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Il 2 febbraio 2010
é nato il Blog di Tempo Perso
PIETRE VIVE
che viene aggiornato quotidianamente
e mette così a disposizione in modo facile e veloce
una o più notizie
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Siamo anche in FaceBook con
la pagina sociale
"QUELLI DELLA VIA"
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Le somme raccolte nella
colletta di domenica saranno utilizzate per tutte le vittime della
siccità, soprattutto in Somalia, Kenya, Etiopia, Gibuti, Eritrea e
anche in Sud Sudan, Uganda, Tanzania. In Kenya ed Etiopia l'ambito
principale di azione
«Non
manchi a queste popolazioni sofferenti - ha chiesto Benedetto XVI - la
nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona
volontà».
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Alla tragedia della peggiore
siccità che si ricordi negli ultimi 60 anni si aggiunge una situazione
sociale e politica altamente instabile e che rischia di trascinare nel
caos anche il Kenya. Il timore che i fondi per l’aiuto servano anche ad
altri “scopi”. La Somalia resta il buco nero. Serve una riconciliazione
capace di alimentare anche le contraddizioni esistenti nel radicalismo
islamico.
Il flusso migratorio verso il Kenia ha prodotto finora un
agglomerato grando come Latina e tutta la sua provincia. Il corteo dei
rifugiati a Mogadiscio che accusano il governo provvisorio di mettere
le mani sugli aiuti umanitari. Cento deputati si riuniscono in un
albergo in segno di protesta: "Il Parlamento ce l'hanno chiuso". Una
cinquantina di giovani somali preferiscono fuggire in Libia che restare
nel loro paese
Il
fiume Scebeli, che attraversa l'Etiopia dove sono cominciate le
precipitazioni autunnali, si è ingrossato a valle, in territorio
somalo. E' tracimato provocando danni nei villaggi lungo le rive. E la
carestia non si arresta
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Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite
C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: “Carestia Corno d’Africa 2011”.
Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
ƒ UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
ƒ Banca Prossima, via Aurelia 796, Roma - Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474
ƒ Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384
ƒ Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113
ƒ CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)
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Abbandonare la Grecia a se
stessa sarebbe un grave un errore. Soprattutto se si legge il disastro
greco anche in chiave italiana. Ne è convinta Costanza
Honoratiprofessore ordinario di Diritto dell'Unione
Europea all'Università di Milano-Bicocca.
L'eventuale fallimento della Grecia con la conseguente
insolvenza nei confronti dei propri cittadini, delle banche straniere e
della Bce sarebbe un vero disastro.
Nicola Sessa: A difesa della Grecia, contro le politiche scellerate
L'opinione diffusa in Germania è che la Grecia non possa essere più salvata
Nicola Sessa: Capitan Merkel e il baratro greco
Bombardare in Libia per vendere
il caccia multiruolo “Rafale” in India. In gioco, la più grande
commessa militare dei prossimi anni
Gabriele Battaglia: Francia, la guerra come spot
Pechino potrebbe comprare titoli di Stato per puntare alle imprese strategiche. Ma forse non basterebbe lo stesso
Un agguerrito politico di 30
anni ha deciso di diventare l'alternativa al vecchio presidente.
Aprendo una faida interna tra i pilastri del Anc
L’organizzazione denuncia
molteplici violazioni sia da parte delle forze pro-Gheddafi sia di
quelle anti-Gheddafi. Nel mirino in particolare i cittadini provenienti
dall’Africa sub-sahariana. E invita il Consiglio nazionale di
transizione a prendere il controllo della situazione.
Un pugno di guerriglieri
travestiti da donna riesce a penetrare nell'area più sorvegliata di
Kabul e tiene in scacco per venti ore centinaia di soldati americani e
afgani
Il 20 settembre l'Assemblea Onu discute dell'indipendenza per i palestinesi
Tra le tende degli indignados israeliani un'artista raccoglie le voci del disagio
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
“Nulla sarà più come prima!”.
Quante volte sentimmo ripetere questa frase e altre simili all’indomani
dell’11 settembre 2001. Quante voci si aggiunsero al coro dei profeti
di sventura che consideravano ineluttabile uno scontro di civiltà
alimentato dall’integralismo religioso. Quante letture di qualsivoglia
fenomeno sociale vennero fatte sotto l’unica prospettiva di un
terrorismo globale. Quanto spesso è stata data per scontata e puntuale
una svolta storica che avrebbe stabilito un “prima” e un “dopo”
assoluti nell’approccio ai problemi più complessi, che fossero di
natura geopolitica o economica, di globalizzazione o di confronto tra
mondi culturali o religiosi, di giustizia internazionale o di
concezione della guerra.
Ma oggi, dieci anni dopo,
possiamo interrogarci con un minimo di distanza critica da quei tragici
eventi, che in realtà proprio per la loro gravità richiederebbero un
giudizio storico ancor più decantato: “Davvero il mondo non è più stato
lo stesso?”.
Ma la guerra santa sarà sconfitta dalla pace giusta di Enzo Bianchi
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"Ancora
una volta - scrive il Papa -, deve essere inequivocabilmente affermato
che nessuna circostanza può mai giustificare atti di terrorismo".
«Pretesa di agire in nome di Dio aggrava tragedia 11 settembre»
Gianni Minoli, all'interno del programma "La storia siamo noi",
propone uno speciale sui fatti del giorno 11 settembre 2001. A distanza
di dieci anni dal sanguinario "inside job", Minoli, con il suo
reportage, lascia serpeggiare dubbi sulla contraddittoria e menzognera
versione ufficiale. Testimonianze, dati, analisi, comparazioni...
permettono di incrinare il muro della disinformazione: attraverso la
breccia si comincia ad intravedere uno scenario che si riferisce
direttamente al Nuovo ordine mondiale
Video: 11 SETTEMBRE 2001, DIECI ANNI DOPO (a cura di Gianni Minoli)
New York celebra il decennale della tragedia dell'11 settembre con una serie di mostre fotografiche di prima grandezza
Mille occhi sulle torri
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Il 25 Agosto 2011 la
trasmissione “La Storia Siamo Noi” di Giovanni Minoli trasmette il
primo serio servizio giornalistico della TV italiana sul grande inganno
dell’attentato terroristico dell’11 settembre 2001. Grande plauso in
rete, hurrà hurrà nella blogosfera, standing ovation del “popolo
complottista”. La vera notizia tuttavia non è questa. La vera notizia è
che tutto ciò lascia il tempo che trova. La vera notizia è che neppure
quando la RAI dichiara in un proprio servizio giornalistico che l’11
settembre è in tutta evidenza un’operazione Made in USA si producano
effetti concreti nella società politica e civile. In altre parole, è
stata sdoganata la vera storia dell’11 settembre, evviva, evviva, la
verità ha trionfato, affinché tutto continui esattamente come prima.
Nessun politico rinuncerà a recitare i dovuti mantra sulla lotta al
terrorismo. Nessun telegiornale smetterà di attribuire al mitologico
Osama Bin Laden, il Babbo Natale del Male, la responsabilità degli
attacchi. Insomma, ora che la verità è stata ufficializzata da Mamma
RAI, possiamo allegramente continuare ad ignorarla come se niente
fosse. Benvenuti nell’affascinante mondo del bispensiero.
11
settembre 2011: dopo 10 anni il pubblico è vaccinato e si può dire la
verità in Tivù. Tanto la verità ormai lascia il tempo che trova. di
Roberto Quaglia
Dieci anni non sono che un
batter di ciglia dinanzi all’Eternità. Ma sono molti nella vita di una
persona e possono significare molto nella storia...
Eppure, non è così. Si dice che
dall’11 settembre del 2001 sia cominciata una nuova fase storica.
Aperta, come sovente accade per le fasi storiche, da una nuova guerra.
