Banchetto di nozze


Parabola del Banchetto di nozze

Monastero Accettazione e rifiuto
La parabola del banchetto di nozze è presente nei Vangeli di Matteo e Luca.
La parabola mette in evidenza come molti rifiutino l'invito di Dio, mentre quelli che sono considerati "ultimi" o "peccatori" rispondono positivamente.

Sommario:
- Luca 14,16-24
- Esegesi parabola

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Parabola del Banchetto di nozze - Vangelo Luca

Dal Vangelo di Luca Capitolo 14, Versetti 16-24

Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: "Venite, tutto è pronto". Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: "Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato". Un altro disse: "Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato". Un altro disse: "Ho preso moglie e perciò non posso venire". Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: "Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi". Il servo disse: "Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto". Il padrone allora disse al servo: "Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia". Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena".

Esegesi parabola del banchetto di nozze Lc [14,16-24]

Luca pone la parabola in mezzo a una discussione ad ampio respiro tra Gesù ed i farisei, presentandola come risposta alla provocazione di uno dei loro capi, che lo avevo invitato a mangiare con loro ma non aveva mancato di osservare come il suo agire non fosse "conforme" alla Legge. La risposta di Gesù viene data attraverso questa parabola, che ha per protagonista un uomo in procinto di dare inizio a una grande cena e che, per questo, sollecita gli invitati a partecipare attraverso un suo servo; con amara sorpresa, i convocati non accolgono l'invito per i motivi più disparati: l'acquisto di un campo o di un paio di buoi, o l'essersi appena sposato; da queste giustificazioni emergono, però, le reali cause del loro rifiuto: il possesso, il commercio e il piacere.

Nella Bibbia la cena è un'immagine ricorrente della salvezza che Dio offre a tutti i popoli. Il "servo", nominato cinque volte nel racconto della parabola, è Gesù stesso, e l'ora della cena rappresenta la venuta di Gesù, che coincide con il banchetto nuziale.

Il rifiuto degli invitati è totale: all'unanimità, cominciano a giustificarsi, accampando scuse poco plausibili; in definitiva ognuno va verso l'oggetto del suo desiderio, ognuno è fatalmente attirato verso il suo proprio tesoro. Per costoro il possesso, il commercio e il piacere sono più importanti di Dio.

Il signore non controbatte e neanche insiste, ma ordina al servo: "esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi". Costoro prendono il posto dei primi invitati che però hanno rifiutato, sono coloro che la dottrina farisaica escludeva dal regno di Dio: Gesù spalanca anche a loro la via che conduce alla "cena" del regno di Dio.

I primi invitati, che rifiutano la chiamata, sono invece quelli che credono di salvarsi con i loro mezzi e con le loro osservanze, ossia i farisei di tutti i tempi che però, a causa del loro rifiuto all'invito, non saranno giustificati e saranno esclusi perentoriamente dalla cena del Padre. Il significato della parabola, infatti, può essere integrato dal messaggio che l'apostolo Paolo scrive alla comunità di Roma, ricordando la profezia di Osea: "Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo e mia amata quella che non era l'amata". E avverrà che, nel luogo stesso dove fu detto loro: "Voi non siete mio popolo", là saranno chiamati figli del Dio vivente".
(Rm 9,25-26).

I giudei pensavano che il banchetto fosse offerto unicamente a loro, a prescindere dalla loro partecipazione attiva; è invece aperto a tutti i popoli, anche a coloro che venivano considerati impuri dagli ebrei. Quello che non era considerato "degno", ora è chiamato Popolo di Dio.

Luca precisa che le scuse addotte dagli invitati non sono minimamente sostenibili. Infatti nessuno comprava un campo senza prima vederlo, o comprava dei buoi senza provarli, oppure poteva rifiutare un simile invito perché appena sposato. Qui si evidenzia ancora una volta la colpa del popolo ebraico, per non aver ascoltato e creduto in Gesù, per aver ignorato e ucciso i profeti del passato. Luca ci presenta il banchetto di un "un uomo", che qui rappresenta Dio desideroso di festeggiare con una gran cena il sodalizio con i suoi eletti (il Popolo di Israele) e che, in conseguenza al loro rifiuto, non annulla il banchetto ma rivolge quell'invito a nuovi ospiti, al suo nuovo popolo formato tanto dai giudei quanto dai gentili, dai sacerdoti quanto dagli zoppi, storpi o pagani.

Luca termina il racconto con una frase lapidaria, che chiude le porte a coloro che erano stati invitati originariamente, per aprirle verso il futuro che ora appartiene ai nuovi invitati. La salvezza del Signore è qualcosa di tanto meraviglioso e generoso quanto può esserlo un banchetto nuziale che viene esteso gratuitamente a chi sta morendo di fame e di freddo per strada. Questo è il messaggio stupefacente dell'amore infinito di Dio, qualcosa da vivere e condividere ogni giorno della nostra vita.