Inoltre ci aiutano tutti
quei nutrienti contenuti nel cibo che aiutano la diuresi.
Inoltre io consiglio di fare ogni tanto
qualche tisana, e sopratutto tisane a base di tè verde, un termogenico
che aiuta a bruciare calorie e che è ricchissimo di vitamine
antiossidanti!
La cellulite
Il tessuto sottocutaneo grasso, o pannicolo
adiposo, è un tessuto costituito da fibre e grasso che si trova tra il
derma (strato cutaneo localizzato sotto l’epidermide) e la fascia
muscolare.
E’ lo strato più profondo della
pelle, e stabilisce un legame debole tra questa e gli organi più interni
che essa ricopre, permettendo lo scivolamento dell’una sugli altri.
Le sue funzioni principali sono:
- proteggere i tessuti più profondi da
eventuali traumi,
- limitare la dispersione termica,
contribuendo a mantenere costante
la temperatura corporea, (coibenta
in un certo senso il nostro
organismo),
- rappresentare una riserva di energia.
Il tessuto adiposo è formato da tre
componenti principali: i lipociti, le trabecole fibrose (fibre di
sostegno, come "travi" che attraversano il tessuto) ed i vasi sanguigni.
I lipociti (o adipociti)
sono cellule che hanno la capacità di sintetizzare e immagazzinare
trigliceridi nel loro interno.
I trigliceridi sono assunti
dal sangue già scissi in glicerolo e acidi grassi, ed appartengono
sostanzialmente a due categorie: i lipidi alimentari, trasportati dalle
cellule intestinali prima nei vasi linfatici e poi in quelli sanguigni, ed
i lipidi sintetizzati nel fegato e trasportati nel sangue sotto forma di
lipoproteine.
La cellula adiposa, oltre
ad assumere lipidi dal sangue circolante, è in grado di sintetizzarli a
partire dal glucosio, e sia l’assunzione del glucosio che la sintesi degli
acidi grassi sono sotto il controllo ormonale, soprattutto dell’insulina.
Quando l’adipocita contiene
pochi lipidi questi si accumulano sotto forma di piccole gocce sparse nel
citoplasma; ma via via che i grassi aumentano, le gocce si fondono,
formandone altre più grosse, fino a che tutta la cellula si trasforma in
una grande goccia di grasso.
I lipociti si raggruppano
tra di loro formando dei lobuli; ed ogni lobulo, separato dagli altri
circostanti da un setto fibroso, possiede nervi, vasi sanguigni e
linfatici propri.
L’abbondanza della
vascolarizzazione dell’adipocita è tale che quasi tutte le cellule hanno a
livello citoplasmatico contatti con il capillare.
Il tessuto adiposo ha un
letto capillare comparativamente molto più ricco del muscolo.
Il grasso contenuto negli
adipociti costituisce la principale riserva di energia dell’organismo.
Quando gli alimenti
ingeriti non sono sufficienti per il fabbisogno energetico, il corpo può
produrre energia attraverso la combustione dei grassi contenuti negli
adipociti.
Invece, quando le sostanze
nutritizie introdotte apportano una quantità di energia superiore a quella
di cui l’organismo ha bisogno, le cellule ipodermiche si sviluppano in
modo esagerato, formando un pannicolo di alcuni centimetri di spessore, e
le persone tendono all’obesità.
I lipociti possono
aumentare o diminuire di volume e numero a seguito di stimoli vari
nell’arco della vita, e, come conseguenza, anche lo sviluppo e la
distribuzione del tessuto adiposo varia.
In soggetti normali, il
numero complessivo di adipociti è stato valutato ammontare a circa 30
miliardi, ed il loro peso medio varia da 0,40 μg, in individui giovani, a
0,50-0,60 μg negli adulti di età media.
Anche fattori ereditari,
familiari o di razza sono coinvolti.
Il metabolismo del tessuto
adiposo è influenzato inoltre da numerosi ormoni e stimoli
neuro-endocrini.
Gli ormoni tiroidei,
l’adrenalina e la noradrenalina ne inducono il catabolismo (mobilitazione
delle riserve), mentre gli ormoni surrenalici e quelli gonadici hanno una
azione anabolica (accumulo di grassi).
Le modificazioni durante la
pubertà rivelano la dipendenza dei lipociti dagli ormoni sessuali,
soprattutto nella donna, in cui tale relazione è particolare per tutta la
durata del periodo fertile.
Che cosa significa il
termine "cellulite".
