CRITICA  LOCALE

LA  LETTERA  DI  RALPH  NADER

( nostra esclusiva la versione italiana )

[05 marzo 2010]

Distribuitela, grazie

All’Ombra del Potere del Distretto di Columbia*

Di Ralph Nader

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La nostra recente pubblicazione “In the Shadow of Power” è una collezione penetrante di 92 foto in bianco e nero sulla vita a Washington, DC, del fotografo venezuelano Kike Arnal.

Dopo numerosi libri e articoli del nostro gruppo, in oltre 40 anni, dove la premessa era che “mille parole valgono una fotografia”, sto ripensando all’impatto del detto contrario “una fotografia vale mille parole”.

Se volete vedere la forza di queste 92 foto, aiutate dall’occhio critico dell’intervistatore autorevole, guardate il programma di un’ora su C-SPAN di Brian Lamb sul libro di Mr. Alnal (http://www.c-spanvideo.org/program/292161-1).

Il fotografo raffinato Fred Ritchin catturò l’impatto visuale nella sua prefazione con queste parole: “In ombre di grigio l’oscurità è esaminata, i frammenti di angoscia sono esposti, i contrasti dolorosi illuminati nel particolare”.

Mr Ritchin chiese: “il governo come può pretendere di guidare il pianeta se non può aiutare a curare se stesso correttamente”.

“Sono nato a Washington, DC”, aggiunge, “e la lasciai molto piccolo. Non ho mai avuto un forte sentimento per il mio paese natale. Ora l’ho”.

La reazione intensa e pronta a In the Shadow of Power fu abbastanza diversa rispetto alle risposte ai resoconti concreti sul racconto delle 2 città di Washington, DC. E’ la differenza tra un’occhiata penetrante che riverbera con la sua reazione e un’analisi delle interpretazioni di fatto guidate da un’intelligenza emozionale.

Decidete, con prontezza, un maggiore impegno.

Settimana dopo settimana, i giornali riferiscono casi di disfunzione, corruzione, indifferenza e ritardi dannosi nel governo municipale.

Riferiscono meno gli sforzi audaci dei gruppi locali che lottano per ritardare l’erosione delle funzioni e dei servizi municipali.

Quasi mi riferiscono il perché così tanti nelle classi ricche e potenti raramente sono mossi da uno stato d’obbligo nobile per la loro metropoli adottiva.

Gli osservatori stranieri dello stile di vita della capitale nazionale (come condotto nella realtà) se ne vanno con un’incredulità punteggiata dalla confusione delle vaste risorse e dalla loro capacità di non usarle qui. A pochi blocchi dalla Casa Bianca ci sono i quartier generali della Banca Mondiale e dell’International Monetary Fund i cui pronunciamenti descrivono le altre nazioni come sotto sviluppate.

Ci sono molti racconti veri sulle due città di Washington, DC.

Ci sono le 2 città di ricchezza e povertà.

Attraverso la grande Washington di Nord est, Sud Est e Sud ovest reclamano le riparazioni, le case popolari, la protezione pubblica, la sanità e i servizi al dettaglio.

L’altra città, la Washington di Nord Ovest – la parte frequentata dai turisti – ha le scuole private e i club, le gallerie e i teatri, le case ben tenute e i terreni convenienti per la classe sociale dei commerci e per quella affluente medio alta professionale.

Mentre la città esperimenta l’urbanizzazione diffusa, essa mantiene il suo stato incerto avendo il più alto tasso di bambini a basso reddito degli USA, quello della più alta povertà infantile e quello più alto per la mortalità da AIDS della nazione.

Gli ospedali della capitale, le scuole di medicina e le cliniche devono coesistere con la più bassa aspettativa di vita rispetto a tutti i 50 stati.

Tante nazioni hanno dei livelli di aspettativa di vita più alta rispetto a quella che prevale nel Distretto di Columbia.

Ricchi e poveri dividono varie esperienze comuni: le buche stradali, le sirene costanti, le chiamate senza risposta ai dirigenti municipali, le case costose e il traffico congestionato.

La differenza è che i primi hanno i mezzi per mitigare, resistere, evitare e dominare. Ecco, trovato il punto difficile. Quelli che possono fare cambiamenti non sono parte dei rischi quotidiani e della disperazione quindi non devono far parte della soluzione.

Henry Allen, il vincitore del Premio Pulitzer per la critica fotografica quando era al Washington Post, riassunse così la sua reazione: “Questo libro entra deciso su Quelli che non vanno confusi con Noi. Facciamo bene a sapere sia quanto possiamo e potremmo su di loro – siamo tutti nella stessa barca dopo tutto”.

Lo stile di Kike non è di fotografia in palese contrasto come nei precedenti libri sul racconto delle due Washington; è di più di una scelta artistica, sebbene le sue foto siano fatte con un occhio di artista eccezionale. Le sue foto, prese da sole o connesse l’una all’altra senza parole, vi stupiscono e vi fanno riflettere.

Ognuno può permettere loro di entrare nei pensieri e valori di ciascuno.

Forse esse potrebbero incitarvi verso un nuovo livello di impegno per la condizione umana come è ritratta in questo volume, sicuramente di Washington, DC, ma è anche parte della grande tradizione di fotografi mondiali che hanno registrato l’inumanità dei pochi verso i molti attraverso questa forma di comunicazione visuale incancellabile.

Per altre informazioni, e per comprare una copia autografata visitate intheshadowofpower.org.

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* Il titolo è una nostra scelta l’originale ne era privo.

