£ G R E P P I A I T A L I A £
Speciale mail ricevute
A) Rottamazione, decrescita e classi sociali.
La resistenza popolare nei centri storici
1. Rottamazione: con Google 629.000 voci !
Auto, Motorini, Palmari, Siti internet (sic!), Stampanti - fax, Elettrodomestici - frigoriferi e caldaie - Macchine utensili ecc. ecc. Rottamazioni obbligatorie per auto e motorini euro0 no kat e per caldaie "dichiarate" non idonee. Incentivi per la sostituzione in diverse finanziarie (Italia) dal 2003 al 2007.
Poche le voci critiche: "http://www.aspoitalia.net/documenti/libero/rottamazione.html"
Leonardo Libero: "Ci risiamo con le rottamazioni. Questa volta gli elettrodomestici"
30 gennaio 2005
Egli polemizzava con il ministro Marzano (Governo Berlusconi). E riferiva che in Francia c'è una associazione privata e senza fini di lucro "l'EMVIE" che ricondiziona accuratamente gli elettrodomestici "usati" e poi li vende con garanzia. Informazioni sul sito "http://www.ideambiente.it" - indirizzo Via Bobbio 21/3 - 10134 Torino.
Rottamazione auto: uno dei volani per il superamento della crisi del settore; in connivenza con delibere restrittive di molti Comuni italiani. Caso limite Firenze che proibisce la circolazione e la sosta delle auto a benzina no kat 24 ore su 24 e 7 giorni su sette; cioé per sempre. Fiat, Renoult, Citroen, Volskwagen ecc. hanno imperversato sulle TV spingendo alla rottamazione e alla sostituzione con auto nuove accessoriate di tutto punto.
Con la rottamazione delle macchine utensili industriali si passa dal consumatore al produttore: "Necessari incentivi per rinnovare il parco" - Verona - "Focus" nord-est del 21 febbraio 2007.
"Il ringiovanimento" era sostenuto tra gli altri da Gian Maria Gros-Pietro, direttore di Economia alla Luiss nonché presidente di Autostrade Spa, da Antonio Riello presidente di Confindustria Veneto.
Il termine "rottamazione" è utilizzato da Alberto Tacchella, presidente di UCIMU-Sistemi per produrre (MU per macchine utensili) e si riferisce alle macchine industriali "ormai obsolete".
Si propongono incentivi ma si va oltre prospettando "la completa revisione del sistema degli ammortamenti". Ad un summit (9 febbraio 2007) stava alla presidenza il sottosegretario al ministero del commercio internazionale Mauro Agostini. Notizie molto circostanziate in "http://www.sestopotere.com/index.ihtml?step=2&rifcat=230&Rid=108630".
Osservazioni: il sostegno ambientalista alla rottamazione è di complemento ad esigenze strutturali: il mercato "occidentale" è saturo di beni durevoli e strumentali; l'obsolescenza è solo in minima parte derivata dalla necessità di sostituire prodotti "arretrati": le innovazioni sono quasi sempre trascurabili anche nel settore delle macchine utensili.
La durata media di tali macchine è passata dai 12 anni e 7 mesi del 1984 a 10 anni e 10 mesi nel 1996 e la diminuzione all'anno 2005 si è attestata solo a 10 anni e 5 mesi. Semplice la deduzione!
Un discorso analogo vale ormai anche per il settore informatico: le innovazioni - che ci sono - sono ininfluenti per il livello organizzativo delle aziende, degli studi professionali o anche per il lavoro individuale: siano arrivati ad un "picco" di efficienza, rapidità, potenza, software ecc. ecc.
Siamo ad una economia drogata che ha bisogno del supporto pubblico; non solo incentivi ma proibizioni e normative punitive per chi insiste a utilizzare beni strumentali "dichiarati" obsoleti.
Per una alternativa alla crescita della produzione dei rifiuti e alla distorsione delle risorse risparmi e capitali bisognerebbe orientarsi verso beni "più durevoli": cioè realizzati con materiali di eccellenza, forse più costosi, ammortizzabili in tempi più lunghi, e ovviamente con il minimo possibile di consumo di energia. Dovrebbe essere una linea generale assunta in primo luogo da un ambientalisno non complice.
