Seoul
– Crescono le aspettative dei cattolici sui risultati del primo
storico summit tra Nord e Sud Corea, che si svolge dal 13 al 15
giugno a Pyongyang, dopo 50 anni di gelo.
"Ci
aspettiamo che il summit consenta rapporti Nord-Sud per eventi
religiosi e favorisca i contatti delle famiglie divise" ha
dichiarato mons. Nicholas Cheong, arcivescovo di Seoul e
amministratore apostolico di Pyongyang.
"Ringrazio
Dio per la realizzazione del vertice" ha aggiunto
l'arcivescovo.
"La
Corea è un piccolo paese, con soli 70 milioni di abitanti su
220mila kmq di territorio. Per questo la Corea ha bisogno di
riunirsi per trovare un suo ruolo internazionale".
Mons.
Cheong sposa la strategia dell'apertura economica, la
stessa
adottata dagli Stati Uniti verso la Cina: "Se l'unificazione
politica è ancora troppo difficile, si potrebbe cominciare con
scambi economici e culturali. Intorno a noi vi sono grandi paesi
come Cina e Giappone: siamo spiacenti
nel
vedere il nostro paese diviso in due parti. Speriamo che gli sforzi
per la riunificazione vadano avanti con il necessario impegno. Si
dovrebbero impostare delicate discussioni politiche; ci aspettiamo
dialogo in profondità su temi economici e culturali" ha
concluso l'arcivescovo.
"Per
l'unificazione è necessario il consenso di tutta la popolazione,
sia al Sud che al Nord" ha detto a Fides il card. Stephen Kim,
arcivescovo di Seoul per 30 anni (ora arcivescovo emerito, ndr), ed
ex amministratore apostolico di Pyongyang, mai andato in Nord Corea.
Tutti
i cattolici auspicano un esito positivo dell'incontro.
In
un colloquio con Fides, Polycarp Choe, segretario nazionale della
Caritas coreana di Seoul, afferma: "Speriamo che dopo il summit
alla Caritas di Seoul sia consentito operare direttamente. Oggi,
infatti, per il veto politico, non possiamo recarci al Nord.
Condividiamo risorse e collaboriamo con la Caritas Hong Kong, che
gestisce progetti in province del Nord".
Secondo
Käthi Zellweger, direttrice della cooperazione della Caritas di
Hong Kong, il summit deve servire alla risoluzione dell'emergenza
umanitaria in corso a nord del 38° parallelo.
Nel
Regina Coeli di domenica 11 giugno, Giovanni Paolo II si è
congratulato con i responsabili dei due paesi, "nella speranza
che il dialogo e gli scambi possano contribuire alla riconciliazione
delle due popolazioni, alla riunione di famiglie separate ormai da
mezzo secolo ed alla rinnovata stabilità e prosperità dell'intera
penisola coreana" ha detto.
La
Santa Sede ha sostenuto il processo di riconciliazione con un'azione
diplomatico-assistenziale: rappresentanti vaticani hanno compiuto 4
viaggi in Corea del Nord per seguire progetti di assistenza.
Nell'ultima
visita, a novembre 1999, i rappresentanti vaticani hanno avuto il
permesso di viaggiare liberamente in tutto il paese.
(c)
Fides