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DIETA CELLULITE: Cellulite e la dieta!  

 

 

 

 

 

Cos'è la cellulite?

E' una patologiache nasce nello strato più profondo della pelle( ipoderma). si forma attraverso un processo chiamato lipogenesi, ovvero generazione di grassom che comporta l'ingrossamento e l'accumulo di cellule adipose, causato da una eccessiva presenza di grassi e favorito da una vita sedentaria e da una alimentazione sbagliata. L'inestetismo più evidente è la pelle a buccia d'arancia.

Può colpire sia uomini che donne, a qualsiasi età e sopratutto anche persone magre.

Per combattere questo inestetismo, dovete seguire questi consigli:

Fare attività fisica: lo sport, fà perdere liquidi e aumenta il metabolismo; inoltre rassoda i muscoli e li spinge a bruciare più grasso.

Seguire una dieta equilibrata: non bisogna abusare del sale poichè esso aumenta la ritenzione idrica delle nostre cellule, bisogna bere molta acqua per facilitarne il ricambio, mangiare alimenti molto ricchi in fibre (crusca, legumi, soia, kiwi, carciofi), potassio (ortaggi), vitamina E, bioflavonoidi (frutti di bosco , agrumi ed uva).

Inoltre ci aiutano tutti quei nutrienti contenuti nel cibo che aiutano la diuresi.

Inoltre io consiglio di fare ogni tanto qualche tisana, e sopratutto tisane a base di tè verde, un termogenico che aiuta a bruciare calorie e che è ricchissimo di vitamine antiossidanti!

 

 

La cellulite

Il tessuto sottocutaneo grasso, o pannicolo adiposo, è un tessuto costituito da fibre e grasso che si trova tra il derma (strato cutaneo localizzato sotto l’epidermide) e la fascia muscolare.

E’ lo strato più profondo della pelle, e stabilisce un legame debole tra questa e gli organi più interni che essa ricopre, permettendo lo scivolamento dell’una sugli altri.

Le sue funzioni principali sono:

  1. 􀂾 proteggere i tessuti più profondi da eventuali traumi,
  2. 􀂾 limitare la dispersione termica, contribuendo a mantenere costante

la temperatura corporea, (coibenta in un certo senso il nostro

organismo),

  1. 􀂾 rappresentare una riserva di energia.

Il tessuto adiposo è formato da tre componenti principali: i lipociti, le trabecole fibrose (fibre di sostegno, come "travi" che attraversano il tessuto) ed i vasi sanguigni.

I lipociti (o adipociti) sono cellule che hanno la capacità di sintetizzare e immagazzinare trigliceridi nel loro interno.

I trigliceridi sono assunti dal sangue già scissi in glicerolo e acidi grassi, ed appartengono sostanzialmente a due categorie: i lipidi alimentari, trasportati dalle cellule intestinali prima nei vasi linfatici e poi in quelli sanguigni, ed i lipidi sintetizzati nel fegato e trasportati nel sangue sotto forma di lipoproteine.

La cellula adiposa, oltre ad assumere lipidi dal sangue circolante, è in grado di sintetizzarli a partire dal glucosio, e sia l’assunzione del glucosio che la sintesi degli acidi grassi sono sotto il controllo ormonale, soprattutto dell’insulina.

Quando l’adipocita contiene pochi lipidi questi si accumulano sotto forma di piccole gocce sparse nel citoplasma; ma via via che i grassi aumentano, le gocce si fondono, formandone altre più grosse, fino a che tutta la cellula si trasforma in una grande goccia di grasso.

I lipociti si raggruppano tra di loro formando dei lobuli; ed ogni lobulo, separato dagli altri circostanti da un setto fibroso, possiede nervi, vasi sanguigni e linfatici propri.

L’abbondanza della vascolarizzazione dell’adipocita è tale che quasi tutte le cellule hanno a livello citoplasmatico contatti con il capillare.

Il tessuto adiposo ha un letto capillare comparativamente molto più ricco del muscolo.

Il grasso contenuto negli adipociti costituisce la principale riserva di energia dell’organismo.

Quando gli alimenti ingeriti non sono sufficienti per il fabbisogno energetico, il corpo può produrre energia attraverso la combustione dei grassi contenuti negli adipociti.

Invece, quando le sostanze nutritizie introdotte apportano una quantità di energia superiore a quella di cui l’organismo ha bisogno, le cellule ipodermiche si sviluppano in modo esagerato, formando un pannicolo di alcuni centimetri di spessore, e le persone tendono all’obesità.

I lipociti possono aumentare o diminuire di volume e numero a seguito di stimoli vari nell’arco della vita, e, come conseguenza, anche lo sviluppo e la distribuzione del tessuto adiposo varia.