Etimologicamente, il
termine "cellulite", cellul. + ITE (in medicina il suffisso –ITE, indica
un’infiammazione, o una malattia caratterizzata da infiammazione),
suggerisce una patologia tissutale di origine infiammatoria.
In realtà, questo tipo di
lesione, prima estetica, poi funzionale, è sostenuta solo in un secondo
tempo da fattori irritativi ed infiammatori.
Questa parola, anche se non
esatta, è però ormai entrata nel linguaggio comune, e da tutti accettata
per indicare un particolare tipo di problema che coinvolge il pannicolo
adiposo: l’ipertrofia pannicolo-lobulare o pannicolopatia
edemato-fibrosclerotica o liposclerosi.
Perché compare la
cellulite.
La genesi della cellulite è
stata argomento di numerosi studi, ed ancora oggi non è del tutto
chiarita.
Alcuni ricercatori
ritengono che la causa iniziale risieda in un difetto circolatorio a
livello dei setti che separano tra loro i lobuli, costituiti
dall’associazione di più adipociti. Si produrrebbe di conseguenza uno
stato edematoso, cui
seguirebbe una sclerosi dei setti ed infine una alterazione del
metabolismo dei lipociti.
Concordemente con tale tesi
è stato coniato il termine: dermopannicolopatia edematofibrosclerotica per
indicare la patologia cellulitica.
A questa teoria, non
supportata da prove definitive, ne viene però contrapposta un’altra.
Per altri autori si
tratterebbe infatti di una risposta trofica dell’adipocita (che da 50μ può
arrivarne a misurare 150μ) a stimoli endocrini e/o neuroendocrini e i
danni vascolari, l’edema e la fibrosi, sarebbero conseguenti alla
compressione dovuta alla ipertrofia dei lobuli.
Questa teoria, è avvalorata
da alcuni dati clinici: la cellulite, o ipertrofia pannicolo-lobulare
localizzata, si manifesta infatti in età puberale, si accompagna ad altre
disendocrinopatie (disturbi funzionali ghiandolari), ed ha carattere
familiare.
La conclusione, ad oggi,
sembra comunque portare a dire che l’insorgenza della cellulite dipende da
più fattori che contribuiscono a determinarla, ed è difficile stabilire
una priorità o una sequenzialità tra di loro, perché legata a
caratteristiche individuali. Certamente squilibri ormonali e disturbi
circolatori, evidenziati dalle due teorie, precedentemente descritte, sono
le principali cause di questa patologia.
Fattori predisponenti e
scatenanti il processo cellulitico.
La cellulite è
caratterizzata da un’abnorme accumulo di grasso in particolari distretti
corporei (preferenzialmente natiche, cosce, ginocchia e braccia), dove,
per difficoltà primarie o secondarie, si ha un rallentamento della
circolazione emolinfatica.
Si verifica così una
tendenza al ristagno delle scorie metaboliche, con iniziale intossicazione
locale e conseguente infiammazione.
Caratteristica costante del
processo cellulitico è la difficile soluzione del circolo vizioso che si
viene a creare, per cui la lesione tende ad automantenersi, e, se non
affrontata tempestivamente, a peggiorare gradualmente.
A differenza della normale
adiposità generalizzata o localizzata, caratteristica di chi tende ad
ingrassare, la cellulite si manifesta come un particolare fenomeno
localizzato che interessa il tessuto adiposo, che può coesistere con
l’obesità, ma può presentarsi anche in individui assolutamente non inclini
ad ingrassare.
Quando si aumenta di peso,
a seguito di un eccesso di alimentazione, gli adipociti accrescono di
numero e volume.
In questo caso la soluzione
del problema è abbastanza semplice: una buona dieta associata ad un
aumento di attività fisica spostano in
negativo il bilancio
energetico dell’organismo, normalizzando lo spessore delle adiposità.
La cellulite al contrario
risponde meno alle diete; il grasso in questo caso reagisce più a stimoli
ormonali che metabolici.
Le reali cause che
determinano l’insorgenza della cellulite non sono a tutt’oggi del tutto
note, ma molti sono i fattori chiamati in causa (Fig. 1).
Esistono sicuramente
elementi predisponenti di tipo costituzionale e genetico legati alla razza
e alla familiarità.
Spesso la predisposizione
alla cellulite si trasmette di madre in figlia, esprimendosi come una
maggiore sensibilità ormonale e una maggiore fragilità della
microcircolazione sanguigna negli arti inferiori.
