamo ben lontani
dall'avere all'orizzonte una prospettiva, né tantomeno un accordo sul
modo in cui voltare pagina, non è troppo presto per porre i fondamenti
di una nuova fase della vita del Paese. Quello che serve è il coraggio
di aprire la finestra, come il card. Angelo Bagnasco, presidente della
Conferenza Episcopale Italiana (CEI), invita a fare: «C'è da purificare
l'aria
Cattolici in politica: come superare il berlusconismo
Come
tutti in queste ore ascolto le notizie sulla grave crisi politica e
finanziaria in cui si trova il nostro Paese. E mi pongo la domanda su
quale sia il contributo vero che come cattolici possiamo offrire
all'Italia per voltare pagina. Personalmente non mi hanno mai
appassionato i dibattiti sugli schieramenti o i toto-premier;
preferisco di gran lunga quelli sulle idee. E allora oggi vorrei
rilanciare la voce di due intellettuali cattolici che ieri hanno detto
cose secondo me molto significative sui due grandi temi di queste ore.
Sottolineo la parolaintellettuali, perché sono convinto che - prima
ancora che su quello politico - sia stata sul piano culturale la
debolezza più grave del mondo cattolico italiano negli ultimi anni.
Primo
tema dunque: il tramonto del berlusconismo. Da mesi il nome «fatale»
del presidente del consiglio (ormai uscente) non compare su questo
blog, forse perché tutto ciò che si poteva dire su di lui era già stato
detto. Oggi però vale assolutamente la pena di tornarci sopra,
raccogliendo come spunto una riflessione che guarda decisamente al di
là del piccolo cabotaggio che ha circondato per troppo tempo lo scontro
tra berlusconiani e anti-berlusconiani...
Due idee cattoliche sulla crisi
...
Paul Ginsborg ed Enrica Asquer hanno curato un libro (BERLUSCONISMO,
ed. Laterza, 2011) che mette in chiaro come i quasi vent'anni di
governo berlusconiano hanno contribuito a formare una sub cultura e una
mentalità che sarà difficile scrollarci di dosso. Innanzitutto la
celebrazione acritica del mondo dei beni di consumo. Con la Tv
commerciale, con questo mezzo di comunicazione di massa usato per
vendere beni e servizi , si è avviato un vero populismo culturale che ,
prima di tutto ha creato un certo modo di pensare l’identità femminile
e maschile.
L'ETICA CATTOLICA DELL'ON. LUPI E COMPANY
Nel
crepuscolo del potere berlusconiano è necessario, anzi doveroso,
interrogarsi su quale sia stato il contributo, non solo in termini di
omissioni, ma di fattivo sostegno e collaborazione, dato dalla
gerarchia cattolica italiana all'ascesa ed al consolidamento della
cosiddetta “Seconda Repubblica”, nata dalle ceneri della Democrazia
Cristiana e degli altri partiti di massa ed egemonizzata, dal 1994 ad
oggi, dal partito azienda fondato da Silvio Berlusconi.
Dalla Dc al “partito della Cei”
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Il Forum delle
associazioni di Todi chiede un governo di "responsabilità nazionale" e
respinge l'ipotesi di elezioni. Andrea Olivero (Acli): Monti è il
migliore.
Dopo la
mossa del presidente Napolitano in Parlamento si va alla conta per
vedere chi ci sta. Il no della Lega e Di Pietro, che preferiscono
andare alle elezioni.
Le lodi dell'Osservatore Romano e le perplessità della Cei per l'ipotesi di un ritorno alle urne
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(SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
LA CHIESA E LA TECNOLOGIA
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«La parola è in sofferenza.
Anche per la comunità ecclesiale, la Chiesa e la sua comunicazione. La
parola è tradita e umiliata». Anche dal pulpito. È dura la critica che
arriva dal card. Gianfranco Ravasi e chiama in causa direttamente i
sacerdoti. Perchè «spesso le predicazioni sono così incolori, insapori,
inodori da essere irrilevanti». Invece «bisogna ritrovare la parola che
'offendè, ferisce, inquieta, giudica», la «parola sana, autentica che
lascia il segno». E non dimenticarsi che oggi, piaccia o no, chi
ascolta «è figlio della tv e di internet».
