Parabole


Parabole del regno

Monastero Nome comune della parabola:
- Parabola del tesoro nascosto
- Parabola del tesoro nel campo.

Sommario:

- Matteo 13,45-46 - Esegesi parabola Matteo

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Tesoro nascosto - Matteo

Dal Vangelo di Matteo Capitolo 13, Versetti 45-46

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Esegesi parabola Matteo

La presente parabola dovrebbe aiutarci a comprendere cosa sia il regno dei cieli, ma per farlo occorre prima di tutto capire le similitudini in essa riportate: la prima immagine con cui viene paragonato il regno dei cieli è quella di un tesoro nascosto in un campo; la seconda, di un mercante che va in cerca di pietre preziose. Entrambe le similitudini alludono al riconoscimento di Gesù, un atto strettamente necessario al raggiungimento del regno dei cieli.

Nella prima similitudine, l'uomo riconosce Gesù in quel campo che racchiude un grande tesoro e nel quale nasconde nuovamente il tesoro appena trovato, per poi recarsi pieno di gioia a vendere tutti i suoi averi, al fine di comprare quel campo; quanto descritto per questo uomo, è ciò che Gesù riassume come condizioni indispensabili per mettersi alla sua sequela quando afferma: "Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me" (Mt 10,37); dunque chi trova Gesù deve lasciare tutto per seguirlo, come hanno fatto i primi discepoli che hanno lasciato reti, barche, genitori, fratelli, tutto pur di stare al suo fianco.

Ma questo "lasciare tutto" significa anche abbandonare ogni dubbio, perché quando si "scopre" Gesù, si trova anche chi dà la certezza della presenza di Dio: è quel tesoro nascosto che cercavi e che ora farai di tutto per custodirlo. Il tesoro, dunque, è la verità di Dio; e il campo dove è nascosto il tesoro, è Gesù. È Gesù che ti conduce alle verità di Dio e allora, quando lo scopri, non ti sarà possibile evitare di lasciare tutto per seguirlo: Lui ti darà la luce della verità e nessuno potrà ingannarti; per questo venderai tutto quello che hai, per comprare quel campo e tenere per sempre con te quel tesoro.

Questo dettaglio è importante: l'uomo della parabola compra il campo in cui c'è il tesoro, e non direttamente il tesoro: l'uomo che compra il campo dove c'è il tesoro rappresenta chi ha compreso la verità di Dio (tesoro), ma è consapevole che senza Gesù (campo) anche quella verità si spegnerebbe; ecco perché c'è sempre bisogno di quel campo, ossia di Gesù, per custodire e far durare in eterno il tesoro che esso racchiude, tanto che lo si nasconde nuovamente perché non venga deturpato, rubato, disperso: la verità di Dio è il bene più prezioso che possiamo conquistare, è il regno dei cieli. Se hai scoperto in Gesù la verità di Dio, allora devi stare con lui, altrimenti perdi la verità stessa.

Ma il regno dei cieli è simile anche "a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra". L'atto del mercante, girovago e quasi smarrito, nella sua ricerca della perla più preziosa che si conosca, allude a quanto Gesù fa a conferma del contenuto di questa parabola quando, "sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose" (Mc 6,34).

Quella folla, come pecore senza pastore, che lo cerca, è assetata di quella verità che nessuno è riuscito a colmare; sono quindi come il mercante alla ricerca della perla di grande valore. Anche in questo caso, si tratta di una similitudine che fa riferimento a qualcosa (qui la perla, prima il campo) che racchiude un grande valore. La perla, similmente al campo, rappresenta Gesù: se riconosci in Lui, quella verità che cerchi, allora ti comporterai come descritto in questa parabola, ossia vendi tutti i tuoi averi pur di possederla.

Le argomentazione degli apostoli, nel nuovo Testamento, sono tutte incentrate nel riconoscere in Gesù le verità di Dio, e tale obiettivo è importantissimo, in quanto se l'uomo non perviene a questa verità, non può raggiungere la salvezza, il regno dei cieli. Gesù è la risposta a quella sete di verità e Lui stesso lo dichiara quando risponde all'interrogazione di Pilato: "Sei tu il re dei Giudei? […] Il mio regno non è di questo mondo [...]. Tu lo dici: io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto al mondo: per dare testimonianza alla verità" (Gv 18,33-37). Se Gesù ha accettato di essere immolato, è perché ha voluto che gli uomini potessero comprendere la verità e, di conseguenza, ottenere la salvezza.

Questa verità ti cambierà la vita e, se riporrai in Lui ogni certezza, allora Gesù diventerà la tua guida alla conquista della verità e sarai investito di una gioia infinita, perché se è Lui a guidarti sarai certamente in comunione con Dio. Anche i primi apostoli, si sono comportati come descritto nella parabola e hanno lasciato tutto: questo è il fondamento dell'essere cristiani. I cristiani di oggi, purtroppo, sono circondati dall'ipocrisia di ipotetiche verità; tuttavia abbiamo ancora la possibilità di scoprire l'unica verità: immersi nella confusione che ci circonda, ci ritrovano nella condizione della folla/gregge che non ha pastore; ma Matteo, riconsegnando questa parabola alla comunità cristiana, ci sprona a credere solo in Gesù, perché in Lui possa essere recuperata la verità.

Cristiano è dunque chi riconosce Gesù e la Sua sola verità. E lo sapevano bene anche i primi apostoli che, già poco dopo la morte e resurrezione del Maestro, erano preoccupati dell'insinuarsi di altri vangeli, in contrasto con la verità annunziata da Gesù. Tuttavia gli apostoli, soprattutto Pietro e Paolo nelle loro lettere rivolte alle prime comunità cristiane, insistono nell'annuncio dato da Gesù e ne danno testimonianza con la loro stessa vita.

Il loro insegnamento vale anche per noi oggi, che dobbiamo imparare a non abbandonare le nostre certezze, le nostre convinzioni inseguendo false verità; oggi, infatti, si preferisce lasciare che la verità venga interpretata liberamente e il criterio di tale interpretazione non è più Gesù, ma è il buonismo: in virtù del fatto che Gesù è descritto come buono e infinitamente misericordioso, tutto diventa lecito nella convinzione che in ogni caso qualsiasi caduta, qualsiasi errore sarà giustificato e perdonato senza alcuna conseguenza. Ma che razza di annuncio è questo? In questo modo, per giustificare certi comportamenti, per diffondere e dare credibilità a umani pensieri, si ostacola la verità, anche se si parla di Gesù.

Gli apostoli hanno dato la loro vita per diffondere la verità, l'unica verità, senza tentennamenti: "Il giorno dopo si riunirono in Gerusalemme i loro capi, gli anziani e gli scribi, il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. Li fecero comparire davanti a loro e si misero a interrogarli: "Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?" [...] "Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? [...] Perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome". Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato".
(At 4,5-20).

Anche oggi, deve essere questo l'atteggiamento di chi vuole mettersi alla sequela di Gesù, attuando i Suoi insegnamenti e credendo nella Sua verità: se noi riconosciamo Gesù come nostra guida, in noi non ci sarà più il peccato perché, riconoscendolo e vivendo come Lui dice, saremo in comunione con Dio, conquistando la salvezza e la vita eterna: "Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunziata. Rimanete in me e io in voi (Gv 15,1-4); "cercate anzitutto il regno di Dio e fate la sua volontà: tutto il resto Dio ve lo darà in più".
(Mt 6,33).