Parabola della rete


Parabola del giacco

Monastero Avvertimento sul Giudizio finale
La parabola narrata da Matteo 13,57-51 è un avvertimento sul giudizio finale, ed esprime la necessità di vivere con fede per essere riconosciuti come "pesci buoni" per entrare nel Regno dei Cieli.

Nomi comuni della parabola:
- Parabola della rete
- Parabola il giacchio
Sommario:
- Matteo 13,47-51
- Esegesi parabola

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Parabola della rete - Vangelo Matteo

Dal Vangelo di Matteo Capitolo 13, Versetti 47-51

Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose? Gli risposero: "Si". Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".

Esegesi parabola della rete Mt [13,47-51]

La lettura del capitolo 13 di Matteo, ci presenta sia la parabola del tesoro nascosto, sia la parabola della perla e ora la parabola della rete colma di pesci. Gesù le consegna ai suoi discepoli per far comprendere loro la meta: il regno dei cieli. Poco prima si legge che Gesù lascia la folla ed entra in casa, dove i suoi discepoli gli si accostano per chiedergli spiegazione della parabola della zizzania; e poi Matteo continua con le similitudini del regno dei cieli, che prima viene assimilato con un tesoro nel campo, poi alla perla preziosa ed infine alla rete gettata nel mare.

Pare proprio che queste tre parabole siano indirizzate in modo particolare ai suoi discepoli, che gli si erano fatti intorno, nella quiete e nel riserbo della casa, per chiedergli spiegazione di quanto detto prima in riva al mare, a loro e alla gran folla che là si era radunata; probabilmente le lascia in eredità proprio a loro perché, dopo aver raccontato a tutti le parabole del seminatore, del chicco di senape e del lievito, e aver spiegato specificamente ai suoi discepoli quella sulla zizzania, costoro erano in grado di comprendere da sé stessi che, in queste ultime parabole sul "regno dei cieli", Gesù corrispondeva al "tesoro nascosto" e alla "perla preziosa".

Parlando ai suoi discepoli che già avevano lasciato tutto per seguirlo, Gesù conferma la bontà delle loro decisioni e, nello stesso tempo, ne dà annuncio alle generazioni future. Questa rete gettata nel mare offre l'immagine del pescatore che raccoglie i pesci: se Gesù è compreso nella profondità del suo mistero, che è la verità di Dio, allora questa verità non può che essere il giudizio sull'umanità. In sintesi l'immagine della rete rappresenta il giudizio, infatti essa racchiude tutti i pesci, sia i buoni, sia i cattivi; in tal senso questa immagine è simile al finale della parabola della zizzania (spiegato poco prima proprio quei suoi stessi discepoli), che viene gettata nel fuoco, mentre il grano buono è raccolto nei granai. è un annuncio di quello che succederà, e tutti dovranno confrontarsi con questa verità: dal giudizio finale dipenderà la salvezza o la condanna, infatti qui si fa cenno anche agli angeli che "alla fine del mondo" verranno a separare i cattivi dai buoni.

Se la tua esistenza terrena è stata vissuta seguendo gli insegnamenti di Gesù e credendo nella Sua verità, allora sei già certo di essere tra coloro che godranno di poter stare in eterno con Dio. Se invece avrai inseguito le tue concupiscenze, sarai tra coloro che verranno gettati nella fornace ardente. Ecco perché Gesù domanda "Avete capito tutte queste cose?" e i discepoli rispondono prontamente "Sì", perché avevano abbandonato tutto per seguire Gesù, non potevano che trovarsi dalla parte di coloro che sarebbero stati giudicati "buoni".

E poi Gesù continua: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche". Gli scribi e i farisei del suo tempo ostacolavano le verità di Dio; tuttavia se uno scriba, per grazia, ispirazione o rivelazione, avesse riconosciuto il Figlio dell'uomo, sarebbe divenuto "simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche"; si ritorna all'immagine precedente di chi trova il tesoro nascosto o la perla di grande valore, e poi va e vende tutti i suoi averi: ecco allora che lo scriba diventa come un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche, ossia tutto ciò che ha, per acquistare quel tesoro.

Lo scriba qui è il simbolo di chi è impegnato ad approfondire la conoscenza delle Scritture, ossia della parola di Dio; è come Paolo che cresciuto ed educato in una delle scuole più rigide dei farisei, intriso della parola di Dio, successivamente – quando arriva a conoscere Gesù – dirà che lascia "perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, al fine di guadagnare Cristo" (Fil 3,8), e affermerà che la salvezza non può venire dalla legge. Dunque quando lo scriba incontra la verità della Parola, riconosce Gesù, perché ha capito che Lui è la verità di Dio; e allora lascia le sue tradizioni, perché comprende che quella verità ricercata con lo studio e l'approfondimento delle Scritture è solo in Gesù. "Avete capito tutte queste cose?" ossia quelle narrate attraverso la parabola della rete, del tesoro nel campo, della perla e della zizzania? I discepoli rispondono di sì, perché erano già predisposti nel riconoscere in Gesù la pienezza della verità di Dio.

Questo insegnamento diventa attuale per tutti i cristiani di oggi, che hanno già fatto il primo passo nel riconoscere Gesù: Lui stesso, lasciandoci pur sempre liberi di scegliere il nostro agire, ma ci invita, attraverso le parabole, a rinunciare alle cose del mondo per Lui, a seguire i Suoi insegnamenti, perché solo così alla fine cadremo nella rete fra il gruppo dei "pesci buoni" e non avremo dubbi di essere selezionati a far parte del Regno dei cieli.