Fattori determinanti sono
invece di tipo ormonale, quali ormoni sessuali, tiroidei e surrenalici.
Gli ormoni sessuali
femminili sono stati presi in particolare considerazione come possibili
cause della cellulite, tanto più che questa patologia colpisce
praticamente solo le donne e non si manifesta prima della pubertà.
In particolare è stato
evidenziato che gli estrogeni, ed anche gli estroprogestinici, assunti per
periodi lunghi, a scopo anticoncezionale, provocano un rilasciamento della
parete muscolare
dei vasi sanguigni e un
aumento della loro permeabilità, facilitando la fuoriuscita di liquidi e
la ritenzione di acqua e sali minerali nei tessuti (edema), caratteristica
dei primi stadi di insorgenza della cellulite. Inoltre tutte le donne
lamentano gonfiore e pesantezza (soprattutto alle gambe) in corrispondenza
dell’ovulazione e qualche giorno prima dell’inizio delle mestruazioni,
esattamente in corrispondenza delle punte massime di secrezione degli
estrogeni.
Anche in gravidanza si ha
un forte innalzamento di estrogeni (lento fino alla dodicesima settimana
più rapido in seguito), che associato all’aumento di peso corporeo,
rallenta la circolazione sanguigna e favorisce la trasudazione di liquidi.
Alterazioni della
funzionalità surrenalica provocano invece una aumentata disponibilità di
glicidi, che, per via indiretta, favoriscono la sintesi di grassi in
determinati distretti; mentre l’ipotiroidismo determina un rallentamento
del metabolismo degli zuccheri ed una tendenza alla ritenzione idrica.
Numerosi altri fattori
esterni possono poi contribuire alla comparsa o all’aggravamento della
patologia cellulitica.
Cattive abitudini
alimentari, quali l’abuso di alcolici e di sale o il consumo eccessivo di
cibi contenenti glicidi, possono favorire l’insorgenza della cellulite,
soprattutto in particolari fasi della vita, come la pubertà e la
menopausa.
Anche insufficienze
digestive e metaboliche possono provocare l’immissione in circolo di
sostanze tossiche per le cellule e alterazioni dei vasi del microcircolo
sottocutaneo.
Alla alimentazione
scorretta, come aggravanti, possono associarsi la eccessiva sedentarietà,
il fumo, il mantenere posizioni sbagliate del corpo durante lo studio o il
lavoro, e anche l’abitudine di indossare abiti troppo stretti o scarpe
scomode.
L’insufficienza venosa e
linfatica degli arti inferiori è sicuramente un fattore determinante nel
provocare la stasi sanguigna e il conseguente accumulo di liquidi nei
tessuti.
Difetti osteo-articolari:
iperlordosi lombare, valgismo e piedi piatti, determinano difetti di
postura, che si ripercuotono in modo negativo sul funzionamento del
circolo venoso.
Infine anche l’assunzione
incontrollata di farmaci come tranquillanti, contraccettivi orali ed
analgesici può peggiorare la ritenzione idrica.
- Genetico – costituzionali (razza,
ereditarietà, "predisposizione" familiare)
- Iperestrogenismo (costituzione,
gravidanza)
- Iperproduzione surrenalica
- Ipotiroidismo
- Iperprolattinemia
- Cattive abitudini alimentari,
sedentarità
- Disfunzioni digestive (a livello
gastrointestinale ed epatico)
- Insufficienza circolatoria degli arti
inferiori
- Abuso di farmaci (contraccettivi,
analgesici)
- Problemi ginecologici (infiammazioni,
cisti ovariche)
Fig. 1 - Fattori
predisponenti o aggravanti la patologia cellulitica.
Come si forma ed evolve la
cellulite.
La cellulite è un problema
che inizialmente interessa il tessuto adiposo sottocutaneo, si estende poi
al derma sovrastante, provocando col passare del tempo alterazioni più
superficiali, percepibili anche al tatto, e trasformazioni epidermiche
visibili a occhio nudo, che producono un danno estetico, deformando la
linea del corpo. Il disturbo estetico è tanto più evidente quanto più il
soggetto è magro.
Abbiamo già detto che la
cellulite è il risultato della presenza di più fattori concomitanti che
contribuiscono a creare il terreno adatto alla sua formazione.
Quando i vasi venosi non
svolgono perfettamente la loro funzione di riportare il sangue al cuore,
trasudano, lasciando passare del liquido negli spazi interstiziali del
tessuto sottocutaneo che si gonfia come una spugna (edema).
