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Il dovere dello schiavo.

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Il dovere dello schiavo

Dal Vangelo di Luca Capitolo 17, Versetti 7,10

In quel tempo, Gesù disse: "Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare".

Esegesi parabola

Il capitolo diciassette del Vangelo di Luca inizia con Gesù che dice ai suoi apostoli: "È inevitabile che avvengano scandali [...] guardatevene bene!". Gli apostoli, sconcertati forse perché ritenevano che la via indicata dal loro Maestro fosse impossibile da percorrere, implorano Gesù di fortificarli nella loro scelta, e allora ecco la supplica "accresci la nostra fede". La risposta di Gesù non si fa attendere ed è sconcertante: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: "Sradicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe".
(Lc 17,1-6).

Gesù esalta con questo simbolismo la potenza della fede, mostrando che con essa si possono compiere le cose più straordinarie e difficili. Ora, nella parabola riportata, Gesù esorta i suoi discepoli a fuggire la vana gloria, che si erge compiaciuta sulle opere buone, e ci mostra che, dopo aver fatto tutto ciò che Dio vuole da noi, non abbiamo alcun motivo di gloriarci.

Per comprendere il significato di questo brano, occorre spiegare il sostantivo "servi" che, dalla lezione greca del testo evangelico, è stato frettolosamente tradotto in "servi inutili". Tuttavia il termine greco servo, ha due differenti sfumature di significato, entrambi indicanti la piccolezza. Può indicare innanzitutto l'inutilità, il non essere di alcun utilizzo; oppure, l'essere povero, vile, a motivo dell'umiltà della propria condizione. Anche il significato del corrispondente termine latino stava a indicare chi si occupa di umili servizi.

La versione italiana del passo evangelico, che preferisce tradurre il termine con "servi inutili" forse per evitare la connotazione umiliante del termine "vile", in realtà sfalsa il corretto significato tradendo il senso del contenuto. È evidente, dal testo, che i servi non sono inutili perché hanno lavorato! Molto più adatto al contesto è invece il significato "vile", "povero", "umile": siamo vili servi, siamo poveri servi, siamo semplicemente servi, "prestatori di servizi" per il Signore.

E allora l'espressione evangelica vuole esprimere che il servire non è un merito, in quanto l'essere creatura, opera del Creatore, racchiude la disponibilità di essere messi a disposizione, di essere chiamati a prestare tali servizi. "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato".
(Mt 28,19-20).

Gesù sta parlando ai suoi discepoli, ed è dunque come se dicesse che se un uomo non serve, perde il senso della sua vita e di se stesso; chi, invece, vive la sua esistenza proprio come fedele servitore, non fa altro che rispondere alla chiamata e aderire al disegno divino di Chi l'ha generato. Ecco allora perché non è necessaria una ricompensa immediata, ecco perché il servire il Signore, non può essere motivo di rivendicazioni.

Tornano alla mente le parole di Paolo: "Poiché annunziare il Vangelo non è per me un vanto; infatti è una necessità che mi si impone: guai a me se non predicassi il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunziare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo".
(1 Cor 9,18).