In soggetti normali, il numero complessivo di adipociti è stato valutato ammontare a circa 30 miliardi, ed il loro peso medio varia da 0,40 μg, in individui giovani, a 0,50-0,60 μg negli adulti di età media.

Anche fattori ereditari, familiari o di razza sono coinvolti.

Il metabolismo del tessuto adiposo è influenzato inoltre da numerosi ormoni e stimoli neuro-endocrini.

Gli ormoni tiroidei, l’adrenalina e la noradrenalina ne inducono il catabolismo (mobilitazione delle riserve), mentre gli ormoni surrenalici e quelli gonadici hanno una azione anabolica (accumulo di grassi).

Le modificazioni durante la pubertà rivelano la dipendenza dei lipociti dagli ormoni sessuali, soprattutto nella donna, in cui tale relazione è particolare per tutta la durata del periodo fertile.

Che cosa significa il termine "cellulite".

Etimologicamente, il termine "cellulite", cellul. + ITE (in medicina il suffisso –ITE, indica un’infiammazione, o una malattia caratterizzata da infiammazione), suggerisce una patologia tissutale di origine infiammatoria.

In realtà, questo tipo di lesione, prima estetica, poi funzionale, è sostenuta solo in un secondo tempo da fattori irritativi ed infiammatori.

Questa parola, anche se non esatta, è però ormai entrata nel linguaggio comune, e da tutti accettata per indicare un particolare tipo di problema che coinvolge il pannicolo adiposo: l’ipertrofia pannicolo-lobulare o pannicolopatia edemato-fibrosclerotica o liposclerosi.

Perché compare la cellulite.

La genesi della cellulite è stata argomento di numerosi studi, ed ancora oggi non è del tutto chiarita.

Alcuni ricercatori ritengono che la causa iniziale risieda in un difetto circolatorio a livello dei setti che separano tra loro i lobuli, costituiti dall’associazione di più adipociti. Si produrrebbe di conseguenza uno

stato edematoso, cui seguirebbe una sclerosi dei setti ed infine una alterazione del metabolismo dei lipociti.

Concordemente con tale tesi è stato coniato il termine: dermopannicolopatia edematofibrosclerotica per indicare la patologia cellulitica.

A questa teoria, non supportata da prove definitive, ne viene però contrapposta un’altra.

Per altri autori si tratterebbe infatti di una risposta trofica dell’adipocita (che da 50μ può arrivarne a misurare 150μ) a stimoli endocrini e/o neuroendocrini e i danni vascolari, l’edema e la fibrosi, sarebbero conseguenti alla compressione dovuta alla ipertrofia dei lobuli.

Questa teoria, è avvalorata da alcuni dati clinici: la cellulite, o ipertrofia pannicolo-lobulare localizzata, si manifesta infatti in età puberale, si accompagna ad altre disendocrinopatie (disturbi funzionali ghiandolari), ed ha carattere familiare.

La conclusione, ad oggi, sembra comunque portare a dire che l’insorgenza della cellulite dipende da più fattori che contribuiscono a determinarla, ed è difficile stabilire una priorità o una sequenzialità tra di loro, perché legata a caratteristiche individuali. Certamente squilibri ormonali e disturbi circolatori, evidenziati dalle due teorie, precedentemente descritte, sono le principali cause di questa patologia.

Fattori predisponenti e scatenanti il processo cellulitico.

La cellulite è caratterizzata da un’abnorme accumulo di grasso in particolari distretti corporei (preferenzialmente natiche, cosce, ginocchia e braccia), dove, per difficoltà primarie o secondarie, si ha un rallentamento della circolazione emolinfatica.

Si verifica così una tendenza al ristagno delle scorie metaboliche, con iniziale intossicazione locale e conseguente infiammazione.

Caratteristica costante del processo cellulitico è la difficile soluzione del circolo vizioso che si viene a creare, per cui la lesione tende ad automantenersi, e, se non affrontata tempestivamente, a peggiorare gradualmente.

A differenza della normale adiposità generalizzata o localizzata, caratteristica di chi tende ad ingrassare, la cellulite si manifesta come un particolare fenomeno localizzato che interessa il tessuto adiposo, che può coesistere con l’obesità, ma può presentarsi anche in individui assolutamente non inclini ad ingrassare.

Quando si aumenta di peso, a seguito di un eccesso di alimentazione, gli adipociti accrescono di numero e volume.

In questo caso la soluzione del problema è abbastanza semplice: una buona dieta associata ad un aumento di attività fisica spostano in

negativo il bilancio energetico dell’organismo, normalizzando lo spessore delle adiposità.