Il liquido, esercitando una
grande pressione sugli adipociti, li allontana tra di loro e dai
capillari, ostacolando gli scambi di ossigeno, sostanze nutritizie e di
rifiuto da e verso il sangue.
Come conseguenza si
instaurano lentamente una serie di complesse modificazioni che portano
alla comparsa di sostanze, prima assenti,
che provocano dolore e
permeabilizzano maggiormente i vasi, aumentando l’edema e instaurando un
circolo vizioso.
Il tessuto connettivo,
asfittico, imbibito da liquidi e con presenza di sostanze infiammatorie,
si irrita e reagisce, cercando di ridurre i danni.
Aumenta così il volume
delle sostanze che lo costituiscono, attraverso la polimerizzazione di
acido ialuronico e condroitinsolforico, provocando un addensamento ed un
ispessimento della sostanza fondamentale.
Si forma di conseguenza una
gelatina dura che avvolge e blocca tutte le sostanze e i liquidi, e la
struttura del tessuto adiposo sottocutaneo si modifica.
Questa cellulite in fase
iniziale (I stadio) viene definita "dura" o "compatta", ed è sicuramente
quella che meglio risponde alle terapie.
Il tessuto è aderente alla
muscolatura e, preso tra le dita, non forma pieghe, le zone colpite
risultano dolenti e dure, la pelle è lucida e
presenta solo leggermente
l’aspetto a "buccia d’arancia".
Se non si corre ai ripari
però la degenerazione lenta e cronica del tessuto sottocutaneo continua.
Le sottili fibre
connettivali, in origine disposte nel tessuto come una rete, si
organizzano, ispessendosi ed aumentando di numero intorno a masse di
grasso più o meno grandi, comprimendole, ed il tessuto adiposo perde la
sua struttura, spezzettandosi in noduli.
In questa fase (II stadio),
che rappresenta l’aspetto più diffuso e frequente della cellulite, i
capillari non sono più visibili, e si evidenziano solo vasi più grandi e
vene dilatate tra i noduli.
Quasi sempre le donne
accusano una varicosità estesa delle cosce, e l’area colpita ha una
consistenza gommosa con aspetto a buccia d’arancia, che diviene più
evidente man mano che i noduli si fanno più superficiali.
Nello stadio più avanzato (III
stadio) o terminale, la cellulite si manifesta con la presenza di
micronoduli di dimensione variabile, formati da grasso e circondati da
capsule di fibre connettivali fittamente stipate.
Sono presenti anche
aderenze fibrose che ancorano i noduli alla pelle sovrastante e ai
muscoli, situati al di sotto.
Alla palpazione il tessuto
si presenta duro con granuli simili a chicchi di grano.
Il tessuto connettivo
prolifera ovunque e distrugge tutte le strutture che formavano il tessuto
sottocutaneo, spremendo fuori da esso anche l’acqua.
Quando l’acqua non c’è più
il tessuto connettivo sclerotizza e si ritrae, lasciando delle porzioni di
tessuto flaccido, coperto dalla pelle ispessita.
Questo tipo di cellulite è
caratteristico della porzione interna delle cosce delle donne di una certa
età (cellulite molle o flaccida), e corrisponde a quegli ammassi detti
"calzoni da cavallerizza", che spostandosi verso il ginocchio e la
caviglia, determinano una imbottitura di tutto l’arto, conferendogli un
aspetto a zampa di elefante.
Le differenze nelle
trasformazioni che si verificano a livello delle cellule adipose,
dell’interstizio, dei capillari, del connettivo e degli acidi grassi
componenti i trigliceridi, tra individui che mostrano una adiposità
localizzata, perché grassi, e chi invece presenta una patologia
cellulitica, sono riassunte schematicamente nella Fig. 3.
Come si può diagnosticare
la cellulite.
La cellulite non deve
essere confusa con l’obesità.
La diagnosi clinica, è
facile, ed uno specialista è in grado di riconoscere, con un esame
accurato di palpazione, se la paziente è obesa o presenta una cellulite ad
un determinato stadio (Fig. 4).
Esistono comunque delle
moderne tecniche diagnostiche che si possono eseguire facilmente e sono
del tutto innocue.
Una di queste è la
termografia, utilizzata nell’analisi del cancro alla mammella, la quale
sfrutta le differenze di calore fra aree del corpo, e le rende visibili
grazie ad una immagine a diversi colori.