Domanda: la proposta di sostituzione/rottamazione è collegata ad una diversa offerta?
Bisognerebbe chiederlo agli utenti, da quelli domestici a quelli industriali. Per quello che ne so, non mi pare.
Mi dicono (operatori dei settore di mia conoscenza) che la sostituzione ciclica e sempre più accelerata è connessa con macchine che si deteriorano magari nelle parti meno essenziali e che non conviene però sostituire, spesso perché le produzioni non ci sono più nei listini e nessuno sa come riparare pezzi che vengono stampati e via dicendo.
Distruggere, oberare di debiti, sottrarre risorse, spremere l'indotto: di questo si occupavano i big ai convegni di cui riferivo; con occhi puntati sulla moltitudine delle piccole e medie aziende! Conseguenze: strettissima subordinazione verticale, costi fissi crescenti, ulteriore pressione sulla "variabile" lavoro.
2. Che vuol dire decrescita?
Sergio Latouche, il più noto dei suoi sostenitori, indicava nel programma delle 6R (Rivalutare, Ristrutturare, Ridurre, Ridistribuire, Riutilizzare, Riciclare) la linea strategica per l'inversione tesa ad avviare un circolo virtuoso di decrescita "serena, conviviale e sostenibile".
Qualcosa di simile era prefigurato nel lontano 1971 da Aurelio Peccei e Jay. W. Forrester nel rapporto sui "Limiti dello sviluppo".
Al Social Forum Europeo del novembre 2005 di Parigi, al quale partecipavo, il seminario sulla "decrescita" ("Ha ancora un senso lo sviluppo") era tra i più affollati. Chi ha interesse ad una sintesi può scaricare l'articolo di Pietro Greco (UNITA' 17 novembre 2005) oppure da http://italy.peacelink.org/ecologia/articles/art_13573 html.
La sinistra scoprirà la società della decrescita?
Per ora il governo italiano di centro sinistra prosegue nella linea tracciata dal centro-destra: rottamare, incentivare. Paolo Sylos Labini ha provato ad immaginare un percorso di sviluppo qualitativo e socialmente equo ma con scarsa attenzione. La stessa sinistra-sinistra è poco attenta alle questioni strutturali e appare di fatto subalterna.
3. La lotta per lo spazio.
Innocenzo Cipolletta - Sole 24 Ore, 25 febbraio 2007 editoriale di prima pagina: "Una domenica a piedi. Ma l'auto ferma inquina di più".
Cipolletta, direttore generale della Confindustria, è anche presidente delle Ferrovie dello Stato e vice presidente dell'editrice Il Sole24Ore e tantissime altre cose.
Alcuni passaggi: "L'area urbana è molto limitata (come spazio e come tempo) e comunque costosa, perché lo spazio occupato ha un elevato valore" e dunque non si può ammettere "il diritto di parcheggiare vicino a casa senza limiti di tempo e senza pagare un prezzo proporzionato" .... ripete questo assioma nelle conclusioni "Lo spazio stradale nelle città è un bene raro e perciò caro. Chi lo occupa arreca un danno e genera costi a tutta la collettività. Non può essere regalato a chi ha la fortuna di vivere al centro delle città".
Per Innocenzo Cipolletta devono aver la precedenza nella pianificazione della circolazione e della sosta non i residenti ma gli operatori economici.
La residenza nei centri storici infatti sta cambiando, sfrattati quasi tutti gli inquilini ora tocca ai proprietari della prima casa, che dovranno sborsare una imposta (ICI) quintuplicata, non potranno parcheggiare "gratuitamente", vivranno circondati da una utenza usa e getta (bed and breakfast, aggregati studenteschi, locali aperti tutta la notte, quando non penetrati dalla delinquenza diffusa.
Il ceto medio stanziale è oggetto di aggressione capitalistica! Per dirla con Carlo Marx!
La resistenza è difficile perché questo vastissimo ceto urbano non è rappresentato adeguatamente dalla politica; il centro sinistra dei sindaci sostiene il processo di valorizzazione speculativa forse in modo addirittura più spinto che il centro destra.
