£  G R E P P I A   I T A L I A  £

 

Diffondiamo una mail inviataci ad agosto da alcuni militanti di ATTAC che riprende dei dati di Mediobanca sulla situazione economica che caratterizzava l'Italia nel 2008. Lo facciamo perché lo condividiamo! Futuroieri

E SEMPRE ALLEGRI BISOGNA STARE, CHE IL NOSTRO PIANGERE FA MALE AL RE, FA MALE AL RICCO E AL CARDINALE, DIVENTAN TRISTI SE NOI PIANGIAM

1. Secondo una ricerca di Mediobanca "Dati cumulativi di 2020 imprese italiane", negli ultimi 10 anni la produttività del lavoro è cresciuta del 19%.

Ma se tra il 1999 e il 2003 al lavoro andava l'87% della maggior produttività, tra il 2003 e il 2007 questa cifra è scesa al 32%.

E nel 2007 addirittura al 5%.

Sempre secondo la medesima ricerca, se in passato durante i periodi di grave crisi il lavoro finiva per aggiudicarsi quote maggiori di un valore aggiunto comunque in frenata - in base al principio che, in caso di grave crisi, un'impresa può diminuire i dividendi (fino a farli scomparire) e può diminuire i lavoratori (ma non fino a farli scomparire) - ciò non è più vero dopo le riforme Treu e Maroni.

Infatti, se nelle vecchie crisi (1981-1983 e 1992-1993) il lavoro si era aggiudicato il 4,5% in più di valore aggiunto, nell'ultima crisi (2001-2004) il lavoro è rimasto al palo.

Come mai? Perché dal 1998, sebbene il numero degli occupati sia aumentato dell'1,3% medio annuo, quasi sempre ciò si è realizzato con salari marginali più bassi. Quindi vi è minore disoccupazione ma maggiore povertà degli occupati.

Se poi mettiamo a confronto l'Italia con altri paesi europei, scopriamo che, mentre da noi il lavoro dipendente ottiene il 40% del prodotto interno lordo, in Spagna, Francia, Germania e Regno Unito porta a casa tra il 46% e il 55%.

Diversa è invece l'ampiezza del popolo delle partite Iva che in Italia si aggiudica il 26% del Pil, contro l'11% di Francia e Germania e il 17% della Spagna. Ma si sa, conclude la ricerca, come la schiera dei micro imprenditori sia in realtà fittizia e nasconda spesso lavoro subordinato mascherato. (Questo vuol dire che il lavoro ha più reddito e le partite meno. NOTA di Futuroieri)

Dunque, in Italia la produttività del lavoro aumenta ma va ad arricchire il capitale e ad impoverire il lavoro.

2. Secondo le recenti analisi condotte da Bankitalia su dati dell'Antitrust sulla spesa alimentare, frutta e verdura possono arrivare a costare il 200% in più nel passaggio dal campo alla tavola.

Lo stesso Antitrust, nella sua indagine conoscitiva su 267 filiere del mercato ortofrutticolo osservate, mette in evidenza come i ricarichi variano dal 77% nel caso di filiera cortissima (acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio) al 103% nel caso di un intermediario, al 290 % nel caso di due intermediari, al 294% per la filiera lunga (presenza di 3 o 4 intermediari tra produttore e distributore finale), facendo segnare appunto il valore medio del 200% evidenziato da Bankitalia.

Secondo le medesime analisi, il latte arriva a costare il 241% in più, la pasta il 369%, il pane al 1325%, con un aumento complessivo per la spesa agro alimentare pari al 488%.

Aumenti che, secondo la Coldiretti sono così distribuiti : per ogni euro spesa dai consumatori, 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all'industria e 17 centesimi agli agricoltori.

Dunque in Italia, la spesa per i beni di prima necessità sale alle stelle, andando ad aumentare i profitti della grande distribuzione e ad impoverire le famiglie.

3. Secondo un'altra ricerca, questa volta di Unioncamere (2008), la recente apertura al mercato delle utilities locali non ha fatto bene ai consumatori, che, al contrario, hanno dovuto affrontare un incremento medio delle tariffe del 40,4%.

Dato che, declinato per settori, significa che dal 1998 al 2007 le tariffe dell'acqua potabile sono aumentate del 44,6%, quelle dei rifiuti del 49,6%, quelle del gas del 37,8%, quelle dell'energia elettrica del 28,7% e quelle dei trasporti urbani del 30,4%.

Un aumento, secondo Unioncamere, ben al di sopra dell'indice dei prezzi al consumo per la collettività nazionale, che si attesta, nel medesimo periodo, sul 22,2%.

Con il risultato che, sempre secondo la ricerca, oggi una famiglia su dieci fatica a pagare le bollette con regolarità.

Se poi si guarda alla spesa totale delle famiglie italiane nel 2007 per i servizi di pubblica utilità -41,7 miliardi pari a 1643 euro a famiglia, l'aumento vola al 52,7% rispetto al 1998!