La cellulite al contrario risponde meno alle diete; il grasso in questo caso reagisce più a stimoli ormonali che metabolici.

Le reali cause che determinano l’insorgenza della cellulite non sono a tutt’oggi del tutto note, ma molti sono i fattori chiamati in causa (Fig. 1).

Esistono sicuramente elementi predisponenti di tipo costituzionale e genetico legati alla razza e alla familiarità.

Spesso la predisposizione alla cellulite si trasmette di madre in figlia, esprimendosi come una maggiore sensibilità ormonale e una maggiore fragilità della microcircolazione sanguigna negli arti inferiori.

Fattori determinanti sono invece di tipo ormonale, quali ormoni sessuali, tiroidei e surrenalici.

Gli ormoni sessuali femminili sono stati presi in particolare considerazione come possibili cause della cellulite, tanto più che questa patologia colpisce praticamente solo le donne e non si manifesta prima della pubertà.

In particolare è stato evidenziato che gli estrogeni, ed anche gli estroprogestinici, assunti per periodi lunghi, a scopo anticoncezionale, provocano un rilasciamento della parete muscolare

dei vasi sanguigni e un aumento della loro permeabilità, facilitando la fuoriuscita di liquidi e la ritenzione di acqua e sali minerali nei tessuti (edema), caratteristica dei primi stadi di insorgenza della cellulite. Inoltre tutte le donne lamentano gonfiore e pesantezza (soprattutto alle gambe) in corrispondenza dell’ovulazione e qualche giorno prima dell’inizio delle mestruazioni, esattamente in corrispondenza delle punte massime di secrezione degli estrogeni.

Anche in gravidanza si ha un forte innalzamento di estrogeni (lento fino alla dodicesima settimana più rapido in seguito), che associato all’aumento di peso corporeo, rallenta la circolazione sanguigna e favorisce la trasudazione di liquidi.

Alterazioni della funzionalità surrenalica provocano invece una aumentata disponibilità di glicidi, che, per via indiretta, favoriscono la sintesi di grassi in determinati distretti; mentre l’ipotiroidismo determina un rallentamento del metabolismo degli zuccheri ed una tendenza alla ritenzione idrica.

Numerosi altri fattori esterni possono poi contribuire alla comparsa o all’aggravamento della patologia cellulitica.

Cattive abitudini alimentari, quali l’abuso di alcolici e di sale o il consumo eccessivo di cibi contenenti glicidi, possono favorire l’insorgenza della cellulite, soprattutto in particolari fasi della vita, come la pubertà e la menopausa.

Anche insufficienze digestive e metaboliche possono provocare l’immissione in circolo di sostanze tossiche per le cellule e alterazioni dei vasi del microcircolo sottocutaneo.

Alla alimentazione scorretta, come aggravanti, possono associarsi la eccessiva sedentarietà, il fumo, il mantenere posizioni sbagliate del corpo durante lo studio o il lavoro, e anche l’abitudine di indossare abiti troppo stretti o scarpe scomode.

L’insufficienza venosa e linfatica degli arti inferiori è sicuramente un fattore determinante nel provocare la stasi sanguigna e il conseguente accumulo di liquidi nei tessuti.

Difetti osteo-articolari: iperlordosi lombare, valgismo e piedi piatti, determinano difetti di postura, che si ripercuotono in modo negativo sul funzionamento del circolo venoso.

Infine anche l’assunzione incontrollata di farmaci come tranquillanti, contraccettivi orali ed analgesici può peggiorare la ritenzione idrica.

  1. 􀂾 Genetico – costituzionali (razza, ereditarietà, "predisposizione" familiare)
  2. 􀂾 Iperestrogenismo (costituzione, gravidanza)
  3. 􀂾 Iperproduzione surrenalica
  4. 􀂾 Ipotiroidismo
  5. 􀂾 Iperprolattinemia
  6. 􀂾 Cattive abitudini alimentari, sedentarità
  7. 􀂾 Disfunzioni digestive (a livello gastrointestinale ed epatico)
  8. 􀂾 Insufficienza circolatoria degli arti inferiori
  9. 􀂾 Abuso di farmaci (contraccettivi, analgesici)
  10. 􀂾 Problemi ginecologici (infiammazioni, cisti ovariche)

Fig. 1 - Fattori predisponenti o aggravanti la patologia cellulitica.

Come si forma ed evolve la cellulite.

La cellulite è un problema che inizialmente interessa il tessuto adiposo sottocutaneo, si estende poi al derma sovrastante, provocando col passare del tempo alterazioni più superficiali, percepibili anche al tatto, e trasformazioni epidermiche visibili a occhio nudo, che producono un danno estetico, deformando la linea del corpo. Il disturbo estetico è tanto più evidente quanto più il soggetto è magro.

