Religione,
controversie sui diritti
Il
conflitto tra Governo greco e Chiesa ortodossa, che protesta per la
cancellazione della fede religiosa dalle nuove carte d'identità
digitalizzate, rappresenta un "case study"esemplare: se c'è
infatti un problema paradigmatico in tempi di multiculturalismo e
liberaldemocrazia, questo è riconciliare, nella misura del
possibile, diritti culturali ed eguaglianza costituzionale.
Come
mostra un prezioso volume di Elisabetta Galeotti, che tratta
l'argomento dal punto di vista filosofico, Multiculturalismo:
filosofia politica e conflitto identitario, ci possono essere
posizioni radicali che negano dignità teorica a tale conflitto, in
nome del purismo liberale o del differenzialismo postmoderno. Ma si
tratta, appunto, di estremismo improbabile, che o invoca un
liberalismo astratto e insensibile alle differenze in nome della
neutralità, oppure insegue tutte le differenze rifiutando di
prendere in seria considerazione la tolleranza liberale.
La
stragrande maggioranza degli studiosi e delle persone normali,
invece, cerca, ovviamente direi, di mettere d'accordo le opposte
pretese della neutralità liberale e delle differenze culturali da
tutelare.
I
casi difficili, in cui esercitare questo tipo di ricomposizione, non
mancano: dal chador francese, ai farmacisti cattolici italiani che
non volevano vendere preservativi (1994), per andare alle
infibulazioni di donne africane e finire con le questioni che
toccano le minoranze culturali e linguistiche.
Alla
luce di queste tensioni ricorrenti è possibile affermare che lo
Stato greco abbia ragione o torto nel suo confronto con la Chiesa
ortodossa? Credo che si possa rispondere che lo Stato greco ha
ragione, per un semplice ma importante motivo.
Se
è vero, come credo, che bisogna tenere molto alla neutralità
liberale, la quale è per così dire la madre di ogni tolleranza,
bisogna anche vedere caso per caso quando è opportuno rinunciare
alla neutralità per difendere i diritti culturali, o, come anche si
può dire, una visione allargata del rispetto di sé che includa il
diritto alla cultura.
A
mio avviso, i casi in cui i diritti culturali sono significativi e
tutelabili, anche sopportando qualche costo in termini di neutralità
e parità di trattamento, sono specificamente i casi in cui essi
sono concepiti come tutela di minoranze che altrimenti non sarebbe
possibile difendere adeguatamente.
Gli
islamici in Francia come i neri negli Stati Uniti rientrano con ogni
probabilità tra queste minoranze, alle quali dobbiamo essere
particolarmente sensibili.
Per
simili minoranze sembra davvero rilevante tutelare diritti culturali
che diano loro un maggiore rispetto di sé.
Non
è la stessa cosa, invece, per gli ortodossi in Grecia, e neppure
per i cattolici in Italia: semplicemente perché gli ortodossi in
Grecia, come i cattolici in Italia, sono la maggioranza, o comunque
una parte ampia e normale della popolazione, e non si può pensare
seriamente a una discriminazione culturale nei loro confronti.
Perciò
non ci sono in questo caso speciali diritti culturali da tutelare, e
bene fa lo Stato greco a mantenere la sua neutralità.
(c)
Il Sole 24 Ore