E' quello che avviene ora a Torino, Bologna, Genova, Firenze, con una colossale trasformazione dei centri storici, con la loro ambigua pedonalizzazione, penetrati come sono da parcheggi che sono tutto fuorché pertinenziali, con interi enormi edifici svuotati dai suoi abitanti.
Eppure la resistenza si sta esprimendo, per legittima difesa, ma con una consapevolezza insufficiente.
Da Londra a Shangai, da Parigi a Praga, da Barcellona e Milano, da Grenoble a Firenze, a Monaco e Bologna ... fino a ... Napoli e Palermo l'espulsione dai centri cittadini ha un segno di classe che delinea una nuova gerarchia. Le stesse modernizzazioni della circolazione sono orientate verso l'incremento e la selezione della circolazione delle merci.
(Sul punto precedente a nome di Futuro ieri esprimiamo delle perplessità)
La restrizione dello spazio per la attività commerciale/artigianale di contorno è connesso con un parossistico incremento dei canoni di locazione ad uso diverso e il turismo nella sua voracità ed estensione accelera il processo. Si pensi all'effetto di un flusso turistico auspicato dallo stesso Prodi di centinaia di milioni di visitatori russo-cino-indiani su quello che resta ancora d'autentico nei nostri centri storici!
Tutto Inevitabile, tutto inarrestabile?
Una rete di comitati dei cittadini sta tentando in questi mesi di collegarsi; Firenze è il luogo simbolo di questa tendenza.
Ma ancora è senso comune (altra cosa dal buon senso) che ci si può unire a prescindere dalle specificità di classe, relegando pertanto al privato le difficoltà economiche di ciascuno, e per altri quasi vergognandosi di non appartenere al ceto "superiore", cioé a quel ceto che risiede in immobili "protetti" dal rumore, con affacci in cortili interni, con annesse pertinenze esclusive a parcheggio; eredi di un passato opulento o new entry che si sono sostituiti alle precedenti proprietà. Certo, non saranno costoro a far blocco contro la rivalutazione esponenziale dell'ICI e per una politica sociale sui parcheggi!
Anzi, per la loro capacità di farsi ascoltare dai "media" (esemplare è la funzione del quotidiano "La Repubblica") si presenteranno (e già lo fanno) come antagonisti nei confronti della "volgarità" di un popolo che resiste alle rottamazioni e ad una rivalutata tassazione sulla prima casa.
Questo popolo, per legittima difesa, deve invece assumere un ruolo non subalterno con una capacità di proposta autonoma in difesa dei propri interessi.
4. Lotta "di classe" per lo spazio, movimento per decrescita, resistenza alle rottamazioni. Questioni separate?
Non è vero che tutto si "tiene" allo stesso modo.
La stessa opzione ambientale è controversa. La decrescita con i connotati delle 6R potrebbe essere equa se la Redistribuzione fosse una dominante rispetto alla stessa Riduzione.
Che vuol dire?
Vuol dire, per ritornare ai nostri casi, impostare una fiscalità non premiale per i canoni di mercato e le plusvalenze nelle compravendite, ma protettiva per il possessori o conduttori dell'abitazione in cui risiedono.
Potrebbe voler dire nella politica della sosta parametrare l'eventuale onere al tipo di vettura posseduta e al reddito del soggetto coinvolto, con garanzie certe di fruizione dello spazio.
Insomma invece dello schiacciamento in un blocco di perdenti si tratterebbe di recuperare pienamente anche per questi fattori una parte del "salario sociale" perduto in questi ultimi 15 anni (1).
In alcune città europee la rigerarchizzazione è completata, in altre il processo avviene ma con tensioni crescenti perché sta investendo quartieri originariamente "non di pregio" ancora occupati da una residenza popolare; popolare anche quando ai precedenti inquilini, deceduti o sfrattati o loro stessi mutati di status, sono subentrati proprietari-utenti della loro prima casa.
