£ G R E P P I A I T A L I A £
S P E C I A L E C A S T E
##############################################################################
#################################################
1) I SINDACATI
Esiste una vecchia questione in merito ai conti dei sindacati: i bilanci consolidati nessuno li ha mai visti. Trasparenza zero. Le organizzazioni sindacali difendono privilegi vecchi e nuovi. Qualcuno dice che le confederazioni sono macchine per fare soldi. Il sistema politico tema la loro capacità di mobilitazione e non li contrasta. Questa capacità deriva dalla loro forza economica che si alimenta con i contributi di collettività e lavoratori.
Esiste il problema dei costi del sindacato?
Ancora no, ma prima o poi si scatenerà. Nel 1990 i sindacati ottennero una legge che consentiva loro di licenziare i dipendenti, in deroga allo statuto dei lavoratori! Dopo il 1998 il parlamento ha cercato di approvare una legge sulla trasparenza sindacale, ma non c'è riuscito, i bilanci restano nei cassetti dei segretari!
Secondo l'On. Capezzone il giro di affari dei sindacati era nel 2002 di 3.500 miliardi di lire, 2000 in quota CGIL. I sindacati hanno 20.000 dipendenti e le loro fonti di guadagno sono variegate. La maggiore risorsa economica di Cgil, Cisl e Uil sono le quote pagate ogni anno dagli iscritti: in media l'1 per cento della paga - base; di meno per i pensionati, che danno un contributo intorno ai 30 - 40 euro all'anno.
Il sindacato non fa nemmeno la fatica della riscossione!
Lo fanno le imprese per i lavoratori e l'Inps per i pensionati. Anche i Centri di assistenza fiscale sono un business per i sindacati. L'inps paga perché essi compilino le dichiarazioni dei redditi dei pensionati. Il fisco da ai sindacati un contributo di 15.70 euro a dichiarazione (nel 2006 sono state 12.261.701). A questo si aggiunge il contributo volontario dei contribuenti. La corte di Giustizia europea condannò nel 2005 il monopolio dei Caf perché violava i trattati europei. Di conseguenza il governo Berlusconi aprì a commercialisti, ragionieri e consulenti del lavoro, ma la commissione continua a chiedere riforme più consistenti; per ora senza risultato. I patronati previdenziali sono invece blindati, un monopolio completo esteso a tutti i continenti dove seguono gli italiani all'estero. Questi servono soprattutto a reclutare nuovi iscritti, ma assicurano gettiti consistenti, in percentuale ai contributi sociali riscossi. Dal 2006 si occupano anche dei rinnovi dei permessi per gli immigrati.
Non dimentichiamo i distacchi sindacali ovvero amministratori pubblici che lavorano per i sindacati, ma riscuotono il loro stipendio statale: sono 3000 lavoratori. Al contrario per quanto riguarda i lavoratori in aspettativa il sindacato non paga i contributi sociali.
L'Europa eroga ai nostri sindacati finanziamenti per la formazione professionale.
Infine c'è il patrimonio immobiliare che comprende anche i beni delle corporazioni fasciste. Un tempo non potevano possedere gli immobili che erano intestate a società di comodo, ma una legge apposita ha permesso i passaggi di proprietà senza spese fiscali. La Cgil ha 3000 sedi, la Cisl 5000.
CONCLUSIONE
Fatturati miliardari. Bilanci segreti. Uno sterminato patrimonio immobiliare. Organici colossali, con migliaia di dipendenti pagati dallo Stato. I sindacati italiani sono una macchina di potere e di denaro. Temuta perfino dai partiti.
______________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________
2 L'ALITALIA
I privilegi sono suddivisi fra tutti: piloti hostess sindacalisti e dirigenti. Hostess e piloti volano in media solo 98 minuti al giorno e costano 45 milioni l'anno di soli alberghi (la spesa media supera del 45% quella delle altre compagnie).
Essi lavorano molto meno rispetto ai dipendenti delle altre compagnie e costano di più.
I contratti collettivi fanno durare tutti i mesi quanto febbraio e il giorno di riposo comprende due notti consecutive oppure è di 33 ore. I piloti e gli assistenti sono i veri padroni dell'azienda e i loro leader sindacali percepiscono le indennità speciali anche se non effettuano nemmeno un solo volo.
Il massimo di ore mensili (si parla di 28 giorni consecutivi)di volo è fissato a 100 (nel contratto si parla di 85). Sono poche! A livello annuo il tetto diminuisce ancora, si scende a 900 ore annue.
Tra gli assistenti di volo dilaga l'assenteismo, si parla di una percentuale dell'undici per cento. Alcuni hanno il permesso per maternità, ma altri dovevano assistere familiari gravemente malati. Gli assistenti volano poco, la media è inferiore alle 600 ore annue, forse sono in troppi per volare qualche ora in più. Al calcolo mancano minimo cento ore a testa. Anche per i piloti stesso discorso, il numero di 900 ore è aleatorio, si vola in media fra le 550 e le 600 ore.
