Parabole


Parabole di sapienza

Monastero Nome parabola:

- Parabola delle dieci Vergini
- Parabola delle vergini sagge
- Parabola delle dieci fanciulle

Sommario:

- Parabola delle dieci Vergini Mateus 21,1-13
- Prima esegesi della parabola
- Seconda esegesi della parabola

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Le dieci Vergini

Dal Vangelo di Matteo Capitolo 25, Versetti 1-13
Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

Prima esegesi della parabola

Questa parabola fa parte del grande discorso escatologico di Gesù, un discorso, composto da storie e immagini familiari per comunicare la verità trascendentale in modo comprensibile. Era uno strumento pedagogico e profetico per rivelare il mistero del regno di Dio. Per unire le due realtà Gesù usava la similitudine: Allora il Regno dei cieli è simile . . .

Qui si narra un evento di grande importanza, la cerimonia di uno sposalizio. Dopo il fidanzamento che durava circa un anno, veniva celebrata questa cerimonia speciale, nella quale, la sposa insieme allo sposo, dovevano essere accompagnati da dieci vergini con le lampade accese verso il matrimonio.

Le lampade accese rappresentavano sia la presenza divina che accompagnava gli sposi nel loro cammino coniugale, sia l'approvazione divina sulla loro unione, e anche l’impegno e la preparazione delle vergini pronte ad accogliere lo sposo e illuminare il cammino verso il futuro del loro matrimonio.

Il numero dieci delle vergini rappresentava, secondo alcune interpretazioni, l’intera comunità della sposa.

In questa Parabola ci sono due tipi di damigelle, quelle sagge e quelle stolte. Alcune hanno l’olio a sufficienza mentre altre ne sono sprovviste, quest’ultime lo devono andare a cercare e per trovarlo impiegano troppo tempo, quando arrivano è tardi, sono escluse dalla festa e non possono partecipare alla gioia della cerimonia.

L’elemento determinante che discrimina le vergini è l’olio, combustibile necessario per tenere accese le fiaccole. E l’olio molte volte menzionato nella Bibbia può essere messo in relazione al lavoro in vari modi. Questo olio che mantiene accese le lampade rappresenta, dunque, la fatica dell’uomo e della donna.

Anche dal punto di vista umano per ottenere l’olio occorre fatica e impegno, difatti, occorre raccogliere le olive, trasportarle nei frantoi, spremerle ed estrarre dell’olio. A questo si deve aggiungere un lavoro costante e accurato da dedicare alla pianta dell’ulivo che comporta: potatura, concimazione, irrigazione e difesa fitosanitaria.

Nella parabola le vergini sagge hanno saputo vivere il tempo dell’attesa, si sono preparate e organizzate bene. Hanno lavorato molto per preparare il momento dell’incontro e di festa.

Lo sposo che viene per il cristiano è l’incontro con Gesù Cristo nostro Signore, questa gioia si può vivere già nell’attesa lunga e indefinita. In questo intervallo ci si può anche addormentare dopo aver eseguito tutto quello che si doveva fare. Viceversa quando si dorme sopraffatti dalla pigrizia si è stolti, e stolto è colui che la Bibbia definisce: privo di saggezza, di intelligenza, sciocco, insensato e irresponsabile.

Per valorizzare il momento che stiamo vivendo e prepararci ad incontrare il Signore, necessita tenere acceso il fuoco della lampada e fare scorta di olio, e questo olio lo si ottiene mettendo in atto la Parola di Gesù e vivere la nostra vita secondo il modello che ci ha insegnato Nostro Signore nel Vangelo.

Leggendo il testo della parabola può sorgere l’interrogativo: perché le vergini sagge non condividono l’olio con le stolte? Se è vero che si può condividere il pane, i vestiti e molto altro, non si può condividere le scelte di vita, le azioni virtuose, le opere evangeliche che sono frutto di responsabilità personale.

La parabola ci insegna come entrare nel Regno dei cieli:
  1. Se le vergini scelte dalla sposa/sposo, rappresentano i cristiani, noi cristiani dobbiamo mantenerci puri.

  2. Se l’olio rappresenta il lavoro, questo deve svolgersi nella vigna del Signore, invito che Gesù propone spesso nel Vangelo.

  3. Se le vergini stolte non hanno l’olio, noi dobbiamo evitare la pigrizia, rifiutare o selezionare quello che Gesù propone, ma procedere lavorando con solerzia.

  4. Se la luce della lampada accesa rappresenta la luce di Dio, questa si manifesta nel mondo se alimentato dalle nostre opere.

Seconda esegesi della parabola

Il significato di questa parabola è relativo all'attesa della venuta del Signore, quando il Figlio dell'uomo apparirà sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Questo ritorno del Signore è già avvenuto per quella generazione che ascoltava questa parola, è avvenuto con la risurrezione. Per noi questa risurrezione come viene proclamata, ossia il ritorno del Signore, è l'annuncio quotidiano del Vangelo, perché la Sua Parola è esattamente lo strumento con cui si rende presente ora.