Quella «contro il Terrore», che riguarda anche noi, e nella quale anche
noi siamo stati e restiamo coinvolti. Nel nostro Bel Paese, qui tra
noialtri Italiani Brava Gente, ci sono ormai decine di famiglie che
piangono il loro ragazzo rimasto là, in Irak o in Afghanistan, tra
sabbie e rocce d’un paese lontano o sul cemento ardente e crepato d’una
città-fantasma, tra le macerie e i rifiuti. «Caduti», si deve dire: non
morti che è generico, e nemmeno vittime ch’è parola la quale suggerisce
innocenza e passività. No. Erano soldati. I soldati cadono, cioè
muoiono perché ciò fa parte del loro dovere: «La morte è un atto di
servizio», diceva José Antonio Primo de Rivera, questo meraviglioso
guerriero cristiano che ci credeva sul serio, e lo dimostrò appunto
cadendo. I soldati muoiono, però, anche per qualcosa. Per che cosa, in
questo caso?
Ci si abitua a tutto. Anche
alle tragedie. Specie quando si ha la sensazione che non ci riguardino,
che siano i soliti materiali della solita fiction...
11 settembre: dieci anni dopo siamo ancora nella notte di Franco Cardini ...
Decine di libri sono stati pubblicati, dove in varia misura e sotto
diversi angoli visuali, la versione ufficiale è stata demolita. Se
qualche anno fa, era già più che legittimo sollevare gravi domande
sulla versione ufficiale, adesso abbiamo a disposizione molte “pistole
fumanti” che pongono la questione della chiamata in correo di alti e
altissimi personaggi dell’establishment statunitense. Nessuno di loro è
stato chiamato, tuttavia, a deporre sotto giuramento. Centinaia di
testimonianze e di gravissimi documenti – veri e propri capi d’accusa –
sono stati accantonati e mai presi in considerazione. Noi
siamo orgogliosi di essere stati – con la realizzazione del film Zero e
con diversi libri su questi temi – parte del grande movimento per la
verità sull’11 settembre. Ma come mai di tutto questo non si parla?...
Dieci anni dopo di Giulietto Chiesa
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Il decennio trascorso dall’11
settembre 2001 è stato caratterizzato dalla ripresa dello spirito
bellicistico, che ha rivalutato la guerra come strumento per risolvere
i conflitti, dare sicurezza, affermare il diritto. Non era la via
indicata da Giovanni Paolo II. Il bilancio dei conflitti (tra
Afghanistan, Irak e Pakistan) è pesante: 137 mila civili morti, quasi 8
milioni di rifugiati, 6 mila soldati statunitensi uccisi, secondo una
valutazione americana. Pochi problemi sono stati risolti. Anzi il mondo
di oggi è caratterizzato dalla diffusione della violenza: al terrorismo
e alle guerre ancora aperte si unisce una violenza diffusa, spesso
opera di mafie o internazionali del crimine...
Le religioni hanno un compito decisivo: dissociare la violenza dal nome
di Dio, ma soprattutto fondare la pace come compito religioso
nell’esercizio quotidiano del dialogo...
11 settembre, una ferita nel cuore del mondo di Andrea Riccardi
9/11. Cosa rimane dello scontro di civiltà? Corradino Mineo ne parla con Flavio Lotti, coordinatore della Tavola per la pace. (video)
Le campagne militari non hanno risolto niente ma, anzi, causato ulteriori problemi e sofferenze.
Quello che la guerra non ci lascia vedere di Renato Sacco
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11 settembre: rafforzare il pensiero
Cosa accadde il day after l'11
settembre? Bush, con una straordinaria capacità di sintesi, disse: “non
preoccupatevi; continuate a far shopping. Il nostro stile di vita non
cambia”. Ed è qui la chiave di volta. La preoccupazione massima è che
si stoppi di un sol giorno l’ipermercato mondo: il Pil. E’ la destra?
Non solo. Sullo stesso credo è sintonizzato anche il pensiero
riformatore o progressista che sembra in ogni dove (Italia – Europa –
Mondo) incapace di proporre altro. Resto è poesia. Se non bastasse
anche il sindacato dà la stessa indicazione: crescita, crescita e
crescita.
La litania delle percentuali, delle 2 o 3 + delle agenzie di Rating,
dell'approvazione dei mercati è sempre più un disco rotto. La
valutazione passa sempre e solo per la quantità e mai per la qualità.
Ma, anche qui, il problema siamo noi. Non altri. Qual'è il pensiero
altro che abbiamo da mettere sul piatto? Siamo sinceri: alcuno. Forse
siamo orfani di Alexander Langer (lentius profundius suavius) ma non mi
sembra di intravvedere novità alcuna.
Certo. Alla crescita si può opporre, anche nella morfologia
grammaticale stessa, il concetto di decrescita. Ma siamo sinceri...ci
convince? Chi va a dirlo alle moltitudine di cassintegrati o
disoccupati? Crescere è poi nella natura delle cose...
11 settembre: rafforzare il pensiero
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Ecco che cosa l’ideologia del progresso ci ha fatto perdere
... Pare infinita la conta del
male, ma lo è anche quella del bene, in una lotta antica quanto l’uomo
e mai sopita. Non possiamo riposarci, ogni istante siamo chiamati a una
scelta, di qua il bene di là il male, e il bivio si ripete mille volte
al giorno, come in un gioco di ruolo. Ognuno di noi ha il suo 11
settembre di dolore e tradimenti, ma ognuno possiede anche la sua
montagna di pietre da far crescere.
Ecco che cosa ci insegna un centinaio di ragazzi "difficili" dallo
sguardo trasparente. Ecco perché tra le tante celebrazioni per l’11
settembre il console generale degli Stati Uniti d’America, Richard
Snelsire, ha scelto di essere con loro...
Non si può rievocare l’11 settembre 2001 senza riflettere su quanto accaduto nei dieci anni successivi.
Guardando all'11/9 dieci anni dopo: gli Usa sono i migliori alleati di Bin Laden
Dieci anni dopo gli attentati
dell'11 settembre, un'inchiesta per ripercorrere la genesi del mito, le
storie degli scettici e la diffusione del dubbio di massa
L'opinione di Gad Lerner
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il destino comune dell'umanità
Il 12 settembre si celebra la
Giornata mondiale dell'interdipendenza: oggi la vita e la felicità di
ogni Stato e cittadino sono indissolubilmente legate al resto del mondo.
- Oltre le paure della globalizzazione
- Cercasi un Governo per il nuovo mondo
Crescita, idolo del nostro tempo
Si fa largo una nuova mentalità, promotrice di una vita più sobria, che
salvi l'uomo e l'ambiente. Il dibattito nella Giornata mondiale
dell'interdipendenza.
- Un mondo malato di obesità
- La lezione di Latouche
Il pianeta ha la febbre
Il cambiamento climatico è un
fenomeno scientificamente dimostrato, ma ancora poco conosciuto:
un'analisi nella Giornata mondiale dell'interdipendenza.
- Temperature senza controllo, popoli in movimento
- L'energia del futuro
Diritti di nome, ma non di fatto
Tutti gli esseri umani dovrebbero essere uguali: lo dice la
Dichiarazione universale. Eppure la realtà mostra che le ingiustizie e
le disugualianze sono ancora molto diffuse.
- L'uguaglianza solo dichiarata
- Il primo diritto: emigrare
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Armamenti, la super casta
Al
costo di un cacciabombardiere F-35 si potrebbero realizzare 183 asili
nido per settanta bimbi, stipendi per insegnanti compresi. L'Italia ne
ha appena comprati 131: di cacciabombardieri, non di asili. Per non
parlare del piano Eurofighter e dei sommergibili. Una per una, le cifre
di un Paese che taglia su tutto ma non sulla guerra
Ottanta milioni di euro di spese militari al giorno, pari a 500 dollari
pro-capite. Oltre 600 generali, 2 mila e 700 colonnelli, 13 mila
ufficiali, quasi 26 mila sottoufficiali e ben 70 generali di corpo
d'armata, più del doppio dei corpi d'armata: una massa sterminata di
dirigenti con ricchi stipendi a guidare un numero sempre più esiguo di
soldati. Una spesa per armamenti che cresce senza freni e non conosce
crisi. Un sistema, quello dell'industria bellica nazionale, che è
immune dai tagli della manovra. Se in Germania, la cancelliera Angela
Merkel, ha ridotto, già dal 2010, le spese per armamenti di 10
miliardi, in Italia il governo non ne vede la necessità.
Armamenti, la super casta di Silvia Cerami
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Della discussione nazionale
sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012
e 25 miliardi nel 2013, quello che più lascia esterrefatto padre Alex
Zanotelli è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei
vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa: 27 miliardi di euro,
cioè 76 milioni al giorno. L’appello del missionario. Da sottoscrivere.