Anche questo è il dato peggiore fra le compagnie europee.
I dipendenti Alitalia sono però i più costosi, alcuni stipendi sono almeno doppi rispetto alle altre compagnie italiane, un comandante prende almeno un 25% in più.
Tirando le somme si può dire orario minimo, stipendio massimo! Non poteva durare!
Altre curiosità: il contratto in vigore dal 1° gennaio 2004 dice che, nel medio raggio, una hostess o un pilota che parte da Roma e prende servizio a Milano può considerare la metà della durata del viaggio (che magari trascorre facendo le parole crociate) come un servizio prestato. Esiste anche la banca dei riposi individuali dove si possono cumulare i periodi di riposo non goduto o quelli guadagnati quando si viaggia con personale ridotto. Sono possibili gli anticipi.
Esistono poi i piloti e le hostess di riserva, anche in questo caso la metà del tempo trascorso a casa è considerato come servizio e si maturano i vari benefit.
Ometto altri privilegi accessori perché preferisco chiudere invitando i lettori a riflettere sul mistero della crisi economica che attanaglia la nostra compagnia aerea nazionale.
Non voglio dimenticare però gli sconti sui biglietti per i dipendenti, i loro parenti e anche gli ex: ci sono, ma sono segretati dalla compagnia. Si parla di riduzioni del 90% per i posti non prenotati acquistati all'ultimo momento!
Diamo un'occhiatina agli uffici dove troviamo molti dirigenti e pochi impiegati (in alcuni uffici il rapporto è quasi pari: 1 dirigente un impiegato).
______________________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________________
3 Gli stipendi dei sindaci delle grandi città
Ai politici locali vanno 746 milioni l'anno.
Walter Veltroni era il più pagato fra i sindaci dei 24 Comuni più grandi d'Italia. Percepiva 9.762,94 euro mensili lordi.
Dietro di lui c'erano Sergio Cofferati (Bologna) e Michele Emiliano (Bari). Il primo cittadino felsineo guida una città di 374mila abitanti, quello del capoluogo pugliese un comune di quasi 327mila. Altri Sindaci strapagati, ovvero con cifre superiori ai 9mila euro, sono Sergio Chiamparino (Torino) e Letizia Moratti (Milano). Ma ci sono anche i sindaci siciliani: di Palermo e Catania. Queste ultime città sono meno popolose.
Napoli, la terza città più popolosa d'Italia, ha un sindaco che guadagna 7mila euro al mese. Sono più ricchi i primi cittadini di Firenze e Genova.
La normativa è elastica e queste differenze sono la conseguenza della norma del Testo unico degli enti locali del 2000 che regola le indennità degli amministratori delle città sulla base di vari criteri. L'ammontare delle cifre per le indennità è fissato da un regolamento del Viminale che determina le varie fasce, ma consente ai Comuni di - aumentare o diminuire- le indennità o i gettoni di presenza.
In caso di incrementi, però, la cifra non deve superare il 30% per i comuni con più di 100mila abitanti.
Anche assessori e consiglieri possono avere retribuzioni di tutto rispetto. La partecipazione è il sale della democrazia, ma quello di consigliere comunale è un mestiere.
Gli assessori hanno indennità di funzione determinata in percentuale a quella del sindaco (il 65% per le realtà più popolose). Per i consiglieri, il decreto parla di "gettone di presenza" e in nessun caso l'ammontare percepito in un mese può superare un terzo dell'indennità massima prevista per il sindaco.
La norma poi stabilisce che gli enti locali, nella loro autonomia, possono decidere di trasformarlo in indennità. A Catania i consiglieri ricevono 3mila euro al mese, ma da questa somma vengono sottratti 100 euro per ogni giorno d'assenza. Tuttavia, le indennità sono dimezzate se si sceglie di continuare a svolgere, una volta in carica, il proprio lavoro.
Benefit accessori:
Se nelle grandi città uno dei problemi principali è quello di trovare parcheggio, il discorso non vale per molti eletti. A Cagliari, per esempio, sono dotati di pass per la sosta, mentre a Perugia è previsto un rimborso spese per la stessa finalità. A Bari, invece, si versa un forfait di 30 euro al mese per parcheggiare nelle aree a pagamento. In molte città sindaco, vice assessori e presidente del consiglio (talvolta anche tutti i consiglieri) usufruiscono di abbonamenti per le partite interne della squadra di calcio e di biglietti per gli spettacoli di prosa al teatro. Quasi tutti i Comuni, infine, garantiscono ai consiglieri un cellulare di servizio. Quelli più facoltosi possono permettersi di dotare i propri eletti di un pc, da riconsegnare a fine mandato.
Per leggere le edizioni precedenti: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6
6 Speciale sicurezza: sul lavoro e in automobile
5 Nostra lettera ad ATTAC e un comunicato dei No Dal Molin
4 Scheda tecnica sui rischi legati all'uranio impoverito e ragioni della nostra petizione
07-09-08 03.32