Questa resistenza ha caratteri diversi rispetto a quella delle periferie. Mentre nelle periferie più estreme è dominante la questione dei collegamenti, nei centri storici (con una molto più larga accezione) è dominante l'impatto delle funzioni terziarie, turistiche e di svago e la disponibilità di spazi pertinenziali.
In parti crescenti di questi quartieri il sonno è impedito, i fumi dei ristoranti e delle pizzerie penetrano negli androni, le notti sono cosparse di rifiuti e di schiamazzi, la periodica pulizia delle strade innesta percorsi allucinanti, carenti o inesistenti gli spazi verdi-attrezzati.
Alla fine il cosiddetto pregio per un affaccio storico (quando c'è) è esso stesso soverchiato dal degrado della vita quotidiana che si tramuta per molti in una vera e propria sofferenza. Durissima è in particolare la condizione degli anziani e dei bambini; insinuante pertanto la prospettiva di spostarsi in altre più comode parti della città. Certo, sarebbe improprio definire questa prospettiva come una rottamazione, ma non diverso è il segno del comando che l'impone.
La resistenza non può essere indefinita.
Perdere, nel quinquennio che abbiamo davanti, vuol dire determinare una situazione di non ritorno. Ritengo inoltre che in questa fase l'azione di contrasto degli stessi comitati alla mercificazione/degrado/trasformazione dei centri storici allargati assuma, a prescindere dalle soggettività dei trainer, delle caratteristiche"radicali" ed "esemplari" per tutti.
Vincenzo Simoni (2)
Firenze, marzo 2007
Poscritto - Luglio 2007.
Collegate alla "decrescita": il costo della città, la struttura dei bilanci comunali e regionali, la questione fiscale; dove si spende; i grandi lavori - chi li paga; i calanti trasferimenti finanziari dallo Stato e l'indebitamento dei comuni: si può davvero risparmiare e su che cosa e quanto? - il costo delle politica (Salvi, Stella), l'incremento dei costi per l'alta burocrazia e per i cortigiani, intellettuali, professionisti ecc.
(1) La redistribuzione appare ad una lettura superficiale come qualcosa di opaco, nel segno dell'aggiustamento in un sistema comunque dominato dalla parte opulenta e tracotante della società; non è così e non lo è stato nel passato. Le vere "riforme" si ottengono solo con una fortissima tensione e con una capacità di far blocco; addirittura in alcuni casi con forme di lotta che possono assumere un carattere rivoluzionario. Sbagliano i politici dell'Unione quando fanno riferimento allo statuto dei diritti dei lavoratori come al divorzio e all'aborto, oppure all'equo canone come alla riforma sanitaria, od anche all'istituzione della scuola dell'obbligo o alla radicale riforma universitaria (la cosiddetta Codignola) ritenendo che fossero i frutti specifici di un moderato centro sinistra. Tanti "compagni" della mia generazione potrebbero testimoniare che i cambiamenti scaturivano da cocktail diversi nelle dosi ma con una dominante. La dominante era costituita dall'oggettiva simbiosi tra movimenti sociali "estremisti" e sorretti da un genuino consenso popolare e una fortissima sinistra politica. Le contraddizioni tra movimenti e sinistra per tutta una fase (quella delle riforme) erano acutissime ma dentro questa simbiosi. Dopo è un'altra storia.
