Il 1900 si è aperto con due guerre mondiali, che con
la bomba atomica sembravano aver portato l’umanità all’ultimo
girone dell’Inferno. L’ONU (Organizzazioni delle Nazioni Unite), la
ricostruzione, il Nuovo Ordine Internazionale sembravano alimentare le
speranze per la "risalita"; l’ultimo decennio ha però
oscurato ogni prospettiva di riscatto. Prima la guerra del Golfo, poi il
recente conflitto in Jugoslavia, hanno riacceso le preoccupazioni, per l’ennesima
incapacità di risolvere le tensioni internazionali con mezzi diversi
dalla guerra, per gli aspetti strategici e geopolitici, ma soprattutto
per i disastri ambientali che hanno provocato direttamente e
indirettamente.
Gli effetti e l’estensione dei danni dovuti all’inquinamento
da sostanze chimiche e tossiche sono tanti, basta ricordare che negli
Stati Uniti esiste un’associazione dei Veterani del Golfo che
conta 99.000 iscritti: sono militari di vari gradi, medici, paramedici e
scienziati che hanno operato in Iraq e che sono affetti dalla Sindrome
del Golfo; ma ne fanno parte anche le loro mogli e i loro figli che
hanno contratto malattie o malformazioni prima sconosciute. Si può
immaginare quale sia stato l’effetto sulla popolazione irachena.
In questa sede, però, vorrei soffermarmi solo sulle
implicazioni derivanti dall’uso di uranio impoverito.
Questa sostanza che finalmente ha attirato l’attenzione
dei media è utilizzata per migliorare il potere penetrante dei
proiettili e dei missili. Detta DU, depleted uranium, è un prodotto di
scarto del processo di arricchimento dell’uranio impiegato nelle
centrali nucleari e nella fabbricazione di bombe atomiche. E’altamente
tossico e radioattivo. Sin dall’inizio degli anni ’70 il governo
americano ha cominciato a cercare delle soluzioni per smaltire il DU,
per non immagazzinarlo in depositi per scorie nucleari a bassa
radioattività.
Poi il progetto di riciclarlo…..
E’ chiamato "impoverito" perché il suo
contenuto in uranio 235, fissile, è ridotto dallo 0.7% allo 0.2%. Molto
efficace nei proiettili, perché ne garantisce la penetrazione nei
blindati e nelle corazze, è oggi un armamento di cui sono dotati gli
eserciti degli Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Turchia, Arabia
Saudita, Pakistan, Tailandia, Israele e Francia. L’Italia ha
acquistato solo nei primi mesi del 1999 più di 233 kg di DU, ma non è
chiaro l’uso cui è destinato.
L’uranio ha la stessa età della terra, ma è stato
scoperto nel 1789, ai tempi della Rivoluzione Francese e pochi anni dopo
l’ osservazione del pianeta Urano(1781). E’ un metallo di colore
bianco argenteo, duttile e malleabile; ha un punto di fusione altissimo
e si ossida facilmente.In natura l’uranio si trova essenzialmente
sotto la forma dei minerali d’uraninite o carnotite, e i principali
giacimenti sono in Canada, Congo, Russia, Australia e Colorado. La
caratteristica principale è che la sua polvere prende fuoco
spontaneamente a contatto con l’aria, anche a temperatura ambiente;
per questo costituisce un pericolo per gli incendi. L’uranio naturale
è costituito da 3 isopi, tutti radioattivi, che decadendo emettono
particelle alfa e beta, anch’esse radioattive: la catena di
decadimento ha una lunghissima vita media, circa 4.500.000.000 anni. Il
DU è meno radioattivo, ma i rischi sono legati alla emissione delle
particelle alfa e beta: le prime possono percorrere in aria poche
frazioni di cm ma le si può fermare con un foglio di carta, la loro
pericolosità è legata alle polveri inalate; le seconde sono in grado
di percorrere in aria uno spazio molto lungo, e costituiscono un vero
problema per l’irradiazione esterna da breve distanza, ancor peggio
per contatto.
Lo US Army Mobility Equipment Research &
Development Command, in un rapporto del 1979, sosteneva che l’uso dei
proiettili contenenti uranio impoverito mette in pericolo (cito dal
rapporto) "non solo le persone nelle immediate vicinanze, ma anche
quelli che si trovano a distanza sottovento: ...le particelle si
depositano rapidamente nei tessuti polmonari esponendo l’ospite ad una
dose tossica crescente di radiazioni alfa, capaci di provocare il cancro
e altre malattie". Undici anni dopo,1990, un altro studio
commissionato dall’esercito americano alla Science Applications
International Corp., affermava: "l’uranio impoverito provoca il
cancro quando penetra nell’organismo e la sua tossicità chimica causa
danni ai reni". Nonostante ciò i proiettili contenenti l’uranio
impoverito furono usati nella guerra del Golfo.
Secondo un articolo della BBC News, pubblicato il 30
luglio 1999, lo scienziato britannico Roger Coghill avrebbe dichiarato
che il numero di morti attesi per cancro, a causa dell’uso del DU in
Kosovo da parte dell’aviazione americana, supererà i 10.000. Egli ha
anche detto che durante la guerra nei Balcani sono stati osservati alti
livelli di radiazione: a Kozani, nel Nord della Grecia, alcuni
scienziati hanno rilevato, che nel corso del mese di giugno, il livello
di radioattività superava quello normale del 25% nei giorni in cui il
vento soffiava dal Kosovo. I ricercatori bulgari hanno riferito di
livelli 8 volte superiori in Bulgaria, e 30 volte in Jugoslavia.
Un altro importante elemento di preoccupazione è il
rientro della popolazione civile nelle zone dove si è fatto un grande
uso di questo tipo di armamenti, cioè laddove vi sono alti livelli d’inquinamento
da contaminazione radioattiva. La presenza di numerosi pezzi di
proiettile nelle zone abitative e coltivate esporrà la popolazione ad
una alta dose tossica, il metallo, infatti, ossidato e polverizzato
entrerà facilmente nella catena alimentare. Il rischio di cancerogenosi
sarà elevato soprattutto per determinate fette della popolazione, e in
particolare per i bambini.
I tempi di smaltimento di queste sostanze sono nell’ordine
di miliardi di anni perciò l’inquinamento ambientale sarà pagato da
molte generazioni future, e non riguarda solo le popolazioni coinvolte
dalle guerre e i soldati: se l’Iraq ci sembra sufficientemente
lontano, vi ricordo che la Serbia è nostra "dirimpettaia".
I dati scientifici sono stati raccolti dal dott.
Carlo Pona, fisico dell’ENEA, in Jugoslavia alla fine dei
bombardamenti.
Angelica Romano