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Crimini socialdemocratici

3. Ipotesi e domande in cerca di risposte

La Svezia socialdemocratica, però - oggi lo sappiamo con certezza -, non è da meno. La democrazia del paradiso artificiale scandinavo – efficacemente descritta nelle allegorie de L'uomo che voleva essere colpevole, l'importante romanzo di Henrik Stangerup [Cfr. HENRIK STANGERUP, L'uomo che voleva essere colpevole, trad. it. Iperborea, Milano 1990] -, dove dalla culla alla bara il socialismo "dal volto umano" si dibatte fra alcolismo e suicidi giovanili, non è affatto da meno.

L'orrore nazionalsocialista non è cioè una cupa parentesi imposta alla storia dal Terzo Reich, una battuta d'arresto sul luminoso cammino dell'umanitarismo sorto in Francia duecento anni fa una volta che "il popolo" si ebbe finalmente scrollate di dosso le catene della schiavitù: della moderna democrazia giacobino-illuminista, la sterilizzazione e lo sterminio degl'"infetti" è parte integrante, costituiva e fondamentale, ancorché abilmente dissimulata, e conseguenza di premesse chiare.

 

Per decenni, in Svezia si sono sterilizzate migliaia di persone

"appartenenti a famiglie numerose e povere": qual è la differenza fra i mostri svedesi oggi smascherati e i nababbi antinatalisti delle varie Organizzazioni Non Governative che nel mondo operano alacremente nella medesima direzione e sotto la copertura delle Nazioni Unite? Chi per esempio ha ricordato, in occasione del 50° anniversario della proclamazione dell'indipendenza di quel Paese, caduto il 14 agosto 1997, che la storia dell'India "libera" e in cerca della democrazia modernizzatrice non è stata contrassegnata solo dal dissidio fra musulmani e buddisti, ma soprattutto dalle colossali e massicce campagne di sterilizzazione volute dal governo di Indira Gandhi e sovvenzionate dall'ONU?

I reportage giornalistici suggeriscono che l'imbarazzo svedese a fronte della massiccia campagna di sterilizzazione oggi finalmente svelata sia dovuto al fatto che essa si fonda sulle teorie socio-economiche elaborate dagli "angeli distruttori" del Paese scandinavo: i coniugi Karl Gunnar e Alva Myrdal - lui docente di Economia politica e finanziaria all'Università

di Stoccolma, senatore per il Partito Socialdemocratico, Ministro dell'Industria e del Lavoro nel 1945 e nel 1947 segretario esecutivo della Commissione Economica per l'Europa delle Nazioni Unite in carica per circa un decennio -, ovvero due rampolli della Modernità ideologica che giustamente i loro sodali hanno premiato con il Nobel. Ma se questo è vero, allora l'eugenetica svedese non è affatto più solo un'incresciosa e disdicevole devianza: si tratta di un edificio robusto, ben architettato e poggiante su quelle solide basi che per esso hanno gettato alcuni dei più fulgidi campioni del pensiero à la page [Allan C. Carlson (statunitense di origine svedese), uno dei più seri sociologi nordamericani della famiglia, ha denunciato la devastante azione d'ingegneria sociale praticata dai due ideologi scandinavi nel volume The Swedish Experiment in Family Politics: The Myrdals and the Interwar Population Crisis (Transaction, New Brunswick [New Jersey] 1990).

 

Del resto, lo stesso Corriere della Sera prospettava - in data 29 agosto 1997 - un futuro ancora peggiore di quello già tristemente realizzato dall'"ingegneria umana" scandinava, fantascientifico se solo non fosse tristemente possibilissimo.

Annaspando nell'imbarazzante situazione di chi da un lato ritiene ottusamente sconfitto il pericolo "fascista-eugenetico" (ottusamente soprattutto perché non si avvede dell'inesistente monopolio "fascista" dell'eugenismo) e dall'altro avverte istintivamente la sottigliezza del crinale che distinguerebbe il totalitarismo "in divisa da colonnello" e i "Grandi Fratelli di domani [...,] funzionari ministeriali con possenti computer, e prudenti assicuratori privati" [MASSIMO PIATTELLI PALMARINI, Sterilizzazioni, genetica e nuove frontiere, in Corriere della Sera, del 29-8-1997, p. 1; Cfr. anche R.E., Sterilizzazioni, uno scandalo mondiale, ibid., p. 7], il maggior quotidiano italiano non perdeva l'occasione per dar voce a un patetico tentativo di salvare capra e cavoli di uno scenario descritto come colmo di "elementi orwelliani e grandi speranze" lasciando a un commentatore, Massimo Piattelli Palmarini, la facoltà d'intonare l'ennesimo stucchevole peana in onore della "prevenzione volontaria" delle malformazioni, prevenzione volontaria che dovrebbe costruttivamente rispondere - verrebbe da dire con la medesima virilità di un eunuco esuberante in un harem infecondo - alla domanda: "Fin dove può legittimamente spingersi il potere di prevenzione genetica di un apparato moderno, sia esso statale o privato?".

Giacché per il  nostro come per molti altri - questo "il sugo di tutta la storia", direbbe Alessandro Manzoni - esiste "legittimamente" il "potere di prevenzione genetica di un apparato moderno", laddove invece l'unica risposta sensata a una domanda di questo tipo sarebbe davvero il nemmeno porla, davvero il non giocare con quel pericoloso fuoco degli apprendisti stregoni e dei negromanti intenzionalmente votati al culto della morte che perdono regolarmente il controllo degli spiriti maligni da loro stessi evocati, nonché davvero il lasciare la natura, nemica del vuoto, al proprio corso regolato da leggi non prodotte da uomo, leggi di natura che ai credenti parlano anche di Provvidenza.

 

Marco Respinti

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