Il cardinale "multimediale" auspica maggiore coraggio tra i sacerdoti che spesso offrono ai fedeli una predicazione inadeguata
Se c’è un esperto della Parola in Vaticano, questi è senza dubbio il
Cardinale Gianfranco Ravasi. Al centro culturale collegato
all'Ambasciata di Francia presso la Santa Sede - recentemente
ribattezzato Istituto Francese “Centro di St. Louis”, è giunto
chiaro e forte l’appello del presidente del Pontificio Consiglio della
Cultura che ha inaugurato una serie di lezioni di filosofia e di
teologia dal titolo “La scintilla della Parola, tra parole in frantumi”.
Dopo qualche mio intervento o
discorso tenuto in pubblico, mi accorgo che alcune mie parole o frasi
vengono riprese per essere rilanciate sulla stampa e nel cyberspazio.
Mi diverto un po’ a leggere la catena di interpretazioni e di
approfondimenti che ne scaturisce. Si va dall’apprezzamento e dal
plauso al fraintendimento e alla critica di chi si dice contrariato
dalle mie parole.
(SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
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Afferrare il toro per le corna
e guardarlo dritto negli occhi: così «L’Osservatore Romano» ha scelto
di festeggiare i suoi centocinquant’anni. Attraverso la giornata di
studio dedicata alle incomprensioni tra la Chiesa cattolica e i media
nel mondo, si è voluto indagare uno dei nodi più spinosi oggi sul
tappeto.
La comunicazione della verità non è una materia opzionale per parlare al mondo
Pubblichiamo una nostra traduzione dell’articolo apparso nell’ottobre
1994 sulla rivista «America» in cui il teologo gesuita creato cardinale
da Giovanni Paolo II trattava questioni al centro l’incontro di studio
intitolato «Incomprensioni. Chiesa cattolica e media», che si tiene in
Vaticano il 10 novembre.
Che non fosse facile comunicare
e far arrivare il messaggio cristiano nella sua interezza senza
distorcerlo troppo né semplificarlo all’osso lo aveva intuito bene
anche San Paolo. L’epistolario paolino in più punti dà conto delle
incomprensioni (e delle polemiche) che già all’epoca segnavano i
rapporti dell’Apostolo delle Genti coi Galati, coi Tessalonicesi, coi
Corinzi. Persino al più grande comunicatore che abbia mai avuto la
Chiesa (dopo Gesù Cristo) è capitato di interrogarsi sul perché le sue
parole, in determinati contesti, venivano deformate se non addirittura
stravolte.
Ieri, durante tutta la
giornata, si svolto nell’Aula vecchia del Sinodo un convegno a porte
chiuse organizzato per celebrare i centocinquant’anni di quel
“singolarissimo giornale” che è L’Osservatore Romano. Per
iniziativa del direttore, Gian Maria Vian, storici (Lucetta Scaraffia e
Andrea Riccardi) e illustri giornalisti e vaticanisti (Jean-Marie
Guenois, Antonio Pelayo, Paul Badde, John Hooper e John Allen,
quest’ultimo assente giustificato ma comunque presente con un
intervento scritto) si sono confrontati sull’incomprensione tra il
Papa e i media, analizzando alcune delle “crisi” che hanno
caratterizzato i pontificati precedenti e soprattutto quello di
Benedetto XVI
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POLITICA
L’Infedele
vi racconterà in diretta l’agonia del governo Berlusconi che precipita,
ahimè, in un fango che non è più solo metafora...
Ospiti di Gad Lerner l’economista
Marcello De Cecco, il giornalista Massimo Mucchetti e la deputata
socialista greca Elena Panaritis. Con loro in studio Marica Di Pierri
dei “Draghi ribelli” e un gruppo di cittadini greci cui, subito
all’inizio, Lucrezia Lante Della Rovere dedica la lettura del classico
testo di Pericle sulla democrazia.
