RIFIUTI IN
CAMPANIA
di Clara Matteis
claramatteis@inwind.it
Un’emergenza, quella dello smaltimento dei rifiuti
solidi urbani, che in
Campania è di casa; sin dal 1996, infatti, è stato
istituito nella nostra regione il Commissariato Straordinario di
Governo, per sanare la gravi crisi esplosa nel 1994.
Certamente il problema locale appare come il punto
più dolente di un sistema malato: l’Italia non appariva, fino a
qualche tempo fa, capace di tenere il passo delle altre realtà europee
nel campo dello smaltimento dei RSU, meritando nel 1997 un posto tra i
paesi più arretrati in questo settore, i dati del resto parlavano
chiaro l’88% dei rifiuti finiva nelle discariche, spesso illegali, e
soltanto rispettivamente il 5% e il 7% in recupero energetico e
materiali di riciclo.
Nonostante l’evidenza di questi dati dobbiamo
riscontrare l’enorme attività legislativa, svolta nel nostro paese,
atta a modificare situazioni di paurosa arretratezza: fino al 1984 quasi
tutte le discariche in Italia erano di tipo " incontrollato ",
cioè costituite da cumuli di rifiuti abbandonati al suolo, o, nella
migliore delle ipotesi interrati, progressivamente, in profonde buche o
in vecchie cave abbandonate.
Con la normativa tecnica emanata nel 1984 la
costruzione di una discarica è diventata un’operazione più complessa
e soprattutto soggetta ad una serie di accorgimenti tecnici al fine di
tutelare l’ambiente.
Naturalmente, oggi, questi provvedimenti, da soli, non
appaiono sufficienti:
le discariche consumano territorio, i siti idonei a
contenerle sono limitati, il biogas prodotto, nelle stesse, dalla
degradazione anaerobica delle sostanze putrescibili presenti nei RSU è
composto per circa il 60% da metano e per il 40% da anidride carbonica,
che contribuiscono all’effetto serra.
Fortunatamente questi ultimi anni hanno prospettato
degli scenari che vanno a sostituire la visione del rifiuto come
qualcosa di cui disfarsi, proponendolo, invece, come una risorsa da cui
trarre materiale da riciclare ed energia.Con il Decreto legislativo n 22
del 05.02.97 è stato introdotto nella legislazione: " il processo
integrato di gestione dei rifiuti", quale strategia necessaria ed
opportuna per poter governare un processo in maniera ambientalmente
sostenibile.
Nello schema è riportato il piano d’azione posto in
essere dalla Struttura Commissariale della regione Campania: il 35% dei
rifiuti( la produzione totale annua di RSU nella nostra regione è pari
a 2,5 milioni di tonnellate), sarà convogliato attraverso la Raccolta
differenziata al riciclaggio dei materiali (carta, vetro, legno, e
metalli); la restante parte verrà avviata agl’impianti di produzione
del CdR (combustibile da rifiuti) e successivamente ad un impianto di
conversione per produrre energia elettrica.
Questo il modello ipotizzato per la regione Campania
dove sta avvenendo la realizzazione di 7 impianti di produzione di CdR e
di 2 impianti di conversione di CdR in energia elettrica.
Intanto anche la raccolta differenziata è ripartita
in modo più organizzato in tutta la Regione; i risultati ottenuti a
Brescia e a Reggio Emilia ( dove ormai 1/3 delle abitazione è
riscaldato attraverso queste tecniche), mostrano che è possibile non
solo risolvere il problema della destinazione finale dei rifiuti, ma,
anche contribuire, attraverso l’utilizzo di fonti alternative (appunto
rifiuti) alla produzione di energia elettrica abbattendo anche i tassi d’inquinamento
provenienti dall’utilizzo del petrolio e dei suoi derivati.
Non resta che accettare la sfida.
E allora " differenzia " e fai "
differenziare "!