Dunque, in Italia la messa sul mercato dei servizi pubblici va ad aumentare la rendita dei capitali finanziari investiti e ad impoverire le famiglie.

Ma qual'è il problema? Ah, già, la sicurezza!

Marco Bersani Attac Italia

26/08/2008

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Oltre 62.000 firme per la Legge d'Iniziativa Popolare su trattati internazionali, basi e servitù militari.

Un importante risultato politico per le prossime mobilitazioni contro la guerra.

Comunicato della Rete nazionale Disarmiamoli!

22 agosto 2008

Il 7 agosto scorso i rappresentanti del Comitato promotore per la Legge di Iniziativa Popolare su trattati internazionali, basi e servitù militari hanno consegnato al Parlamento italiano oltre 62.000 firme raccolte in tutta Italia da centinaia di banchetti, incontri, conferenze e manifestazioni. La campagna per la Legge, voluta fortemente dalla Rete nazionale Disarmiamoli, ha attivato e coagulato intorno a sé realtà politiche, sindacali, sociali e culturali, singoli pacifisti indipendenti da quella rappresentanza istituzionale dissoltasi nelle urne elettorali del 13 e 14 aprile 2008.

I risultati politici di questa lunga campagna sono molteplici. Emerge con evidenza la capacità propositiva di una parte importante del movimento contro la guerra del nostro paese e la determinazione a marciare con le proprie gambe, con l'obiettivo di riconquistare forza ed egemonia in vasti settori di massa, disorientati e delusi dai voltagabbana di un ceto politico compromessosi totalmente con le scelte belliciste dell'ultimo governo Prodi. Il silenzio intorno alla campagna nazionale per la Legge, tanto più scandaloso quando è stato esercitato da organi di stampa che ancora oggi si auto definiscono "di movimento", non ci ha fatto sentire soli, perché ogni qualvolta proponevamo i moduli per la raccolta delle firme in una qualsiasi iniziativa pubblica di movimento siamo stati oggetto di interesse, approvazione, collaborazione da parte di tantissimi militanti pacifisti ed antimperialisti, portatori di storie e culture differenti ma uniti da un identico obiettivo. Un patrimonio umano, politico, sociale e culturale ancora ben radicato nel paese.

Le battaglie che dovremo affrontare nei prossimi mesi, alla luce dei mille focolai di guerra accesi da una competizione globale sempre più forte, sono tante e di vastissima portata.

La guerra guerreggiata si riaffaccia con prepotenza nel cuore dell'Europa, come dimostrato dall'attuale conflitto in Georgia, continua il massacro in Afganistan ed in Iraq, la situazione in Kossovo, Libano e Palestina rimane incandescente, le minacce d'attacco contro Siria e Iran sono quotidiane.

Il movimento contro la guerra si dovrà attrezzare adeguatamente per contrastare e rispondere a queste micidiali minacce di morte e distruzione.

Il risultato ottenuto con la consegna al Parlamento di una Legge d'Iniziativa Popolare che, se approvata, bloccherebbe immediatamente alcuni fondamentali avamposti della cosiddetta "guerra infinita", è un elemento di forza per tutti coloro i quali nel nostro paese non sono intenzionati ad abbassare la testa di fronte all'imperante militarismo bipartisan.

Un risultato che mettiamo a disposizione di tutto il movimento e delle sue strutture di coordinamento, a partire dal Patto permanente contro la guerra.

In autunno promuoveremo iniziative specifiche perché la Legge d'Iniziativa Popolare su trattati internazionali, basi e servitù militari venga discussa dal Parlamento, imponendo di nuovo all'agenda politica nazionale - senza grandi illusioni sui risultati, se non quelli della agitazione e della propaganda - la storica parola d'ordine del NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA.

La Rete nazionale Disarmiamoli!

www.disarmiamoli.org

info@disarmiamoli.org

 

28/12/2008 Appello per la ripresa delle mobilitazioni contro la costruzione del Ponte sullo Stretto

Insieme abbiamo dato vita alla manifestazione del 22 gennaio 2006. Quella giornata segnò il punto di arrivo di un percorso più che decennale che è giunto mobilitare decine di migliaia di persone ed ha fatto del movimento contro il ponte un laboratorio politico e sociale capace di far convivere al proprio interno anime molto differenti tra di loro.

Fu quella manifestazione a segnalare l'avversione al ponte di una parte consistente dell'opinione pubblica.

Quel segnale venne raccolto sul piano elettorale e tradotto nella formula ambigua di "opera non prioritaria" nel programma del Governo Prodi (operazione che ha fermato la costruzione del ponte, ma che ha lasciato sul campo la Stretto di Messina Spa ed il contratto con il general contractor).

