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Integratori di Calcio |
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Consumi reali e fabbisogni raccomandati di calcio
I l
moltiplicarsi degli studi sperimentali e clinici sul fabbisogno dei singoli
nutrienti (cioè non soltanto di proteine, grassi e carboidrati ma anche di
elementi non calorici e tuttavia indispensabili come vitamine e minerali) ha
portato alla formulazione e al periodico aggiornamento di indicazioni
specifiche. Il prototipo più autorevole è rappresentato dalle R.D.A
americane ma anche l’Italia dispone di indicazioni specifiche, ovvero i già
citati. Livelli di assunzione raccomandati per l’energia e per i
nutrienti” (LARN). Negli ultimi anni anche l’Unione Europea ha affrontato la
questione elaborando delle proprie raccomandazioni, formulate su tre diversi
livelli di possibile assunzione:minimale, media e massimale.
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La complessità di questi tentativi di razionalizzazione è
ovviamente notevole ed implica un impegno costante di aggiornamento,
soprattutto quando dai problemi di più antica trattazione, come l’energia o
il fabbisogno amminoacidico, si passa al fabbisogno di macro e microelementi
“protettivi”.
Abbiamo già ricordato che il concetto di assunzione
ottimale del calcio è subordinato a diversi fattori. Si tratta di un
rapporto complesso, dove alle capacità di adattamento della razza umana ai
differenti introiti si aggiunge la formulazione del fabbisogno, in funzione
non di un solo obiettivo (ad esempio il maggior immagazzinamento di calcio
nella fase giovanile di consolidazione ossea) ma di altre possibili
regolazioni (calcio e pressione arteriosa, calcio e prevenzione del tumore
del colon, rapporti tra calcio, fosforo e sodio, ecc.). All’atto pratico
esistono due aspetti del problema: da un lato la definizione del fabbisogno
di sicurezza del calcio, alla luce delle diverse esigenze cliniche, e
dall’altro l’indicazione delle fonti alimentari di calcio realmente
utilizzabile.
Malgrado l’abbondanza dei dati collezionati dai
ricercatori negli ultimi anni, mancano tuttora dei riscontri scientifici che
ci consentano di definire con esattezza il fabbisogno giornaliero di calcio,
in rapporto a fattori genetici e ambientali diversi. Tuttavia, è opinione
della maggior parte degli studiosi che soprattutto nelle due fasce estreme
della popolazione, giovani e anziani, sia consigliabile una maggiore
introduzione di calcio alimentare.
L’idea dominante resta quella, più volte esposta, che la
massima accumulazione di calcio nelle ossa si raggiunge nell’età dello
sviluppo; per cui l’aver costituito a suo tempo uno scheletro a densità
ottimale può minimizzare il decadimento della trama ossea che inizia dopo i
trenta anni di età e che sfocia, con l’invecchiamento, nella osteoporosi
senile. In età avanzata, l’inevitabile prevalenza dei fenomeni catabolici su
quelli anabolici riduce i vantaggi di un più alto apporto di calcio ma resta
un fatto necessario per evitare ulteriori compromissioni del rapporto
entrate/uscite del calcio e quindi l’aggravamento dell’osteoporosi.
Sulla base di queste osservazioni, condivise dai maggiori
specialisti del settore, sono state formulate anche le raccomandazioni per
il consumo ottimale di calcio, nella Revisione 1996 dei LARN italiani (7).
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Gli integratori di calcio
Le informazioni imprecise e semplicistiche fornite dai
mass media, hanno consolidato nel pubblico l’impressione che l’osteoporosi
sia essenzialmente una malattia da carenza di calcio. Questa superficiale ed
errata convinzione ha portato molti pazienti a sopravalutare il ruolo degli
integratori di calcio e viceversa a sottovalutare la correttezza globale
della dieta oppure il danno rappresentato dal fumare,
dall’abuso di bevande alcoliche o da una vita troppo sedentaria.
Tra i fini della pubblicità non c’è, purtroppo, quello di
responsabilizzare e di rieducare i pazienti ad uno stile di vita migliore e
d’altra parte l’osteoporosi non può essere curata esclusivamente con una
pillola o con un integratore di calcio. Tuttavia, la decalcificazione ossea
può essere prevenuta e rallentata con un insieme di provvedimenti,
salutistici e farmacologici, tra cui necessariamente anche una dieta
normocalorica, normoproteica, blandamente iposodica e ricca di fattori
plastici e protettivi: dai minerali (calcio, fosforo, magnesio, manganese,
rame, zinco, ecc.) alla vitamine (Vit. D, Vit. K, ecc.). Soltanto quando
esistono difficoltà pratiche per realizzare una tale dieta (intolleranze al
latte e derivati, gravi problemi metabolici o di assorbimento intestinale)
si giustifica il ricorso, anche continuativo, agli integratori di calcio.
Studi recenti, condotti su soggetti ultrasessantenni,
hanno sperimentato programmidi “rieducazione” motoria ed alimentare,
dimostrando che è possibile “trattare” l’osteoporosi e controllarla; le
conclusioni invitano, tuttavia, ad essere critici, se non scettici, su
qualunque proposta miracolistica. Come in tutte le malattie croniche ad
insorgenza subdola e tardiva è la prevenzione che paga: ovvero, bisogna aver
adottato fin da giovani e poi mantenuto uno stile di vita sano.
Rispetto all’impiego degli integratori di calcio sembra
preferibile la scelta di arricchire gli alimenti. Come l’aggiunta dello
iodio al sale da cucina, anche l’arricchimento con calcio o ferro può
risultare più “naturale” e di più facile e continuativa adozione, rispetto
ad un’integrazione puramente farmacologica. Il pane, i succhi di frutta e le
bibite a base di frutta, si prestano facilmente ad essere arricchiti con del
calcio. In Inghilterra, durante la seconda guerra mondiale, la farina di
frumento è stata arricchita con carbonato di calcio. Un’altra buona fonte di
calcio, come “additivo alimentare”, potrebbe essere il siero di latte
(sottoprodotto della lavorazione di alcuni formaggi), oppure il latte magro
in polvere da utilizzare per salse ed altre formulazioni di cucina.
In definitiva il calcio è un ottimo integratore per
rafforzare l nostre ossa e per contrastare l'effetto dell'arteriosclerosi.
Inoltre il calcio entra in gioco in alcuni processi volti allo sviluppo
muscolare.
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