Alex Zanotelli: Armi, soldi e silenzi
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Luca, 16 anni, fatto scendere dalla monorotaia e da un’altra
attrazione. La direzione: «Rispettiamo la sicurezza». Il Coordown:
«Vìolano la convenzione Onu»
Se il sistema scolastico, in
special modo la scuola primaria, pur nelle sue debolezze, riesce ad
accogliere i soggetti affetti da Sindrome di Down, quando il percorso
formativo è stato portato a termine ed i ragazzi crescono,
diventa sempre più difficile per loro trovare una collocazione nel
mercato del lavoro ed un adulto Down su quattro è costretto a rimanere
a casa e non svolge nessuna attività
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L’Italia
è il Paese dove gli slogan razzisti si moltiplicano nelle piazze come
negli stadi e gli sgomberi dei campi rom minano il diritto alla casa e
i diritti all’istruzione dei bambini. L’Italia
è il Paese dove la Lega e la destra hanno bloccato la
formazione di una classe per l’eccessiva presenza di stranieri
nella scuola di via Paravia a Milano.
E, lo stesso Borghezio che ieri spruzzava
dell'insetticida sugli extracomunitari, oggi esprime pubblicamente di
condividere le posizioni politiche xenofobe del norvegese Anders
Brevik che ha ucciso 76 persone.
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... Eppure fa riflettere il
fatto che Papa Benedetto, pur decisamente favorevole all'uso dei nuovi
media come strumento di proselitismo, ammonisca nel contempo sui rischi
di una eccessiva «virtualizzazione» delle relazioni fra fedeli e
istituzione religiosa. Il fatto è — considerazione che non vale solo
per la confessione cristiana: l'islamica e l'ebraica hanno problemi
analoghi — che le pagine più visitate sono proprio quelle di
«dilettanti» come Tabor, le cui iniziative, a prescindere
dall'ortodossia e dalle stesse intenzioni dei curatori, favoriscono la
diffusione di pratiche religiose «fai da te»...
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Escono
dall’asilo che sanno già leggere. A sette
anni maneggiano Pc,telecomandi e I-Pad come
(anzi, molto meglio) dei Lego. Non raggiungono il metro e venti,
e dormono fuori casa –
dall’amichetto/a come nei centri estivi dove soggiornano per settimane
– senza apparentemente sentire la mancanza di mamma e papà. Hanno
in tasca le carte Pokemon, ma girano senza protestare tra le sale della
galleria Borghese, per la decima mostra d’arte visitata
nell’anno solare. Non fanno ancora le medie e già
hanno praticato più sport di quanti noi
adulti abbiamo sperimentato in tutta la vita.
I bambini di oggi hanno la
stessa possibilità di vivere l’avventura come i bambini di una volta? E
soprattutto ci sono ancora spazi residui per il gioco oppure in questa
società è già tutto definito e programmato?
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
In Italia è iniziato o sta per iniziare il nuovo anno scolastico
IL PRIMO GIORNO (DI SCUOLA) CHE VORREI di Alessandro D'Avenia
"Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei
professori o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente? ...
Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad
ascoltarvi. Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di
tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso,
che insomma ne vale la pena di stare qua. Dimostratemi, soprattutto con
le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia
vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per
insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che
voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che
voi possedete e volete regalarmi. Dimostratemi che perdete il sonno per
insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi. Voglio
guardarli bene i vostri occhi e se non brillano mi annoierò, ve lo dico
prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci credete voi, perché
dovrei farlo io? ..."
Il primo giorno (di scuola) che vorrei
Auguri per un nuovo anno scolastico nella scuola che vogliamo di Andrea Canevaro
Care maestre e cari maestri, l’augurio che mi sembra necessario fare, e
farmi, è: troviamo le energie per contribuire a realizzare la scuola
che chi cresce meriterebbe. Per essere chiaro, uso uno stile per
punti.
- Vogliamo una scuola pubblica. Esprimiamo l’orgoglio di una scuola pubblica, ispirata dalla nostra Costituzione.
- Non
vogliamo una gestione della scuola “per fare cassa”. Il risparmio sulla
scuola è l’incremento delle spese delle famiglie, molte delle quali a
reddito zero, indebitate ecc.
E indico cinque punti...
Auguri per un nuovo scolastico nella scuola che vogliamo
Leggi anche:
- Le novità del nuovo anno scolastico (IL SOLE 24 ORE)
- Per l'OCSE siamo gli ultimi posti per... (IL FATTO QUOTIDIANO)
- Speciale ritorno a scuola (LA REPUBBLICA)
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Aprono le scuole e continuano i tagli. Come si reagisce?
"Prima
i veneti" è lo slogan che ha accompagnato Luca Zaia in tutta la
campagna elettorale, che l'ha incoronato governatore con percentuali
bulgare. Un motto che, nei mesi successivi, non ha mai smesso di
echeggiare nel Palazzo della Regione a guida leghista. Tant'è che
adesso lo slogan si sta trasformando in un progetto di legge. Anzi tre
progetti di legge, che hanno ricevuto il primo via libera in
Commissione affari istituzionali del consiglio regionale, e prevedono
la precedenza assoluta nelle graduatorie di accesso ad asili e servizi
per la prima infanzia, buoni scuola e case popolari a chi risiede in
Veneto da almeno 15 anni. Si tratta solo del primo passo, ma ce n'è
abbastanza per scatenare un mare di polemiche e l'indignazione di tanta
parte della popolazione veneta e non.
"L'ennesimo
colpo inflitto all'economia domestica, è la volta dei libri di testo
scolastico che fino all'anno scorso erano consegnati gratuitamente. Il
killer di questo ennesimo atto vandalico nei confronti delle famiglie
italiane è iil ministro dell'Interno Roberto Maroni. Anche se il mandante è sempre lo stesso, cioè il Governo Berlusconi...
Le aule delle scuola italiane scoppiano: record a Milano con una classe con 56 iscritti.
Nonostante il ministro Gelmini dica che il fenomeno riguardi solo lo
0,6 per cento del totale, il Condacons ha promosso una class action al
Tar del Lazio contro il ministero dell'Istruzione
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
XVIII anniversario del martirio di 3P ucciso dalla mafia
Il 15 settembre 1993, fu
assassinato padre Pino Puglisi, che accolse il suo sicario con un
sorriso “me l’aspettavo”. Era il parroco della chiesa di san Gaetano.
Ad ucciderlo, l’amore per il suo quartiere, Brancaccio, il suo impegno
a promuoverne lo sviluppo sociale, sottraendo manovalanza a Cosa Nostra.
Padre Pino Puglisi. L’altra faccia della Chiesa
... Aver seppellito Padre
Puglisi, ricordarne ogni anno il suo eccidio, titolare strade, scuole,
palestre, biblioteche in suo nome non serve a nulla se lì, proprio lì,
a Brancaccio, nessuno vuole impegnarsi.
Questo significa che la mafia ha vinto: essa si è liberata di una persona scomoda per quel territorio...
Non ci sono più scusanti per non testimoniare il vero amore che avete avuto per Padre Puglisi.
Possa lui dal cielo seguire i nostri e i vostri passi nella speranza che un giorno possa scrivere "I Nostri Passi".
