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Pechino (Fides) – Espulsioni
forzate per migliaia di affamati, senza alcuna pietà. In vista di una
possibile visita in Cina del leader nordcoreano Kim Jong-il nell'estate
prossima, Pechino, in accordo con Pyongyang, ha lanciato dal marzo scorso
una massiccia
campagna di rimpatrio dei rifugiati nordcoreani che, spinti dalla fame e
dalla disperazione, hanno attraversato clandestinamente il confine nord
con la Cina, sul fiume Tumen.
Il governo cinese contrasta anche gli operatori umanitari che assistono i
profughi. Dall'inizio della campagna, almeno 20 operatori sono stati
arrestati o espulsi dalle autorità cinesi.
Altri sono scomparsi, forse rapiti da agenti nordcoreani che danno la
caccia ai rifugiati e a quanti li assistono. All'inizio di maggio Kim
Young-tal, capo di Rescue the North Korean People (Salvate il popolo
nordcoreano), Organizzazione non Governativa operante in Cina,
è stato trovato morto a Osaka.
I residenti in Yanbian, la prefettura a maggioranza etnica coreana nella
provincia cinese di Jilin, descrivono una atmosfera di intimidazione. I
due governi stanno intensificando gli sforzi contro i rifugiati.
Nell'aprile scorso sono stati rimpatriati almeno 5.000 profughi.
"Alcune famiglie coreane si nascondono in grotte o in tunnel
sotterranei come Anna Frank" racconta un volontario.
Secondo Good Friends, gruppo buddista che assiste i rifugiati in Cina, il
numero dei nordcoreani che vagano in Cina in cerca di cibo si aggira fra
30mila e 300mila. Secondo un'indagine del gruppo, il 75,5% dei profughi
sono donne, molte delle quali soggette a lavoro in stato di schiavitù,
violenza sessuale, reclusioni, maltrattamenti.
Migliaia di bambini vagabondano elemosinando cibo. I lavoratori
nordcoreani in Cina sono pagati solo il 30-50% del normale salario e in
alcuni casi non vengono retribuiti. Il venerabile Pomnyun, monaco
buddista sudcoreano presidente di Good Friends, ha invitato le Nazioni
Unite a riconoscere loro lo status di rifugiati ed ha sollecitato il
governo cinese a interrompere arresti e rimpatri forzati.
Come paese firmatario della Convenzione sui Rifugiati nel 1951, la Cina
dovrebbe proteggere i rifugiati e non espellerli in presenza di
giustificati timori di persecuzione per motivi politici. Ma, dopo il
miglioramento dei rapporti con Pyongyang nel 1999, la Cina non sta
rispettando la Convenzione.
Intanto organizzazioni non governative in Sud Corea continuano a
pubblicare cruenti rapporti sul destino dei profughi rimpatriati nel Nord:
essi vengono giustiziati, o gettati in carcere e torturati, o inviati in
campi di rieducazione, perché ritenuti agitatori sociali.
(c) Fides
http://www.mailgate.org/mailgate/it.politica.cattolici/ |
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Corea
del Nord profughi rimpatriati condannati al carcere o alla morte
World-gay-pride
a cura di David Botti
appello
dei Vescovi cattolici dell'Eritrea di
D. Botti 27/5/00 Fatima
e la "illuminata tolleranza" laicistica dal
Mattino a cura di David Botti G.P.II:
Messaggio all'Assemblea Generale della C.E.I. Crimini
socialdemocratici 1)eugenia in Svezia 2
) totalitarismo democrazia e giacobinismo 3)Svezia
socialdemocratica 4)prima di
Hitler Governo,
società e gay pride sintesi da diversi quotidiani a cura di
David Botti
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