(2) Ho sessantanove anni, vivo con mia moglie nel quartiere di Santa Croce a Firenze, in un alloggio di 65 mq di "nostra" proprietà; senza ascensore, senza garage, con un piccolo bagno. Possiedo una autovettura usata euro0 no kat; con un reddito di pensione complessivo mensile di circa 2000 euro il cui potere d'acquisto s'è ridotto negli ultimi 3 anni del 35%. Le nostre finestre si affacciano su strade percorse da fiumane di turisti, comprese scolaresche urlanti; di notte s'alzano nel silenzio circostante le risate e i vocianti saluti dei frequentatori dei locali notturni; uscire di sera in macchina per visitare degli amici vuol dire al ritorno non posteggiare da nessuna parte. Ma ... se vendessimo l'alloggio esso varrebbe molto, tanto da poter acquistare - magari da qualche cooperativa - un appartamento accessoriato, con una porzione di giardinetto e ... silenzioso. Certo sarebbe per noi e soprattutto per mia moglie, che proviene da Architettura e che in questo alloggio ci viveva da studentessa, una specie di morte civile. Ancora, ma non so per quanto, camminando per il rione ci s'incontra - qualche chiacchiera con i residui artigiani del ferro e del legno, con i verdurai del Mercato di Sant'Ambrogio, con il barista del Canto alla Mela. Con poco cammino arrivo alla sede storica dell'Unione Inquilini che recentemente estende la sua protezione ai proprietari della prima casa e nella quale da decenni ci si siano impegnati in una severo volontariato. Non idealizzo questo vicinato, è molto lontano da certe macchiettistiche rievocazioni televisive. Ho dei ricordi altrettanto e più veraci dei miei anni nelle case popolari del Lippi, ultima periferia di Firenze. Non sono comunque disposto a subire come una fatalità quello che qui, in questo centro storico, sta avvenendo.
"mailto:segr.naz@unioneinquilini.it"
"http://www.unioneinquilini.it"
03/03/2009 NO AL NUCLEARE
da Roberto Meregalli- rete Lilliputh
Puntualizzazioni*
Qualche puntualizzazione dopo l'overdose di articoli e commenti apparsi sulla carta stampata in seguito allo show di Berlusconi e Sarkozy per dichiarare il ritorno del nucleare in Italia.
Prima cosa, Italia e Francia non hanno firmato alcun accordo internazionale, è stata firmata una lettera di intenti (per la precisione due memorandum of understanding) da Enel ed EDF con cui le due società si impegnano a "costruire una joint-venture paritetica che sarà responsabile dello sviluppo degli studi di fattibilità per la realizzazione di 4 unita - di generazione" (fonte ENEL). Pertanto si tratta di un accordo fra imprese che non prevede alcun impegno vincolante e pertanto non prevede nessuna penale nel caso che il progetto non vada in porto.
Riguardo alla scelta nel reattore EPR, non si tratta di una scelta sorprendente, o si sceglie l'EPR o si sceglie l'AP 1000 di Werstinghouse.
Scegliere l'EPR è la cosa più naturale per Enel perché già possiede il 12,5% dell'EPR in costruzione in Francia (a Flamanville) e perché l'EDF è disposta a partecipare al capitale necessario a costruire le centrali. Cosa non secondaria visto il periodo nero di Enel.
Molti giornali hanno dato per risolti i problemi di sicurezza e di scorie in questa terza generazione. Falso.
Innanzitutto va chiarito che i reattori nucleari di III generazione, sviluppati negli anni '90, rappresentano l'evoluzione della II generazione sviluppata negli anni 1960-70, la fisica del reattore è immutata, sono stati invece migliorati tutti i dispositivi tecnologici di contorno. Sul fronte sicurezza, la terza generazione si distingue dalla precedente perché i sistemi di sicurezza sono /ridondanti/ o sono di tipo "/passivo/".
Gli EPR sono del primo tipo ovvero se esiste un sistema di pompe per far circolare l'acqua per il raffreddamento, tale sistema è quadruplicato in modo che se si guasta, ve ne sono altri tre pronti ad entrare in azione. I sistemi passivi (come l'Ap 1000 di Werstinghouse) sono invece quelli che, facendo affidamento su circolazione naturale, gravità, convezione e gas compressi, fanno sì che il reattore sia in grado di auto-arrestarsi in caso di necessità e di assicurare la refrigerazione in condizioni di sicurezza anche in assenza di alimentazione elettrica e di operatori.
E' indubbio che i reattori di III generazione siano migliori dei precedenti, così come una nuova auto è generalmente più sicura del vecchio modello rottamato, ma il rischio di incidenti permane.
Riguardo agli EPR va segnalato che il giornale inglese "The Independent" sostiene che in caso di incidente catastrofico morirebbero il doppio delle persone rispetto ad un vecchio reattore poiché la quantità di materiali radioattivi presenti nei reattori è maggiore.