XVIII Anniversario dell'uccisione di Padre Pino. "Cercasi Profeta in Patria"
video dal film "Alla luce del sole": Non aver paura di rompere le scatole
PROGRAMMA per il XVIII anniversario dell'uccisione del Servo di Dio Padre Pino Puglisi
Visita:
- Sito ufficiale dell'Associazione Intercondominiale Quartiere Brancaccio
- Sito Ufficiale su Padre Pino Puglisi dell'Arcidiocesi di Palermo
Guarda anche il nostro precedente post:
XVII anniversario del martirio di 3P ucciso dalla mafia
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Palermo: fiaccolata per don Pino Puglisi (video)
Fiaccolata a Brancaccio per don
Pino Puglisi nel 18° anniversario della sua uccisione avvenuta per mano
di un sicario davanti il portone della sua casa popolare di piazzetta
Anita Garibaldi nel quartiere periferico dello Sperone a Palermo. La
silenziosa fiaccolata ha attraversato le strade a ridosso della linea
ferrata Palermo-Messina fino ai campetti di calcio voluti da don Pino e
finalmente consegnati ai ragazzi del quartiere
(Servizio di Salvo Sbacchis)
video
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«Era un uomo buono solo
disarmato. In quattro andarono a sparargli. Lo spiarono, lo seguirono,
lo raggiunsero sul portone di casa. In silenzio gli andarono alle
spalle. Lo fermarono. E per fermarlo lo chiamarono padre, perché era un
sacerdote».
la scheda del libro A TESTA ALTA Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario
"Qué importa nuestra codardía
si hay en la tierra un solo hombre valiente...": questa è l’epigrafe,
tratta da Jorge Luis Borges, che Bianca Stancanelli ha scelto per il
suo bellissimo libro A testa alta. Don Giuseppe Puglisi: storia di un
eroe solitario, nel quale racconta la storia di Padre Pino Puglisi,
prete-coraggio che cercò tenacemente agli inizi degli anni 1990,
insieme ad uno sparuto numero di "amici", di far conoscere e provare
alla gente del rione Brancaccio, alle porte di Palermo, cosa potesse
voler dire vivere nel rispetto delle regole e delle libertà di ogni
essere umano. Rimase solo in questa sua battaglia, e fu ucciso. Non
possono qui non tornarci ancora una volta alla mente, purtroppo, le
terribili parole di Giovanni Falcone: "Si muore perché si è soli… Si
muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si
è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello
Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere".
Fin dalle prime pagine
dell’appassionante e coinvolgente libro della Stancanelli, il lettore
si rende conto di trovarsi di fronte veramente ad una persona non
comune, un uomo di fede, solo, che chiarì subito con fermezza al gruppo
di giovani che gli erano vicini e che gli chiedevano di essere un prete
di sinistra, di fare politica come il suo predecessore, che lui non
voleva avere nulla a che fare con la politica...
Recensione del libro A testa alta di Bianca Stancanelli a cura di Marzio Dazzi & Paolo Migone
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(SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Palermo ricorda padre Pino Puglisi nel 18° anniversario dell’assassinio. Stasera a Brancaccio si snoderà una fiaccolata.
Alle ore ore 21.00 il corteo si preparerà per la fiaccolata: partenza
da p.le Anita Garibaldi (luogo dell’uccisione di Don Pino) e arrivo al
Centro Polivalente Sportivo, via San Ciro 23H.
All'arrivo al Centro Polivalento Sportivo il corteo ascolterà la riflessione di Padre Francesco Stabile.
TRACCE DI
SPIRITUALITA' A CURA DEI CARMELITANI
Credevamo che lo sviluppo
scientifico, sociale, economico, un certo benessere diffuso ci avesse
emancipati dalla paura, e invece si constata quotidianamente che essa,
anche se facciamo fatica a dircelo, condiziona la vita. Rimane al
fondo, come realtà strisciante, dissimulata, ma, quanto meno ce
l’aspettiamo, essa affiora e condiziona l’orientamento della vita e le
scelte concrete. Essa è connessa all’intimo dell’uomo, ognuno porta in
se stesso la paura radicale della contingenza e della morte. Sì, si ha
paura di morire e quindi della malattia, della stessa vecchiaia e delle
rughe. Si ha paura del futuro per la precarietà del lavoro e per il
rischio di rimanere disoccupati. Si ha paura nel mondo degli affetti
per la fragilità umana che accompagna le scelte. Si ha paura dell’altro
perché potrebbe intaccare i nostri orizzonti, i nostri interessi, i
nostri privilegi...
Questo l'incipit dell'Editoriale di Horeb,
Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano coltivare una
spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il grande mistero della Madonna: tutto su Maria di Nazareth
Nel giorno in cui la liturgia
celebra il Santissimo Nome di Maria proponiamo questo interessante
dossier apparso sul periodico di divulgazione scientifica Airone,
firmato da Isabella Vergara.
È la donna più famosa di tutti
i tempi. Su di lei sono stati scritti oltre 200 mila libri. A quasi
duemila anni dalla sua morte, la ragazza di Nazareth continua ad
attirare decine di milioni di fedeli nei santuari di tutto il mondo. Il
network a lei dedicato, Radio Maria, segna ascolti da record (1 milione
871 mila fedeli al giorno solo in Italia).
Ma chi era davvero la mamma di Gesù? La parola agli storici...
Il grande mistero della Madonna: tutto su Maria di Nazareth
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(SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA" Esaltazione della Croce
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La Bibbia in un frammento
“Tutto è puro
per chi è puro.
Ma per i corrotti
e i senza fede
nulla è puro:
sono corrotte
la loro mente
e la loro coscienza."
(Tito 1,15)
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Ad Ancona il Papa conclude il
Congresso eucaristico nazionale mettendo in guardia da un modello di
sviluppo che non abbia al centro l’uomo
Un modello di organizzazione sociale che punta solo sul benessere
materiale prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione in Cristo,
finisce per «dare agli uomini pietre al posto del pane». Benedetto XVI
usa un’immagine evangelica eloquente per ricordare che i sistemi
ideologici e politici basati unicamente sulla «forza del potere e
dell’economia» non hanno passato il vaglio della storia. «L’uomo —
avverte durante la messa presieduta domenica mattina, 11 settembre, ad
Ancona, a conclusione del XXV Congresso eucaristico nazionale — si
comprende solo a partire da Dio»: la relazione con lui, infatti, dà
«consistenza alla nostra umanità» e rende «buona e giusta la nostra
vita».
In questo senso l’Eucaristia è il punto di partenza «per recuperare e riaffermare il primato di Dio».
Le pietre e il pane
Nel cantiere navale paralizzato
dalla crisi economica, Benedetto XVI invoca «impegno contro la
disoccupazione e il precariato». Davanti ai centomila pellegrini del
Congresso eucaristico e a tanti operai cassintegrati e allo loro
famiglie, il Papa si concentra sui problemi concreti, sollecita stili
di vita e di consumo più sobri, mette in guardia dall'individualismo e
dalla dittatura della tecnica e del profitto. E scandisce: «Hanno dato
agli uomini pietre al posto di pane».
"Basta precari. Lo sviluppo guardi all’uomo"
Si
è concluso il 25° Congresso eucaristico nazionale. Otto intensi giorni
di riflessioni, preghiere, testimonianze e condivisioni di esperienze
all’insegna della preghiera viva del Signore risorto.
Ancona, otto giorni di preghiera viva
“Non è stata una parentesi o una
distrazione, ma una sosta preziosa per metterci di fronte al Mistero da
cui la Chiesa è generata e ritornare senza indugio alla nostra missione
di testimoni del grande «Sì», che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo
e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e intelligenza”.
Così il Comitato organizzatore del XXV Congresso Eucaristico Nazionale
(Ancona, 3-11 settembre 2011) nel Messaggio emesso a conclusione
dell'evento.
Messaggio.doc
Guarda anche il nostro preceente post:
“Signore da chi andremo?
L’Eucaristia per la vita quotidiana” - XXV Congresso Eucaristico
Nazionale - Ancona 3 /11 settembre 2011.
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L’Eucaristia nella vita
quotidiana era il tema del Congresso di Ancona. Più che un titolo, una
necessità, perché se non si partecipa a quel banchetto, si toglie aria
allo spirito, si smarrisce il coraggio del perdono, le mani restano
chiuse.
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
“Convivere – il nostro destino”
Grande commozione questo
pomeriggio a Monaco di Baviera all'apertura ufficiale del 25°
Incontro mondiale di preghiera organizzato, come tradizione, dalla
Comunità di Sant’Egidio. Il titolo dell’edizione di quest’anno, Bound
to live toghether, invita tutti nell’epoca della globalizzazione, e in
primis gli esponenti delle principali religioni del mondo, a ripensare
i modelli di convivenza, a trovare nuove forme di dialogo, a opporsi
con tutte le forze alle potenze di morte che stanno portando dovunque,
anche in questi ultimi giorni, il loro seme di morte.
