Due debitori


Pabola: I due debitori

Monastero

Importanza del perdono
La parabola dei due debitori, narrata nel vangelo di Luca, è un insegnamento sia sul perdono, sia sull'amore. Gesù utilizza questa storia per illustrare il concetto del perdono e della misericordia.

Sommario:
- Luca 7,41-43
- Esegesi parabola

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I due debitori - Vangelo Luca

Dal Vangelo di Luca Capitolo 7, Versetti 41,43

E Gesù gli disse: "Un creditore aveva due debitori; l'uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. Non avendo essi di che pagare, egli condonò il debito ad entrambi. Secondo te, chi di loro lo amerà di più?". E Simone, rispondendo, disse: "Suppongo sia colui, al quale egli ha condonato di più". E Gesù gli disse: "Hai giudicato giustamente".

Esegesi parabola dei due debitori Lc [7,41-43]

Questo testo rappresenta un piccolo capolavoro d'arte narrativa, al servizio di un argomento molto caro all'evangelista Luca: Gesù accoglie e perdona i peccatori. L'episodio riportato prima di questo passo ha per protagonista una donna, una peccatrice introdottasi nel convito di Simone. L'ignota donna sicuramente conosceva Gesù, aveva ascoltato quelle parole che invitavano al cambiamento, aveva creduto in un'esistenza nuova, e ora si era presentata al suo redentore per esprimergli il suo pentimento e la sua gratitudine. S'inginocchia e si china ai piedi di Gesù, mentre grosse lacrime le cadono dagli occhi e vanno a bagnare i piedi del Signore. È un atto di pentimento, di dolore intimo, profondo.

La donna, incapace ancora di reprimere più a lungo il suo amore, prende tra le mani i piedi del Signore e li asciuga lentamente con la sua capigliatura. Quindi, dal vaso d'alabastro che si era portata, asperge olio profumato sui piedi appena asciugati dalle lacrime del suo pentimento, e continua a baciarli.

Agli occhi del fariseo e dei suoi convitati, questo atteggiamento non solo è sconcertante, ma addirittura equivoco: tutti sono preoccupati del contatto di Gesù con una donna peccatrice, che getta il discredito sulla loro categoria di "puri": "Se costui fosse un profeta saprebbe chi è questa donna che lo tocca: è una peccatrice" [Lc 7,39].

Ma ciò che è ancor più grave ai loro occhi, è che Gesù tace e lascia fare, compromettendo la sua reputazione di uomo di Dio, di profeta riconosciuto dal popolo.

Il pensiero di Simone è di riprovazione, che certamente non passa inosservato a Gesù: "Simone, ho qualcosa da dirti". E a questo punto, Gesù narra la breve parabola dei due debitori condonati. Il debitore che ama poco è allusivamente Simone, al quale Gesù si rivolge nuovamente: "Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai versato l'acqua per i piedi; essa invece mi ha bagnato i piedi con le sue lacrime e me li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio; essa invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.

Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato; essa invece ha cosparso di profumo i miei piedi. Per questo ti dico: i suoi molti peccati le sono stati perdonati dato che ha dimostrato un così grande amore" [Lc 7,44-47]. La parola di Gesù, una parola d'assoluzione, rende esplicito ciò che era già presente nella sua accoglienza e nella difesa della peccatrice: mostra la radice profonda del perdono.

In questa parabola il creditore rappresenta Gesù Cristo, la situazione dei due debitori indica inoltre che davanti a Dio, chi più e chi meno, siamo tutti in debito in quanto tutti peccatori. Un denaro era una moneta d'argento del governo romano che equivaleva alla paga giornaliera di un lavoratore generico, quindi cinquecento denari rappresentavano la paga di un anno e mezzo. L'altro, debitore di cinquanta denari, doveva riconoscere il corrispondente di circa due mesi di salario, escludendo i sabati.

Pertanto il primo aveva un debito dieci volte maggiore del secondo, ma entrambi non potevano pagare. Il creditore, però, non fa alcuna differenza rispetto all'entità del debito, né rispetto al fatto che entrambi non potessero pagarlo: rimette ai suoi debitori l'intera quantità di denaro per la quale erano in difetto, nella consapevolezza che in ogni caso non sarebbero riusciti a sanare il loro debito. Anche per noi che, in misura minore o maggiore, siamo tutti peccatori di fronte a Dio, il nostro peccato sarà comunque troppo grande per poterci salvare da noi stessi. Dice il salmista: "Certo, nessuno mai potrà redimersi, nessuno potrà mai dare a Dio il prezzo del suo riscatto" (Sal 49,6-7).

Ora, il creditore della parabola riportata da Luca, piuttosto che costringere i debitori a pagare, inducendoli così a contrarre un debito magari ancora più grande con qualcun altro per sanare quello nei suoi confronti, condona loro il dovuto: è un comportamento generoso, straordinario per chi presta denaro e inaspettato per il debitore. In quel tempo, coloro che non erano in grado di pagare i debiti, venivano fatti schiavi, e ogni sette anni, nell'anno di remissione, ogni creditore doveva sospendere ogni diritto relativo al prestito: secondo l'usanza orientale, colui al quale è perdonato di più, farà più clamore e più ampie dimostrazioni pubbliche di affetto per il creditore di quanto ne farà un altro.

La parabola riporta dunque due parallelismi: il creditore raffigura Dio e il debito è il peccato; i due debitori raffigurano diversi livelli di peccatore e di amore: colui a cui è perdonato di meno ama di meno, ed è il fariseo Simone, e colui a cui è perdonato di più ama di più, ed è la peccatrice sconosciuta. Con tale parabola, Gesù vuole rimarcare il concetto della Misericordia di Dio, che perdona sia i piccoli che i grandi debiti: "chi di loro dunque lo amerà di più? Simone rispose: "Ritengo sia colui al quale hai condonato di più".

È un'ammissione amara, fatta a malincuore e a denti stretti, perché in quel momento Simone si rende conto dove Gesù vuole arrivare, facendogli prendere atto della sua mancanza di gratitudine "hai giudicato rettamente". Gesù evidenzia che più si è perdonati tanto più si proverà gratitudine, amore e devozione, mentre Simone non aveva ancora compreso la potenza della Misericordia di Dio: il perdono di Dio è più grande di quanto le norme o la comprensione umana possano capire, e chi lo sperimenta è simile a colui al quale è stato condonato un grande debito.

Se abbiamo ricevuto il perdono dei peccati dobbiamo amare il Signore, essergli grati e devoti. I peccatori pentiti e i sofferenti sembrano più capaci di riconoscere il Signore, di riceverlo con fede e con amore: il pentimento va oltre l'abbattimento morale, l'angoscia, il rimorso, il rincrescimento e la consapevolezza di aver fatto qualche cosa di infame. Il pentimento è prendere coscienza di aver profanato l'amore di Dio. Il pentimento esige la fede.

Nel pentimento deve essere implicito il riconoscimento della nostra piccolezza, ma anche la fiducia nel perdono, la certezza nella Misericordia di Dio, il profondo desiderio di essere riconciliati attraverso il Suo amore che sa passare sopra la misura di qualsiasi debito purché, ritornati a Lui, riconosciamo il nostro peccato rannicchiandoci ai suoi piedi e cospargendolo con lacrime di sincero pentimento.