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La
politica appesa ai numeri del Parlamento, il Paese appeso alle
decisioni dei mercati. Le ore decisive del governo Berlusconi sono al
centro della puntata di Ballarò. Tra gli ospiti di Giovanni Floris il
segretario del PdL Angelino Alfano, il vicesegretario del PD Enrico
Letta, la giornalista e conduttrice tv Lucia Annunziata, il presidente
della Lega Coop Giuliano Poletti, il direttore del Corriere della Sera
Ferruccio De Bortoli, il direttore del Tempo Mario Sechi, il presidente
della Ipsos Nando Pagnoncelli.
In apertura la copertina satirica di Maurizio Crozza (video)
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Paradosso: il Presidente che
sempre rimarca la distinzione fra i poteri dello Stato è il baricentro
del quadro politico e il vero garante dell'immagine internazionale del
Paese.
Se penso a un’Italia
senza B, immagino un brigadiere che si addormenta mentre intercetta le
telefonate fra il professor Monti e Mario Draghi. Oh, mica voglio
un’Italia di banchieri. Ma un po’ grigia e barbosa, sì. Non moralista,
morale. Che per qualche tempo si metta a dieta di barzellette,
volgarità, ostentazioni d’ignoranza. Dove l’ottimismo non sia la
premessa di una truffa, ma la conseguenza di uno sforzo comune.
Un’Italia solare, anche nell’energia. Con meno politici e più politica
Massimo Gramellini: Senza B
Adesso,
naturalmente, ci si potrebbe chiedere quanto tempo è stato perso
invano: e soprattutto quanto è costato, questo tempo, in termini
economici e di credibilità politica. Di fronte a una situazione che
appariva compromessa da un paio di mesi almeno, sono state fatte
trascorrere inutilmente settimane e settimane, in attesa di un miracolo
che non era ormai più possibile e che infatti non è arrivato. Dopo la
Spagna e perfino dopo la Grecia, il governo italiano buon ultimo - si è
dunque arreso di fronte ad un dato che gli stessi mercati, negli ultimi
giorni, avevano evidenziato in maniera perfino impietosa.
Partiamo
dai punti certi. In primo luogo è sicuro che ieri è cominciata di fatto
una crisi di Governo profonda e drammatica. Si chiude una lunga
stagione avviata nel 1994 e incardinata sulla personalità e le
ambizioni di Silvio Berlusconi. È una crisi imposta e scandita dalle
richieste europee all'Italia, con toni sempre più preoccupati e
scettici. Si chiede serietà, si pretende credibilità. Non ci si fida
più delle parole e delle promesse.
Secondo punto certo: gli spread volano all'incredibile quota 500, di
pari passo con la diffidenza, a dir poco, dei mercati nei confronti dei
nostri rituali politici e dell'inconsistenza del Governo. La paralisi è
ormai un lusso insostenibile.
Altro punto certo...
"Il rendimento sui titoli di
Stato italiani ha raggiunto nuovi massimi ed è ad un livello che i
nostri economisti considerano insostenibile. I precedenti storici
indicano che le dinamiche negative che si auto-alimentano che adesso
minacciano l'Italia sono molto difficili da spezzare. A questo punto,
l'Italia può essere oltre il punto di non ritorno".
La
lunga notte è finita. Nel modo giusto politicamente. Non sono stati gli
scandali, pubblici e privati, che hanno costellato la vita legalmente
‘avventurosa’ e ‘border line’ del premier. Né il livello di moralità
pubblica e privata cui da anni ci ha abituati. Tantomeno la capacità
dell’opposizione che in tutti questi anni non ha mai prodotto uno
straccio di programma alternativo.
E’ stata l’Europa a buttarlo giù. Il berlusconismo non è soltanto una
forma di governo, ma un ‘blocco di potere’ sociale, economico e
politico.
Se
davvero, malgrado le fibrillazioni di queste ore, si arriverà domani
all’approvazione della legge di stabilità e alle dimissioni di
Berlusconi, domenica all'incarico a Monti e lunedì, o al massimo
martedì, alla presentazione del nuovo governo, non saremo solo di
fronte a uno dei più imprevedibili capovolgimenti della recente vicenda
politica italiana, ma a qualcosa di più.