Monaco, al via l'incontro della pace
Nella stupenda cornice della
Residenz, magione e sede del governo dei principi bavaresi per oltre
tre secoli, il Presidente della Repubblica di Germania Christian Wulff,
nel suo discorso di apertura ha lodato l’attività di Sant’Egidio nel
favorire il dialogo tra persone di culture molto diverse tra loro. «Il
messaggio cristiano è l’amore per i nemici e in questa logica Giovanni
Paolo II organizzò nel 1986 l’incontro mondiale di preghiera», ha
ricordato il politico. «È necessario respingere la violenza con il
dialogo ma dobbiamo prendere atto che molti cristiani sono perseguitati
in tutto il mondo; e per tutti ricordo il cristiano Shabaz Bhatti, ex
ministro per le minoranze in Pakistan ucciso qualche mese fa», ha detto
fra gli applausi dei presenti. Un ricordo che ha assunto un carico
simbolico molto forte se si pensa che in sala era presente il fratello
di Shabaz, Paul, relatore in alcuni dei forum dei prossimi due giorni.
In nome dello "Spirito di Assisi"
In un forum dell'Incontro
internazionale della pace in corso a Monaco ha parlato Paul Bhatti,
fratello di Shabaz, trucidato in Pakistan lo scorso marzo dalle mani
dei talebani.
Martirio, seme di speranza
Angela Merkel è intervenuta
oggi a Monaco: "Libertà, responsabilità e diritti umani sono i mattoni
dell’Europa costruiti in secoli di lotte e possiamo dire che oggi
l’Europa è solida".
Le religioni, mattoni d'Europa
Il sito della Comunità di Sant'Egidio trasmette in diretta web tutto l'evento, clicca qui per la pagina del palinsesto
La cerimonia finale è trasmessa anche
su TV2000 eTELEPACE con il commento di Paolo Fucili,
Mario Marazziti e Mario Giro
Queste sono le coordinate per chi volesse vedere i canali via satellite:
W2a at 10° East
Txp. F5 Slot 1-3 (9 Mhz Ku-slot)
Mpeg2 - 4:2:0
UL: 14.176,83 Mhz/ Vertical
DL: 12.676,83 Mhz/ Horizontal
6.1113 Msym / s
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Dunque, “bound to live
toghether”, “destinati a vivere insieme”, come recita il titolo di
questo Incontro mondiale della pace, che porta per il 25° anno
consecutivo per le città del nel mondo il testimone dello “Spirito
di Assisi”. E uno dei grandi messaggi che vengono da Monaco è che a
questo mondo oggi manca un’anima, un surplus e un carico di speranza,
soprattutto tra i giovani, per un futuro che la globalizzazione da
sola, pur essendo una grande risorsa, non riesce a dare.
“Dopo dieci anni segnati dalla
cultura della violenza e dalla follia del terrorismo, in un mondo
apparentemente dominato dal capitalismo sregolato, ci siamo
fermati semplicemente a pregare, ad ascoltare e a scrutare il futuro”.
E ancora, “La globalizzazione è una buona risorsa, ma ha bisogno di
un’anima.”
Queste riflessioni facevano parte dell’Appello finale per la Pace del
24˚ incontro annuale internazionale interreligioso della comunità di
Sant’Egidio, tenutosi quest’anno a Monaco, e pronunciato davanti ai
rappresentanti delle religioni del mondo su un palco di fortuna di
fronte ad un pubblico entusiasta nella centralissima Marienplatz. E’
stato proclamato alla conclusione di tre giorni di riunioni e
dibattiti in cui eminenti personalità diplomatiche e religiose, a
turno, hanno analizzato le principali questioni geopolitiche e
spirituali più attuali...
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Come
sacerdote nei molti luoghi in cui ho svolto il mio progetto di vita, mi
sono trovato di fronte all'enigma del dolore. Sempre la stessa domanda
e sempre la difficoltà di trovare una risposta: perché soffriamo?
Perché tanto dolore? Fra i poveri delle favelas piuttosto che la
richiesta di chiarire il perché, si attendevano da me parole di
conforto, di incoraggiamento e anche la manifestazione di buon umore
permanente. In un libro scritto molti anni fa avevo confrontato
l’atteggiamento di fronte al problema del dolore di due donne di
condizione ben diversa, la donna ricca e la donna povera...
In conclusione devo dire che ho trovato più gioia, più speranza, più
voglia di vivere nelle favelas che negli ambienti ricchi. Il che vuol
dire che le sofferenze e i dolori non sono solamente legati ad
avvenimenti esterni a noi, ma sono anche frutto di un condizionamento
psicologico...
Esistono sofferenze necessarie, senza le quali è impossibile crescere o
trovare il veramente nuovo e originale. Spesso questa sofferenza che ha
un aspetto anche sconvolgente, diventa capace di trasmettere veramente
pace...
PERCHÉ LA SOFFERENZA? di Arturo Paoli
Cari amici, Vi consegno alla fine
dell’estate questo quaderno che riporta i pensieri, le relazioni, le
riflessioni del terzo incontro Dialoghi sulla fede su “Dio e la
difficoltà del vivere” che si è svolto a Roma nello scorso mese di
giugno...
L'EDITORIALE DI MARIO DE MAIO
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L’ultimo numero del mensile dei
paolini “Jesus” ha dedicato la copertina e un trionfale dossier di 33
pagine alla comunità di Bose e al suo fondatore e priore Enzo Bianchi.
Nei rilanci che il dossier ha
avuto sui media, la maggiore evidenza è stata data a un lamento che
Bianchi canta e ricanta da anni: sull’afonia del laicato.
In politica e nella Chiesa,
dice, i laici “è come se non ci fossero più”, perché “la voce che
spettava loro l’hanno assunta alcuni vescovi”
I silenzi del priore di Bose
Il priore di Bose fa il punto
sulla vita della sua Comunità: «È diventata una realtà più grande di
quella che pensavo». Sulla vita religiosa: «Oggi è più difficile la
perseveranza che non la vocazione». E sulla Chiesa: «Ho vissuto la
falsità sulla mia pelle». Ma resta sereno: «Il Signore mi ha mandato
tanta gente in gamba. Posso tornare alla mia solitudine».
Enzo Bianchi: vita fraterna antidoto a una Chiesa depressa
A quarant'anni dalla sua nascita ufficiale, la Comunità monastica di
Bose è cresciuta e si è consolidata. Ma senza perdere lo spirito
profetico e la radicalità evangelica degli inizi.
Bose: Bibbia e libertà
Tra i tanti nostri post precedenti sulla comunità di Bose riproponiamo:
Bose, ovvero la pratica della bellezza
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"Storia di un uomo . Ritratto di Carlo Maria Martini" di Aldo Maria Valli
Sono una sessantina i libri in
commercio che recano la firma del cardinal Martini. Negli ultimi anni,
soprattutto dopo il rientro da Gerusalemme, l'eminente biblista ha
messo a disposizione di tutti la sua opera di «umile comunicatore
della parola di Dio». Questa frase è di Ferruccio de Bortoli e si legge
nella prefazione al libro di Aldo Maria Valli Storia di un uomo .
Ritratto di Carlo Maria Martini (Ancora Editrice). L'abbiamo presa
in prestito perché spiega meglio di tanti discorsi le scelte di un
porporato che, dopo essere stato successore alla cattedra di Ambrogio e
di Carlo Borromeo, ha deciso di vivere sempre più in povertà.
Martini, il coraggio dell’umiltà di Armando Torno
A colloquio con il cardinale nella casa dei gesuiti a Gallarate
... Per forza di cose il
dialogo è fatto di poche parole, e ognuna è come una pepita strappata
alla roccia di un morbo spietato che ingabbia la persona e la rende
prigioniera del suo stesso corpo. Ma forse, pensandoci, più che un
blocco questo è un dono. Il limite diventa risorsa. Si va
all’essenziale, ci vuole tanta attenzione reciproca...
Fosse per me, sinceramente, starei in silenzio, ma vorrei anche che
questo incontro potesse diventare un regalo, per quanto piccolo, ai
tanti che vogliono bene al cardinale. E allora decido di partire da un
punto che potrebbe sembrare lontanissimo da lui. Rivolto a questo
grande vescovo, parto da una piccola donna, Madre Teresa di Calcutta, e
da una sua rivelazione...