Tradotto da Franco Allegri il 15/06/2010.

[March 05 2010]

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In the Shadow of Power of the District of Columbia*

By Ralph Nader

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Our just published In the Shadow of Power is a penetrating collection of 92 black and white photographs about life in Washington, DC, by Venezuelan photographer Kike Arnal.

After scores of books and reports by our groups over forty-five years, where the premise was that “a thousand words is worth one picture,” I am reminded of the impact of the reverse saying “a picture is worth a thousand words.”

If you want to see the power of these 92 pictures aided by the discerning eye of a masterful interviewer, visit Brian Lamb’s one hour C-SPAN program about Mr. Arnal’s book (http://www.c-spanvideo.org/program/292161-1).

The accomplished photographer Fred Ritchin captured the visual impacts in his foreword with these words: “In shades of gray the murkiness is probed, fragments of anguish exposed, painful contrasts fractionally illuminated.”

Mr. Ritchin asked “how government can expect to lead a planet if it cannot properly help take care of its own.”

“I was born in Washington, DC,” he adds, “and left as a very young child. I never had any strong feelings about my birthplace. Now I do.”

The early, intense reaction to In the Shadow of Power was quite different than the responses to factual reports about Washington, DC’s tale of two cities. It’s the difference between a searching look that reverberates with its own feedback and a scan of factual renditions drained of emotional intelligence.

You decide which prompts more engagement.

Week after week the newspapers report cases of dysfunction, corruption, indifference and harmful delays in the municipal government.

They report less the valiant efforts of local citizen groups striving to slow the erosion of municipal functions and services.

They almost never report why so many of the wealthy and powerful classes rarely come close to even a state of noblesse oblige for their adopted metropolis.

Foreign observers of the way our nation’s capital is run, and run into the ground, come away with disbelief punctuated by puzzlement at the vast resources and their unused capacity here. A few blocks from the White House are the headquarters of the World Bank and the International Monetary Fund, whose pronouncements describe other countries as under developed.

There are truly many tales of two cities in Washington, DC.

There are the two cities of wealth and poverty.

By and large, Northeast, Southeast and Southwest Washington cry out for repairs, for affordable housing, for public protection, for health and retail services.

The other city, Northwest Washington - the part frequented by tourists - has the private schools and clubs, the gallerias and theaters, the well-kept homes and grounds befitting the affluent and upper-middle professional and business classes.

While the city is experiencing widespread gentrification, it maintains its dubious status as having the highest rate of low-income children in the United States, the highest child poverty rate, and the highest AIDS mortality rate in the country.

The capital’s hospitals, medical schools and clinics have co-existed with the lowest life expectancy of any of the fifty states.

Scores of countries have higher life expectancy levels than what prevails in the District of Columbia.

The well-off and the poor do share some common experiences: potholes, constant sirens, unreturned calls to municipal government officials, expensive housing and gridlock traffic.

The difference is that the former have the means to mitigate, endure, avoid or override. There lies the rub. Those who can make change are not part of the daily risks and desperation so they do not have to be part of the solution.

Henry Allen, the winner of the Pulitzer Prize for photographic criticism when he was at the Washington Post, summed up his reaction: “This book comes in close on Them, who are not to be confused with Us. We do well to know as much as we can and should about Them – we’re all in the same boat after all.”

Kike’s style is not one of overt contrasting photography as in previous books about the tale of two Washingtons; it is more than artistic choice, though his photos are taken with an exceptional artist’s eye. His photos, standing alone or connecting to one another without words, make you wonder and ponder.

One can allow them to enter into one’s thoughts and values.

Perhaps they may incite you toward a new level of engagement for the human condition portrayed in this volume is, to be sure, Washington, DC-based, but it is also part of the grand tradition of photographers worldwide who have recorded the inhumanity of the few toward the many through this form of indelible visual communication.

For more information, and to purchase a signed copy, visit intheshadowofpower.org.

   

La nostra associazione ha ripreso a far parte della redazione allargata della trasmissione "Anno Zero" e fa parte dei 100 siti resistenti selezionati a suo tempo dal movimento contro il conformismo televisivo.

Le lettere di Nader sono pubblicate anche su Empolitica.com e spedite alle agenzie di stampa e culturali che sono libere di diffonderle!

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Sommario delle ultime lettere

138 - Impero, Oligarchia e Democrazia (sulla crisi Greca e sulla guerra in Afganistan, ma non solo)

137 - La fiaba di Re Obesità

136 - No Nukes (da Chernobyl alle nuove centrali pagate da Zio Sam)

135 - L'esempio di Howard Zinn contro la guerra

134 - Sullo stato dell'Unione (otto critiche ad Obama)

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132 - La privatizzazione illecita (vari esempi: da Blackwater ai casi statali)

131 - L'abbandono di Dodd e Dorgan

130 - Sui liberali americani in crisi con Obama (per la guerra in Afganistan)

129 - Essi ci stanno dileggiando (no ai CEO di Wall Street)

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127 - Essi non conoscono la vergogna (su Wall Street)

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120 - Critica alla sanità di Obama

119 - Contro la guerra in Afganistan

118 - Critiche a Barack Obama

117 - Barney Frank e il Pianeta delle Banche

116 - Rapporto CBO sull'errore sanitario illecito

115 - Tutto sulle carte di credito in USA

114 - E' ora che i cittadini si riuniscano

113 - Un'idea nuova (sul nuovo libro di Nader)

112 - Tirare ancora i dadi (tassare le transazioni di borsa)

111 - Il significato delle parole (fra stampa e libri)

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