Il Seminatore


Parabola Del Seminatore

Monastero

Un seminatore esce per seminare
La parabola è una delle più celebri del Nuovo Testamento, presente nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca. Essa illustra il modo in cui la parola di Dio viene ricevuta da diverse persone, paragonando i diversi tipi di terreno a vari cuori umani.

Sommario:
- Marco 4,1-12
- Esegesi parabola Marco
- Matteo 13,3-9.18-13
- Luca 8,5-9.11-15

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Parabola: Il seminatore Vangelo Marco

Dal Vangelo di Marco Capitolo 4 Versetti 1-12

Gesù cominciò di nuovo ad insegnare presso il mare. E si radunò intorno a lui una folla così grande, che egli fu costretto a salire sulla barca e si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose in parabole e diceva ad essi nel suo insegnamento: "Ascoltate! Ecco, il seminatore andò a seminare. Or, avvenne che nel seminare parte del seme cadde lungo la strada, scesero gli uccelli e se lo beccarono. Altro cadde in luogo roccioso, dove non trovò molta terra e subito spuntò, non avendo terreno profondo; ma, quando il sole si levò, inaridì, e siccome non aveva radici, si seccò. Altro cadde tra le spine ma le spine crebbero e lo soffocarono e non fruttò.

Altri semi caddero nel buon terreno e dettero frutto, crescendo e sviluppandosi, tanto che resero l'uno il trenta, un altro il sessanta e un terzo il cento" Poi concluse: "Chi ha orecchi per intendere, intenda". Quando egli fu solo, i suoi discepoli con i Dodici lo interrogarono circa le parabole. Egli disse loro: "A voi è stato dato il mistero del regno di Dio, ma a quelli che sono fuori tutto è proposto in parabole, affinché guardino bene ma non vedano, odano bene ma non intendano, perché non si convertano e sia loro perdonato.

E disse loro: Non comprendete voi questa parabola? Allora come intenderete tutte altre? Il seminatore semina la Parola. Ora coloro che sono lungo la strada, sono quelli nei quali si semina la Parola, e quando l'hanno udita subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Similmente quelli che hanno ricevuto il seme in terreno roccioso, sono coloro che dopo aver udito la Parola, subito la ricevono con gioia, ma non hanno radici in se stessi e sono instabili, e quando sopravviene una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, subito soccombono. Altri ricevono il seme fra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma le sollecitudini del mondo, le seduzioni delle ricchezze e le cupidigie di ogni altro genere, penetrando in loro, soffocano la Parola, la quale rimane senza dare frutto. Quelli, infine, che hanno ricevuto il seme in buon terreno, sono coloro che ascoltano la Parola, la ricevono e producono frutto, chi il trenta, chi il sessanta e chi il cento"..

Esegesi Parabola il seminatore Mc [4,1-12]

Nel Capitolo che precede questa parabola, Marco descrive Gesù esposto alla critica, alla derisione e poi alla decisione di condanna a morte da parte dei farisei e degli scribi; l'insofferenza di costoro aumentava di ora in ora, nel vedere come Gesù insegnasse alla folla che sempre più numerosa lo seguiva. In questo Capitolo 4 Marco fa una sintesi di alcune parabole che sottolineano l'importanza della Parola, di cui quella del seminatore fa da introduzione a tutte le altre. La "parabola del seminatore" serve dunque a capire come porci difronte alla Parola di Gesù: solamente coloro che ricevono il seme su un terreno buono, portano frutto.

Sono quattro i passaggi (terreni) con cui Gesù svela in quale modo la Sua parola può essere diffusa, ascoltata, accolta e messa a frutto; e l'evangelista Marco, nel riportarli in questa parabola, intende riferirsi all'azione di annuncio che gli apostoli fanno del Vangelo. Se si confronta Luca negli Atti degli Apostoli, in merito alla descrizione della vita della prima comunità cristiana, si trova ben sottolineato il fatto che che ciò che univa la comunità era proprio la Parola, l'annuncio della presenza "viva" di Gesù: "Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati".
(At 2,41-47)

E questo messaggio provocava reazioni inaspettate, perché tutti coloro che ascoltavano si sentivano colpiti nel cuore: è la potenza della Parola viva, della condivisione di una presenza che chiama alla perfezione, è la parola del Vangelo, l'annuncio del Signore risorto, la presenza di Gesù!