Abbiamo già detto che la cellulite è il risultato della presenza di più fattori concomitanti che contribuiscono a creare il terreno adatto alla sua formazione.

Quando i vasi venosi non svolgono perfettamente la loro funzione di riportare il sangue al cuore, trasudano, lasciando passare del liquido negli spazi interstiziali del tessuto sottocutaneo che si gonfia come una spugna (edema).

Il liquido, esercitando una grande pressione sugli adipociti, li allontana tra di loro e dai capillari, ostacolando gli scambi di ossigeno, sostanze nutritizie e di rifiuto da e verso il sangue.

Come conseguenza si instaurano lentamente una serie di complesse modificazioni che portano alla comparsa di sostanze, prima assenti,

che provocano dolore e permeabilizzano maggiormente i vasi, aumentando l’edema e instaurando un circolo vizioso.

Il tessuto connettivo, asfittico, imbibito da liquidi e con presenza di sostanze infiammatorie, si irrita e reagisce, cercando di ridurre i danni.

Aumenta così il volume delle sostanze che lo costituiscono, attraverso la polimerizzazione di acido ialuronico e condroitinsolforico, provocando un addensamento ed un ispessimento della sostanza fondamentale.

Si forma di conseguenza una gelatina dura che avvolge e blocca tutte le sostanze e i liquidi, e la struttura del tessuto adiposo sottocutaneo si modifica.

Questa cellulite in fase iniziale (I stadio) viene definita "dura" o "compatta", ed è sicuramente quella che meglio risponde alle terapie.

Il tessuto è aderente alla muscolatura e, preso tra le dita, non forma pieghe, le zone colpite risultano dolenti e dure, la pelle è lucida e

presenta solo leggermente l’aspetto a "buccia d’arancia".

Se non si corre ai ripari però la degenerazione lenta e cronica del tessuto sottocutaneo continua.

Le sottili fibre connettivali, in origine disposte nel tessuto come una rete, si organizzano, ispessendosi ed aumentando di numero intorno a masse di grasso più o meno grandi, comprimendole, ed il tessuto adiposo perde la sua struttura, spezzettandosi in noduli.

In questa fase (II stadio), che rappresenta l’aspetto più diffuso e frequente della cellulite, i capillari non sono più visibili, e si evidenziano solo vasi più grandi e vene dilatate tra i noduli.

Quasi sempre le donne accusano una varicosità estesa delle cosce, e l’area colpita ha una consistenza gommosa con aspetto a buccia d’arancia, che diviene più evidente man mano che i noduli si fanno più superficiali.

Nello stadio più avanzato (III stadio) o terminale, la cellulite si manifesta con la presenza di micronoduli di dimensione variabile, formati da grasso e circondati da capsule di fibre connettivali fittamente stipate.

Sono presenti anche aderenze fibrose che ancorano i noduli alla pelle sovrastante e ai muscoli, situati al di sotto.

Alla palpazione il tessuto si presenta duro con granuli simili a chicchi di grano.

Il tessuto connettivo prolifera ovunque e distrugge tutte le strutture che formavano il tessuto sottocutaneo, spremendo fuori da esso anche l’acqua.

Quando l’acqua non c’è più il tessuto connettivo sclerotizza e si ritrae, lasciando delle porzioni di tessuto flaccido, coperto dalla pelle ispessita.

Questo tipo di cellulite è caratteristico della porzione interna delle cosce delle donne di una certa età (cellulite molle o flaccida), e corrisponde a quegli ammassi detti "calzoni da cavallerizza", che spostandosi verso il ginocchio e la caviglia, determinano una imbottitura di tutto l’arto, conferendogli un aspetto a zampa di elefante.

Le differenze nelle trasformazioni che si verificano a livello delle cellule adipose, dell’interstizio, dei capillari, del connettivo e degli acidi grassi componenti i trigliceridi, tra individui che mostrano una adiposità localizzata, perché grassi, e chi invece presenta una patologia cellulitica, sono riassunte schematicamente nella Fig. 3.

Come si può diagnosticare la cellulite.

La cellulite non deve essere confusa con l’obesità.

La diagnosi clinica, è facile, ed uno specialista è in grado di riconoscere, con un esame accurato di palpazione, se la paziente è obesa o presenta una cellulite ad un determinato stadio (Fig. 4).

Esistono comunque delle moderne tecniche diagnostiche che si possono eseguire facilmente e sono del tutto innocue.

