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Josef Tiso . Martire Slovacco

di Rino Camilleri

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Il 18 aprile 1947, a Bratislava dopo un processo di quattro mesi, veniva
impiccato Jozef Tiso, presidente della Repubblica slovacca e sacerdote
cattolico.

Il suo governo viene generalmente liquidato nei documentari d'informazione
storica come uno dei tanti fascismi che pullulavano nell'Europa durante
gli anni Trenta e Quaranta. Una pennellata d'amisemitismo e uno spruzzo
di filonazismo, nei toni dello speaker di turno, ingenerano
nell'ascoltatore il solito senso di "giustizia e` fatta": lo slovacco
Tiso come l'inglese Mosley, come i rexisti belgi, come le croci frecciate
ungheresi. Criminali contro l'umanita`, fanatici; due parole in tutto,
poi le scene si spostano su avvenimenti piu` clamorosi.

La storia di quel che Tiso rappresento` per gli slovacchi, schiacciati tra
cechi, ungheresi, russi e tedeschi, rimane per l'europeo medio un "fatto
minore" di scarso interesse ai margini della grande storia. La Slovacchia
ha solo di recente conseguito la contrastata indipendenza (gennaio 1993),
ma soprattutto grazie alle pressioni della Germania, i cui marchi
evitarono forse un bagno di sangue "alla balcanica". Eppure la vicenda
di quel piccolo Paese ha molti tratti in comune con quella italiana.
L'unione forzosa della Cecoslovacchia vedeva un Nord ceco, protestante
e industrializzato, e un Sud slovacco, povero e cattolico. L'economia
slovacca, resa artificialmente dipendente da quella ceca e separata dai
suoi sbocchi naturali, regredi` come quella del nostro Mezzogiorno
all'indomani della piemontesizzazione. E una cechizzazione pervasiva fu il
risultato del collasso dell'impero asburgico dopo la Grande Guerra. Ai
vincitori, in particolar modo alla Francia, interessava solo accerchiare
strategicamente la Germania: venne creata quell'assurdita` storica che fu
la Cecoslovacchia.

Evangelizzati nell'863 dai santi Cirillo e Metodio al tempo della grande
Moravia, gli slovacchi avevano conosciuto un periodo di prosperita` sotto
i re d'Ungheria, i quali venivano incoronati nella loro capitale,
Bratislava.
Cattolici fedelissimi, costituirono un sicuro argine contro gli eretici
hussiti e i luterani fino all'eta` delle monarchie assolutistiche. Il
centralismo asfittico di Maria Teresa e di suo figlio Giuseppe Il fini`
con l'attizzare nell'impero multinazionale la difesa dei particolarismi
culturali ed etnici.