La parabola del vangelo di Marco è incentrata tutta sull'ascolto della Parola, su Gesù che continua ad insegnare attraverso i suoi apostoli e sull'importanza che tutto questo trovi "terreni fertili" perché non abbia fine. Ecco dunque l'eredità lasciata da Gesù, la missione lasciata alla Sua discendenza: annuncia, predica e insegna. Ecco allora come porsi difronte alla parola: ascoltare, accogliere e portare frutto.

Ascoltare è importante: non si dice, infatti, che la Parola deve essere sentita, ma ascoltata; ascoltare è l'atto proprio di chi è interessato, di chi è convinto dell'importanza di quello che sta recependo; allora si innesca il desiderio di capire in profondità ciò che è ascoltato. Ma premessa fondamentale, per riuscire ad ascoltare, è sintonizzarsi sulla Sua parola, perché solo questa ci svela le verità di Dio: se Gesù ci dà la conoscenza, è evidente che abbiamo bisogno di capirlo sempre di più, anche se non sempre è facile; nella parabola si sottolinea la presenza di tre "terreni" che non portano frutto, caratteristica comune di coloro che magari sentono, ma sicuramente non ascoltano. Se non si ascolta, la Parola non può avere effetto perché non può essere compresa: è l'intelletto che deve guidarci verso la sapienza, coinvolgendo la volontà di capire con determinazione, senza tentennamenti (come nel terreno roccioso, che non permette di affondare le radici e quindi rende instabili) e senza lasciarsi distrarre dalle lusinganti tentazioni del mondo (come nel terreno coperto di spine, che soffoca lo sbocciare di eventuali frutti). Non è sufficiente capire: devi decidere cosa fare!

è illuminante il racconto di quel tale che, dopo aver ascoltato e compreso, riceve l'invito di Gesù "vieni! Seguimi! Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato" (Mc 10,21-22): non accoglie l'invito, perché non vuole prendere questa decisione, ossia rispondere alla chiamata. Gesù ti dà fiducia, tanto da volerti già con Lui ("seguimi!") ma è la tua volontà che decide se accogliere l'invito o rifiutare; e questa forza di volontà la conquisti solo nel momento in cui comprendi la potenza della Parola, capisci che solo Lui ti può guidare: quel tale se ne andò, perché non accettò di essere guidato, "ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la legge. Del resto sono ben noti i comportamenti di chi è carnale: fornicazione, impurità, libertinaggio [...].

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,18-23). Per capire se veramente ubbidiamo allo Spirito di Gesù, occorre vedere se in noi portiamo i frutti dello Spirito, quei frutti che modificano i nostri pensieri e comportamenti. Portare frutti non significa rendere conto delle proprie conquiste umane, ma applicare e amplificare i doni dello Spirito mettendo in pratica gli insegnamenti di Gesù, chi nella misura del trenta, chi del sessanta e chi del cento o, con riferimento alla "Parabola dei Talenti", chi del doppio di quanto ha ricevuto: "vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.

A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell'unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono del discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue. Ma tutte queste cose le compie l'unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole".
(1Co 12,4-11)

Ed è in questo senso che portiamo frutto nelle misure espresse dalle parabole del seminatore e dei talenti, in relazione ai doni ricevuti; mentre i tre terreni che non portano frutto corrispondono alla tribolazione interiore, a quel conflitto che non dà pace fin tanto che non si aderisce totalmente alla Parola di Gesù: solamente decidendo di seguirlo fino in fondo, potrai sconfiggere ogni bramosia e far fruttare, con il Suo aiuto, quei doni (talenti) che ti sono stati dati, perché anche tu possa offrire la tua volontaria e attiva partecipazione al compimento del Regno dei Cieli.

Parabola: Il seminatore - Vangelo Matteo

Dal Vangelo di Matteo Capitolo 13, Versetti 3-9.18,23

Egli parlò loro di molte cose in parabole.
E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda".

Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto. Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".

Parabola: Il seminatore - Vangelo Luca

Dal Vangelo di Luca Capitolo 8 Versetti 5-9.11,15

"Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!".
I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.

Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.
Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.