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LOTTA ALLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA: VARIE RIFLESSIONI

02/09/09

Di F. Allegri

Ricevo ogni giorno una news letter da Voglio Scendere, il sito di Marco Travaglio, Peter Gomez e altri giornalisti liberi che cercano di combattere quotidianamente il malcostume politico italiano. Conobbi Travaglio una decina di anni fa quando, insieme a vari amici, organizzammo il suo primo dibattito in Toscana (a Firenze) e da allora ho seguito il suo impegno e letto molti dei suoi libri.

Non lo condivido sempre, ma ammiro il suo coraggio e la sua coerenza.

Ha carenze storico politiche e soprattutto non ha chiara la situazione della politica comparata a livello internazionale. Questo limite ha spesso confinato le sue riflessioni dentro gli angusti spazi della cronaca quotidiana dove la sua prosa sopraffina e la sua forza polemica risplendono.

Talvolta i suoi scritti hanno un respiro maggiore e prova a riflettere su questione e problemi italiani che vengono da lontano.

Per anni ci ha raccontato la storia e la cronaca di Tangentopol i con dovizia di particolari e senza risparmiare nessun potente. Quest'anno ha anche scoperto la mafia e la criminalità organizzata e ha cominciato a denunciare i rapporti tra mafia e politica.

Sulla sua scia e al suo fianco anche Beppe Grillo ha accentuato il suo impegno contro la criminalità organizzata.

Il 21 luglio scorso ho ricevuto le seguenti riflessioni intitolate "La muta del serpente". A mio avviso tutto questo costituisce un passo avanti in una lotta fra stato e anti stato che negli anni passati ha conosciuto una pausa di indifferenza e oblio.

Ecco cosa ho ricevuto:

"21/07/2009 LA MUTA DEL SERPENTE

C'è un serpente che si snoda per l'Italia. Un serpente di molte teste. Sta cambiando pelle. Quella che ha avuto fino ad ora non gli sta più bene. Dalla morte di Borsellino nessun magistrato è stato ucciso in Sicilia. Si possono trarre diverse conclusioni: o lo Stato ha sconfitto la mafia, o la mafia ha sconfitto lo Stato, o si sono messi d'accordo. La terza ipotesi è la più probabile...."

RIPRENDO LA MIA RIFLESSIONE

Era il 19 luglio 1992, io ero a Rimini con amici al congresso che liquidò il sindacato studentesco e lo consegnò all'oblio. Nessuno sa che è esistito, solo io associando le due dati potrò ricordare la mia esperienza e la tragedia nazionale.

La fine del piccolo sindacato studentesco fissò un dato nella mia testa: questa classe politica può fare di tutto, strumentalizzare ogni evento e fare affari con qualunque personaggio.

E' per questo che condivido tali frasi, anzi posso dire che ho in testa quei sospetti da anni, sin dal 1992.

Quando ci fu l'inchiesta dei Meroloni segnalai e denuncia a tutti gli amici la fine dell'inchiesta di Mani Pulite e la rivalsa di Tangentopoli. Sono passati più di 10 anni e ho avuto tante conferme, mancano ancora gli strumenti di lotta adeguati anche se si comincia a vedere qualcosa.

La mala politica prevalse anche grazie al pax mafiosa: non abbiamo prove sufficienti ma è giunta l'ora di esprimere o di riproporre queste convinzioni.

Credo che la lotta alla mafia sia ripartita con il movimento che sostiene Pino Masciari e qui i meriti di Beppe Grillo sono maggiori e daranno frutti duraturi.

In questi giorni ho scritto questi miei pensieri anche perché ho ricevuto dagli amici di di Beppe Grillo di Firenze la seguente mail diffusa da tj Vannini Masciari. Riprenderò la mia riflessione alla fine, ecco la prima parte del testo ovvero un intervista all'ex p.m. Raffaele Cantone. La mail conteneva anche l'intervista ad un volontario dell'associazionismo anti mafia che ha espresso concetti simili, dando anche delle informazioni di dettaglio per far capire la gravità della situazione:

Intervista a Raffaele Cantone, ex pm della DDA di Napoli ora alla Corte di Cassazione

Legge svuotata se il governo non scioglie ora

Carlo Lania ROMA

- Affermare che non si scioglie un comune sospettato di infiltrazione mafiosa perché nessuno degli amministratori è indagato, è una giustificazione che non può reggere. Non vorrei che dietro la scelta fatta dal governo su Fondi ci sia la decisione di cambiare i presupposti dello scioglimento, cioé la scelta dell'esecutivo di applicare la legge in maniera talmente rigorosa da renderla sostanzialmente inapplicabile -.

Raffaele Cantone, ex pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli oggi alla Corte di Cassazione, è uno dei magistrati più esperti nella lotta alla criminalità organizzata e in modo particolare al clan dei Casalesi.

Quello dello scioglimento - dice - è uno strumento fondamentale nella lotta alla criminalit\à organizzata. Non si tratta dunque di un istituto superato?

Assolutamente no. Il controllo degli enti locali è funzionale al potere mafioso, perché sono enti di prossimità, quelli che gestiscono le risorse economiche ma anche la pianificazione urbanistica e le concessioni edilizie. Controllarli è fondamentale per un'economia come quella mafiosa che dallo sfruttamento delle territorio e delle sue risorse economiche trae vantaggio.

