£  G R E P P I A   I T A L I A  £

La valigia dei sogni e delle illusioni

Italia se ci sei batti un colpo!

Del Prof: I. Nappini

E' forse morto il Belpaese, con tutti i suoi abitanti, le sue ragioni, le sue diverse forme di essere e di stare al mondo?

Dove volgo lo sguardo vedo l' ultimo atto della decomposizioni chimica di qualcosa che è stato nel passato e che ora non è più.

Cosa è mai questo stivale: forse una somma d'illusioni e miti perduti?

I valori su cui venne fondata un dì remoto questa Repubblica che si vuole fondata sul lavoro danno la stessa impressione di rovine, polvere e cose morte di certe rovine medioevali o del mondo antico. Il qui e ora di quelle diverse realtà che compongono il popolo italiano non hanno ad oggi valori condivisi o miti che possono, anche solo per finta, creare una coesione.

Il lavoro inteso come momento di liberazione di forze creative e di realizzazione del cittadino è forse il cadavere più illustre di questa nuova strage dei valori, o forse dovrei dire delle strage delle illusioni.

Nel vuoto morale e spirituale lasciato dalla morte del mondo precedente e dal venire in essere di questa terza rivoluzione industriale emerge un solo valore: il denaro.

Questo non è avvenuto tanto per una forza di persuasione tipica del Dio - denaro, o per uno smarrimento morale di massa ma piuttosto per l'esaurirsi delle grandi ideologie del Novecento, per la decomposizione dei miti del lavoro e del progresso, e anche per la disgregazione familiare e sociale che è nascosta nelle pieghe del Belpaese sotto la voce povertà.

Quel che prima era creduto vero si è ridimensionato, contratto, ridotto a un qualcosa fra il ridicolo e il macabro e infine è morto.

La morte ha aperto la porta ad amare constatazioni.

Qua e là sopravvive, specie in ambito politico o politico - culturale, qualcosa che ha assunto la forma del caricaturale o qualcosa che forzando la natura della morte cerca di inserirsi in una possibile prospettiva che volge al futuro.

L'unica Italia possibile si deve necessariamente collocare nel futuro.

Il richiamo al passato e al trapassato non ha senso politico e civile se rimane slegato da concrete prospettive di costruire qualcosa, magari anche attraverso la forza dell'utopia.

Il problema delle diverse genti del Belpaese è la fuga nel passato remoto, è il cercare la polvere delle cose morte e stramorte per negare la realtà di tutti giorni, per cancellare con fantasie malate l'asprezza di un mondo globalizzato, già spartito al grande tavolo della diplomazia, della guerra e degli affari dalle potenze mondiali.

Questo pianeta azzurro e il suo popolamento umano può far tranquillamente a meno del Belpaese, della sua popolazione, di quel che resta delle sue passate civiltà, e di tutte le pietose finzioni della politica nazionale e del giornalismo nostrano.

Sul pianeta azzurro ci sono più o meno sei miliardi di esseri umani, gli italiani sono l'1% di questa massa di viventi.

Prendere il proprio posto nel mondo umano in tempi come questi è una cosa difficile, questa è una realtà che impone il creare e il mantenere una propria civiltà.

Ma un po' tutte le genti d'Italia vivono d'illusioni, di ricordi; in troppi chiedono miracoli ai santi, alla fortuna, o a chicchessia.

Il presente non è solo negato, ma addirittura temuto; per questo a mio avviso occorre capire questo tempo e ciò che siamo e uscire da questa funesta magia fatta d'illusioni, di sogni, di miti trapassati, per accettare la nuda realtà d'un mondo umano in conflitto nel quale le genti del Belpaese son poca cosa e pure disperse.

Mentre guardo al futuro, qui e ora in questo luglio 2009, il centro del dibattito politico e sociale nel Belpaese è il permesso di soggiorno per le badanti che lavorano per gli anziani d'Italia e le pensioni.

Il futuro è ancora molto lontano.

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