Oggi ci troviamo a dover nuovamente affrontare l'offensiva dei fautori del Ponte. Sostenuti da Berlusconi, che ne ha sempre fatto una sua bandiera, e dal Presidente della Regione Sicilia Lombardo, che guarda evidentemente con grande interesse ai flussi finanziari che ne deriverebbero, i pontisti si apprestano se non proprio a costruirlo (rimangono, infatti, inalterati gli interrogativi dal punto di vista ingegneristico e del finanziamento) ad aprire un capitolo di spesa dentro il quale, di volta in volta, far confluire le risorse a disposizione per progettazione, sbancamenti, movimento terra, info-point ecc.

Va detto, peraltro, che sulla politica delle grandi opere si gioca in parte il futuro delle condizioni materiali di vita di tutti. L'utilizzo dei fondi Fintecna (originariamente destinati alla costruzione del ponte e poi stornati dal Governo Prodi per opere infrastrutturali in Sicilia e Calabria) per coprire i mancati introiti causati dall'abolizione dell'Ici sulla prima casa dimostra che i soldi per le grandi opere saranno ricavati dalla riduzione delle spese sociali (istruzione, sanità, servizi).

Da questo punto di vista l'agire nell'ambito del generale Patto di Mutuo Soccorso tra le comunità in lotta contro le devastazioni territoriali da un significato politico ulteriore alla nostra battaglia.

Facciamo, quindi, appello a tutti perché si rimetta in moto la mobilitazione contro il ponte, affinché si comincino a tessere nuovamente quelle relazioni virtuose che ci hanno consentito di fermarli la prima volta, per costruire un percorso di iniziative che ci porti a realizzare, magari proprio a gennaio prossimo, a tre anni di distanza, una nuova grande manifestazione.

RETE NO PONTE

Stretto di Messina

luglio 2008

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CONTINUA LA LOTTA CONTRO LA BASE NATO A VICENZA

10/12/2008

Mettiamo radici al Dal Molin: compriamo un pezzo di Presidio

Alle migliaia di donne e uomini che, da tutta Italia, hanno affiancato con il proprio sostegno e con la propria partecipazione la mobilitazione dei vicentini contro la costruzione della nuova base USA, chiediamo di contribuire alla realizzazione del nostro progetto di acquistare un terreno per il Presidio No Dal Molin. Abbiamo alle spalle più di due anni di lotta, iniziative ed azioni, tutte rivolte ad un unico obiettivo: bloccare la costruzione della nuova base militare.

Tutto è stato sinora possibile grazie all'impegno di centinaia di donne e uomini che si sono uniti al Presidio Permanente. Dal 16 gennaio 2007 è il simbolo di una lotta comune. Ora questo luogo deve essere rafforzato, uscire dalla precarietà vissuta fino ad oggi. C'è il rischio di non avere un luogo fisico per il Presidio e questo finirebbe per mettere in difficoltà la lotta che da oltre due anni stiamo conducendo. La posta in gioco è quindi troppo alta, e l'autosostegno economico dei vicentini, che ha permesso al Presidio di continuare caparbiamente ad esistere, oggi non basta più: abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti.

L'intenzione è quella di acquistare, tutti assieme, un terreno adiacente all'area Dal Molin per far mettere radici al Presidio definitivamente. Per far questo, oltre alla solita determinazione e piccola vena di follia, servono somme ingenti: per questo rivolgiamo un appello a tutte e tutti, in Italia e all'estero, perché ci aiutino contribuendo con l'acquisto di una o più quote da 100 Euro per il nuovo Presidio o, in alternativa, divenendo "sostenitore attivo" con il versamento di 50 Euro (25 Euro per studenti e precari). Per sapere come contribuire, perseguire la progressione dei lavori, per info e aggiornamenti visita "http://www.mettiamoradicialdalmolin.blogspot.com"

Presidio Permanente No Dal Molin Via Ponte Marchese - Vicenza \par c.p. 303 36100 Vicenza http://www.nodalmolin.it

IL FUTURO E' NELLE NOSTRE MANI difendiamo la terra per un domani senza basi di guerra

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19 - si alla pace no al ponte e al Dal Molin

18 - contro il ponte a Messina e a favore delle lotte dei no Dal Molin

17 - Speciale greppia mondo: sei mesi decisivi: i prossimi!

16 - Nessuno s'illuda sul voto Abruzzese

15 - Malgoverno generalizzato in tempi di recessione irreversibile

14 - Greppia energetica

13 - La Lotta dei No Dal Molin continua

12 - Report: la puntata sulla crisi economica del 19/10/2008

11 - Nuovi fondi pensione nel pubblico impiego; il finanziamento dei partiti

10 - Una difesa per Grillo e i suoi meet up, le bollette enel, No dal Molin, precari istat

9 - In difesa di Grillo e dei suoi meet up, la Crisi della sinistra (ristampa)

8 - Crisi della sinistra, Bilancio della petizione sull'uranio, Mobilitazione dei "No Dal Molin"

7 - CASTE: i sindacati, l'Alitalia, i sindaci delle grandi città

6 - Speciale sicurezza: sul lavoro e in automobile (secondo R. Nader)

5 - Nostra lettera ad ATTAC e un comunicato dei No Dal Molin

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