I documenti redatti da EDF dicono che le quantità di Bromo, Rubidio, Iodio e Cesio radioattivi saranno 4 volte superiori rispetto ad un reattore normale. Stime indipendenti di Posiva Oy (che smaltisce scorie nucleari finlandesi) dicono che lo Iodio 129 sarebbe 7 volte tanto, la NAGRA (Swiss National Co-operative for the Disposal of Radioactive Waste) dice che il Cesio 135 e 137 prodotto sarebbe 11 volte tanto.
Si continua a sostenere che le nuove centrali serviranno ad abbassare le bollette elettriche. Ma qualcuno ha rilevato sconti sulla propria bolletta dopo l'avvio della riconvertita centrale di Torre Valdariga Nord?
La riconversione di questa grande centrale da petrolio a carbone, definito "pulito", inaugurata il 30 luglio 2008 da Scajola in persona, era stata sostenuta dall'Enel proprio per ridurre le tariffe elettriche, essendo il carbone meno costoso di metano e petrolio e più abbondante di entrambi (anche se più inquinante).
Anche la borsa elettrica, creata pochi anni fa con la liberalizzazione del mercato, doveva far abbassare i prezzi, qualcuno se ne è accorto?
Riguardo alle scorie
Attualmente (dati ISPRA) abbiamo circa 60 mila metri cubi di rifiuti radioattivi (in parte stoccati all'estero ma destinati a rientrare) e 235 tonnellate di combustibil e irraggiato per cui dobbiamo trovare un sito sicuro. Iniziamo a smaltire queste prima di produrne altre!
Molti dicono che è questione di tempo perché la quarta generazione di reattori non ne produrrà più e consumerà altri combustibili per cui non serve neppure preoccuparsi se l'uranio economicamente conveniente durerà solo altri 60 anni.
Falso perché la quarta generazione è un mito, è il sogno di un nucleare che non abbia i problemi del nucleare!
Attualmente esiste un comitato internazionale formato da 10 paesi ("http://www.gen-4.org/index.html") che lavora su sei tecnologie di reattori, comunemente identificato col termine quarta generazione:
1. reattori veloci raffreddati a gas
2. reattori veloci raffreddati al piombo
3. reattori a sale fuso
4. reattori veloci raffreddati al sodio
5. reattori super critici raffreddati ad acqua
6. reattori a gas ad altissima temperatura.
Quali fra questi vedà un giorno la luce è troppo presto per dirlo e qualsiasi previsione è puro esercizio di fantasia.
Per quanto riguarda il discorso di copiare altri paesi "virtuosi" come Francia e Svezia è bene dire che ogni paese deve cercare il proprio modello di produzione di energia elettrica basandosi sulle proprie caratteristiche peculiari.
La Svezia non ha il nostro clima per cui sarebbe un errato modello, la Francia ha scelto il nucleare per diverse ragioni, non escluso il fatto di avere un arsenale nucleare militare.
Il nucleare civile è integrato a quello militare poiché le tecnologie sono le stesse.
Certo guardare oltre confine non fa mai male, ma perché non guardare allora alla Spagna, alla Germania o al Portogallo?
Un paese, come l'Italia, povero di risorse energetiche primarie e dipendente dalle importazioni dall'estero.
Ebbene il Portogallo sta diventando un leader mondiale nelle fonti alternative (Vedi Financial Times 28 febbraio 2009), ed entro il 2020 prevede di produrre il 60% dell'energia elettrica da fonti alternative!
Infine, per quanto riguarda i costi, si è detto che lo Stato non pagherà nulla, sarà tutto a carico delle imprese.
Ma quando si parla di incentivi per convincere i comuni ad accettare un insediamento nucleare di che soldi si sta parlando?
Quando si parla di Agenzia nucleare da creare di che soldi si parla?
Quando si parla di rifiuti e di discariche nucleari di che soldi si parla?
Quando si parla di assimilare l'energia nucleare e fonti alternative (per accedere ai finanziamenti del CIP6?) di che soldi si parla?
E quanto all'Enel, visto che il 31% e' in mano allo stato (Ministero del tesoro e Cassa depositi e prestiti), di che soldi si parla?
