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Negli orrori di Villa Gina il fallimento della "194"
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ROMA, 10.
Le nuove, agghiaccianti notizie che fanno da corollario alle 16 ordinanze di custodia per gli aborti clandestini effettuati nella clinica romana "Villa Gina", di proprietà degli Spallone, ripropongono drammaticamente tutti gli interrogativi legati alla legge 194.

Se non ci fosse stata, qualcuno oggi avrebbe tuonato, reclamando una normativa che regolamentasse le interruzioni di gravidanza.
Ma poiché una tale legge c'è, il suo fallimento - dimostrato da quanto
accadeva a "Villa Gina" e dalle recenti statistiche - non può certo
essere sbandierato.

Anche perché è accaduto in una clinica i cui proprietari non hanno mai nascosto le proprie simpatie per la sinistra.
Non solo.
Questa vicenda è tornata alla ribalta proprio nel momento in cui gli stessi che appoggiarono quella legge, oggi si battono per farne passare una sulla fecondazione assistita che ancora una volta mette in secondo piano, anzi ignora, il nascituro, vittima designata di ideologie che di fatto sono contro la dignità della persona.

E che la dignità della persona, in questo caso le mamme, e il rispetto per la vita nascente fossero del tutto ignorati a "Villa Gina" lo si evince dalle 55 pagine dell' ordinanza di custodia cautelare che ieri ha portato in carcere 16 persone.
Si tratta di un susseguirsi di racconti raccapriccianti di testimonianze da
clinica dell'orrore, un numero spaventoso di donne raggirate dagli stessi medici, e dai parenti, costrette ad abortire contro la loro volontà e segnate per sempre da un' esperienza inimmaginabile.
Un nuovo inquietante scenario, dunque, che aggrava, se possibile, un quadro delittuoso già terribile.
Nella clinica, si legge nell'ordinanza, "si abortiva anche di notte.
Si tratta di casi in cui la gravidanza era talmente avanzata da consigliare
l'adozione di precauzioni prudenziali".
La supertestimone Alesse e l'anestesista Giuseppe Capozzi hanno parlato
al Pm di epoche gestazionali di sei mesi o anche pi€  ù spiegando che in quei
casi veniva provocato un vero e proprio parto.

(  ©L'Osservatore Romano - 11 Giugno 2000)



 

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