Una di queste è la termografia, utilizzata nell’analisi del cancro alla mammella, la quale sfrutta le differenze di calore fra aree del corpo, e le rende visibili grazie ad una immagine a diversi colori.

Le zone affette da cellulite risultano più fredde, quindi meno colorate, delle rimanenti parti corporee, poiché l’edema e la sclerosi connettivale impediscono una normale circolazione sanguigna.

Si può così avere una migliore definizione della gravità della malattia cellulitica ed una sua più precisa delimitazione.

Inoltre, è possibile effettuare una valutazione dello stato della rete capillare attraverso la videocapillaroscopia e lo spessore del pannicolo adiposo con l’ecografia e la plicometria.

Gli stessi metodi possono essere utilizzati per valutare i risultati ottenuti dopo un periodo di trattamento.

Come si può intervenire sulla cellulite.

Da quanto detto sulla complessità di questa patologia e sui numerosi fattori che hanno un certo peso nel determinarne l’insorgenza e l’aggravamento, è evidente che la terapia non è semplice da attuare e deve essere volta a ridurre le cause determinanti e favorenti.

La cellulite non può essere curata solo per periodi di tempo brevi, in prossimità delle vacanze, ma deve essere trattata in tempi lunghi, e i risultati saranno migliori quanto più tempestivamente si interviene su di essa.

L’esito è generalmente molto buono se si agisce su una cellulite al primo stadio, buono al secondo stadio, scarso per quella terminale, su cui di solito si opera anche chirurgicamente.

Fondamentale è modificare lo stile di vita che predispone allo sviluppo della cellulite, ma molti altri interventi possono essere effettuati, da soli o in sinergia tra di loro, scegliendoli in base allo stadio di sviluppo della cellulite (Fig. 5).

  1. 􀂾 Topici: creme, fanghi, lozioni, sali ecc.
  2. 􀂾 Sulla persona: diete, esercizio fisico, massoterapia
  3. 􀂾 Fisici non invasivi: laser, ultrasuono-terapia, linfodrenaggio meccanico,

              ozonoterapia, pressoterapia

  1. 􀂾 Fisici invasivi: elettrolipolisi, ozono-terapia iniettiva, idrocellulolisi
  2. 􀂾 Fisico-farmacologici invasivi: mesoterapia
  3. 􀂾 Chirurgici: liposuzione

Fig. 5 – Trattamenti per la cellulite

E’ importante ricordare che i numerosi trattamenti che vengono effettuati non sono sempre efficaci, ma possono invece spesso

risultare pericolosi per la salute di chi ci si sottopone, oltre che essere notevolmente impegnativi dal punto di vista economico.

Vediamo ora quali sono i principali trattamenti a disposizione delle donne per affrontare il "problema cellulite".

I prodotti ad uso topico.

L’utilizzo dei prodotti cosmeceutici*, inserito in un programma di cura più ampio, ed effettuato con costanza, migliora sicuramente, e senza rischi, lo stato della cellulite: i risultati sulla "buccia d’arancia" e i cuscinetti adiposi, soprattutto negli stadi iniziali, saranno evidenti.Sul mercato sono presenti molti prodotti cosmetici diversamente formulati, contenenti sostanze con efficacia differente e specifica verso alcune delle cause che determinano la comparsa del quadro cellulitico; è perciò basilare conoscerne la modalità di azione, per scegliere il prodotto più mirato.

E’ importantissimo sapere che: perché un prodotto sia efficace non deve solo contenere principi attivi, ma ne deve avere dentro la "dose giusta"; per effettuare un corretto dosaggio è quindi indispensabile che gli estratti utilizzati siano sempre titolati. Se la causa principale è una cattiva circolazione sanguigna e linfatica con ristagno di liquidi negli arti inferiori, è di grande interesse la presenza di sostanze vegetali che migliorino la microcircolazione e favoriscano l’eliminazione dell’edema e delle tossine: gli estratti di Centella, Rusco, Ippocastano e Edera sono tra queste.

Nello stato cellulitico i tessuti perdono tonicità, è fondamentale quindi rendere la pelle anche più elastica e morbida: molti oli e burri vegetali come avocado, jojoba, mandorle e karitè possono migliorare il livello di idratazione della pelle di cosce e glutei. La tendenza all’accumulo di grassi, fattore che certamente favorisce lo sviluppo della cellulite, è invece contrastata da sostanze ad azione lipolitica, come la caffeina, o estratti di piante che la contengono in dose adeguata: per esempio il tè, il caffè e la cola, oppure dalle alghe, che con il loro contenuto in iodio attivano la mobilitazione del pannicolo adiposo.

 

 

02-gen-2008

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