Tenuto conto che il controllo del Tesoro su questa impresa sta facendo solo danni visto che piuttosto che ridurre i ricchi dividenti e limitare il debito dell'azienda, il ministero (per non rinunciare all'assegno annuale di 900 milioni di euro che ricava) impone un aumento di capitale che, ironia della sorte, al solo annuncio ha fatto perdere a ENEL in due giorni il 14% bruciando un capitale di 3,6 miliardi (pari a metà dell'aumento di capitale programmato); con quali soldi costruirà i 4 EPR un'azienda che in borsa vale poco più di 24 miliardi di euro e con le acquisizioni degli ultimi anni ha maturato un debito di 61 miliardi?
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CONTINUA LA LOTTA CONTRO LA BASE NATO A VICENZA
APPELLO:
4 LUGLIO: LA GIORNATA DELL'INDIPENDENZA
Ieri sera, dal campeggio allestito all'esterno della Ederle, i No Dal Molin hanno lanciato un nuovo appello per una grande iniziativa il prossimo 4 luglio. Alla vigilia del G8 e dell'arrivo in Italia di Obama, vogliamo liberare il Dal Molin dalla nuova base di guerra invitando ancora una volta tutte e tutti a Vicenza.
Il 4 luglio tutte e tutti Vicenza! Leggi l'appello cliccando qui
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L'Altrocomune si accampa a Vicenza Un campeggio davanti all'ingresso della caserma Ederle, sotto i muri invalicabili oltre i quali i vicentini non possono guardare gli statunitensi che preparano la prossima missione di guerra. Un modo per sostenere attivamente la delegazione No Dal Molin che ieri ha raggiunto per la 3 volta il 2 mesi Washington per spiegare alla commissione Appropriations Subcommittee on Military Construction del Senato le ragioni di quanti si oppongono alla militarizzazione del Dal Molin; ma, anche, l'inizio di una nuova campagna verso il 4 luglio, giornata in cui i vicentini vogliono iniziare a costruire l'indipendenza dalle basi di guerra liberando il Dal Molin. Leggi tutto
I no Dal Molinhanno raccolto il denaro necessario per acquistare i terreni che circondano la base. L'obiettivo è stato raggiunto e il 10 maggio 530 persone acquisteranno il terreno.
Presidio Permanente No Dal Molin Via Ponte Marchese - Vicenza c.p. 303 36100 Vicenza http://www.nodalmolin.it
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Leggi anche la nostra mozione contro l'uranio impoverito!
Basta tornare alla pagina principale.
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36 - tagliati i fondi alle linee 2 e 3 della tranvia a firenze, la posizione del meet up
35 - Se i governi non fanno tutto quello che potrebbero .....
34 - La repubblica degli scampati alle indagini + class action + No Dal Molin
33 - La grande crisi del 2009 + class action + No Dal Molin
32 - Quando il meno peggio è la lega
31 - Polemiche superate e reali sul terremoto in Abruzzo!
30 - Contro il piano strutturale di Firenze
29 - Le due grandi crisi: da quella di liquidità a quella di mercato.
28 - Acqua pubblica: in Europa e in Italia
27 - Speciale crisi politica italiana + no dal molin
26 - Acqua pubblica e a buon mercato e le lotte del movimento "NO al dal Molin"
25 - Comunicato politico numero sedici di Beppe Grillo
24 - Qualche idea contro la crisi ed estratti dal processo alla TAV
23 - Grillo news ristampa, estratti dell'associazione Idra sul processo alla TAV e No dal Molin
22 - Grillo news, No Ponte e No Dal Molin
21 - ATTAC, Disarmiamoli, NO Ponte, No Dal Molin
20 - ATTAC e la crisi + i pezzi di Greppia 19
19 - SI alla pace NO al ponte e al Dal Molin
18 - Contro il ponte a Messina e a favore delle lotte dei no Dal Molin
17 - Speciale greppia mondo: sei mesi decisivi: i prossimi!
16 - Nessuno s'illuda sul voto Abruzzese
15 - Malgoverno generalizzato in tempi di recessione irreversibile
28-05-09 12.41