Una storia tormentata
L'abolizione del latino come lingua ufficiale dello Stato asburgico nel
1788, il nazionalismo e il romanticismo crearono una situazione di
conflitto generalizzato, nella quale le etnie maggiori cercavano di
fagocitare quelle piu` piccole. Gli "apostoli" dell'indipendenza e
dell'autodeterminazione per la propria nazionalita` non ebbero alcun
riguardo nei confronti di quelle altrui. Come l'esercito piemontese contro
le popolazioni contadine del Sud, cosi` l'eroe dell'irredentismo magiaro,
Lajos Kossuth, incitava a schiacciare gli slovacchi, i quali insorsero nel
1848, ma furono repressi dalle autorita` di Budapest. Magiarizzati a forza
con l'assenso di Vienna, gli slovacchi presero la via dell'emigrazione
negli Usa (quasi meta` della popolazione partì). Le scuole slovacche
vennero chiuse e furono imposti perfino vescovi ungheresi.
L'intellighenzia slovacca rimase confinata nel basso clero; quest'ultimo
andava a studiare nei seminari austriaci o ungheresi per poi tornare tra
il suo popolo. La figura piu` rappresentativa fu monsignor Andrej Hlinka,
piu` volte incarcerato per aver creato una vasta rete di cooperative alla
luce dell'enciclica Rerum novarum e per aver difeso i diritti politici
degli slovacchi. Fu addirittura sospeso a divinis dal suo Ordinario e
reintegrato solo su pressione di Roma. Nel 1905 fondo` il Partito popolare
slovacco, di cui assunse la guida nel 1913. Nel 1907 gli fu impedito di
entrare nella sua chiesa e la folla che dimostrava a suo favore fu
brutalmente caricata.
La repressione causo` quattordici morti, che indignarono perfino Tolstoj.
Allo scoppio della Grande Guerra alcuni intellettuali cechi fuoriusciti in
America (tra i quali Masaryk e Bene9) contattarono loro omologhi slovacchi
per la creazione di uno Stato ceco-slovacco paritario (Patto di Cleveland
del 1915, poi ribadito nell'Accordo di Pittsburgh del 1918). I cechi e gli
slovacchi d'Europa erano in larghissima maggioranza fedeli all'impero
asburgico, ma si trovarono di fronte al fatto compiuto dopo la disfatta
delle Potenze centrali. Non solo: l'applicazione dell'Accordo si rivelo`
difforme dal testo firmato, il quale stranamente sparì. Il nuovo Stato
ceco-slovacco fu imposto da Praga agli slovacchi a mano armata, con
l'acquiescenza dei vincitori. Fu perfino dichiarato reato la grafia col
trattino (Ceco-Slovacchia) e la nascita dello Stato cecoslovacco avvenne
tramite legge marziale. Alla magiarizzazione si sostitui` la
cechizzazione,
invano combattuta dall'effimera Repubblica sovietica slovacca
dell'ungherese Bela Kun, che nel 1919 cerco` - vanamente di far accettare
agli slovacchi una rimagiarizzazione in chiave comunista. Hlinka alla
Conferenza di pace di Parigi denuncio` la frode, ma fu accusato da Bene§
di essere un agente degli Asburgo, espulso dalla Francia e condannato a
sei mesi di carcere in patria. La Slovacchia, la cui economia era da
secoli integrata in quella dell'impero asburgico, dovette cercare sbocchi
sul mercato interno e fini colonia di Praga, la qual cosa incremento` i
flussi di emigrazione all'estero. Gli uffici pubblici andarono a cechi,
tutti ex funzionari della fortissima burocrazia asburgica, e un fitto
programma di laicizzazione sottopose a ulteriori angherie il
tradizionale cattolicesimo slovacco.

Con Hitler al potere
Ma con la comparsa di Hitler e l'ascesa politica della Germania
nazionalsocialista, i Paesi occidentali allentarono i legami con Praga. In
sostituzione questa cerco` l'alleanza con Mosca nel 1935; la diplomazia
germanica rispose sobillando i revanscismi ungherese e polacco, non
rassegnati a talune decurtazioni di confine in favore della giovane
entita` statuale. Il disinteresse dell'Italia fidi con l'isolare
la  Cecoslovacchia,
lasciata ormai in balia tedesca con l'Accordo di Monaco del 1938, che vide
la resa delle democrazie occidentali alle dittature. Il presidente Bene§
neppure allora volle venire incontro alle richieste slovacche di
autonomia.
Quando la minaccia nella regione dei Sudeti si fece tangibile, fu
costretto a dimettersi e solo in tale frangente Praga concesse il
sospirato federalismo.
Capo del governo slovacco divenne monsignor Tiso, succeduto a Hlinka
(morto nell'ottobre del '38) alla guida del Partito popolare. Nel
novembre del medesimo anno Praga aveva ceduto agli ungheresi i
territori slovacchi piu` produttivi, e questo diede il destro a Hitler
per soffiare sul fuoco: egli intendeva occupare Boemia e Moravia, e
offrire Slovacchia e Rutenia subcarpatica a Ungheria e Polonia.
Il 9 marzo 1939 Praga occupo` militarmente la Slovacchia e depose Tiso. Il
14 la Dieta slovacca proclamo` l'indipendenza, ma il giorno dopo il
presidente ceco Ernil Ha'cha firmava la capitolazione a Berlino, in forza
della quale Boemia e Moravia divenivano protettorato del Reich.

