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L’impiego delle energie rinnovabili .

Dai mulini a vento a Marechiaro.

di Eleonora Nesi  elora.n@libero.it

La volta scorsa abbiamo aperto le porte ad un mondo, forse per alcuni, sconosciuto: la progettazione ambientale. Vogliamo, ora, concretizzare, in quest’ottica di pensiero, alcune risposte alle problematiche culturali ed esistenziali dell’uomo.

Cerchiamo, dapprima, di conoscere qualche esempio di nuova tecnologia. Partiamo dallo sfruttamento delle "energie pulite". Oggi, vi sono sistemi di prevenzione dell’inquinamento marino (recupero e riutilizzo degli idrocarburi dispersi in acqua), di neutralizzazione dei cattivi odori associati ai rifiuti, di smaltimento e di trattamento dei rifiuti solidi. In modo particolare, hanno attirato la nostra attenzione le centrali eoliche, che producono energia elettrica con cabine, generatori, e cavidotti interrati. Essi sono caratterizzati da tralicci con in cima tre pale, che prendono velocità secondo l’intensità del vento (fig.1), e dopo aver convertito l’energia, prodotta da tutte le turbine, ad una tensione superiore (150 KW), la immettono nella rete nazionale. Visivamente, ricordano i mulini a vento; a loro vantaggio c’è, oltre la produzione di "energia pulita", il fatto che il loro impatto ambientale è minimo, e la loro rumorosità è al di sotto dei limiti della legge. Ma a noi resta, comunque, una perplessità sulla soglia dell’inquinamento del suolo.

Altro esempio di utilizzo delle energie rinnovabili è dato dalle tecnologie fotovoltaiche (fig.2), che trasformano la radiazioni solari in energia elettrica, utilizzabile negli edifici, nell’illuminazione pubblica, negli impianti di telecomunicazione, di dissalazione di acque marine e nei dosatori di cloro. Anche se il costo dell’installazione è elevato, esso viene ammortizzato, nel tempo, con il recupero dei benefici dell’energia solare e grazie all’aiuto di finanziamenti statali.

In ogni caso, un problema fondamentale da risolvere è quello dell’integrazione di tali nuove tecnologie con le strutture preesistenti. Molto spesso, infatti, i tetti fotovoltaici si presentano come oggetti caduti dall’alto, "incollati sui tetti", senza alcuna soluzione di continuità con l’immobile che ne beneficia. Sembra essersi perso il valore della tettonica degli elementi. Il mondo della progettazione sembra aver lasciato il posto ad una tecnologia fine a se stessa.

E’ per questo motivo che "le progettazioni biologiche" cercano di conciliare le applicazione della tecnica ai canoni architettonici, sforzandosi di trovare soluzioni che soddisfino le necessità dell’uomo, nel pieno rispetto dell’ambiente in cui vive. Esse nascono dall’applicazione di alcuni punti fondamentali:

Impiego di materiali strutturali naturali reperibili in loco

Eliminazioni delle vernici, ferro, alluminio

Circolazione dell’aria

Fonte di calore aggiuntiva, se non sostitutiva della caldaia (per esempio il camino) ed immagazinamento del calore solare nelle verande esposte al sud.

Per poter comprendere meglio quanto stiamo dicendo, analizziamo due progetti di diverse zone geografiche: la sede centrale della NMB Bank in Olanda e la riconversione di due edifici, con parco annesso, a Marechiaro in Italia (Napoli).

Nel primo caso (fig. 3,4) abbiamo una struttura caratterizzata da 10 edifici. Il rumore della tangenziale adiacente e l’impatto del vento sono state le cause determinanti, perché l’articolazione dell’edificio fosse strombata verso l’alto, cosicchè il rumore e il vento fossero riflessi fuori della costruzione. Inoltre la luce artificiale è necessaria solo per 1\5 del tempo lavorativo, dal momento che l’inclinazione permette l’esposizione al sole di gran parte della superficie, e la notevole altezza delle finestre consente ai raggi solari di penetrare più in profondità. In estate vi sono tamponamenti prefabbricati e dispositivi di oscuramento delle finestre, che limitano il caldo. Il ricambio dell’aria è consentito da una serie di impianti. L’aria fresca entra da griglie poste alla base dei pentagoni, viene riscaldata dai collettori solari e dagli scambiatori di calore e viene immessa negli uffici. Negli ambienti, la temperatura può essere, anche, regolata dall’apertura della finestre. L’aria, poi, viene espulsa restituendo il calore agli scambiatori di calore. Quando è sufficiente il riscaldamento solare, l’impianto centralizzato si disinserisce.

L’impiego, quindi, di collettori solari, centraline termiche, pannelli prefabbricati usati come accumulatori termici, coadiuvati dal pensiero progettuale, per cui la forma architettonica corrisponde ad esigenze specifiche, ha ottimizzato il risparmio energetico della struttura. Inoltre, un altro punto da considerare è la sintesi pluridisciplinare, che si è attuata in fase di progettazione. Ogni professionista ha messo in comune il suo sapere, così da integrare tutti gli aspetti della ricerca ed arrivare ad una conoscenza dettagliata della fabbrica. Per esempio, l’uso di forme inclinate, tracciate dall’architetto (che si rifà all’influenza dell’organicismo antroposofico di Steiner, che rifiuta angoli retti, che predilige linee oblique, che sfrutta le potenzialità plastiche del cemento armato) è stato sfruttato dall’ingegnere, per catturare i raggi del sole ed eliminare i rumori del traffico.

Nell’esempio di Napoli (fig. 12-15), il problema è inverso. Non più inglobare calore per riscaldare l’interno, ma attuare un sistema che lo refrigeri. L’immobile è costituito da antichi casini, costruiti su tre livelli; partendo dal basso, troviamo le grotte, utilizzate un tempo come deposito per le barche e attrezzature da pesca, poi vi sono vi sono gli ambienti di servizio ed infine la residenza. Quest’ultima è ombreggiata, a nord, dalle colline, a sud si affaccia sul mare. Per compensare le differenze di temperatura, si è pensato di utilizzare il pozzo di collegamento, già esistente per rifornire l’abitazione di pesce. Così è stato progettato un sistema di aspiratori, che inglobano l’aria verso l’alto e la distribuiscono nelle abitazioni. Grazie all’ "effetto camino", l’aria fredda tende a spostarsi nella zona calda, a sud, mentre quella calda, è espulsa attraverso bocche di sfiato. Inoltre, la copertura è caratterizzata da un tetto giardino con piante autoctone, per attenuare visivamente l’intervento di ammodernamento, e per garantire una funzione isolante, che insieme al frangisole, coperto a verde, eviti l’accumulo di calore nella galleria vetrata.

Possiamo notare come un comune denominatore di questi progetti è stato il rispetto delle caratteristiche "locali", cioè sono state rivalutate peculiarità tipiche della storia e dell’ambiente in cui si trovavano. I caratteri tipologici, spaziali e tecnologici si sono concretizzati nel rispetto della memoria storica del luogo. La Bioarchitettura ha, quindi, lo scopo di rendere la vita dell’uomo integrata con l’ambiente in cui si trova, utilizzando i "valori" di ieri per costruire la realtà presente e futura, alla luce della ricerca tecnologica.

 

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