Questa parabola parla di dieci vergini, di cui cinque sagge e cinque stolte, e tutte quante nell'attesa dello sposo; dobbiamo riflettere sull'immagine che ci viene qui proposta: Gesù l'attinge dai profeti, in Isaia e soprattutto in Osea che utilizzano questa visione sponsale, ben nota ai discepoli e al popolo che allora lo ascoltava. I profeti, quando fanno riferimento a termini sponsali, intendono il popolo di Dio, il popolo di Israele, il popolo santo, ossia la sposa di Dio.

Nel libro biblico di Osea è riportato un passaggio, nel quale il Signore rimprovera Israele come la sposa che ha tradito suo marito per correre dietro agli amanti (cfr. Os 2,4-15). La denuncia dello stato di prostituzione del popolo di Israele è l'argomento sponsale che caratterizza tutto il vecchio testamento ed è lo stato che ha biasimevolmente raggiunto il rapporto del popolo di Dio con Dio stesso.

Gesù riprende questo simbolismo, facendo riferimento a dieci vergini che uscirono per andare incontro allo sposo: le vergini sono simbolo della purezza e della fedeltà, ossia di come dovrebbe essere il popolo di Dio. Tuttavia la parabola precisa che questo popolo è composto da persone sagge e da persone stolte, eppure tutti quanti sono li che attendono lo sposo. Menzionando la presenza delle vergini stolte, Gesù allude a sommi sacerdoti, scribi e farisei, ossia a quella parte di Israele che dava credito a una propria dottrina, a una legge tutta umana: saranno proprio costoro che non riconosceranno il Figlio dell'uomo.

Le vergine sagge invece sono coloro che ricercano Dio, credono e, vedendolo venire loro incontro lo "sposo" (il loro Dio incarnato in Gesù), lo riconosceranno e crederanno in Lui. Queste due realtà, le vergini sagge e stolte, all'apparenza non si distinguono, in quanto entrambe sono con la lampada accesa; infatti, ritornando all'analogia menzionata, anche farisei e scribi a loro modo cercano Dio, ma sono incapaci di seguire la Sua volontà e di riconoscerlo in Gesù.

La parabola ci guida fino al grido: "Ecco lo sposo!". Quel grido mette in evidenza un particolare molto importante: in quel preciso istante le vergini stolte si accorgono di non avere più olio. Il grido corrisponde all'annuncio, l'annuncio della risurrezione, e in seguito alla proclamazione del Vangelo di Gesù che rende manifesta la Sua presenza in quel tempo e nei secoli a seguire. Che effetto genera tale grido? Cosa succede? Ora i due gruppi si distinguono chiaramente: da una parte c'è chi ha l'olio, dall'altra chi non ce l'ha. Eppure tutte e dieci le vergini erano in attesa della sua venuta, provviste d'olio, tant'è che inizialmente, nella loro attesa, avevano tutte quante la lampada accesa.

Cosa distingue dunque le sagge dalle stole? Il fatto che le prime sono provviste anche dell'olio di riserva e, quando lo sposo viene e le invita a seguirlo, le vergini sagge possono farlo, le stolte no. Anche quell'olio di riserva è un simbolo: rappresenta chi ha riconosciuto in Gesù la manifestazione di Dio e, riconoscendolo, può entrare nella stanza delle nozze, ossia in comunione con Dio. Le stolte invece, prese alla sprovvista dall'arrivo dello sposo, vanno a ricercare l'olio, ma quando ritornano si sentono dire: "non vi conosco". Esse rappresentano coloro che cercano Dio con presunzione, e non Lo riconoscono in Gesù: per questo la porta per loro è chiusa, non parteciperanno alle nozze, non godranno della presenza dello sposo, non entreranno nel Regno dei Cieli.

Gesù stesso l'aveva detto: "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato" (Gv 10,9); chi non lo riconosce e non Lo prende come guida, non può dunque entrare nella casa del Padre. Questo è ciò che avviene quando è annunciata la risurrezione, ma anche ogni volta che viene proclamato il Vangelo di Gesù: quando Paolo testimonia di essere stato mandato a predicarlo tra i pagani e i gentili, non si preoccupa che costoro non abbiano una tradizione come popolo di Dio, ma accetta senza remore nella certezza che la potenza della Parola può far presa su tutti i cuori che sinceramente ricercano Dio.

Vale per tutti, nessuno escluso e in ogni tempo! Ora sta a te accogliere questa Parola, mosso dal desiderio di incontrare Dio. Se Lo ricercherai con cuore sincero in Gesù, non temere: quando ne sentirai la voce, Lo riconoscerai e sarai alla fine invitato ad entrare per partecipare alle nozze che ti permetteranno di essere eternamente in comunione con Dio.