Giovanni Vianney

Uomo di Preghiera

Santi Trascorreva lunghi momenti di preghiera davanti al tabernacolo, un'autentica intimità con Dio, un abbandono totale alla sua volontà, un volto trasfigurato.

Toccava il cuore di coloro che lo incontravano e lasciava intravedere la profondità della sua vita di preghiera e della sua unione con Dio.

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Biografia

Amava dire: "Mio Dio, io vi amo, ed il mio unico desiderio è quello di amarvi fino all'ultimo sospiro della mia vita".

Scorrendo la vita di questo parroco di campagna rimasto per quarant'anni pastore di un piccolo gregge di Ars, un paesino della Francia, a circa quaranta chilometri da Lione, verrebbe da pensare a un santo ordinario. Tuttavia nel leggere in profondità dentro la sua anima e i tanti frutti spirituali legati alla sua opera e testimonianza, ci si trova di fronte ad una figura straordinaria che ha saputo trasformare l'apparente semplicità della sua vita in uno scrigno di santità e di bene.

Giovanni Maria Vianney nasce l'8 maggio 1786 a Dardilly nella diocesi di Lione, da una famiglia di contadini. Nonostante il clima rivoluzionario ed una furente condizione anticlericale e la sua povertà riesce, all'età di diciassette anni, a frequentare una scuola. Sente la chiamata del Signore e coltiva la sua vocazione che consiste nel portare a Dio molte anime. Dapprima il padre si preoccupa perché perde due braccia per il lavoro nei campi e anche per le spese che deve sostenere per gli studi. Nel 1806 Jean-Marie è mandato a seguire le lezioni di Charles Balley, parroco di Ecully, che sarà per lui il maestro e il padre spirituale nel suo cammino verso il sacerdozio.

Le difficoltà che Giovanni Maria incontra sono molte, a cominciare da quelle dello studio. Sa leggere, ma scrive con difficoltà, e fa fatica ad apprendere le regole del latino.

Nel 1809, a complicare ulteriormente la sua situazione arriva la chiamata alle armi, nonostante fosse un candidato al sacerdozio e quindi esentato dal servizio militare. Deve abbandonare gli studi e arruolarsi, ma, aiutato, riesce a darsi alla macchia e a nascondersi sotto falso nome. Quando riesce a ritornare a casa, la madre è morta, e il clima in famiglia è molto difficile, anche per le minacce e le angherie subite dal padre in conseguenza della diserzione del figlio.

Giovanni Maria non si scoraggia, riprende gli studi con scarso profitto, e i frustranti risultati ottenuti ai corsi di teologia nel seminario maggiore di Lione (1813) lo inducono a pensare seriamente di rinunciare al sacerdozio. Resiste e con tenacia arriva al traguardo lungamente atteso: il 13 agosto 1815 è ordinato sacerdote.

Il primo incarico di Giovanni Maria è di coadiutore a Ecully; poi viene trasferito, nel 1818, parroco ad Ars. Si sentiva il prete più ignorante e indegno di tutti, ma sempre si abbandonò completamente alla misericordia di Dio, facendo tesoro della felice esperienza maturata a Ecully, sotto la guida di Balley, e mettendola a frutto ad Ars. Ars era allora poco un piccolo borgo, con circa 230 abitanti, con qualche casupola e una chiesetta senza neppure il campanile. Dal punto di vista religioso ed etico era un ambiente difficile, poiché il processo di scristianizzazione aveva lasciato pesanti conseguenze.

L'indifferenza e la tiepidezza religiosa erano cosi diffusi che quasi non si erano neppure accorti dell'arrivo del nuovo parroco. Tuttavia, la disponibilità di Giovanni Maria a conoscere le persone, ad ascoltare i loro problemi, a interessarsi della loro vita, riuscì a creare un clima di fiducia nei suoi confronti. Attraversa però periodi di profonda solitudine e angoscia, sotto il peso della responsabilità di non riuscire a fare abbastanza per la sua gente. E a volte si scoraggia a tal punto da chiedere al vescovo di essere trasferito: l'ultima volta nel 1859, due settimane prima di morire,

Il suo zelo instancabile fa breccia nel cuore dei fedeli. La gente comprende che, in quel piccolo prete, timido e malandato, c'è la tempra severa dell'uomo di Dio che non si stanca mai di lottare per conquistare le anime: intransigente nel rimuovere il male, gli abusi e le cattive abitudini come la bestemmia, il ballo, l'ubriachezza, il lavoro domenicale, ed instancabile nel fare il bene. La sua ansia apostolica nella predicazione, nella catechesi, nell'educazione dei giovani, nella carità, è il frutto di un amore profondo, che si fa dono di sé e per questo si nutre continuamente di preghiera, severe penitenze, frequenti digiuni. In questa sua ascesi spirituale sta il segreto della sua resistenza alle sue estenuanti fatiche.

L'interesse o la curiosità per la sua persona accresce sempre di più; la gente accorre numerosa ad Ars dalla regione e da altre parti della Francia, sia per confessarsi da lui, sia per "vedere un santo". Agli inizi degli anni Trenta del XIX secolo, i pellegrinaggi aumentano a tal punto da rendere necessari servizi regolari di trasporto, con biglietti della validità di otto giorni, essendo risaputo che, per riuscire a confessarsi ad Ars, ci voleva una settimana. Fu un vero martire della confessione, rimaneva nel suo confessionale, dal 1835-1836, più di quindici ore il giorno.

Ars vide per un ventennio attorno al suo semplice curato, il grande pellegrinaggio che contava oltre centomila persone l'anno. Morì il 4 agosto 1859, a settantatré anni.

Canonizzato da Pio XI il 31 maggio 1925, nel 1929 sarà proclamato patrono di tutti i parroci. La sua festività si celebra il 9 agosto.

In occasione del centocinquantesimo anniversario della sua morte, nel 2009 è stato indetto un Anno Sacerdotale dedicato alla sua figura, come «vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo».

Lo stesso papa ha successivamente ricordato alcuni tratti fondamentali dell'insegnamento e del modello del curato d'Ars: la consapevolezza di essere, «in quanto prete», un «dono immenso per la sua gente»; la «totale identificazione» con ministero sacerdotale e la comunione con Cristo; la devozione per l'Eucaristia; l'«inesauribile fiducia nel sacramento della Penitenza».

Un invito speciale

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