Martini, la parola e il dolore di Aldo Maria Valli
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
Sono
in tanti in questi giorni a domandarsi che cosa cambierà nella Chiesa
ambrosiana con la partenza del cardinale Tettamanzi e l'arrivo del suo
successore Angelo Scola...
Ha avuto coraggio, il cardinale Tettamanzi. Per difendere gli immigrati
e la libertà di culto (leggi moschea) ha sfidato l'impopolarità. Per
condannare la corruzione e le degenerazioni della politica ha fatto
abbassare gli occhi a molti amministratori. In cambio ha ricevuto
l'applauso e il calore di una città che sembrava smarrita: le ha
restituito fiducia, orgoglio, visione; e in breve ne è diventato la
coscienza civica. Il «grazie» che ieri mattina gli è arrivato al
telefono dal cardinal Martini non era scontato: è anche il nostro.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Chiesa e politica: oggi è ancora lecito sognare?
Con
l’Italia sull'orlo del baratro la Chiesa resta aggrappata al
dogma che Berlusconi non va messo di fronte alle sue responsabilità.
Invece di fare capire al più indegno premier della Repubblica che
l’Italia ha bisogno di altro, la gerarchia ecclesiastica continua ad
attestarsi su esortazioni generiche. Non fa l’unica cosa che dovrebbe:
ritirargli la cambiale in bianco concessagli per diciassette anni.
Chiesa, la svolta non c’è stata
Di fronte alla drammatica
cronaca politica e sociale è naturale che vescovi e laici sentano il
disagio, lo scandalo e il pericolo. Non pochi fanno l’esame di
coscienza, si sentono in colpa e si giustificano dicendo che mai
avrebbero immaginato il danno che un mondo di mediocri cortigiani
avrebbe portato all'economia alla giustizia, alla democrazia
e alla moralità dell’Italia. Convegni, interventi, dibattiti, omelie,
articoli e manifesti lo testimoniano.
Da un lato c’è l’indignazione
nella base cattolica più consapevole. Dall’altro lato ci sono i
tentativi di mettere assieme qualche nuovo soggetto politico per una
“santa alleanza”.
Dc, il sogno d’estate della Chiesa
Gli uomini contano...
Il nostro agosto 2011 ci ha
insegnato come una crisi economica possa diventare il momento e l’alibi
di un grande tentativo reazionario, fino ai limiti di un sovvertimento
del sistema.
Questi sono i colpi di mano che il governo ha tentato col pretesto della crisi...
Il golpe di Berlusconi
C'è uno scarto vistoso, fra le
parole che si colgono in Vaticano su Silvio Berlusconi, e quelle dei
berlusconiani sulla Chiesa cattolica. Parlano entrambi della «diga»
rappresentata dal Cavaliere in questi anni. Solo che nell'episcopato si
comincia a pensare che sia crepata e sul punto di crollare. Anzi,
qualcuno cerca di prepararsi all'uscita di scena del Cavaliere, e di
mostrare che i legami col suo centrodestra non sono stati stretti come
appaiono: quasi il Vaticano temesse di rimanere schiacciato dalle
macerie.
Gli uomini più vicini al
presidente del Consiglio, invece, suggeriscono cautela. Negano
qualunque ostilità o presa di distanza della Santa Sede e dei vescovi
da Berlusconi. E invitano i loro pii interlocutori a non darlo per
spacciato.
Si tratta di un rompicapo
politico che sarà difficile risolvere a breve. Gli appelli delle
gerarchie cattoliche a fare emergere una nuova classe politica finora
sono caduti nel vuoto.
I dubbi della Chiesa sul dopo Cavaliere
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Tre giorni di incontri,
manifestazioni e dibattiti dedicati al rapporto tra Dottrina Sociale
della Chiesa e il mondo dell’economia, con particolare riferimento ai
temi dell’etica, della formazione e della responsabilità sociale
dell’impresa.
Questo il tema centrale del primo Festival della Dottrina Sociale, che
si svolgerà a Verona dal 16 al 18 settembre e che sarà concluso, la
mattina di domenica alla Gran Guardia, da una «lectio magistralis» del
cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Santa Sede. Per
il Festival è previsto a Verona l’arrivo di migliaia di giovani da
tutta Italia
C’è il Festival della Dottrina Sociale della Chiesa
Videointervista al Dott. Claudio Gentili, portavoce del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa
PROGRAMMA
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Un ricordo di Giancarlo Zizola
Giancarlo Zizola ci ha lasciati. E'
morto ieri mattina a Monaco di Baviera, dove aveva seguito per il
quotidiano “Repubblica” il meeting interreligioso della Comunità di S.
Egidio.
Tra quanti si occupano di
informazione religiosa e vaticana in particolare, in Italia ma non solo
in Italia, era da molti considerato il migliore, il più attento,
esperto ed equilibrato. Ma anche determinato nel difendere l'autonomia
professionale dalle numerose pressioni che, sulla sua attività di
vaticanista, non di rado venivano esercitate dagli ambienti
ecclesiastici e curiali. Ciò anche negli anni immediatamente successivi
al Concilio Vaticano II, che lo ebbero tra i più seguiti cronisti in
quella stagione di rinnovamento come di durissimi scontri all'interno
del mondo cattolico.
In questa triste occasione, è la “schiena dritta” di Giancarlo che vorrei brevemente ricordare...
La “schiena dritta” di Giancarlo Zizola
No, non pubblicava chiacchiere,
il carissimo Giancarlo. Per questo riusciva sempre a stupirci con la
sua profonda capacità di individuare, in mezzo a una massa enorme di
fatti e discorsi, le realtà profonde della Chiesa, quelle ignorate
dalle cronache immediate e, per questo, quasi sempre inedite.
Al Concilio Vaticano II
Giancarlo Zizola ha creduto veramente. E ha continuato a crederci anche
quando, come accade spesso nella storia del popolo di Dio, al tempo dei
profeti è succeduto il tempo dei farisei. Come credente, sapeva
stupirci con la riflessione profonda, infinitamente ricca di richiami
sapienziali, con la quale manifestava la sua pubblica testimonianza di
verità...
Addio Zizola, giornalista conciliare
Il ricordo del vaticanista di Repubblica Marco Ansaldo
''Lo sforzo 'ecumenico' di Zizola'' (audio)
Un maestro, attento osservatore
dei fenomeni sociali legati alle fedi ed alle religioni, esperto di
teologia, ma - soprattutto - di quella grande stagione di rinnovamento
che il Concilio Vaticano II rappresentò per la Chiesa cattolica. Tutto
questo era Giancarlo Zizola, scrittore e vaticanista di lungo corso tra
i più attenti e preparati, scomparso questa mattina (14/9), a 75 anni,
a Monaco di Baviera (Germania) dove aveva seguito il grande meeting
interreligioso della Comunità di S. Egidio
Addio a Giancarlo Zizola vaticanista di Repubblica
La sua domanda, nelle
conferenze stampa, era sempre quella che dava profondità al tutto.
Giancarlo Zizola, morto questa mattina a 75 anni, conosceva a fondo la
materia di cui scriveva, sapeva di teologia come pochi altri
nell'ambiente - pur molto preparato - della sala stampa vaticana...
È morto il vaticanista Giancarlo Zizola. Il ricordo di Carlo Marroni
“Un vero testimone del tempo
del Concilio e sinceramente preoccupato di conservarne lo spirito”.
Così il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi,
ricorda Giancarlo Zizola: “Era un persona con cui ci si poteva
confrontare disponibile ad ascoltare e ad arricchire e modificare la
sua prospettiva in dialogo con l’altro. Aveva una conoscenza ormai
lunga della vita e della storia della Chiesa e continuava a seguirla
con partecipazione sincera, coltivando attese e ideali di povertà,
spiritualità e di testimonianza profetica evangelica”.
Ascoltiamo il ricordo che di
Giancarlo Zizola conserva il collega vaticanista e amico Gianfranco
Svidercoschi. (L’intervista è di Paolo Ondarza per Radio Vaticana)
Il ricordo di Gianfranco Svidercoschi (Audio)
Giornalista e credente, dotato
di vasta cultura e approfondita capacità di analisi, Zizola amava
esprimere «un senso di gratitudine di fronte ai tanti doni ricevuti
nella vita, dal seguire il Vaticano II in poi».
Scrittore prolifico ma elegante e di spessore, gentiluomo di altri tempi e cronista con l’entusiasmo di un giovane...
