New Delhi (Fides)
– "L'escalation di violenza anticristiana, per numero di
episodi, intensità, diffusione, deve profondamente preoccupare il
governo, i leader politici, la società civile".
Lo ha detto il 9
giugno mons. Alan De Lastic, arcivescovo di New Delhi e presidente
della Conferenza Episcopale d'India in una conferenza stampa
congiunta con gli altri leader cristiani rev.
Karam
Masih e John Dayal, coordinatore dello United Christian Forum for
Human Rights.
La comunità
cristiana in India (2% della popolazione) è allarmata per la
recrudescenza di attacchi contro persone e chiese, avvenuta negli
ultimi mesi. Una catena di episodi che, secondo i leader cristiani,
delinea una precisa strategia del terrore.
Il 12 giugno il
cadavere del missionario protestante Ashish Prabash, 22 anni, è
stato trovato nel villaggio di Kaniyawal, nello stato del Punjab.
Secondo la polizia, il giovane è stato ucciso tra il 9 e il 10
giugno. La notte del 7 giugno fratel George Kuzhikandom, 43 anni,
della Congregazione dei Fratelli missionari di San Francesco
d'Assisi (CMSF), è stato assassinato a Mathura, nell'arcidiocesi di
Agra, stato di Uttar Pradesh, nella casa dove viveva con due
confratelli, assenti in quell'occasione.
"Due aggressori
lo hanno percosso e poi brutalmente ucciso. Non c'è stato furto,
perché in casa non mancava nulla. Allora perché tanta violenza
fisica e psicologica?" ha detto a Fides fratel Samuel
Kakkanattu, Procuratore generale CMSF.
La violenza è
divampata anche contro le chiese: l'8 giugno 4 chiese (tre
cattoliche e una battista) sono state bruciate in tre stati diversi
(Andhra Pradesh, Karnataka, Goa).
Già nel maggio
scorso una bomba è esplosa durante un incontro di preghiera di
cristiani in Andhra Pradesh, ferendo oltre 30 persone, e alcune
istituzioni cristiane sono state attaccate da gruppi estremisti indù
nel Madhya Pradesh. Nel marzo e aprile 2000 in Uttar Pradesh vi sono
state numerose aggressioni in scuole gestite da istituti religiosi.
Nello stesso
periodo, in alcuni distretti dell'Orissa, si sono pubblicizzate
riconversioni di cristiani tribali alla religione indù. Capi di
organizzazioni fondamentaliste indù hanno dichiarato apertamente
"guerra alle minoranze" e la loro intenzione di eliminare
i missionari cristiani.
"Il governo e
la polizia parlano di `incidenti isolati'.
Ci chiediamo perché
le autorità non riescano a vedere un disegno nella violenza e perché
esitano a indagare in profondità sul clima anticristiano creato in
Uttar Pradesh, Orissa, Gujarat, Haryana ed altri stati.
Tutte le persone di
buona volontà, allarmate per questi sviluppi, avvertono una
sinistra cospirazione di elementi fondamentalisti" scrivono i
leader cristiani in un comunicato ufficiale.
"Ma perché
tutto ciò non suscita l'attenzione e governo?" continua il
comunicato, che invita le autorità ad agire subito, a catturare e
punire i responsabili del terrore e adottare misure preventive per
proteggere le minoranze.
I cristiani in India
gestiscono scuole, ospedali e istituzioni di carità.
Il fondamentalismo
indù attacca i cristiani perché considera l'opera di educazione e
di assistenza in favore dei fuoricasta e dei tribali dalit una
minaccia per la rigida gerarchia sociale creata dal sistema delle
caste.
(c) Fides