È nato
un nuovo gruppo in Parlamento: quello degli Irresponsabili. È purtroppo
molto numeroso. Lo compongono quei deputati e senatori che in queste
ore non pensano agli italiani che temono di veder svanire i risparmi di
una vita, o di perdere il lavoro: pensano a quale soluzione sarebbe più
conveniente per la propria bottega.
Con
il loro sì, anche se comprensibilmente sofferto e tormentato, il Pdl e
il Pd imboccherebbero con grande coraggio una strada nuova e piena di
incognite. Se decidessero (come sembra possibile) di dar vita tutt'e
due insieme e con il Terzo polo a un governo presieduto da Mario Monti,
saprebbero di dover pagare un prezzo elevatissimo. Ma dimostrerebbero
che la politica, la vituperata e bistrattata politica, è stata in grado
per una volta, la volta più importante, di anteporre il bene comune
agli interessi di bottega.
Pierluigi Battista: I Promessi Alleati
Silvio Berlusconi si dimette, seppure
al rallentatore. La promessa fatta ieri pomeriggio al presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, è la presa d'atto della sconfitta
parlamentare subita dal centrodestra. Rinvia il momento in cui lascerà
Palazzo Chigi solo perché vuole farsi da parte dopo l'approvazione
della legge di stabilità con le misure chieste dall'Europa.
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Angelus - 6 novembre 2011
Udienza - 9 novembre 2011, Il grande canto della "Legge", Salmo 119 (118)
Udienza - Ai partecipanti all'incontro dei Volontari cattolici europei promosso dal Pontificio Consiglio "Cor Unum" (10-11novembre 2011)
Discorso - All'Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede (7 novembre 2011)
Discorso - Alla delegazione dell'«Israeli Religious Council» (10 novembre 2011)
Omelia - 4 novembre 2011: Vespri per l'inizio dell'Anno Accademico delle Università Pontificie
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Chi
crede in Dio-Amore porta in sé una speranza invincibile, come una
lampada con cui attraversare la notte oltre la morte, e giungere alla
grande festa della vita.
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OPINIONI E COMMENTI
Messa
laica in Austria. Ormai è scontro aperto tra i dissidenti cattolici
austriaci e la Santa Sede dopo l’annuncio del movimento
ultraprogressista «Noi siamo Chiesa» di voler promuovere nel
paese cerimonie liturgiche nelle quali persone laiche agiscono
come sacerdoti, pregando e simulando la celebrazione della messa. «Le
leggi ecclesiastiche lo vietano», riconosce Hans Peter Hurka,
leader di «Noi siamo Chiesa» e promotore del manifesto riformatore
«Chiamata alla disobbedienza». Inoltre la fronda interna al clero
d’Austria viola ormai apertamente la regola del celibato ecclesiastico
e ammette alla comunione i divorziati risposati. Se a ciò adesso
si unisce la «messa laica» appare evidente che
la frattura con Roma pone i sacerdoti dissidenti fuori dalla
Chiesa.
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...La
preoccupazione del Santo Padre trova piena sintonia con quanti si
chinano ogni giorno su tante donne e minorenni vendute e comprate, usate
e ferite per aiutarle a guarire e a ritrovare il senso della propria
vita e dignità, ma offre pure un grande incoraggiamento alle tante
donne che in modi diversi subiscono violenze, sia psicologiche che
fisiche, specialmente tra le mura domestiche. Mai come in questo tempo
è diventata diffusa la discriminazione e la violenza di genere che
distrugge rapporti familiari e tra colleghi e toglie sicurezza e
serenità. Certamente le parole del Papa vogliono essere anche un forte
richiamo alle varie istituzioni laicali e religiose, pubbliche e
private, perché ciascuno è chiamato a confrontarsi con la realtà e ad
assumersi le proprie responsabilità...
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(SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
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Nel giorno in cui la Chiesa
celebra San Martino di Tours, “modello di carità” per il mondo intero,
Benedetto XVI ha ricevuto, in Vaticano, i volontari cattolici europei,
riuniti dal Pontificio Consiglio “Cor Unum” per un incontro in
occasione dell’Anno europeo del volontariato.
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2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
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Gregorio on-line (mp3) alla pagina
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