Scomparso Zizola, osservatore del mondo religioso nel solco del Concilio
... Con lui scompare un
vaticanista di livello, credente, dal quale c’era sempre da imparare e
con il quale era bello confrontarsi. L’ho sempre trovato disponibile
quando avevo bisogno di aiuto: mi sono stati preziosi alcuni sui
appunti e agende per il lavoro che ho fatto su Paolo VI. Grazie
Giancarlo.
Ciao Giancarlo
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Rispose alla chiamata del papa al giornalismo di Giancarlo Zizola
Nel 1961 papa Giovanni XXIII mi
chiamò a Roma perché voleva che gli otto giornali
cattolici italiani avessero un giornalista che si occupasse in
modo specifico del Concilio Ecumenico che aveva convocato nel
1959...
pensai che la chiesa, che aveva continuato a procedere con i “freni
tirati” almeno dalla crisi modernista, era al limite del
surriscaldamento, e che papa Giovanni aveva avuto un'ispirazione
dal cielo offrendole la possibilità di cambiare modo di procedere...
Lo “spirito del concilio” non era un'atmosfera vagamente utopistica e
romantica. Per quanto mi riguarda, posso dire che colpiva il mio
senso della fede cristiana in cui ero stato allevato...
Era la chiesa a farci soffrire, ed era terribile vedere che non
riusciva a capire che noi lottavamo per liberarla dalle catene del
suo potere politico. Non eravamo i soli a chiedere questo. Appelli
per riforme si moltiplicavano tra di noi, come in molti altri
paesi. I miei studi negli archivi sul cattolicesimo in Italia negli
anni '50 mi rivelarono, ad esempio, che l'invocazione di una
riforma della chiesa nasceva dai monasteri di clausura, da settori del
clero, dai vescovi stessi.
La brace covava sotto la cenere e aveva solo bisogno di un soffio per
riaccendersi. Esistevano nel corpo della Chiesa cattolica correnti
di idee, aspirazioni, problemi e richieste che i leader del
tempo non permettevano che emergessero, e nei fatti ignoravano e
cercavano di impedire. Papa Giovanni aveva preso l'iniziativa di
soffiare su quelle ceneri, spingendo la chiesa sulla via del
rinnovamento, in un mondo in immensa trasformazione. Questa idea
straordinaria di una chiesa che “cambia” ci colpiva profondamente.
Non solo ci incoraggiava a rimanere nella fede, ma anche a cambiare
noi stessi nella fede...
Rispose alla chiamata del papa al giornalismo di Giancarlo Zizola (pdf)
Sembra quasi di vederlo,
giovane giornalista dei quotidiani del Veneto, mettersi in una
stanzetta della sacrestia per scrivere di una visita di Giovanni XXIII
appena dopo la Messa. Sembra quasi di vederlo il suo volto di stupore
quando Giovanni XXIII, senza alcun preavviso, passa proprio nella
stanza dove lui sta battendo a macchina il suo articolo. E sembra quasi
disegnarsi sul suo volto l’incredulità quando lo stesso Papa,
preoccupato di quel giovane che deve lavorare e per quello ha
rinunciato al pranzo, gli fa mandare un piatto di panini.
Quel giovane giornalista era Giancarlo Zizola. E la storia è una delle
tante che raccontava – e che poi ha scritto in una lunga autobiografia
– riguardo la sua carriera di giornalista.
Addio a Giancarlo Zizola
Per approfondire:
La bibliografia di Giancarlo Zizola
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Riproponiamo un'intervista al
vaticanista scomparso il 14 settembre. 5 anni di Benedetto XVI, tra
aperture progressiste sulla dottrina sociale e spinte regressive in
tema di diritti e libertà individuale
Un cattolico democratico,
questo è stato Giancarlo Zizola. Ovvero un uomo che coltivava la fede
in Dio e in una vita futura (perché questo significa, al fondo, essere
cattolici) e insieme un uomo che coltivava la fede nella capacità degli
uomini di vivere insieme secondo uguaglianza e giustizia (perché questo
significa, al fondo, essere democratici)...
La sua scomparsa è una grave perdita per il cattolicesimo italiano,
soprattutto per quella parte di esso che crede in Dio e al contempo
crede nella città dell´uomo, e che lotta perché le due dimensioni, ben
lungi dall´essere contrapposte come vuole una certa tradizione, vivano
in armonia l´una con l´altra...
Ormai
decano dei vaticanisti,
Zizola non era solo attento alla notizia, ma aveva un'indubbia capacità
di collocarla nella storia, nutrito com'era da una vasta cultura
teologica e storica. Il suo era un giornalismo colto, talvolta con
accenti poetici e profetici. Del resto aveva al suo attivo tanti volumi
di storia del giornalismo e della Chiesa... Era un vaticanista che
sentiva con forza la carica di simpatia per gli uomini e l'umano
presente nel cristianesimo...
... Il mondo cattolico ha perso
uno straordinario giornalista e saggista che sapeva interpellare
criticamente la Chiesa in modo esigente, ma con la durezza dell’amore.
Il mondo laico e le altre religioni hanno perso un uomo sempre aperto
al dialogo, all’ascolto, al confronto, senza muri ideologici e senza
pregiudizi clericali. Davvero, una voce profetica, che ci ha lasciato
un po’ più soli.
Con la scomparsa di Giancarlo
viene a mancare, in Italia, una voce autorevole per aiutare a
interpretare il potere sacro e, anche, ove necessario, a denudarne le
contraddizioni, partendo dal sentirsi responsabilmente parte in causa
per una Ecclesia semper reformanda. Speriamo che la sua eredità sia
raccolta, e che il suo modo di fare, ed essere, «informatore religioso»
(Giancarlo riteneva infatti del tutto limitativa e riduttiva la
qualifica, pur corrente e per certi aspetti inevitabile, di
«vaticanista») resti un punto di riferimento per chi voglia essere
mediatore attento e pensoso tra vicende ecclesiali e religiose spesso
non facilmente decifrabili (o, dal potere, presentate edulcorate nelle
loro asprezze) e l’opinione pubblica che, come dimostra proprio il suo
caso, è ben lieta di ricevere strumenti di analisi per andare oltre le
apparenze delle religioni in genere e delle Chiese in particolare, e
cercare di capirne i sommovimenti profondi, le sofferenze, i limiti, i
disagi, le storture, le speranze, le proposte e le attese.
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Severo nel vedere e nel dire,
il card. Bagnasco, presidente della Cei, ha segnalato pubblicamente una
piaga nazionale, l’evasione fiscale. In Italia, tocca percentuali del
56,3 per cento nel lavoro autonomo, schizza addirittura all’83,7 per
cento tra i grandi operatori diretti. L’esito è allucinante, evasione a
120 miliardi di euro, ogni anno, come tre manovre d’emergenza.
... Per uscirne è necessario un
ritorno alla politica e un ritorno di politici che esercitano in modo
esigente la carità cristiana. Sì, veri e propri muli che si impennano
nelle salite, anche a rischio di scontentare quegli stessi che li hanno
eletti. Perché la politica è un servizio non al capo carismatico e
nemmeno al proprio partito e alla claque dei propri elettori, bensì al
bene comune.
Risuonano ancora gli appelli ai “cattolici in politica” della scorsa estate.
Complice l’esaurimento di un ciclo
politico, il tramonto inglorioso e avvilente di una lunga stagione
politica dominata dalla centralità della figura di Silvio Berlusconi si
è aperta una riflessione sui soggetti collettivi che potrebbero
esprimere un loro protagonismo nella fase che si dischiude davanti a
noi.
Tra questi, i cattolici.
Della
differenza tra un partito e un altro, tra un politico e un altro, nei
comportamenti, nei contenuti, nei modi di vivere? È con discorsi come
quello che ha fatto oggi che pensa di aiutare chi vuol rendere questo
un paese migliore? È descrivendo la politica come un’attività svolta da
imbroglioni e approfittatori che pensa di aiutare il sorgere di «una
nuova generazione di politici cattolici»?