Le zone affette da
cellulite risultano più fredde, quindi meno colorate, delle rimanenti
parti corporee, poiché l’edema e la sclerosi connettivale impediscono una
normale circolazione sanguigna.
Si può così avere una
migliore definizione della gravità della malattia cellulitica ed una sua
più precisa delimitazione.
Inoltre, è possibile
effettuare una valutazione dello stato della rete capillare attraverso la
videocapillaroscopia e lo spessore del pannicolo adiposo con l’ecografia e
la plicometria.
Gli stessi metodi possono
essere utilizzati per valutare i risultati ottenuti dopo un periodo di
trattamento.
Come si può intervenire
sulla cellulite.
Da quanto detto sulla
complessità di questa patologia e sui numerosi fattori che hanno un certo
peso nel determinarne l’insorgenza e l’aggravamento, è evidente che la
terapia non è semplice da attuare e deve essere volta a ridurre le cause
determinanti e favorenti.
La cellulite non può essere
curata solo per periodi di tempo brevi, in prossimità delle vacanze, ma
deve essere trattata in tempi lunghi, e i risultati saranno migliori
quanto più tempestivamente si interviene su di essa.
L’esito è generalmente
molto buono se si agisce su una cellulite al primo stadio, buono al
secondo stadio, scarso per quella terminale, su cui di solito si opera
anche chirurgicamente.
Fondamentale è modificare
lo stile di vita che predispone allo sviluppo della cellulite, ma molti
altri interventi possono essere effettuati, da soli o in sinergia tra di
loro, scegliendoli in base allo stadio di sviluppo della cellulite (Fig.
5).
- Topici: creme, fanghi, lozioni, sali
ecc.
- Sulla persona: diete, esercizio
fisico, massoterapia
- Fisici non invasivi: laser,
ultrasuono-terapia, linfodrenaggio meccanico,
Fisici invasivi: elettrolipolisi,
ozono-terapia iniettiva, idrocellulolisi
Fisico-farmacologici invasivi:
mesoterapia
Chirurgici: liposuzione
Fig. 5 – Trattamenti per la
cellulite
E’ importante ricordare che
i numerosi trattamenti che vengono effettuati non sono sempre efficaci, ma
possono invece spesso
risultare pericolosi per la
salute di chi ci si sottopone, oltre che essere notevolmente impegnativi
dal punto di vista economico.
Vediamo ora quali sono i
principali trattamenti a disposizione delle donne per affrontare il
"problema cellulite".
I prodotti ad uso topico.
L’utilizzo dei prodotti
cosmeceutici*, inserito in un programma di cura più ampio, ed effettuato
con costanza, migliora sicuramente, e senza rischi, lo stato della
cellulite: i risultati sulla "buccia d’arancia" e i cuscinetti adiposi,
soprattutto negli stadi iniziali, saranno evidenti.Sul mercato sono
presenti molti prodotti cosmetici diversamente formulati, contenenti
sostanze con efficacia differente e specifica verso alcune delle cause che
determinano la comparsa del quadro cellulitico; è perciò basilare
conoscerne la modalità di azione, per scegliere il prodotto più mirato.
E’ importantissimo sapere
che: perché un prodotto sia efficace non deve solo contenere principi
attivi, ma ne deve avere dentro la "dose giusta"; per effettuare un
corretto dosaggio è quindi indispensabile che gli estratti utilizzati
siano sempre titolati. Se la causa principale è una cattiva circolazione
sanguigna e linfatica con ristagno di liquidi negli arti inferiori, è di
grande interesse la presenza di sostanze vegetali che migliorino la
microcircolazione e favoriscano l’eliminazione dell’edema e delle tossine:
gli estratti di Centella, Rusco, Ippocastano e Edera sono tra queste.
Nello stato cellulitico i
tessuti perdono tonicità, è fondamentale quindi rendere la pelle anche più
elastica e morbida: molti oli e burri vegetali come avocado, jojoba,
mandorle e karitè possono migliorare il livello di idratazione della pelle
di cosce e glutei. La tendenza all’accumulo di grassi, fattore che
certamente favorisce lo sviluppo della cellulite, è invece contrastata da
sostanze ad azione lipolitica, come la caffeina, o estratti di piante che
la contengono in dose adeguata: per esempio il tè, il caffè e la cola,
oppure dalle alghe, che con il loro contenuto in iodio attivano la
mobilitazione del pannicolo adiposo.
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