Perché
no? Perché non siamo d’accordo? Ebbene ci sia lecito dire nello
spirito del dialogo e della franchezza che questa della festa
dell’orgoglio dei gay è una delle più grosse cafonate e
insensatezza degli ultimi tempi, che pure di cose sbagliate ne
stanno vedendo tante.
Questa
festa è quanto di più cafone si possa immaginare e di più
incolto, direi barbaro nel senso vero del termine, che fa inorridire
chi abbia appena appena il senso della cultura e della storia. Fino a
prova contraria Roma è città santa non perché Tizio o Ciao
l’abbia dichiarata tale, ma perché è la città di migliaia e
migliaia di martiri (santi) che hanno donato la vita per le loro
convinzioni religiose. Lasciamo stare se vere o meno. Ognuno può
pensarla come vuole. Ma come fatto storico e di cultura tale lungo
periodo di vita romana, quasi tre secoli, non può essere vilipeso
ed ignorato da quanti, per
reale ignoranza, stanno
facendo quel che fanno. Roma è città sacra perché vi è abitato
Leone magno, il grande difensore dell’Urbe contro i barbari. A
Roma è vissuto Gregorio magno, il maestro dell’umanità del suo
tempo. A Roma sono vissuti decine e centinaia di santi, come s.
Maria Francesca, come s. Domenico, s. Brigida, e s. Caterina da
Siena e s. Filippo Neri, e tanti e tanti altri. E tutti hanno
insegnato cose totalmente diverse da quelle che oggi vogliono
affermare i gay di tutto il mondo.
Fermo
restando il rispetto per le opinioni di tutti, non dovremmo
rispettare anche noi le idee di tali eroi dello spirito che hanno
dato la vita per quella che essi ritenevano la verità morale?
E poi in questi ultimi anni, per rimanere vicinissimi a noi,
a Roma sono vissuti papa Giovanni, e Paolo VI, ed ora ci vive
Giovanni Paolo II che da tutto il mondo sono ritenuti maestri di
vita. Dobbiamo offendere le loro idee proprio sotto il loro naso? In
vece, io direi: volete fare la festa dei gay? Bene! Rispettate gli
altri che hanno fatto la storia di questa città e andate a fare la
vostra festa altrove!
Si
può essere d’accordo o meno sulla repubblica romana del 1848, ma
a nessuno può essere concesso di offendere Aurelio Saffi, o Mameli,
o tutti gli altri che in quegli anni e in quei movimenti
impegnarono la vita per le loro idee. Sarebbe sommamente offensivo
irridere alle idee del Risorgimento, anche se si può pensarla
diversamente. Però, se è vero questo, se Garibaldi è sacro, se
Mazzini è sacro, se Daniele Manin è sacro, e Pisacane è sacro, lo sono anche i martiri cristiani. I santi cristiani
no? E perché ? Solo
l’incultura, l’ignoranza, la faziosità di uomini e donne privi
del senso della nostra storia potrebbero giustificare una tale
posizione morale. Badate, molti dei santi e dei martiri hanno dato
la vita per la loro fede. Non so se Pecoraro Scanio sia disposto a
lasciarsi uccidere per sostenere le sue affermazioni.
Come
si vede il problema, forse, non è tanto quello dell’orgoglio gay,
che alla fine si può anche capire. E’ la faziosità di quanti
hanno il potere, e dovrebbero avere la cultura necessaria per
esercitarlo, e invece lo
usano per soffiare sul fuoco di una malintesa e grossolana (leggi
incolta e primordiale) polemica morale. Anche nella morale c’è il
buongusto.
Cosa
stiamo facendo con questa festa dell’orgoglio....? Il guaio è che oggi presi dalle nostre idee e dai nostri
puntigli contro questo o quello, non ci rendiamo sempre conto
dell’enormità dei nostri gesti. Sinceramente mi è dispiaciuto
che un uomo, da me ritenuto uomo di cultura come Veltroni, non si
sia reso conto di come sia grave e da uomo incolto
il suo atteggiamento a difesa della festa.. L’avrei capito
da un bifolco non da lui! Ma forse lui è solo uomo di cinema, non
di cultura storica!
Qui
non si tratta di essere a favore o contro il gaysmo. Qui si tratta
di rispettare la nostra storia nazionale. Piaccia o no, in Italia,
per secoli si è pensato in un certo modo riguardo
all’argomento. Oggi cambiamo idea? Bene! Ma non possiamo farlo
gettando tutto all’aria! I gay sono orgogliosi del loro gaysmo? E
chi gli dice niente. Oppure se ne può discutere con calma. Però
non possono voler imporre il loro punto di vista senza tenere
presente che a Roma per secoli, ripeto per tre secoli, migliaia di
uomini e donne hanno donato la loro vita per affermare che non
accettavano i costumi, per loro corrotti, del mondo greco romano. In
altre parole i costumi gay. Non
si può ignorare che proprio a Roma, per quasi due millenni, grandi
spiriti, tra i più grandi dell’umanità, uomini e donne dediti a
Dio, si sono macerati nella ricerca della via della perfezione. Via
che proprio non prevede l’omosessualità o il lesbismo.
Queste cose fanno parte della nostra storia e non è lecito a
chicchesia di camminarci sopra, irridendo, come se niente fosse
stato. Cosa si vuol dire con questa festa? Che qui a Roma finalmente
hanno vinto loro, i gay? Che quei martiri erano dei poveri illusi?
Che loro, a ragione, camminano, trionfanti, affermando le loro
oscenità sulla terra bagnata dal sangue di tanti testimoni?
Che quei santi e sante non avevano capito niente della vita?
Non vi pare che sia questione di buon gusto, di rispetto dei nostri
antenati che hanno fondato la nostra civiltà, e perciò è
questione di senso della Storia, e infine di cultura?
E
poi chi gliela dà ai nostri ministri bisessuali e a tutti gli altri
maestri del sesso la certezza che loro hanno ragione? Attenzione a
non fare come già è avvenuto per le atrocità del comunismo. I
nostri signori intellettuali, che mangiavano a quattro ganasce alla
tavole del rosso, poi alla rivelazione della verità, per essere
stati svergognati dai fatti, sono ammutoliti, e
non hanno più avuto il coraggio di difendere ciò che per
loro era stato fino a quel momento vangelo rivelato. Pur contro alla
messa in guardia di altri che avevano intuito quale fosse la vera
faccia del comunismo sovietico.
Ma
chi ve la dà signori ministri, assessori gay ed intellettuali di
avanguardia tanta sicurezza di avere ragione? I vostri costumi, che
voi assumete a misura della verità? E se veramente non bastasse avere certi comportamenti,
per avere ragione e stare dalla parte della verità?
Ma
già, la verità! E che
cos’è la verità? A chi interessa oggi di essere nel vero? Basta
affermare il proprio orgoglio... Alla verità ci si baderà quando
poi sarà passata l’ubriacatura del sesso. Ma forse allora sarà
troppo tardi! Il male che è stato fatto, ormai sarà stato fatto, a
noi e agli altri! E allora, quando sarà, se ci sarà, non ci venite
a dire che non sapevate, che non pensavate, e... tutte le altre
belle scuse che vi
siete inventati già per le magagne del vostro passato prossimo.
Benedetto Maria Fulgione o.p.