POLITICA
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
... E invece non posso tacere
su questa barzelletta del ministro Sacconi. Non ci sono parole. C’è da
vergognarsi. E prima di tutto chiedo io scusa in prima persona, come
uomo, a tutte le suore e a tutte le donne. Lo stupro è una tragedia,
non è lecito scherzarci su! A meno che non si pensi che tutto sommato,
spesso la violenza è anche colpa della donna consenziente. Temo che il
ministro la pensi un po’ così, o almeno così sembra di intuire dalla
barzelletta raccontata. Ma lo sa il ministro, o bisogna fargli il
disegno, che ci sono donne che vengono stuprate davvero? Che la stessa
cosa capita anche ad alcune suore, in luoghi spesso segnati da guerre e
conflitti? Spesso lo stupro è un’arma di guerra...
Sacconi, le suore e le scuse mancate
Accade in Italia. Accade che un
ministro della Repubblica, commentando una vicenda politico -sindacale,
ricorra ad una barzelletta che, in sostanza, nega l'esistenza della
violenza sessuale...
Sacconi non ci fa ridere
video con il racconto della barzelletta
Mi
stupisce e mi sconcerta che un uomo di governo, un rappresentante delle
più alte istituzioni del nostro Paese, utilizzi un simile esempio,
profondamente fuori luogo e offensivo non solo nei riguardi delle
suore, ma di tutte le donne. Ormai nel nostro Paese l’uso della
metafora a sfondo sessuale sembra essere diventata una prassi condivisa
da uomini pubblici ai più alti livelli politici. Non si rendono conto
che non si può e non si deve scherzare in nessun modo e in nessun caso
sulla violenza perpetrata nei confronti delle donne? Tanto più se si
chiamano in causa delle religiose, che spesso hanno dato - e continuano
a farlo - la loro stessa vita per difendere la dignità della donna e di
ogni essere umano. È vergognoso e intollerabile!
Io, suora, offesa dal ministro di suor Eugenia Bonetti
Ricordiamo anche l'intervista a Suor Rita Giaretta: ''Sacconi mi fa pena'' (video) già segnalata nella nostra pagina sociale in Face Book "Quelli della Via"
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Ballarò ricomincia con un confronto al vertice. Faccia a faccia tra i due segretari dei maggiori partiti italiani: Angelino Alfano (PDL) e Pierluigi Bersani (PD). Ospiti della prima puntata anche Luigi Abete, presidente BNL, Jacopo Morelli, presidente giovani di Confindustria, Mario Sechi, direttore del “Tempo”, Antonio Polito editorialista Corriere della Sera, Giacomo Vaciago, economista, Nando Pagnoncelli, presidente IPSOS
In apertura la copertina satirica di Maurizio Crozza
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Inaccettabili parole di Sacconi sui referendum. Si dimetta.
Il ministro del Welfare ha
dichiarato davanti alla platea di Confindustria: "Il risultato della
consultazione non è definitivo". Parole che hanno scatenato la reazione
di chi si era mobilitato per la raccolta firme: "Si dimetta"
Il ministro del welfare
attacca i referendum: «Sono da superare». Il governo gioca tutte le
carte contro la volontà di ventisette milioni di italiani. Dura
reazione dei movimenti.
Sì,
Berlusconi si sta rivelando un pessimo presidente del Consiglio, non si
sa come mandarlo via e di fronte alla crisi economica il governo si è
mostrato di una pochezza e una goffaggine uniche. Sì, l'opposizione
riesce solo a balbettare ma non è capace di nessuna proposta
alternativa seria. Sì, la maggioranza è spaccata e l'opposizione è
divisa. E per finire c'è l'abominevole casta che tutti ci sentiamo così
bravi e onesti a detestare. È tutto vero, sì, l'Italia è tutto questo.
Ma chi cerca di non fermarsi alla superficie sa che nessuno di quelli ora detti è il problema vero del Paese.
Il problema vero, profondo, strutturale dell'Italia sta
altrove. Sta nell'esistenza di un immane blocco sociale
conservatore il cui obiettivo è la sopravvivenza e l'immobilità.
Nulla deve cambiare. È questo il macigno che ci schiaccia e oscura il
nostro futuro
Dopo
gli annunci dei politici di voler usare la scure per abbattere i
privilegi di cui godono, la manovra chiede sacrifici ai cittadini ma
risparmia proprio la casta politica.
POLIZIOTTI CONTRO LA «CASTA»
I pranzi scontati dei parlamentari suscitano l’ira di un sindacato degli agenti: «Così vediamo se il gas fa male»
Omelia - Concelebrazione
Eucaristica a conclusione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale
Italiano nel Cantiere Navale di Ancona (11 settembre 2011)
Visita Pastorale ad Ancona per la conclusione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale (11 settembre 2011)
OPINIONI E COMMENTI
... Il frutto maturo dello spirito dei due papi è stato il Concilio Vaticano II e, in particolare, la Gaudium et Spes.
Ma poi il Concilio è stato “corretto” o, più esattamente, tradito. Sono
stati altri due papi, non italiani, Wojtyla e Ratzinger, a innestare la
retromarcia e riportare la Chiesa nell’alveo della “cristianità
cattolica italiana”! ...
A questo punto, lo dico piangendo, la Chiesa che non è il fine, ma il
mezzo per la realizzazione del Regno, diventa molto relativa, come uno
strumento spuntato... In forza della fede, con i cristiani, io dico che
Gesù rappresenta la Via da percorrere come pellegrini della Libertà,
della Pace e della Verità. Questo mi basta.
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Pedofilia, attacco alla Chiesa
La richiesta di processare per
"crimini contro l’umanità" il Papa, per aver tollerato crimini sessuali
contro bambini in tutto il mondo. Accusa totalmente indondata. Ecco
perché.
Il Papa denunciato alla Corte
penale internazionale dell’Aja. E con lui i cardinali Bertone, Sodano e
Levada. L’accusa: stupro, violenza sessuale e tortura. Motivata in
20mila pagine di denuncia, tesa a dimostrare che il Vaticano «tollera e
permette la sistematica e diffusa protezione» di chi commette abusi e
molestie su minori in tutto il mondo. Non è la trama di un
fantathriller.
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Non è soltanto una parte della
chiesa tedesca che chiede al Vaticano, come dimostra la recente
intervista rilasciata al settimanale Zeit dal capo dei vescovi Robert
Zollitsch, un ripensamento circa le norme adottate da tempo nei
confronti dei divorziati risposati. Ci sono anche i gesuiti
statunitensi a suggerire a Roma continue riforme fino a teorizzare, con
più articoli pubblicati sul prestigioso mensile Theological Studies con
sede a Milwaukee, la possibilità che la chiesa riveda interamente la
dottrina circa l’indissolubilità del matrimonio.
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Un «preambolo dottrinale» di
due pagine, con l’invito a pronunciarsi accettandolo nel giro di un
mese o poco più. La trasformazione della Fraternità San Pio X in una
«prelatura personale», come l’Opus Dei. Sono queste le proposte che
ieri mattina il vescovo Bernard Fellay, superiore dei lefebvriani, si è
visto fare a nome del Papa dal cardinale William Levada, Prefetto per
la dottrina della fede, e dal segretario della commissione Ecclesia
Dei, Guido Pozzo. La vicenda dei seguaci di Lefebvre – l’arcivescovo
tradizionalista che contestava le riforme conciliari e che nel 1988
ordinò senza il mandato del Papa quattro nuovi vescovi, creando di
fatto uno scisma – è a una svolta: dovranno decidere se rientrare nella
piena comunione con Roma oppure rimanere divisi.
Se anche i lefebvriani
dovessero accettare il “preambolo dottrinale”, è chiaro che non
muterebbero il loro giudizio sul Concilio Vaticano II, da essi ritenuto
la sentina di tutti gli errori e delle deviazioni dottrinali che hanno
afflitto la chiesa negli ultimi cinquant’anni. Deve quindi essere
chiaro che una riaccoglienza dei lefebvriani nella chiesa cattolica
contemporanea implicherebbe una messa tra parentesi del valore del
Concilio e della sua funzione come garanzia dell’impegno della chiesa
cattolica al dialogo interreligioso e con l’ebraismo, al riconoscimento
della libertà di coscienza, alla tutela della libertà religiosa e per
l’ecumenismo e la pace tra i popoli.
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Lettera Enciclica sullo sviluppo umano integrale nella
carità e nella verità
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