Difensore della patria
Jozef Tiso, di lontane origini venete, era nato nel 1882 da famiglia
contadina, fu discepolo di quel Franz SchindIer che con Karl von
Vo'gelgang aveva fondato tra Ottocento e Novecento la Cristlich-soziale
Bewegung, il movimento sociale cristiano nemico dell'assolutismo statale
e del centralismo burocratico. Parroco di un piccolo centro, Ba'novce,
Tiso promosse unioni di credito, di assistenza e consumo per l'attuazione
concreta di quel programma sociale gia` tracciato nelle encicliche di
Leone XIII. Cappellano militare durante la prima guerra mondiale, fondo`
un giornale patriottico col quale denuncio` la forzata cechizzazione della
Slovacchia. Cio` gli frutto` due condanne al carcere, ma anche l'elezione
a deputato nel 1926. Diversamente da Hlinka, credeva nel dialogo col
governo, il quale lo coopto` come ministro nel 1927. Nel 1932 promosse
la fusione  del Partito popolare con quello nazionale slovacco guidato
dal pastore protestante Ra'zus. La nuova formazione si denomino` Blocco
autonomista  e, su consiglio del Vaticano, appoggio` la nomina di Bene§
a presidente della repubblica. Ma Bene§, una volta eletto, si rimangio`
le promesse di autonomia. La crisi dei Sudeti, come si e` accennato,
porto` Tiso al governo della Slovacchia.
La sua prima mossa fu l'unificazione dei vari partiti con
esclusione di quello comunista. Rimosso da Ha'cha nel 1939, torno` alla
sua parrocchia, dove fu contattato da emissari di Hitler e invitato
per un colloquio a Berlino. Hitler gli ingiunse l'immediata
proclamazione dell'indipendenza slovacca; ma Tiso, piu` favorevole
all'autonomia e ostile al paganesimo nazista, rifiuto`.
La Dieta slovacca invece colse l'occasione al volo e acclamo` Tiso capo
del nuovo Stato. Da quel momento Hitler cerco` in ogni modo di liberarsi
di quel prete, che peraltro riusci` a tenere le mani naziste lontane
dall'economia slovacca per tutto il conflitto. Ci fu
addirittura un fallito tentativo di colpo di Stato, per il quale Tiso
caccio` l'ambasciatore tedesco.
Verso la fine della guerra Stalin gli promise il mantenimento alla
presidenza in cambio della sovietizzazione della Slovacchia. Naturalmente
ne ottenne un secco rifiuto. Avanzando l'Armata rossa, il governo
slovacco, rimasto volutamente neutrale durante le ostilita`, cerco`
rifugio in Austria per consegnarsi agli americani.
Ma questi arrestarono Tiso e, dopo averlo tenuto in un campo di
concentramento, lo consegnarono alle autorita` cecoslovacche.
Tiso e i membri dei suo governo furono portati in catene a
Praga e processati a Brat'slava come criminali di guerra dopo un anno.
Il sacerdote pronuncio` un'autodifesa durata ben undici ore, ma venne
giustiziato. La sua esecuzione indigno` profondamente i cattolici e
soprattutto gli slovacchi, i quali vi ravvisarono la condanna del loro
tentativo di indipendenza. Ancora oggi non sono pochi quelli che ritengono
T'so un martire e il salvatore della Slovacchia dalla tentazione nazista
in un momento storico in cui tutto congiurava per spingere il piccolo Paese
nelle braccia del Reich.

Nel testamento spirituale, dettato al sacerdote che l'assisteva poco prima
della morte, si legge tra l'altro: "Muoio come martire della legge
naturale data da Dio a ciascun popolo di promuovere la sua liberta`
e come difensore della civilta` cristiana contro il comunismo".

Rino Cammilleri
(c) Studi cattolici, maggio 2000

 

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