LA
STORIA CONTINUA. NEL SANGUE DEI MARTIRI
Maurizio
Blondet
Più
d'un intellettuale ha pensato (e scritto) che il Papa, con la
rivelazione del segreto di Fatima ha affermato una sorta di
cattolica "fine della storia". La guerra apocalittica fra
la Vergine e il serpente sarebbe stata data come conclusa; la storia
del secolo ventesimo proclamata, con sgomento dei laici,
"storia sacra".
Oggi
sapranno ricredersi costoro? Ieri il Papa ha lanciato un appello
addolorato per le Molucche, dove "ripetuti attacchi di
musulmani contro villaggi cristiani provocano numerosissime
vittime", e per l'India, dove "le comunità cristiane e le
altre minoranze" subiscono "molteplici aggressioni".
La storia prosegue, dunque.
E
prosegue come i cristiani la conoscono da sempre. E' ancora questo
sanguinoso arrancare, come avviene da due millenni. E' ancora la
storia, come la descrisse Giovanni all'inizio: la Luce è venuta nel
mondo, ma le tenebre non la accolgono. Ad uccidere cristiani nelle
Molucche e in India sono uomini di fede, musulmani ed indù. Il Papa
grida: «Non si può uccidere in nome della religione»; ma sa che
ciò è avvenuto più volte, e la prima volta sul Calvario.
Non
c'è verso, la storia continua. E l'incredibile è che è, con tutto
il suo sangue, una storia di salvezza. La Luce non è accolta, ma
fiammelle di quella luce ardono nelle Molucche e in India. Suor
Lucia, a Fatima, vide angeli raccogliere il sangue dei martiri in
ingenui "annaffiatoi", e versarlo sui cristiani deboli,
incerti, per lavarli e salvarli. Questo sangue non cessa di essere
sparso: ieri veniva dall'Urss, oggi dall'India e dalle Molucche. E
ancora, come ieri, la voce del Papa non è di protesta e di odio, ma
d'amore verso i persecutori, perché non facciano male a se stessi e
alla loro fede ("Non sanno quello che fanno"); ancora una
volta la voce della Chiesa si leva a difendere meno i suoi martiri,
quanto il diritto, la giustizia e la civiltà stessa.
Il
giorno del presunto trionfo è appena passato. E la storia continua,
senza trionfo. Il Santo Padre deve averlo sentito, perché dopo aver
ricordato i massacri e le violenze che hanno luogo in Asia contro i
"suoi" cristiani, ha ricordato che nella storia la Chiesa
è "come un esule". «Non ha quaggiù una città stabile».
Non è ancora arrivata. La storia continua, perché la Chiesa è
ancora esule: ancora i suoi fedeli non hanno sicura cittadinanza nel
mondo di qua, non hanno diritti, possono essere uccisi. Il Papa ha
ricordato ieri che ciò avverrà, inevitabilmente, "fino a che
la Chiesa comparirà con il Suo sposo rivestita di gloria"
nella "città del Dio vivente", la Gerusalemme celeste. E'
la promessa a cui sono fedeli coloro che vengono uccisi anche oggi,
alle Molucche e in India.
Maurizio
Blondet