La legge necessitava di essere modificata come ha fatto il governo?

Diciamo che ha dato buona prova di sé, nel senso che ha consentito un controllo delle infiltrazioni, ma era parsa criticabile sotto due aspetti. Prima di tutto perché non consentiva il controllo della burocrazia comunale, che dopo la legge Bassanini è diventata spesso più importante degli stessi amministratori, e poi perché rischiava di prestarsi a strumentalizzazioni di tipo politico. Nel senso che poteva esserci il sospetto che le amministrazioni potessero essere sciolte in base al colore di appartenenza.

La relazione del prefetto non è una garanzia sufficiente?

Guardi i presupposti previsti dalla vecchia legge erano molto discrezionali.

E le modifiche apportate dal governo alla legge mettono fine a questa discrezionalità?

Diamo atto di un dato. Il governo ha inserito nella legge sulla sicurezza il testo che era stato approvato dalla commissione antimafia presieduta dall'onorevole Forgione, facendo una cosa buona perché le nuove norme prevedono che venga allontanata la burocrazia collusa, insieme all'incandidabilità di elementi sospetti di avere contatti con mafiosi. Una riforma positiva che in qualche modo individua i presupposti per lo scioglimento rendendoli ancora più autonomi rispetto alle indagini penali.

E qui arriviamo al caso di Fondi.

Non voglio scendere nel merito, però la giustificazione secondo la quale non si potrebbe sciogliere un ente comunale perché gli amministratori non hanno ricevuto una avviso di garanzia, è una giustificazione che non può reggere. Anzi.

Una delle ragioni fondamentali dello scioglimento degli enti locali infiltrati è proprio quella di un controllo che prescinde dall'azione penale.

E' un controllo che secondo la giurisprudenza svolge un ruolo preventivo. L'averlo agganciato alla mancanza di informazioni di garanzia rischia di modificare nei fatti in modo netto l'istituto, è un'applicazione che lascia molte perplessità.

Allora molto più corretto sarebbe stato dire: 'non ci sono gli elementi per lo scioglimento per queste ragioni'.

Anche perché la nuova legge prevede che il governo possa non sciogliere, ma deve motivare la decisione.

Nel caso di Fondi gli elementi raccolti non erano sufficienti?

Ripeto non tocca a me stabilirlo. Posso solo dire che a Fondi da tempo è radicata una forte presenza camorristica e 'ndranghetistica anche per la presenza del mercato ortofrutticolo che è un territorio noto di infiltrazione della criminalità organizzata. Del resto il sud pontino è sempre stato considerato dai Casalesi provincia di Caserta. Aggiungo che se il prefetto di Latina ha richiesto l'applicazione di un atto così invasivo, deve evidentemente aver rilevato fatti significativi.

E allora perché il governo temporeggia?

Non vorrei fosse un po' cambiato l'orientamento, una sorta di giurisprudenza del governo sui presupposti dello scioglimento. Che si tenda cioè ad applicare la legge in maniera tanto rigorosa da renderla sostanzialmente inapplicabile.

E' normale che un ministro, dopo aver chiesto anche lui lo scioglimento di un comune, alla fine proceda in maniera diversa da quanto richiesto da un suo prefetto?

No, ma non mi risulta neanche che in passato una proposta di scioglimento avanzata da un ministro degli Interni non sia stata accolta dal consiglio dei ministri.

MIA CONCLUSIONE

Come si vede i due discorsi hanno varie attinenze, ma io credo che vadano fatte alcune precisazioni e occorre dare risalto ad altri fatti importanti.

Abbiamo un ministro degli interni leghista (Roberto Maroni), è una novità assoluta e inattesa. Dico subito che l'ho considerato fino a pochi giorni fa un buon ministro, ho apprezzato soprattutto la risposta che ha saputo dare alla strage di Caserta e il suo impegno contro queste realtà criminali radicate.

Da alcuni mesi lo stato è arrivato a Caserta e c'è andato per ristabilire l'autorità dello stato e la legalità: hanno fatto molto ma non tutto perché la malavita locale ha interessi anche nel basso Lazio e soprattutto controlla territori, imprese ed istituzioni. Qui viene il caso Fondi e la situazione si complica.

Da un lato abbiamo un amministrazione comunale che non ha inquisiti (né per mafia né per altri reati) dall'altro c'è la denuncia del prefetto e delle forze dell'ordine.

E' una situazione da monitorare con attenzione perché da un lato il mancato commissariamento può essere ritenuto un cedimento dello stato, ma dall'altro occorre approntare le misure appropriate e soprattutto serve una mobilitazione popolare continua.

Non attaccherò Maroni in questo scritto e non mi associo alla richiesta di scioglimento; chiedo solo che le scelte per Caserta siano un modello per la lotta alla criminalità perché esse dimostrano che lo stato prevale sulla criminalità quando c'è la volontà politica.

E su Maroni sospendo il giudizio per un paio di mesi ......

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48 - Appunti viennesi: Il potere e il vuoto

47 - Fare politica al tempo della crisi: sulla nuova sinistra e sul MLN

46 - Crisi politica in tempi di crisi economica

45 - Italia se ci sei batti un colpo (di I. Nappini)

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34 - La repubblica degli scampati alle indagini + class action + No Dal Molin

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29 - Le due grandi crisi: da quella di liquidità a quella di mercato.

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